Oggetti: Il cerchio di Mvak
Il mago, intanto, stava osservando la pietra scheggiata dell'antico altare dei druidi; Nimue aveva ragione: c'era davvero la traccia di un cerchio, ma il trascorrere del tempo e le intemperie avevano cancellato in gran parte l'incisione lasciando solo segni spezzati, difficili da individuare. Però, era indubbio: si trattava proprio del Cerchio di Mvak che non mancava mai sugli altari druidici.
«Dobbiamo renderlo di nuovo visibile» decretò la strega sedendosi all'estremità della lunga pietra. «È fondamentale per il rituale di attivazione delle rune.»
Xeymus annuì e sedendosi dall'altro lato sfiorò appena con la punta delle dita i labili segni.
Nimue, però, fu più veloce di lui. Estrasse la bacchetta e la puntò sulla pietra.
«Delineo Futhark!» esclamò, facendo scorrere lentamente la punta in senso orario sul cerchio che s'intravedeva a malapena, seguendone per due volte la circonferenza.
Un lieve bagliore crepitante risvegliò il grigiore della pietra e i segni cancellati dal tempo riemersero, come scolpiti in quell'istante, rivelando dapprima le due circonferenze concentriche che componevano il Cerchio di Mvak, e poi, nella striscia tra i due cerchi, le rune del Futhark, ripetute due volte.
[...]
Attento a non urtare le pietre disposte a spirale a terra, Xeymus tornò con Nimue vicino all'altare dei druidi, dove la lunga voluta delle anime iniziava partendo dal Cerchio di Mvak, al cui centro le loro rune, Algiz e Gebo, erano indissolubilmente unite.
Un lieve brillìo emanava sul lato di congiunzione delle pietre, diffondendosi a intermittenza sulle intricate linee del Cerchio di Mvak e le due serie di Futhark.
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