Avete presente quando siete state piccoline  e andavate al mare e vostra madre vi spalmava la crema addosso per paura che il sole possa ustionarvi la pelle, e alla fine capitava che vi ustionavate? A volte la vita è fatta così, più cerchi di proteggerti e più male ti farai. Quando ogni cosa finisce per non essere importante. Come  quando si è piccoli e mettevi tutti i pelouche vicino al tuo corpicino perché altrimenti si offendevano.  Poi la mattina dopo ti svegli e non ci sono più, ad un tratto tutto cambia. Ti addormenti con un macigno addosso e ti svegli esausta, stanca, vuota. Come se tutto ciò che ti accade intorno lo guardi da terza persona anche se ci sei fisicamente.  Ma la domanda che ti poni è "sei cambiata?" È una domanda che solitamente sono le persone che te la fanno, e quando arriva quel momento improvvisamente ci rimurgini sopra.  E quando pensi di essere arrivata alla risposta tutto cambia. Quando ottieni delle risposte la vita ti cambia le domande.  La vita ti cambia, i giorni ti cambiano, le persone ti cambiano le parole  ti cambiano.  Una parola può significare tutto quanto niente, e a volte ti senti tutto,altre volte non sentì niente.  Ma anche nel niente c'è qualcosa, c'è la voglia di sentire anche un un per cento del troppo.  Ma vuoi sentire qualcosa che non rimpiangerai, della quale sai che non ci penserai più. C'è una vita di rimpianti alle spalle, una vita di occasioni, una vita di cambiamento che non sono mai arrivate al momento giusto.  Il momento giusto non arriva mai, perché non è mai giusto. Non è giusto cambiare, il cambiamento porta ricordi. Come la maglietta di quando sei piccola che tieni ancora a trent'anni conservata nell'armadio. Sono ricordi che seppur cerchi di scacciare via non se ne vanno, si accumulano. Ci rimugini così tanto da pensare di continuare a vivere quel ricordo, di essere ancora ferma in quel istante, perché basta un istante per distruggere ciò che si è ha. Basta quello ed è come se non vai avanti, sei bloccata, cerchi di cancellarli ma non vanno via, cerchi di conviverci ma non riesci perché è un continuo ricordo. Prendi una lametta e la affondi nella carne, sgorga la prima goccia di sangue, e sai che quella singola goccia ti ha cambiata. Sarà anche essa un ricordo, che ne farà fuoriuscire così tanti che ti senti schiacciata, oppressa come se non ti appartenessi. Come se ad un tratto ti accorgi che a furia di voler cambiare i ricordi, il passato,sei cambiata te. È un po' come quando ti sbucci il ginocchio,la prima volta brucia, specialmente sull'asfalto,  ma dopo un po' il dolore sembra scomparire sino alla prossima caduta. È un altalena un giorno sembra  di toccare il cielo, di star arrivando sull'isola che non c'è di Peter Pan e restare per sempre così sospesa nella spensieratezza.  Ma il girono dopo precipiti in una discesa a picco. E vale la pena toccare il cielo è poi precipitare? A 5 anni avrei risposto di sì, a 9 anni avrei risposto no.  Non si può chiedere alla fatina di aiutarti, non si può chiedere all'angelo di salvarti, non si può volare, non si può attutire il colpo, non si può. Non si può aspettare che qualcuno o qualcosa ti salvi, perché altrimenti sei già a terra. Sei già tutta rotta, e quando una cosa è rotta, quando una bambola è rotta la si butta via, se ne compra una nuova. Ma non sarà mai la stessa, quello che hai buttato via non la ritrovi nella nuova. Ciò che hai buttato non ritorna, ciò che si cambia non ritorna, ciò che si vive non ritorna. Ed e lì che pensi forse le favole le avresti dovute leggere. Avresti voluto così tanto essere bambina. Così tanto essere quella bambina sorridente, solare, sempre positiva, così estroversa, così altruista, così testarda che un mulo al confronto sfigura, così colorata, con la pelle tutta candida senza le incisioni di inchiostro e lametta, il respiro così puro senza anni di tabacco, essere così. Ma la bambina è  una bambola di pezza che è stata buttata, che non ritornerà ma che vorresti così tanto riaverla.