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XXI

In attesa della partenza, finito il suo lavoro nella capitale, Shirley ne approfittò per trasferirsi nella casa dei suoi nonni e per stare un po' con loro: nonostante li avesse incontrati poche volte nella sua vita, i loro rapporti non erano più tanto freddi come all'inizio, ora che conosceva la verità.

Il suo impiego temporaneo al consolato si era concluso, ma scrisse a suo padre che sarebbe rimasta ancora in Marocco per prendersi un periodo di riposo e per una breve vacanza nel deserto.

Avrebbe voluto dirgli che lo scopo del suo viaggio era ritrovare sua madre, ma alla fine decise che sarebbe stato meglio non rivelargli nulla.

In ogni caso, dovette faticare un po' per convincere i suoi familiari a lasciarla partire, memori dell'esperienza traumatica di cinque anni prima, ma quando seppero che con lei ci sarebbe stato Martin, alla fine, acconsentirono.

In realtà approvavano anche di buon grado la loro frequentazione, anche se Shirley non aveva mai pensato a Martin come a un buon partito. Tutt'altro, in quei giorni in cui non si erano più per lavoro, non le erano mancate per niente le sue assillanti attenzioni.

Attendeva con apprensione il giorno della partenza in cui l'avrebbe rivisto.

Forse era stata ingiusta con lui: sentiva un indefinito senso di colpa e così decise che si sarebbe sforzata di apparire un po' più amichevole nei suoi confronti.

Durante quelle giornate vuote, Shirley, per scaricare un po' la tensione, si dedicò allo shopping e si recò in un souk. Nonostante di primo impatto si ricordò della prima volta che aveva incontrato Sahid a Marrakech, subito dopo iniziò a curiosare tra i tappeti e le stoffe.

Fece diversi acquisti, tra cui alcuni vestiti tipicamente locali: kaftan, hijab e anche vestiti comodi per il viaggio.

Alla vigilia della partenza, Martin andò a trovarla e Shirley decise di indossare un po' per scherzo un vestito tradizionale coprendo il viso con un velo. Così travestita accolse Martin e lui la guardò incuriosito e, dopo neanche un secondo, disse ridendo gaiamente: - Ciao Shirley. Mi sei mancata!

Lei allora abbassò la veletta delusa dicendo: - Come hai fatto a riconoscermi?

- Non c'è nessuna al mondo che abbia i tuoi stessi stupendi occhi azzurri. Basta guardare quelli per riconoscerti tra mille.

Shirley arrossì, ma al tempo stesso alzò gli occhi al cielo per quell'ennesima e indesiderata lusinga di Martin.

Poi si ricordò il suo proposito di dimostrarsi un po' più amica, quindi rimase in silenzio.

Così Martin, per scacciare quell'attimo imbarazzante, le chiese: - Dove sei andata a scovare questo vestito?

- L'ho comprato in un souk – gli rispose facendo una giravolta.

Martin si stupì. – Tu sei andata in uno di quei cosi? Pensavo che facessi i tuoi acquisti soltanto negli atelier di New York – disse scherzando.

Rise anche lei, ma poi lui, tornando serio, l'ammonì dicendole che era meglio se non si avventurasse da sola in quei luoghi.

- Comunque, ora che ci sono io, non hai nulla da temere – continuò. – Ti andrebbe di andare al mare oggi? Ci sono delle spiagge stupende qui vicino.

- Ma non ho il costume – rispose lei sorpresa da quella proposta.

Martin scoppiò a ridere: - Non ti serve il costume: qui in Marocco le donne fanno il bagno vestite. Se vuoi ti ci porto io, così nel frattempo ti parlerò della nostra luna di miele. Sai, mi sono messo in contatto con lo sceicco Ali El Fahid Ibn Nusayr: ci aspetta per la prossima settimana!

Shirley alzò gli occhi al cielo nuovamente e quasi quasi si pentì di avergli dato la possibilità di fare quel viaggio insieme.

Non ebbe neanche il tempo di rifiutare che dopo un'ora si trovava già in macchina con Martin diretta in spiaggia.

In fondo cominciava a gradire la sua compagnia: le mancavano le giornate spensierate trascorse con i suoi amici del college; le mancava moltissimo suo padre.

Baciata dal sole, la spiaggia era davvero stupenda e il vento che soffiava incessantemente mitigava il caldo e increspava le onde dell'oceano.

I due giovani non resistettero alla tentazione di fare una nuotata e poi di andare a stendersi al sole, nonostante picchiasse di buon grado.

Martin di sedette accanto a Shirley e rimase a contemplarla, facendo finta di giocherellare con la sabbia.

Avrebbe voluto dirle che era bellissima in quel momento, anche con quel velo che le copriva i capelli e che le donava ancora più fascino, ma non disse nulla, perché ogni volta che le faceva un complimento, notava la sua reazione contrariata e gli tornava in mente anche il suo sguardo pieno di amarezza che aveva percepito la prima volta che era andato a casa sua.

Gli tornava in mente l'alone di mistero che avvolgeva quella donna dallo sguardo vuoto e perso nei ricordi.

Mentre la guardava alla luce del sole, notò anche la sua cicatrice appena visibile sulla clavicola.

Martin l'aveva già notata al ricevimento quando Shirley aveva indossato quell'abito da sera scollato, ma adesso che poteva guardarla meglio, ebbe il sospetto che si trattasse di una ferita da arma da fuoco.

Era la ferita che si era procurata durante il suo primo viaggio in Marocco e che Rachid le aveva curato.

Martin voleva farle tante domande sul suo passato che senza dubbio doveva essere stato molto doloroso, ma non osava.

Sperava che partendo con lei alla ricerca di quegli uomini misteriosi che aveva sentito nominare dal principe Hassan, potesse capire di più.

Quella sera al ricevimento non aveva poi scoperto molto. Quando si era allontanato da Shirley, non l'aveva persa di vista un secondo, così quando l'aveva notata uscire dalla sala con Hassan, l'aveva subito seguita.

Aveva ascoltato solo le ultime frasi, quindi aveva capito pochissimo, ma aveva notato bene come aveva reagito Shirley quando Hassan aveva pronunciato il nome Rachid. Era stato un sussulto simile a quello che aveva notato anche quando lo sceicco Ali aveva parlato di quel nipote di cui non aveva più notizie a seguito delle guerriglie che avevano devastato le popolazioni del deserto.

Era scontato che per lui Shirley doveva provare un sentimento molto forte come l'amore.

Shirley, come se percepisse quelli sguardi, aprì gli occhi e guardò Martin.

Gli era molto grata per quella giornata, così per un momento tornò a essere una ragazza spensierata e le venne naturale sorridergli.

- Lo sai che sei molto cambiato da quando ti ho conosciuto? Prima eri insopportabile... - gli disse.

- E adesso come mi trovi? – ammiccò Martin facendo una ruota immaginaria con le piume della sua coda.

Shirley di mise seduta e lo guardò negli occhi. Poi disse: - Diciamo che adesso... lo sei ancora di più! – e così dicendo gli aveva gettato un pugno di sabbia addosso ed era corsa via ridendo come una bambina.

Martin non ci aveva messo molto per raggiungerla.

- Ripetilo, se hai il coraggio – aveva detto con tono scherzoso afferrandole un braccio e lei per dileguarsi da quella presa, si era scostata così velocemente che era caduta facendo inciampare anche lui.

Erano finiti così entrambi per terra, ansimanti dopo quella corsa.

Martin le passò le dita attraverso le ciocche ribelli che erano sfuggite da sotto il velo, per poi dire serio col viso a pochi centimetri dal suo: - Come vorrei afferrare tutti i pensieri che ti passano per la testa... ma quelli purtroppo sono troppo veloci per me.

Poi chiuse gli occhi e cercò di avvicinare le sue labbra sul collo di Shirley che teneva la testa girata da un lato.

Shirley se ne accorse troppo tardi, allora con forza lo scostò da sé e si alzò mentre già cercava di togliersi la sabbia di dosso, oltre a quella sensazione spiacevole.

- Martin, pensavo di essere stata chiara: tra noi non può esserci altro che amicizia... Non farlo mai più! – gli disse con un tono eccessivamente severo.

Ma quando vide negli occhi di Martin un'ombra di risentimento, capì che nonostante tutto, lui non aveva ancora rinunciato a lei.

Che ingenua: aveva sempre pensato che Martin la stesse aiutando per altruismo e non per un secondo fine.

Come aveva fatto a essere così sprovveduta? Eppure, nelle ultime settimane, lui si era dimostrato sempre un ottimo collega, senza mai farle sospettare che avrebbe oltrepassato i limiti.

Si fermò sulla riva e iniziò a guardare le onde con una forte sensazione di smarrimento: si sentiva annaspare in quell'oceano di emozioni che la travolsero come uno tsunami.

In un attimo, la felicità e la spensieratezza di quella giornata svanirono oltre il confine tra cielo e mare dove si perdeva il suo sguardo.

Si sentiva come sull'orlo di un precipizio: vedeva davanti a sé un vuoto incolmabile che non le dava pace.

Rimase lì per parecchi minuti, ma a lei sembrò che passasse un'eternità.

Quando si voltò, Martin si stava rivestendo, così lo raggiunse.

Quando lui la vide avvicinarsi, si preparò a farle le sue scuse, ma lei fu più veloce a dire: - Scusami Martin, non so cosa mi abbia preso.

- Vuoi ancora fare questo viaggio con me? – chiese allora lui.

Non ebbe risposta, ma Shirley iniziò a piangere sussurrando: - Non so che fare Martin!

- Perché non provi ad abbattere quel muro che ti sei costruita intorno? Perché non provi a lasciarti amare?

- Non ci riesco... io non riesco a dimenticarlo, non riesco a strappare il suo ricordo da dentro la mia anima... - gli disse con la voce rotta dal pianto, mentre nascondeva il viso tra le mani.

Martin ebbe quindi la conferma che era un uomo la causa del dolore e dell'angoscia che lacerava Shirley.

Il suo risentimento si tramutò in qualcosa di diverso: prima o poi Shirley avrebbe avuto bisogno di lui e allora forse sarebbe stata lei stessa a ricompensarlo per esserle stato vicino in quel momento di smarrimento.

Cercando di fingersi sinceramente dispiaciuto, per tentare di consolarla, le prese le mani che coprivano ancora il suo volto e gliele tirò giù, così da poterla guardare negli occhi.

- Scusami se ti ho fatto tornare in mente brutti ricordi, Shirley. Dimentica quello che è successo oggi. Se in questo viaggio che faremo, ci sarà anche il più piccolissimo barlume di speranza per te, ti prometto che ti aiuterò a cercarlo, fosse anche più piccolo di un granello di questa sabbia – le disse dissimulando perfettamente le sue vere intenzioni.

Per Shirley purtroppo non c'erano più speranze e lei lo sapeva bene, ma c'era qualcosa dentro se stessa che non riusciva a capire, una forza misteriosa che la spingeva verso il deserto, che le diceva che c'era qualcosa che lei doveva ancora scoprire e che la stava aspettando.

Prese tra le mani la croce che portava al collo e la tenne stretta: ogni volta che pensava al suo passato, ripeteva quel gesto senza esserne conscia, come attirata da una forza sconosciuta.





Il viaggio di ritorno in macchina da quella gita in spiaggia fu piuttosto silenzioso, ma Shirley aveva bisogno di fidarsi di Martin, così pensò che lui volesse aiutarla sinceramente, anche se questo poteva significare alimentare le sue speranze.

Come se non fosse successo nulla, Martin passò da lei in serata per invitarla a fare una passeggiata sul lungomare.

Anche se lei preferiva rimanere da sola, alla fine si lasciò convincere a fare due passi lungo il boulevard al chiaro di luna, uno di fianco all'altro senza neanche sfiorarsi. Per la prima volta Shirley pensò che sarebbe stato meglio essere onesta con Martin e dargli una spiegazione, visto che intendeva aiutarla nel suo viaggio.

Iniziò quindi a raccontargli la sua storia, della sua vera madre e di quanto era successo cinque anni prima.

Senza scendere nei dettagli, gli parlò anche di Rachid, ma non trovò il coraggio di dirgli che sua madre era stata la moglie di suo padre.

Forse neanche lei aveva accettato quel legame di sangue o forse semplicemente non voleva far sapere a Martin che il suo amore per Rachid fosse ormai irrimediabilmente senza speranze.

Martin ascoltava Shirley in silenzio e attentamente: finalmente poteva sapere di più su quella donna che ormai sempre più bramava per sé; poteva una buona volta capire cosa si nascondesse sotto il suo sguardo a volte così tormentato.

Quando Shirley finì, lui le disse che l'appoggiava e che anche lui credeva che probabilmente sua madre fosse riuscita a mettersi in salvo e l'unico modo per sapere se Rachid fosse ancora vivo era andare a cercarlo nel deserto.

Nel raccontare di sé a Martin, Shirley riuscì a vedere un'altra facciata della storia a cui lei non aveva mai pensato.

Sua madre aveva tradito suo marito e abbandonato i suoi figli. Di fronte a Rachid e Sahid, Shirley non era altro che il motivo per cui l'avevano persa e lei si sentiva come di dover espiare una colpa mai commessa.

Si sentiva come un'ombra, l'ombra di sua madre: quando Rachid l'aveva guardata per la prima volta, aveva visto Mylène e non lei, quando l'aveva salvata dal deserto e quando le aveva curato quella spalla perforata da un proiettile, aveva salvato Mylène e non lei. Lei era soltanto un'ombra, un'ombra che faceva rivivere sua madre.

Shirley era esausta: non avrebbe mai finito di torturarsi coi dubbi e per questo voleva conoscere la verità al più presto.

Guardò la luna piena maestosa sopra di loro: era pallida, ma era così lucente che infondeva nel cielo attorno a essa un alone di luce argentea che faceva sembrare quel cielo scuro come fosse perforato e che attraverso quello squarcio passasse tutta la luce che proveniva da dietro quell'immenso mantello nero.

Ebbe i brividi perché quell'immagine della luna le ricordava un po' un film del terrore, ma contemporaneamente infondeva malinconia, avvolgendo tutto il paesaggio sottostante in un riverbero d'infinita dolcezza.

Anche Martin guardava la luna, ma la vedeva attraverso gli occhi di Shirley che al buio sembravano grigi, ma sempre immensi come il mare che cambiava colore dal giorno alla notte.

Allora non si lasciò sfuggire l'ennesima occasione per recitare la parte di ammiratore devoto: - Shirley... non m'importa di quello che accadrà tra noi. Forse i nostri destini non si uniranno mai, ma mi basterà pensare a questa giornata trascorsa insieme per poter continuare a vivere. Mi basterà ricordare a quando questa mattina sulla spiaggia, anche se per un solo innocente attimo, sei stata mia, quando ti ho afferrata nella sabbia...

Shirley guardò Martin negli occhi sperando di scorgervi quella sincerità di cui aveva bisogno.

Quella mattina lui aveva cercato di baciarla quando erano caduti sulla sabbia: Martin poteva pensare di averla catturata, ma il suo cuore certamente no, quello erano anni che apparteneva inesorabilmente a un altro.

"Dov'era finita quella ragazzina ribelle e vivace di una volta?" si chiedeva Shirley.

Ormai l'aveva abbandonata del tutto lasciando il posto a una donna insicura con tanti vuoti dentro di sé da colmare.

Come era cambiata Shirley e ormai quegli anni spensierati della sua adolescenza non sarebbero più tornati.

Aveva ancora tutta la vita davanti a sé, eppure quell'amore perduto l'aveva segnata per sempre.





***

Buongiorno a tutti 😀

Giuro che questo è l'ultimo capitolo di passaggio (i prossimi saranno finalmente più interessanti)... ❤

Diverse volte ho pensato di gettare questa parte nel tritadocumenti, ma volevo anche dare al personaggio di Martin un po' più di spessore. Non so se ci sono riuscita...

Fatemi sapere nei commenti 🙏

A presto ❤

D.J.

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