L'invito
In questi giorni ho pensato molto alle parole di Carla: non so se vuole allontanarmi da Sebastian, ma cerco il più possibile di non pensarci. Non voglio rinunciare a lui, ora che siamo tornati a parlare. Mi è mancato così tanto nei giorni in cui non ci siamo parlati, che cerco di sopprimere il più possibile quelle parole che risuonano nella mia testa: 'Sebastian è andato da Eris ieri sera'. So che gli ho proposto di essere amici, ma sento che c'è qualcosa di più tra noi. Siamo come due calamite che, anche se provano con tutte lo loro forze a dividersi, finiscono per ritrovarsi e avvicinarsi più di prima.
-A cosa pensi?-. Rinsavisco, e guardo Sebastian mentre mi scruta con quegli occhi che non lasciano trapelare emozioni.
-Nulla- sorrido, prima di inalare quel veleno che, oramai, è il nostro rito mattutino. Mi guarda sguincio: sicuramente ha capito che sto mentendo. A salvarmi, ci pensa una chiamata di Teresa:
-Pronto?- rispondo.
-Iris, io e tuo padre partiamo per il weekend, quindi non ci troverai a casa al tuo ritorno- dice, agganciando immediatamente, senza nemmeno darmi il tempo di dire qualcosa. Guardo il telefono e alzo le spalle.
-Chi era?- domanda Sebastian: vedo la sua mascella serrarsi, mentre il suo sguardo è diventato quasi incendiario.
-Mia madre. Mi ha avvisata che partirà con mio padre oggi e, probabilmente, torneranno lunedì, come al solito- dico senza alcun tipo di emozione nel tono.
-Sarai a casa da sola?- domanda. Sul suo volto appare un sorriso... Malizioso? 'Come ti viene in mente, stupida?' mi riprende la mia coscienza. Mi limito ad annuire, arrossendo lievemente in volto. Sebastian, senza aggiungere altro, finisce di fumare e getta la sigaretta a terra e, nello stesso istante, suona la solita sveglia che avvisa di dover andare. Infila il casco, mette in moto e parte, dirigendosi all'ingresso.
Mi avvio anch'io e, una volta arrivata all'entrata, vedo Eris parlare con Sebastian, con fare civettuolo. 'Ti odio' penso, mentre lo stomaco si stringe. Forse, le parole so Carla, sono tutto meno che false. Forse, tra loro, non è veramente finita. E forse, sempre per questo motivo, Sebastian mi ha detto quelle parole.
'Non innamorarti, Iris. Finirai per farti male' mi ricorda la coscienza.
Ma come si fa a non provare certe sensazioni? Come riesci a ignorare qualcosa che desideri con ogni centimetro di te? Come si fa a spegnere il cuore?
Il mio sguardo incontra quello di Sebastian: brucia. Come un incendio in piena estate, come il fuoco nelle sterpaglie. Inizia cauto, fino a divampare e inghiottire ogni cosa che trova sul suo cammino. 'Devi solo sperare che resti un fuoco vivo, e che non si trasformi in cenere'.
Sento il cuore accelerare i battiti: interrompo quel contatto e corro in classe, poco prima che la campanella suoni. Prendo il mio posto, nervosamente, e aspetto che il mio compagno di banco entri. Qualche istante dopo varca la soglia della porta, si dirige verso di me, sposta la sedia in modo svogliato, butta lo zaino a terra e prende posto.
-Ti va di venire a vedere gli allenamenti?- mi domanda, cogliendomi di sorpresa: ci mette poco a fare sparire il nervosismo. Mi volto e annuisco, regalandogli un sorriso, che lui non esista a ricambiare. Durante la lezione di storia, Sebastian, prende un foglio e ci scrive sopra: 'Che palle, mi sta facendo addormentare'. Mi scappa una risatina perché è proprio ciò che stavo pensando anch'io. Tra tutte le materie, penso sia quella che mi piace di meno.
Prendo una penna e disegno una griglia per giocare a tris. Sebastian mi guarda divertito e annuisce. Iniziamo a giocare: facciamo quattro partite e tutte finiscono in parità. Alla quinta, riesco a fare tris: mi guarda con un cipiglio e, dal canto mio, riceve una linguaccia. Sbarra gli occhi e schiude leggermente le labbra carnose, sorpreso e divertito al tempo stesso. Con la penna mi pizzica il fianco, facendomi sobbalzare leggermente sulla sedia. Un sorriso malefico appare sul suo volto e ripete il gesto, facendomi ridacchiare. Reagisco e faccio lo stesso, colpendolo al fianco: si piega leggermente e mima un 'no' con la testa, mentre sulle sue labbra si forma una mezzaluna con le punte rivolte verso l'alto. Subito capisco che anche lui soffre il solletico.
Iniziamo questa piccola guerra di punzecchiamenti, dove cerchiamo entrambi di trattenerci dal ridere per non essere ripresi. Finalmente la campanella suona, segnando la fine della giornata. Mentre raccogliamo le nostre cose, Sebastian mi propone di passare le ore di storia in questo modo: giocando.
-Se ti piace perdere, volentieri- lo prendo in giro. Mi rivolge uno sguardo truce e divertito:
-Non succederà ancora, piccola Sabelli-. Lo guardo con aria di sfida mentre poggio lo zaino sulle spalle. Lo sorpasso ed esco dalla porta, dirigendomi verso le scale. Sebastian mi raggiunge e, inaspettatamente, mi mette un braccio sulle spalle: avvampo e, ansiosa, mi guardo attorno. Fortunatamente non c'è nessuno nei paraggi che può vederci.
-Ti aspetto dietro- dice. Posa un bacio sulla mia testa e corre giù per le scale, mentre io resto in cima alla rampa, sorpresa da quel gesto. Mi accarezzo il punto dove Sebastian ha posato le sue labbra e sorrido: sa essere così dolce quando vuole. Ma anche così stronzo.
-Amici, eh?- sento domandare alle mie spalle. Mi volto e Carla è lì: 'Da dove è uscita? Posso giurare che eravamo soli.'.
-Sì, amici- cerco di tagliare corto, correndo giù per le scale. Ma, la sua voce mi fa bloccare.
-Se Eris lo scoprisse, ti renderebbe la vita un inferno-. Scende le scale e si ferma davanti a me, guardandomi fissa negli occhi, con aria minacciosa, poi continua:
-Iris, sai anche tu che non hai nessuna possibilità con Sebastian-. Mi guarda dalla testa ai piedi, con estremo disprezzo.
-Guardati: sei così sciatta e trasandata. Lui, invece, è così bello. Come puoi sperare di stare con uno come lui?-. Abbasso lo sguardo e sorrido amaramente: so che Carla ha ragione. Ma, per qualche motivo, Sebastian sembra aver piacere a passare il suo tempo con me. Non riesco a dire nulla, non riesco a reagire davanti a tutta quella cattiveria gratuita. L'unica cosa che riesco a fare, è correre via, mentre le lacrime mi pungono gli occhi. Scappo fuori dal portone e sento Sebastian chiamarmi. Lo ignoro e continuo a correre verso il grande cancello d'entrata ma, poco prima di varcarlo, sento qualcuno agguantare il mio braccio: è Eris. La guardo sorpresa: gli occhi di tutti sono addosso a noi, probabilmente aspettando l'ennesima umiliazione che, in questo momento, mi distruggerebbe.
Guardo Sebastian, visibilmente preoccupato per me, che si avvicina a grandi falcate. Metà della scuola ci accerchia, tirando fuori il telefono, aspettando il via al massacro. Vado in iperventilazione, il cuore sembra scoppiare e il cervello esplodere. Non posso sopportare tutto questo, ho bisogno di andare via, ma le lacrime mi impediscono di trovare una via di fuga. Poi, inaspettatamente, quel gesto: Eris mi porge un fazzoletto.
-È il mal di testa, vero?- domanda lei, cercando di distogliere l'attenzione di tutti da me, riuscendoci. La folla, delusa, si dissolve. Posso vedere Sebastian guardarci sorpreso e, anch'io, lo sono. 'Eris ha davvero un cuore? E perché lo ha fatto?'.
-Grazie- riesco a sussurrare. Lei annuisce e se ne va, dirigendosi verso Sebastian. Gli dice qualcosa all'orecchio mentre, lo sguardo di lui, non si stacca per un attimo da me. Eris segue la traiettoria dei suoi occhi e si accorge che è su di me: assottiglia lo sguardo e aggrotta le ciglia. Mi sono appena salvata dalla furia, non voglio giocarmi la possibilità di essere uscita viva da uno scontro pubblico con la regina del male. Riprendo a correre, fuori dalla scuola, dirigendomi al solito posto. Appena arrivo, mi fermo sulla panchina e cerco di riprendere fiato. È stato una montagna russa di emozioni: da gioia a dolore, poi il terrore e infine la sorpresa.
-Cos'è successo?- mi sento domandare alle spalle. Mi volto e trovo Sebastian, intento a levarsi il casco. Le sue mani si poggiano prima sulle mie spalle , poi a coppa sul mio viso. Scuoto il capo: non posso dirgli la verità.
-Iris, stavolta non ci saranno broccoli che tengano. Dimmi cos'è successo-. Mi sorprende: non mi ha mai costretta a parlare o a fare qualcosa, ma stavolta lo sta facendo. Chiudo gli occhi e respiro profondamente:
-Clara-.
-Che ha fatto?- domanda, arrabbiato. Riapro gli occhi e lo guardo fisso nei suoi: è così difficile per me questa situazione, che l'avrei barattata con un'umiliazione pubblica da parte di Eris.
-Ha visto quello che è successo in cima alle scale, e mi ha ricordato di quanto io faccia schifo-. Non riesco a controllare il mio corpo: le lacrime escono come fiumi in piena, ribelli, bagnando completamente le guance che vanno a fuoco per la vergogna. Sebastian mi abbraccia, forte, lasciandomi sfogare.
-Iris, non devi dargli retta- mi sussurra lui nell'orecchio.
-Vorrei, ma è la realtà-. Mi stacco, lo guardo negli occhi e dico:
-Guardami. Ho dei capelli di merda, dei vestiti di merda, e sto piangendo perché una stronza mi ha detto di essere sciatta e trasandata. E il problema non è l'offesa. Il problema è che è la verità, e io, non faccio niente per cambiare- sussurro quest'ultima frase, mentre sento alcune crepe crearsi dentro di me. Sebastian mi prende le mani e mi guarda con tenerezza: 'Dio, quanta pena che gli fai'.
-Iris, non sei né sciatta né trasandata. Sei solo una ragazza semplice-. Sembra che sappia sempre cosa dire.
E quanto lo ringrazio per questo. Sebastian mi attira a sé, si avvicina al mio orecchio e sussurra:
-E a me piacciono le cose semplici.-. Si scosta e mi sorride, cogliendo una lacrima col pollice. Ricambio, mentre lo guardo dritto negli occhi. Istintivamente mi mordo il labbro inferiore e, la sua espressione, cambia drasticamente: la mascella si contrae e i suoi occhi fissano le mie labbra. Deglutisce mentre il pollice accarezza la mia bocca. Inghiotto anche io: il respiro pesante, i battiti veloci, il petto che fa su e giù velocemente. Qualche secondo e Sebastian interrompe quel contatto:
-È tardi, dobbiamo andare- dice. Si alza e si dirige alla moto lasciata a bordo strada. Mi alzo, lo seguo e afferro il casco che mi porge. Salgo nel solito modo sulla moto e partiamo.
Dopo circa quindici minuti arriviamo davanti quella che, in teoria, dovrebbe essere la sua palestra. Un grande striscione a sfondo nero con la scritta bianca, copre la facciata del piccolo palazzo grigio fatiscente: Phoenix. Lo conferma il fatto che, appena scesi e sistemati, apre la porta di alluminio dello stabile, scricchiolante.
Davanti a me si palesa subito uno scenario inconfondibile: centralmente vedo due ring dove sopra ci sono già delle persone, intente a disputare un incontro. A sinistra alcuni strumenti come il punching ball, il classico sacco nero con scritto sopra Boxe, in stampatello bianco, e quattro Speed bag con asta. Lungo la parete in fondo, invece, su degli scaffali neri in netto contrasto alle pareti grigie, alcuni attrezzi come corde per saltare, elastici e pesetti. Mentre a destra, oltre a un tappeto nero, c'è una piccola porta di legno con su scritto 'Spogliatoio'.
-Aspetta qui, torno subito- dice Sebastian, prima di sparire dietro la porta marrone. Mi guardo attorno: alcuni ragazzi sferrano colpi forti e decisi ai sacchi, altri saltano la corda, altri lottano l'uno contro l'altro. Poi, c'è lui: un ragazzo biondo, dal fisico tonico, senza maglia, ricoperto di tatuaggi. I pantaloncini neri cadono bassi sui fianchi, le braccia si gonfiano sotto ogni trazione. Le nocche sono ben garzate e le gambe muscolose intrecciate tra loro. Nota che lo guardo: 'Cazzo'. Distolgo subito lo sguardo ma ormai è tardi: il ragazzo scende dalla barra di trazione, afferra un asciugamano e si avvicina a me:
-E tu chi sei?- domanda, mentre asciuga il sudore dal suo petto gonfio. La sua altezza mi fa sentire così piccola: è proprio come Sebastian.
-Un'amica di Sebastian- rispondo. Nei suoi occhi verdi, posso notare un guizzo di divertimento, confermato dal lato delle labbra incurvato.
-Piacere, Stefano- dice, allungando la mano fasciata. La guardo per qualche secondo, poi l'afferro e la stringo.
-Iris- dico, in netto imbarazzo. Capisco che oramai è diventato impossibile essere completamente invisibile al mondo.
-Allontanati subito da lei-. Guardo Sebastian far capolino alle spalle di Stefano: una canotta bianca ha fatto posto al maglioncino grigio e, un paio di pantaloncini neri, hanno sostituito i jeans neri. Il suo tono è severo e minaccioso. Sul volto del ragazzo davanti a me, un ghigno divertito.
-Iacchetti, sono solo stato educato- risponde Stefano, voltandosi verso Sebastian. Quest'ultimo si avvicina pericolosamente al ragazzo, afferrando l'asciugamano davanti al collo.
-Ti ho detto di allontanarti da lei- dice con fare minaccioso. Perché sta reagendo così? In risposta, Stefano, gli ride in faccia e si allontana.
-Se non vuoi che mi avvicini a chi conosci, non portarle nella tana del lupo-. Con un ghigno, torna a fare trazioni. Sposto lo sguardo su Sebastian: il suo corpo è così rigido che ogni muscolo viene fuori. La mascella è contratta, lo sguardo incendiario.
-Ho sbagliato a portarti qui, andiamo-. Non ho il tempo di dire nulla che sparisce di nuovo dietro la porta di legno. Poco dopo esce, di nuovo vestito come a scuola, con il borsone sulle spalle. Viene verso di me, mi prende per mano e mi trascina fuori.
-Sebastian, che succede?- domando, mentre prende i caschi.
-Stai lontana da Stefano- dice, senza rispondere alla mia domanda.
-Perché?- insisto. Dubito che lo rivedrò ancora quindi, perché tutta questa preoccupazione?
-Sali- dice, montando sulla moto. Aggrotto le sopracciglia e resto ferma dove sono. Basta eludere le mie domande.
-Iris, sali!- grida Sebastian, facendomi trasalire. Ma non mollo la presa.
-Prima rispondimi- dico convinta. Le mani si Sebastian stringono forte il manubrio. Prende un respiro profondo, alza la visiera e dice:
-Stefano è una brutta persona. E fa di tutto per distruggere chi ho attorno, come se non bastassi io-. Sbarro gli occhi e mi si spezza il cuore a sentire quelle parole, mentre vedo quel ragazzo accigliarsi. Mi avvicino a Sebastian e poso una mano sulla sua: lui mi guarda intensamente, cercando di capire il mio gesto. Senza aggiungere altro, infilo il casco e salgo sulla moto.
Corriamo tra le strade trafficate di Roma, prima di svoltare a destra e trovare il deserto della mia zona. Dove vivo io passano solo macchine di persone che abitano lì, e posso dire che non siamo in molti. Arriviamo davanti il cancello di casa mia: Sebastian mette il cavalletto alla moto, scendo, tolgo il casco e lui fa altrettanto. Non voglio che vada via, non voglio che la giornata finisca qui, è ancora presto. Voglio passare altro tempo in sua compagnia, voglio sentire ancora il suo profumo, voglio ancora lui vicino a me. Prendo un respiro profondo e, con tutto il coraggio che possiedo, glielo chiedo:
-Sebastian, ti va di entrare?-.
Angolo autrice
Eccomiiii ❤️ Come state? Capitolo un po' più lungo del solito ma, da ora in poi, entrando nel vivo della storia, dubito che ci saranno altri capitoli corti. Allora, secondo voi perché Sebastian odia così tanto Stefano? Lo vedremo ancora questo nuovo ragazzo? E Sebastian accetterà l'invito di Iris?
Come al solito, fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto ❤️ A presto ❤️
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro