Una pizza
Sebastian mi guarda sorpreso: inizialmente un sorriso appare sul suo volto, sostituito poco dopo da un cipiglio. 'Cos'ho detto di sbagliato?'.
-Scusa, non volevo essere indiscreta- dico, accigliandomi. 'Che lo abbia mal interpretato? Che abbia pensato a cosa strane?'.
-Solo se mangiamo la pizza per cena- dice, facendomi rinsavire dai miei pensieri. 'Pizza? Sta scherzando? Tutti quei grassi e quelle calorie'. Sgrano gli occhi solo a pensare a tutto il lardo che si depositerà sui fianchi, sulle cosce e sulle braccia. Dovrò per forza allenarmi dopo, non c'è altra scelta.
-A patto che dopo faremo attività fisica- sorrido. Sul suo volto appare un'espressione maliziosa: 'Che ho detto di strano?'. Lo guardo confusa. Sebastian si avvicina, ancora bagnato e con solo l'asciugamano stretto in vita. Indietreggio per l'imbarazzo e finisco seduta sul letto: la sua figura s'impone davanti a me, sfiorando il mio interno coscia con le sue gambe. Il suo ventre piatto è dinnanzi al mio viso, e posso vedere il mio respiro caldo spostare le gocce giacenti su di esso.
-Che tipo di attività fisica vuoi fare?- domanda, spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Deglutisco a fatica, mentre il suo tocco mi fa tremare. I nostri occhi sono incastrati in un gioco pericoloso, a cui bisogna porre una fine.
-Ho la palestra giù, potremmo farla lì- dico a fatica, nonostante cerchi di non fare trasparire le emozioni. Ma l'alzarsi e l'abbassarsi freneticamente della mia gabbia toracica mi tradisce; proprio come la pelle d'oca e i leggeri tremori. Non riesco ad avere il controllo sul mio corpo e questo mi fa impazzire. Io, che non ho fatto altro che passare la vita a controllarmi, ora non sembro esserne più capace.
Un sorriso sghembo fa capolino sul viso di chi ha capito l'effetto che mi fa. Sebastian sa fin troppo bene di avere una sorta di potere su di me, eppure non ne approfitta. E lo ringrazio mentalmente per questo: se fosse stato chiunque altro, per una cosa o per un'altra, avrebbe usato questo contro di me. Lo avrebbe usato per un tornaconto, ma non lui. E forse è per questo che gli permetto di vedere chi sono davvero, o quasi.
-Sono curioso di vedere questa palestra- dice lui, spostandosi. Lo vedo sparire dietro la porta della camera e, finalmente, posso tornare a respire. Mi stendo a pancia in giù, riflettendo su cosa sia appena successo. La sua vicinanza mi destabilizza, e io l'ho addirittura invitato a dormire qui. Devo trovare una soluzione o stanotte non chiuderò occhio. In camera dei miei, non si può. La camera degli ospiti non so nemmeno se sia pronta, e se lo fosse, la colf se ne accorgerebbe che è stata usata, anche se la pulissi non lasciando nemmeno una traccia. È un segugio e andrebbe subito a dirlo a Teresa. Sul divano è impossibile: Carol sarà qui alle otto in punto.
-Cazzo!- impreco, afferrando il cuscino e spingendolo sul volto. 'In che guaio mi sono messa? Perché non ho pensato prima di parlare?'. 'Perchè desideri passare più tempo possibile con quel Dio greco' mi risponde la coscienza. Avvampo, vergognandomi del mio stesso pensiero.
-Che succede?- domanda Sebastian, dal ciglio della porta. Roteo gli occhi e, a testa in giù, lo guardo: ha indossato i vestiti che avrebbe dovuto usare per gli allenamenti, mentre con l'asciugamano si strofina i ciuffi neri per asciugarli.
-Niente- dico, tirandomi su dal letto.
-Che pizza vuoi?- domando, cercando di cambiare argomento il prima possibile, prima che lui mi faccia ulteriori domande. Posa una mano sul suo mento, schiude leggermente le labbra e guarda verso l'alto, pensieroso.
-Wurstel e patatine- dice. Lo guardo sorpresa, e non posso fare a meno di ridere: è una pizza così infantile e Sebastian è tutto meno che bambino.
-Mi stai prendendo in giro, Iris?- domanda, con un finto broncio sulle labbra. Non riesco a smettere di ridere e, Sebastian, si avvicina dicendo:
-Ora vedrai che vuol dire prendere in giro Sebastian-. Il tono minaccioso non fa presagire nulla di buono e, a confermarlo, è lo sguardo di Sebastian. Avanza velocemente verso di me, si mette a cavalcioni sopra e inizia a solleticarmi. Le sue gambe, sopra le mie, m'impediscono di scappare da quella presa. In un attimo di lucidità, afferro il cuscino e colpisco Sebastian in pieno volto. Sgrana gli occhi e, divertito, dice:
-Davvero, Iris? Hai firmato la tua condanna-. Mi afferra i polsi e li porta sopra la mia testa, piegandosi leggermente sopra di me. I nostri volti ora sono così vicini: la sua espressione cambia immediatamente. Non è più divertito, ma serio. I suoi occhi fissi nei miei, la mascella contratta, deglutisce. Il mio sguardo scivola sulla sue labbra, il respiro diventa affannoso. La presa sui polsi diventa più dura. Sebastian si avvicina al mio orecchio e lo sento inspirare profondamente, stringendo ancora di più. Sento che sto per avere un infarto: il mio cuore non può reggere tutto questo.
-Dobbiamo ordinare la pizza- sussurra. Allenta la presa e si toglie da sopra di me, per poi passarsi una mano sul volto e scuotere successivamente la testa.
-Sì, io... Ora la ordino- dico imbarazzata. Afferro il telefono e chiamo la pizzeria con le migliori recensioni, sperando non mi maledica per l'orario. Fortunatamente accoglie positivamente la richiesta e riaggancio.
-Saranno qui tra mezz'ora. Vogliamo scegliere un film?- domando, mentre indosso una felpa di due taglie più grandi. Lui annuisce e scendiamo in sala, dirigendoci verso lo scaffale dei cartoni animati. Dopo un'attenta selezione e qualche battibecco, scegliamo di vedere il Re Leone.
-Se piango, e succederà, non provare a prendermi in giro- dico, puntandogli il dito contro. Ho cercato di convincerlo a cambiare cartone, dando le mie ovvie e innegabili ragioni, ma Sebastian non ne ha voluto sapere. Quanto è testardo questo ragazzo.
-Non posso promettermelo, ma ci proverò- dice lui, rivolgendomi una linguaccia. Solo ora mi accorgo che ha un piercing.
-Ti ha fatto male?- domando, indicandomi la lingua. Fa un cenno negativo col capo e si butta sul divano, afferrando la coperta. Sento un telefono squillare ma non è il mio: Sebastian lo prende dalla tasca del pantaloncino, lo guarda, sbuffa e attacca. 'Chissà chi è che lo chiama a quest'ora'. Il citofono squilla, facendomi sussultare.
-É l'ora della pizza!- grida Sebastian, scattando verso il citofono. Guarda lo schermo, alza la cornetta e invita il driver a entrare, schiacciando l'unico pulsante presente. Lo guardo divertita: sembra essere a suo agio a casa mia. Quando il ragazzo arriva, faccio capolino da dietro le spalle di Sebastian, e lo saluto: mi accorgo subito che si tratta di Stefano, il ragazzo incontrato nella palestra di boxe.
-Iris, giusto?- domanda lui. Non ho il tempo di rispondere, che Sebastian afferra le pizze e gli sbatte la porta in faccia.
-Coglione- lo sento sbuffare. Poso la mano sulla maniglia, e sento la schiena andare a fuoco: so che mi sta guardando.
-Non provarci- ringhia.
-Ma almeno la mancia- dico, cercando di giustificarmi. Mi dispiace che lo abbia trattato così male.
-Gliela do io la mancia, sul ring. Bastano cinque dita in faccia?- domanda, buttandosi con tutto il peso sul divano. Ridacchio e lascio stare, raggiungendolo. Incrocio le gambe e schiaccio 'play. Già dalla sigla, sento un magone formarsi alla bocca dello stomaco: non posso veder morire Mufasa per la centesima volta. Sebastian mi porge la scatola della pizza e, il magone, si fa più grande. La apro e davanti a me, iniziano ad apparire una sfilza di numeri: calorie, grassi, zuccheri, carboidrati. 'Perché mi sono messa in questa situazione? Perché ho detto di sì?'. Pensavo di potercela fare e, invece, non ci riesco. Non riesco nemmeno a prendere in mano una fetta.
-Che succede?- domanda Sebastian, mentre ingurgita la prima fetta di pizza. Non posso, non voglio. Prendo la scatola e la poso bruscamente sul tavolino davanti a me.
-Non posso- sussurro, mentre mi porto le ginocchia al petto, osservando la pizza rossa davanti a me. Sebastian mi guarda confuso e questo non mi sembra strano: chi reagirebbe così davanti a una pizza? 'Solo una malata, una pazza come te' mi ricorda la coscienza. Le lacrime scendono sul viso, senza controllo, mentre il mio corpo trema come se stessi congelando. Eccolo: un attacco di panico. Inalo più aria possibile, nonostante il mio petto non mi consenta di fare respiri profondi. 'Perché deve succedere ora? Perché non posso essere una persona normale?'. La sua mano sul mio ginocchio mi fa rinsavire: lo guardo e la sua espressione non è di misericordia, ma di comprensione. Come può comprendermi, Sebastian?
-Mufasa non è ancora morto, non c'è bisogno di piangere ora- dice, rubandomi una risata.
Posa anche lui la pizza sul tavolino di vetro e mi tira a sé, abbracciandomi. Chiudo gli occhi, inalo il suo profumo e il mio battito inizia a regolarizzarsi. Dovrei fare una statua a questo ragazzo, come quella di Balto, per ringraziarlo: è come se ogni giorno salvasse un pezzo di me. Come se, ogni giorno, raccogliesse un pezzo di me e lo ricomponesse, come un puzzle: ma io, sono uno di quei puzzle da centomila pezzi, tagliati un po' male, difficili da incastrare.
-Iris, fallo per me- sussurra da sopra la mia testa. Lo guardo, confusa, ma subito mi fa capire a cosa si riferisce: col capo indica la pizza.
-Non ce la faccio- ammetto, sconfitta. Odio deluderlo, odio essere così penosa, così vulnerabile.
-Sei più forte di quanto pensi- dice, afferrando un triangolo della mia pizza. Sebastian mi guarda fissa negli occhi, speranzoso, mentre avvicina quel pezzo alle mie labbra. Non voglio spegnere quella speranza, non voglio deluderlo ancora.
-Solo uno, fallo per me- sussurra dolcemente: mi colpisce dritto al cuore questo stronzo. Mi fa lottare contro i miei demoni. Mi prende per mano e mi ci scaglia contro, facendomi prendere coraggio. Chiudo gli occhi, inspiro profondamente e, con le lacrime che mi rigano il viso, schiudo le labbra e do un morso alla punta della pizza. Mastico, con lo stomaco che mi va contro, contorcendosi.
-Guardami- dice lui, senza cambiare tono di voce: adoro sentire la dolcezza nelle sue parole. Apro gli occhi e lo trovo lì, che mi sorride, fiero. Fiero: mai avrei immaginato di vedere quest'espressione sul volto di qualcuno che non fosse Gino. Gli sorrido e annuisco, come a dire 'Vedi, ce l'ho fatta'. La mezzaluna sul suo viso si amplia e, poco dopo, col pollice raccoglie un po' di sugo rimasto sull'angolo della mia bocca, per poi catturarlo con la sua lingua: 'Beato lui' penso. Arrossisco per quel pensiero e quel piccolo boccone mi va di traverso, facendomi tossire. Prendo dell'acqua per mandarlo giù, mentre Sebastian mi da dei colpetti dietro la schiena. Mi giro verso il televisore e tengo lo sguardo fisso su di esso:
-Un altro morso?- dice lui, avvicinandomi nuovamente il pezzo di pizza. Glielo levo dalle mani e lo addento di nuovo, facendo un boccone un po' più grande. Mi va bene addirittura la pizza, piuttosto che parlare in questo momento. Sento una risatina; Sebastian si riappropria del suo cartone e mi passa il mio, posandolo sulle mie gambe, ora incrociate. Grazie a lui, per la prima volta dopo anni, riesco a mangiare un'intera fetta di pizza, nonostante i rimorsi siano tanti.
Come previsto, alla scena in cui Mufasa muore, scoppio a piangere, mentre lui mi accarezza la testa. Poco dopo, durante la scena di Timon e Pumba che trovano Simba nel deserto, parte la canzone Hakuna Matata. Entrambi ci mettiamo a cantare, con tanto di balletto annesso: Sebastian mi regala attimi che, nell'infanzia, non ho potuto vivere. Lui è una ventata d'aria fresca nella mia vita senza ossigeno. Cantiamo ogni canzone presente nel Re Leone, divertendoci come matti.
-Iris, perché non mettiamo le canzoni dei cartoni come karaoke, su YouTube?- domanda lui. Annuisco, eccitata all'idea: le conosco tutte e le amo tutte. Trovo una playlist e la metto. Io col telecomando in mano, lui con la bottiglia d'acqua a farci da microfono, in piedi sul divano, cantiamo:
-E sarai, veloce come è veloce il vento, e sarai un uomo vero senza timore, e sarai potente come un vulcano attivo, quell'uomo sarai che adesso non sei tu-. Adoro questa canzone di Mulan ma, quella successiva, la amo ancor di più: All'alba sorgerò di Frozen.
-La neve che cade sopra di me, copre tutto col suo oblio, in questo remoto regno, la regina sono io. Ormai la tempesta nel mio cuore irrompe già, non la fermerà la mia volontà. Ho conservato ogni bugia, per il mondo la colpa è solo mia. Così non va, non sentirò un altro no! D'ora in poi lascerò, che il cuore mi guidi un po', scorderò quel che so, e da oggi cambierò. Resto qui, non andrò più via. Sono sola ormai, da oggi il freddo è casa mia! A volte è un bene, poter scappare un po', può sembrare un salto enorme, ma io lo affronterò. Non è un difetto, è una virtù, e non la fermerò mai più. Nessun ostacolo per me, perché d'ora in poi troverò la mia vera identità, e vivrò, sì, vivrò, per sempre in libertà!- cantiamo a squarciagola, poi scoppio a ridere: mai avrei pensato che Sebastian fosse così esperto di cartoni.
-Ti piacciono le principesse?- lo prendo in giro. Lui mi guarda, con una finta espressione offesa, poi trasformata in una divertita.
-Potrebbe essere, ma non quelle snob. E poi, io non sembro il perfetto principe azzurro?- domanda, facendo una piroetta su sé stesso. Dissento e ridacchio.
Dopo circa quaranta minuti di canzoni, ci sediamo esausti, come se avessimo corso una maratona. 'Cazzo, devo allenarmi!' mi ricordo. Mi alzo frettolosamente dal divano e corro verso le scale, sorpassandole. Sebastian mi corre dietro, seguendomi oltre la porta di legno scuro che si trova dietro la scala: giro a sinistra e la palestra si presenta davanti a me.
-Iris, davvero?- domanda lui. Lo guardo e annuisco: lo avevo avvisato. Mi dirigo verso il tapis roulant in fondo alla stanza; ci salgo sopra e aggiusto le impostazioni: velocità otto, pendenza sei punto nove. Avvia. Sebastian si siede sulla panca per gli addominali, davanti a me. Poggia il gomito destro sul ginocchio e il volto sulla mano destra, inclinando leggermente la testa. Aumento la velocità e la pendenza di mezzo punto: sento i muscoli delle gambe tirare e andare a fuoco, segno che sta funzionando. Cinque minuti: è tutto ciò che mi è concesso. Sebastian si alza e mi afferra, posando il mio stomaco sulla sua spalla, per poi portarmi via.
-Hai corso abbastanza- dice.
-Ho corso solo cinque minuti!- ribatto, dimenandomi inutilmente. Usciamo dalla stanza e, per un attimo si ferma.
-Quella è una piscina?- domanda entusiasta. Affermo e, in un attimo, inizia a correre verso il grande rettangolo blu riscaldato. Senza preavviso si tuffa, facendoci finire sott'acqua entrambi. Quando torniamo su, lo maledico per avermi gettata completamente vestita.
-Puoi sempre spogliarti, ora- ammicca lui. Le gote mi vanno a fuoco e mi rimmergo, per nascondere quella reazione. Torno su, girata di spalle e nuoto verso il bordo: tolgo la felpa e la poggio sul mattonato a mosaico bianco e nero. La luce del blu, proveniente dal fondo della piscina, illumina delicatamente il viso di Sebastian: qualsiasi tipo di luce, lo rende così bello.
-Se avessi io una piscina in casa, darei una festa ogni weekend- dice lui, davvero colpito. A quella frase, sento come un pugno colpirmi in petto: l'ultima volta che ho dato una festa di compleanno, ai miei dieci anni, non si è presentato nessuno. Solo io, i miei genitori, Carol e Gino. Solo coloro che non potevano inventare nessuna scusa erano presenti.
-Che succede?- mi domanda Sebastian, avvicinandosi.
-Sono anni che non festeggio il mio compleanno- ammetto amareggiata. Lui mi guarda tristemente; si avvicina ancora di più e mi afferra la mano, tirandomi verso di sé.
-Cosa ti piacerebbe fare nel giorno del tuo compleanno?-. Sussulto, sorpresa per quella domanda. Ci rifletto un po' e poi rispondo:
-Mi piacerebbe andare a Disneyland- ammetto, ridendo per un pensiero così sciocco. Sebastian mi guarda e annuisce:
-Sì, sarebbe davvero bello-. Ci guardiamo per qualche minuto, senza dire nulla, girandoci attorno, mentre l'acqua ci culla.
-Sai fare la stella?- domando. Lui mi guarda confuso, allora glielo mostro. Subito mi copia e, una volta a pancia all'aria, capisce del perché della mia richiesta: sopra la piscina, una vetrata mostra il cielo oramai limpido e pieno di stelle.
-Ha smesso di piovere- dice. Mi volto, capendo cosa vuole intendere: ora è libero di tornare a casa, non ho più una scusa per tenerlo con me. Ma, non faccio in tempo a finire di pensarlo, che subito agiunge:
-Se non è un problema, vorrei restare lo stesso a dormire-. Gli sorrido e annuisco. Restiamo così a galla per un tempo indefinito, mentre le nostre dita si sfiorano.
Finito il bagno, corriamo su per le scale, verso la camera. Prendiamo i teli ancora un po' umidi e iniziamo ad asciugarci. Afferro altri vestiti asciutti e corro in bagno a cambiarmi. Quando esco trovo Sebastian con addosso solo i pantaloncini ancora bagnati:
-Non è che potresti prestarmi qualcosa? Ho finito i cambi-. Arrossendo, apro il cassetto della cassettiera e prendo un vecchio paio di pantaloncini larghi e glieli porgo. Mi volto immediatamente e sento il tonfo del capo che aveva addosso bagnato, sbattere a terra. Qualche secondo dopo mi dice di potermi voltare e scoppio a ridere, vedendo Sebastian indossare quel pantaloncino rosa con sopra una ciliegia, che gli aderisce fin troppo.
-Ti dona- lo prendo in giro.
-Modestamente mi fa un bel culo- dice, unendosi a me, mentre lo scuote. Annuisco e mi avvicino al letto matrimoniale. Alzo la coperta e lui fa lo stesso: è arrivato il momento. Deglutisco, per l'ansia di condividere il letto con Sebastian. Entrambi ci mettiamo sotto il morbido e caldo piumone, che tiriamo su, fin sopra la testa.
-Grazie, Sebastian- sussurro, al buio.
-Grazie a te, Iris. Era tanto tempo che non mi divertivo così tanto, era tanto tempo che non ero così spensierato- dice. E, in un attimo, mi attira a sé, abbracciandomi: le sue mani dietro la mia schiena, la gamba destra che incatena le mie. Il naso sfiora il suo collo, le mie labbra sfiorano la sua clavicola. Sento il suo corpo irrigidirsi:
-Iris, cazzo-. E, in un attimo, non capisco più nulla.
Angolo autrice
Amoriiiiiii ho aggiornato! Come state? Non immaginate quanto mi faccia felice vedere che mi chiedete quando aggiorno. Vuol dire che la storia sta piacendo e questo mi rende orgogliosa. Allora, vi è piaciuta la serata tra Iris e Sebastian? Cosa sarà successo? Lo scoprirete nel prossimo capitolo!
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