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Non ignorarmi!

In questi due giorni, non ho fatto altro che respirare a fatica. Diventa sempre più difficile ignorare Sebastian, nonostante sembri aver mollato la presa. Non mi saluta neanche più quando si siede vicino a me e, da una parte lo ringrazio, ma dall'altra sento un vuoto allo stomaco che non mi dà pace. Lo sento stringersi e, vomitare, non è mai stato così semplice.

A appesantire questo giorno, ci pensa lei: la lezione di educazione fisica. All'ultima ora scendiamo in palestra, dove sorprendentemente, mi ritrovo a dover fare i conti con una nuova classe, quella di Eris. Dopo quel giorno a casa mia non l'ho più vista e, almeno questo, mi ha sollevata per un po'. Entro nello spogliatoio femminile dove, le altre ragazze, sono intente a cambiarsi l'una davanti all'altra. Sono tutte in intimo, senza provare vergogna dei loro corpi. Io, invece, che vengo già vestita da casa, poso semplicemente lo zaino, faccio una coda alta e stringo il pantalone della tuta larga.

Mi guardo allo specchio e prendo un respiro profondo: gli occhi guizzano nel riflesso alle mie spalle e trovo Eris fissa a guardarmi. Guardo bene il suo corpo e, il suo, a differenza del mio, non porta i segni di chi si sta distruggendo man mano. Il suo è semplicemente impeccabile. 'Come fa?'. Lo spogliatoio si svuota e resto solo io con la mia immagine riflessa: gli occhi sono più cerchiati e spenti del solito, le labbra presentano tagli netti. Gli zigomi sempre più pronunciati e le lentiggini sembrano aumentate. Sono un disastro vivente.

Inspiro profondamente un'ultima volta, mi assicuro che la felpa mi copra per bene i fianchi, ed esco dallo spogliatoio, raggiungendo i compagni. Quando arrivo, vedo che sono divisi in due gruppi: le femmine da un lato e i maschi dall'altro. Cammino velocemente nella direzione delle mie coetanee e mi aggrego a loro, mettendomi in fondo al cerchio. Nessuno mi vede, nessuno mi nota, nessuno a parte lui. Alzo leggermente il capo e lo trovo a fissarmi: 'Sebastian, perché mi fai questo?'.

Il professore ci ordina di iniziare a correre, maschi in una metà del campo, femmine nell'altra. Lo ringrazio mentalmente per averci diviso. Eseguiamo tutti il suo ordine e iniziamo a correre. Faccio bene attenzione a non avvicinarmi alla rete per non incontrare Sebastian, allungando però il giro dal lato opposto. Dopo dieci minuti il professore ci fa fare un po' di stretching a coppia e, per volere del diavolo, finisco con Eris. Ci sediamo a terra entrambe: chi ci guarda da fuori, ci vede come il sole e la luna. Oltre ai colori differenti, anche l'abbigliamento è totalmente opposto: io tuta larga e felpa oversize, lei crop top e pantaloncini a fil di gluteo. Siamo così opposte fuori ma così simili dentro che, a pensarci, è davvero il colmo.

-Allora, com'è essere la compagna di banco di Sebastian?- domanda lei, cogliendomi impreparata. Mi afferra le mani e mi tira verso di sé, facendomi allungare la schiena. Se dieci giorni fa, avessi pensato anche solo di ritrovarmi nella stessa stanza con lei, probabilmente sarei scappata in preda a un attacco di panico. Vedermi addirittura parlare e toccare Eris, è per me qualcosa di alieno.

-Non ci parliamo- dico, cercando di chiudere quell'argomento il prima possibile. Ma, lei, non ne sembra intenzionata.

-Sai, siamo stati insieme solo pochi mesi. Ma Sebastian...- si morde il labbro mentre lo guarda. Un fuoco mi invade la pancia, le mani e il volto.

-Lui è, in un certo senso, indimenticabile- ghigna maliziosa. In un attimo, il pensiero di loro due che si baciano, delle loro mani che si esplorano, mi creano un senso di nausea. 'Perché reagisco così?'. Resto in silenzio, non so cosa dire e, anche se lo sapessi, rimarrei in silenzio. L'unica cosa che mi è concessa fare, è essere d'accordo con quella ragazza. Lui si attacca come un parassita e ti prosciuga senza che tu te ne accorga.

Fortunatamente finiamo lo stretching nel silenzio e imbarazzo più totale. Ci alziamo e il professore ci dice di giocare a pallavolo mentre, rivolgendosi poi ai maschi, dice loro di farsi una partita a calcio. Ci avvisa di non farci male e che lui si assenterà per un po', per delle questioni scolastiche.

Prendo la palla al balzo e, appena se ne va, mi siedo in un angolo: non ho voglia di giocare, non voglio avere gli occhi puntati su di me. Voglio solo stare tranquilla, in un angolo, a vedere il mondo scorrermi davanti.

Chiudo gli occhi e la mia mente inizia a viaggiare: pensa alla giornata trascorsa domenica dove, Gino, mi ha gentilmente accompagnata al parco divertimenti. Amo quel posto: sono tutti così tanto impegnati a divertirsi, che non si accorgono di chi hanno attorno. Ho passato il pomeriggio lì dentro tra montagne russe, tiro a segno, spettacoli. Ma, in quei momenti di gioia, la mia mente viaggiava sempre in un'unica direzione: Sebastian.

-Perché non giochi?- sento dire dal mio fianco. Apro gli occhi e trovo lui, con la fronte imperlata di sudore, la maglia bianca attillata, bagnata, che lascia intravedere quasi completamente quel tatuaggio che gli copre tutto il busto, arricchito da due piercing ai capezzoli. 'Dio, come sei bello'. Mi tiro su di scatto, lo guardo e, a passo svelto, cerco di allontanarmi da lui. Sento che mi manca il fiato, sento l'aria bloccarsi e non scendere verso i polmoni. Sento un nodo in gola, lo stomaco stringersi e le gambe tremare. 'Ti odio, Sebastian! Odio come mi fai sentire!'. Sento i suoi passi pesanti dietro di me; corro verso l'uscita che da sul cortile e, appena apro la porta, inspiro profondamente quell'aria gelida.

-Smettila di ignorarmi!- grida lui alle mie spalle. Mi afferra il polso e mi fa girare verso di lui, fissando il suo sguardo nel mio. Lo vedo ardere, come non avevo visto nessuno mai.

-Lasciami andare, Sebastian- dico con tono duro. Un pugno si scarica sul muro dietro di me, facendomi trasalire. Qualcuno dei presenti si gira e ci guarda: in pochi secondi vado in iperventilazione e Sebastian si accorge del motivo. Tenendomi ancora stretta per il polso, mi trascina a tre metri da lì, dentro il vecchio magazzino che non usa più nessuno. Richiude la porta alle sue spalle prima di tornare a guardarmi.

-Smettila!- grida lui. I suoi occhi intrappolano i miei, pieni di fuoco e veleno. 'Perché sta reagendo così?'.

-Sei stato tu a dirmi che una come me, con uno come te, finisce per frantumarsi. Vuoi farmi a pezzi, Sebastian?- sputo, con una punta di amarezza mista a rabbia. Lui sgrana gli occhi e poi, con cinismo, mi colpisce in pieno:

-Non posso fare a pezzi chi lo è già-. E, come un pugnale, mi trafigge il petto, ruotando la lama per affondare ancora di più.

-Grazie per avermelo ricordato- dico ironica, con sguardo duro. Stringo forte il pugno ed eccolo: il dolore delle unghie che si conficcano nel palmo, mi aiuta a non cedere al pianto. Non voglio fargli più pena di quanto già non faccia.

-Io... Io non volevo. Volevo solo farti capire che non intendo farti a pezzi. Ma chi mi sta vicino, finisce sempre nel baratro con me-. Prende un respiro profondo mentre chiude gli occhi e, le lunghe dita tatuate, aggiustano il ciuffo corvino. Appena i suoi occhi sono di nuovo a contatto con i miei, continua:

-Se fossi stata un'altra ragazza, non me ne sarebbe importato. Ma tu mi ricordi qualcuno a me caro. E, per quanto so che, un giorno, sicuramente ti farò del male, sento che ho bisogno di starti vicino-. Quelle parole, in qualche modo, mi toccano il cuore. Per un attimo, sembra che anche lui possa essere vulnerabile. Questo sapore di dolce e amaro, non fa che scombussolare il mio io.

-Dimmi, cosa dovrei fare?- domando, frustrata da questa situazione.

-La mia parte razionale, ti direbbe di continuare a ignorarmi. Ma la mia parte egoista...- con la sua figura imponente, si avvicina. Indietreggio e sento la schiena schiacciarsi contro un grande mobile marrone. Il suo corpo è così vicino che sento quell' odore che mi piace tanto. Il suo sguardo brucia sulla mia pelle, manda a fuoco ogni centimetro di essa. I nostri volti sono così vicini che mi sento mancare l'aria.

-La mia parte egoista, ti direbbe di restare con me-. Ho il cuore che sta impazzendo, che sta per avere una crisi; tra poco uscirà dal petto per andare a cercare riparo da qualche parte. I suoi occhi incastrano i miei, come il suo corpo sta facendo col mio. Mi manca l'aria, ho bisogno di respirare. Le sue dita afferrano la mia mano, le mie gambe tremano, credo di star per svenire.

Una settimana fa è stato così chiaro: 'Non innamorarti di me'. Eppure, il suo comportamento, sembra desiderare ben altro. Non so se sarò mai in grado di amare qualcuno. Ma so che, Sebastian, scaturisce in me sensazioni nuove, forti, belle.

-Proviamo a essere amici?- domando, cercando di sfuggire a questa situazione: so che non voglio essere una semplice amica ma, se questo mi permetterà di vivere altre belle giornate con lui, sono disposta a scendere a un compromesso, sperando che il mio cuore non mi tradisca. Lui mi sorride e annuisce.

-Ti porto io a casa?-. Faccio un cenno positivo con il capo e, poco dopo, torniamo a finire la lezione. Appena volto l'angolo, trovo Clara appoggiata allo stipite  della porta d'accesso alla palestra interna.

-Quindi ora, Sebastian, vuole te?- ride isterica. Clara ha sempre vissuto all'ombra di Eris, imitandola in tutto.

-Cosa stai dicendo? Io e Sebastian siamo solo amici- ribatto intimorita. Mi guarda mentre viene verso di me, si avvicina al mio orecchio e, ciò che mi dice, mi lascia di stucco.

Angolo autrice

Alloraaaaaaaaa triplo aggiornamento! Contenti di vedere i nostri bambini che hanno fatto pace? E ora Clara cosa vorrà da Iris? A presto e, come al solito, fatemi sapere se vi è piaciuto questo capitolo ⭐

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