Beatrice aprí la porta con la chiave. Disattivò l'allarme e senza guardarsi attorno si fiondó in camera. Non aprí nessuna finestra. Nessuna persiana. Non mangió nulla. Molló il telefono. Con le cuffiette e la musica ancora al massimo del volume che andava. Si lascio sprofondare sul letto. Il viso affondato nel cuscino. I pugni serrati ai lati. Il corpo in tensione.
Le lacrime le bagnavano il volto. Ora girato su un lato. Cosí Beatrice si addormentó. Tra una lacrima e l'altra. Dimenticandosi della scuola. Di mangiare. Di pulire casa. Di andare in palestra. Di mantenere la parola data ad Esteban che proccupato si precipitó a suonare come un folle il citofono di casa sua. Beatrice si sveglió frastornata. Confusa. Che ore erano? Quanto aveva dormito? Soprattutto perché si era concessa il lusso di dormire? Dopo tutto quello che aveva da fare. Che irresponsabile. Cosí si sentiva.
"Hai detto che mi avresti risposto alle chiamate." "Lo avrei fatto se solo fossi stata sveglia." Rispose versandosi dell'acqua gasata in un enorme bicchiere blu da mezzo litro. "Quando ti chiamo mi devi rispondere." "Non devi avere nessuna pretesa." Tolse la gocciolina che stava scendendo dall'angolo della bocca "che cos'hai?" "Non importa." "Magari a te non importa. Ma a me si. Eccome." "Esteban,fa un favore a te stesso almeno oggi:va a casa,stammi il piú lontano possibile." " tu e questa tua mania di rifuggire da chi ti ama e ti vuole aiutare.." "se tu mi amassi accetteresti le mie scelte." "Io le accetto ma non le condivido." "Che tradotto vorrebbe dire che non le accetti."
Silenzio. Imbarazzante silenzio.
"Va a letto,ci penso io a te."
Lei si coricò mentre Lui l'osservava "ci penso io a te. Oggi. Questa notte. Per tutte le notti."