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⭐️Capitolo speciale: Kyojuro Rengoku (ultima parte)⭐️




⚠️Avviso: Questo capitolo sarà molto più lungo come il precedente per motivi di trama. Buona lettura❤️⚠️

Anno 1915: Tenuta Delle Farfalle, ore 15;45 15esimo giorno del sesto mese


Erano passati esattamente sei giorni dall'incidente di Mitsuri dopo quel pasto nel locale, e le cose sembravano essersi risolte in meglio. Tra una settimana l'avrebbero dimessa, e oltre ad aver ripreso conoscenza stava iniziando a mangiare come prima.

Le avevano imposto una dieta di recupero che consisteva nel assumere pasti leggeri e nutrimenti, come carne bianca, pesce azzurro e le giuste dosi di carboidrati. Iguro dopo quel tragico evento mi fece una bella ramanzina incolpandomi di averla fatta ingozzare troppo, e mi aveva vietato di passare il tempo libero con lei a meno che non ci avesse tenuto d'occhio un altro Pilastro.

Tutti pensavano fosse colpa del cibo assunto, ma in verità dalle analisi del sangue che le fecero venne fuori che era semplicemente stato un colpo di calore. I motivi erano anche altri, ma non mi vennero date tutte le informazioni.

Io continuai gli allenamenti e mi vennero assegnati tramite Tokito, che prese il posto di Kanroji e Shinobu. Passavo le ore del giorno a pensare però a Rengoku, e a tutti gli altri, così tanto che sbagliavo le mosse e venivo rimproverata spesso.

«Ahia...» caddi a terra perdendo l'equilibrio e il bokken finì a terra, bloccato dalla mossa del ragazzino prodigio.

«Shirubia, che ti prende oggi? non sei mai stata così distratta, secondo me ti conviene riposarti, non sei in forma.» e detto ciò, senza nemmeno salutarmi, Tokito si ritirò dentro casa mettendo a posto la sua katana di legno.

«Che modi...» quando Muichiro rimaneva deluso era sempre così, freddo e senza cuore. Non ci diedi peso e feci come disse, tornai verso casa col pensiero del Pilastro delle Fiamme ancora in mente.

Da quando era partito Rengoku non ci aveva più dato sue notizie, e nemmeno Tanjiro e gli altri. Ero talmente preoccupata per Mitsuri che non ci avevo più pensato, e la mia preoccupazione mi fece agire. Mi mancava molto dedicare del tempo solo a noi due, come facevamo di solito. Adoravo avere un pomeriggio tutto per noi due, dove avrei pensato e guardato solo Rengoku, ma dovevo avere pazienza e aspettare che tornasse dalla missione. Appena tornata a casa corsi verso la camera da letto e chiamai Purogu. L'uccello arrivò subito dal suo supporto appeso al soffitto, e si mise sul mio braccio atterrando con calma. «Ditemi, Shirubia-San.»

«Purogu, dirigiti subito verso il luogo attuale del Treno Mugen e...»

«SHIRUBIA!» le urla di Kiyo mi arrivarono subito impresse nell'aria, e la bambina corse verso le camere sbattendo il fusuma rischiando quasi di romperlo.

«Ma che modi sono di chiamare...» venni interrotta dall'espressione spaventata di lei, e iniziai ad avere un po' d'ansia in corpo.
«T-tutto bene..?»

«No, per niente! Hanno notizie di Tanjiro e gli altri, venite presto!» al sentire di loro feci il gesto improvviso di correre verso i corridoi principali, con Purogu che dalla mia reazione riprese il volo in'aria, restando nella camera con Kiyo.

«Corriamo presto!» disse lei al corvo, che annuendo volò dietro alla bambina facendosi guidare.

Rallentai la corsa lasciando che Kiyo mi guidasse verso le vedette, ovvero i Kakushi, che si erano incaricate di portare i feriti al Quartier Generale. Erano disposti tutti davanti all'ingresso, con Amane e Kagaya Ubuyashiki che fissavano sconvolti la scena davanti a loro con due Kakushi a rapporto.

Uno era inginocchiato che cercava di adagiare per bene un panno bianco che teneva con le mani, e la collega stava in piedi che parlava ad Amane spiegando tutti i dettagli di quello che gli era stato riferito. Quando arrivai vidi una barella stesa per terra, con qualcosa sdraiato sopra coperto dal panno bianco, e quando vidi un mantello bianco con punte rosse capii.

Mi fermai a pochi passi dai presenti, con Kiyo e Purogu dietro di me che videro la scena con il rammarico e la speranza ormai buttata al vento. Caddi in ginocchio nel terreno, fissando la scena con gli occhi che tremavano. Strinsi le mani cosi forte da tirare via un po' di pelle con le unghie, e mi battevano forte i denti.
Sentivo nella schiena la pelle d'oca, e mi faceva male il petto dall'ansia accumulata.
Le mie pupille in quel momento stavano affrontando la realtà vera e cruda, non volevo crederci ma non potevo fare finta di niente.

«Oyokata-Sama, quando siamo arrivati sul posto abbiamo interrogato i tre spadaccini assieme al Pilastro, e ci hanno riferito quello che ho dettato ad Amane-Sama. Purtroppo quando stavano per lasciare il luogo dove il treno si è schiantato, è apparsa una Luna Crescente ed era sul punto di uccidere Tanjiro, ma Rengoku lo ha protetto. Ha lottato con tutte le sue forze, ma purtroppo è rimasto vittima delle brutali ferite ricevute dalla lotta, e quando è salita l'alba il demone è scappato in preda alla paura di morire. Tanjiro, Zenitsu e Inosuke hanno ascoltato le sue ultime parole, rimanendo nei suoi ultimi istanti di vita fino all'ultimo secondo. Rengoku ha affidato a Tanjiro le ultime parole da riferire alle persone a lui più care, e nei prossimi giorni farà una tappa per ogni abitazione a riferire i messaggi. Ha riportato una ferita profonda all'occhio sinistro, e gli è stato bucato lo stomaco. È morto per un'emorragia profonda e
la perdita di troppo sangue. Non c'è l'ha fatta a salvarsi, ma ha preservato 200 vite all'interno del treno salvando anche i tre spadaccini più giovani, è un eroe...» spiegò la Kakushi, cercando di trattenere le lacrime.

Kagaya annuì lentamente, e rimase in silenzio per un istante mentre osservava il cielo azzurro. Poi si voltò verso di me, e mi fissò intensamente notando la mia brutta cera. Si allontanò dai presenti andandomi incontro, e si abbassò fino a raggiungere il mio viso. Stavo cercando di trattenere le lacrime, fallendo miseramente e facendole scorrere libere nel viso irrigando tutto il terreno. Avevo la pelle della faccia tutta rossa, e avevo le vene pulsanti intorno alla fronte per la rabbia accumulata nel sentire il discorso della Kakushi.

«Shirubia, eri stata nominata sua Tsuguko ed eri la sua ragazza... Non posso fare altro che mandarti le mie più sincere condoglianze da me e tutta la famiglia Ubuyashiki. Comprendo bene il dolore che provi in questo momento, vorrai di certo urlare al mondo intero per la grossa perdita che hai appena ricevuto. Sappi che hai tutto il nostro appoggio, e sei anche libera di sfogarti per tutto il tempo che ritieni necessario per te.» Dopo aver sentito queste parole mi lasciai andare completamente, e buttai a terra il viso verso le ginocchia del Capofamiglia, cercando un appoggio più morbido. Iniziai a piangere più forte facendo sentire dei versi di lamento, e strinsi con le mani il kimono dell'uomo, cercando di porre fine al dolore.
Una fitta alla testa mi arrivò come un fulmine, e si trasformò in un mal di testa.

«AAAAAAHHHHHH!» mi misi ad urlare, facendo anche tappare le orecchie ai presenti.

«Brava Shirubia, sfogati come desideri, ne hai tutto il diritto.» poggiò una mano sopra ai miei capelli, spostandomi una ciocca dietro l'orecchio della frangia che portavo sempre. Poi guardò il cielo di nuovo, sospirando. «Rengoku, abbi cura dei tuoi compagni caduti prima di te, aspettaci con calma, un giorno ci rincontreremo tutti.»

Nello stesso frangente di tempo mi alzai, facendo staccare la presa dall'uomo, e corsi verso la barella togliendo il panno e vedendo il cadavere di Rengoku che giaceva disteso con tutte le ferite fasciate. Era freddo e i suoi vestiti erano tutti macchiati di sangue, mentre i capelli erano disordinati con il codino che era stato sciolto facendo adagiare tutta la capigliatura per terra. La sua pelle abbronzata ormai era diventata bianca, quasi come la neve, e le dita delle mani erano impallidite.

Poggiai una mano nella sua guancia sinistra, accanto all'occhio accecato, e piansi ancora lasciando che le lacrime cadessero su di lui.
«Rengoku... I-io... C'è una cosa che non ti ho ancora detto.»

Nel mentre i Kakushi si allontanarono lasciandomi da sola col corpo, e tutti i presenti guardarono la scena con Amane che cercava di consolare una Kiyo in lacrime.

«Ho sempre preferito aspettare il momento giusto per dirtelo... Però... Ti amo.» e in quel frangente poggiai la fronte sulla sua, continuando a piangere, lasciando che il vento facesse muovere i nostri capelli. In quel momento sentii la brezza estiva calare nel mio corpo, come se sentissi freddo.

Quell'episodio segnò completamente la mia estate di quell'anno, e passai la settimana successiva rinchiusa in camera mia nella Tenuta delle Rose. Ero tornata al mio alloggio e avevo deciso di sospendere tutti gli allenamenti prefissati per quei giorni, uscivo di casa solo per portare a termine le missioni e per procurarmi cibo e acqua.

Tutti gli altri vennero a trovarmi spesso, ma Haruko gli raccomandava che stavo bene e volevo solo essere lasciata da sola.

«Haruko, hai notizie di Shirubia?» chiese Shinobu, venuta alla Tenuta delle Rose insieme a Muichiro, Inosuke, Zenitsu e Tanjiro, come faceva ogni giorno.
Lei li rassicurava dicendo che si stava occupando di me, che praticavo meditazione tutti i giorni e che mangiavo regolarmente. Mi svegliavo la mattina facendo una colazione abbondante per poi fare due ore di yoga, passavo il pomeriggio a meditare o stare inginocchiata sul tatami della mia camera, con gli occhi chiusi a pensare, e passavo la sera a fare molte preghiere destinate a Rengoku.

Loro nonostante quelle parole si fecero vivi ogni giorno, saltando anche i loro allenamenti quotidiani e sperando di trovarmi sorridente e sprizzante come prima. Ma non accadde più.

Passai sette giorni così con quella routine, per poi un giorno finalmente uscire di casa. Mitsuri nello stesso momento stava entrando dentro la tenuta passando dal giardino, con l'intenzione di portarmi uno spuntino per merenda, ma fece cadere a terra il piatto con dentro i tre onigiri quando mi vide davanti alla porta. I suoi occhi sgranarono quando videro il mio aspetto: tralasciando la solita divisa da ammazzademoni e i geta, avevo addosso un haori completamente bianco, con alcuni rami e ricami floreali verde scuro disegnati; una katana verde pallido con il fodero verde militare, e la parte finale nera; i capelli erano legati con un nastro rosso bordò, che teneva i capelli lisci in una coda alta arrivando fino a metà schiena, con due ciocche sul davanti che scendevano accanto alle orecchie, mentre la frangia era rimasta intatta.

Il viso era spento, quasi privo d'anima, e le mie pupille sembravano disconnesse dalla realtà.
«Oh, Mitsuri, che ci fai qua?»

«Shirubia-San, ma che ti è successo? sei davvero tu? io volevo solo... Portarti dei...»
si chinò per raccoglierli, ma le passai davanti con passo lento andando verso l'uscita dell'abitazione.

«Non ho fame ora, mangiali pure tu, non disturbarti per così poco davvero.» il tono di voce era rimasto più o meno lo stesso, ma perennemente serio e calmo.

«Sicura? ho pensato a te mentre li preparavo e...»

«Lasciali ad Haruko, li mangerà lei stasera.  Grazie, Kanroji-San.» detto ciò abbandonai il luogo senza voltarmi nemmeno una volta, andando verso il bosco fitto che era lì a pochi passi.

Mitsuri guardò la scena preoccupata, ed entrò vedendo Haruko stessa che andava ad accoglierla. «Haruko-Chan, come va?»

«Kanroji-Sama, che piacere averla qua. Sto bene grazie, lei? cosa ci fa da queste parti?»
Fece il solito inchino di saluto, e sorrise di felicità alla vista della mia migliore amica.

La ragazza dai capelli rosati ritirò improvvisamente quel sorriso, fissando il basso. «Ora molto meglio, mi sono ripresa del tutto grazie alle cure di Shinobu e le sue Assistenti. Mi ero ripromessa di passare a trovarvi e di regalarvi questi Onigiri, magari li avremo anche mangiati insieme... Ma Shirubia vedo che non si è ancora ripresa dal lutto.»

Anche Haruko ritirò il buon umore, ripensando alla mia brutta cera. «Già, ripensando ai giorni scorsi... Non passava un momento a smettere di piangere e restava tutto il tempo chiusa in camera sua a rimuginare sul defunto Pilastro. Provavo almeno a farle cambiare stanza, o a farla uscire in giardino a prendere un po' d'aria, ma non voleva saperne. Meno male che ora sembra migliorare, ma non smette di mantenere quell'atteggiamento diffidente e quel modo di fare così pacato.»

«Ho notato, ma mi potresti dire dove è diretta? Anche a detta degli altri, ho saputo che esce spesso e si reca sempre nello stesso posto.» chiese, voltandosi verso la porta.

«Oh non te ne ha parlato? Ha iniziato ad allenarsi, mi ha detto che vuole a tutti i costi diventare Pilastro. Credo per prendere il posto mancante di Rengoku, che è stato messo disponibile per qualunque candidato. Perché non la raggiungi più tardi? Credo le faccia piacere un po' di compagnia, io di solito le porto sempre degli spuntini.» alla fine cercò di mantenere un sorriso impresso, ma si sciolse subito vista la situazione un po' complessa.

«Vedo se riesco a liberarmi con gli impegni, comunque grazie di avermi dato il permesso!» al contrario, Kanroji tornò subito sorridente e si avviò verso la porta lasciando in mano alla ragazza il piatto con i tre Onigiri riposti in fila. «Adesso devo lasciarvi, devo partecipare ad una missione e parto tra un'ora. Al mio ritorno fatemi sapere se ti sono piaciuti, a presto Haruko-Chan!» esclamò, correndo verso la Tenuta dell'Amore con un po' più di felicità.

«Certo che riesce a cambiare umore subito, la invidio. Com'è stata gentile, Shirubia ha davvero un'ottima amica.» disse tra se la mora, tornando dentro casa.

Tanjiro's Pov:

Camminavo da venti minuti lasciandomi guidare dal mio corvo, che sapeva a memoria la strada per arrivare a tutte le abitazioni dei Pilastri, o rispettivi spadaccini di alto rango.
Da quando era morto Rengoku, avevo in testa continuamente solo lui, e un terribile senso di colpa mi tormentava da giorni.

Avevo preso un bel mal di testa e prima della prossima missione avevo deciso di dedicarmi alle cure di Aoi e tutte le altre ragazze di Kocho, sperando di potermi rimettere in sesto il prima possibile. Avevo ancora in testa quelle parole, non riuscivano proprio ad andarsene finché non le avrei portate al suo destinatario.

<<Tanjiro, prima che avvenga la mia ora voglio che tu porti queste ultime parole alla mia ragazza, Shirubia Hashibira. In questo momento si trova nella Tenuta delle Farfalle a continuare i miei allenamenti con Shinobu, ma voglio che dopo la mia morte tu le vada incontro per dirle questo: non pensare a cosa mi accadrà e continua gli allenamenti con tutti i Pilastri, diventa la forte spadaccina che sogni di essere un giorno.>>

Mi ero diretto alla sua abitazione ma Haruko mi ha detto che era al "Bosco Sen'nohana" situato dietro alla sua villa, per allenarsi con i kata. Aveva fatto di quel luogo la sua personale area da allenamento dove nessuno poteva accedervi, a patto che non si avesse il suo permesso o per casi estremi. Chi vi entrava poteva solo fare da spettatore ai suoi allenamenti, o in casi eccezionali allenarsi con lei. Io avevo avuto il permesso di Haruko, che aveva avvisato personalmente la spadaccina servendosi di Purogu, e il mio corvo mi stava portando personalmente da loro.

«Quanto ci vuole ancora?» domandai, stanco di camminare per quella lunga salita mentre il volatile continuava a volare tranquillo non curandosi di come stessi.

«Non lamentarti visto che hai dovuto subire allenamenti e battaglie più faticose di una salita come questa, non ti vergogni? arrrgghhh!» se la ridacchiò, continuando a condurmi verso la zona mentre la vegetazione del bosco si faceva sempre più fitta. Notai una cosa mentre proseguivo, tutto l'ambiente era rivestito da fiori di mille colori, ognuno di specie diversa.

«Sbaglio o questo posto è ricoperto di fiori?»

«Il Bosco Sen'nohana è una parte di vegetazione della zona del Quartier Generale, che Shirubia ha chiesto di prendere in affidamento per sostenere gli allenamenti. Ha fatto piantare lei tutti i fiori che vedi, così che questo luogo fosse marchiato, e in più lo ha fatto anche per rendere più sano questo bosco. Questo lo sanno in pochi, ma le specie che ha scelto di coltivare qua non sono state scelte a caso, rivestono il bosco di una patina e di un polline che serve renderlo più sano. Protegge anche dalle malattie e dai veleni.»

«Capisco, deve saperne parecchio allora di piante.» il rumore che facevano i miei passi echeggiavano per tutto l'ambiente privo di luce, dovuto ai grossi e robusti alberi ricchi di fogliame spesso. Sembrava che in quel momento fosse notte fonda, non passava nemmeno un raggio di sole.

«Certo che sei il solito rammollito, mi sembra evidente visto che padroneggia la Respirazione della Natura, babbeo.» il corvo non risparmiava i momenti di fastidio verso di me nemmeno in momenti come questi, e se la rideva ogni volta.

«Non sei divertente...»

Ad un certo punto vidi che il corvo si fermò, restando in volo e facendo cenno col capo di proseguire ancora e di superarlo. Vidi un punto dove fuoriusciva della luce, come fosse la stessa che si intravedeva dopo aver percorso una caverna buia. Andai verso il punto luminoso, e quando spuntai fuori dalla zona fitta vidi un grosso spiazzo ricoperto solo da fili d'erba molto corti, quasi come fosse un prato appena potato. Era ricoperto di ostacoli fatti di canne di bambù, alcuni erano fatti apposta per esercitarsi nel salto oltrepassandoli dall'alto, altri ancora erano progettati per arrampicarsi fino ad effettuare un balzo enorme da arrivare più in alto degli alberi del bosco.

Vidi in mezzo al prato Shirubia, intenta ad allenarsi con una bokken mentre effettuava colpi ripetuti contro una bambola di pezza enorme, che faceva da bersaglio.
Colpiva ripetutamente i punti deboli negli arti, le parti più esposte del collo, gli occhi e il petto. Poi effettuava dei balzi veloci per attaccare quegli stessi punti ma con il doppio della velocità, e infine sferrava il colpo definitivo decapitando per finta il fantoccio.

Sentendo la mia presenza si fermò, e si voltò scoprendo un volto stanco e sfinito dagli allenamenti, ma al tempo stesso sulla difensiva non avendomi riconosciuto subito. «Chi- Ah, Kamado Tanjiro.» rimase per un po' ferma sospirando dalla stanchezza, ma sembrò riprendersi subito dopo aver inspirato tre volte.

«Scusa se ti ho interrotta, ma sono venuto per un motivo. Ti volevo parlare in privato.» dissi, rimanendo il più serio possibile e al tempo stesso vergognato dal fatto di averla colta di sorpresa.

«Odio essere interrotta dai miei allenamenti, ma se è per una questione importante farò un eccezione. Avanti accomodati, vuoi del tè? Haruko mi aveva già avvisato del tuo arrivo.» mi fece gesto con la mano di seguirla, e togliendosi il suo haori bianco rimase con la divisa ufficiale. si mise a gambe incrociate sopra un ceppo d'albero, e affianco ad un altro posizionato lì vicino mi indicò di sedermi.
Dopo averlo fatto vidi che stava trafficando nel mezzo, dove c'erano un bollitore per tè sotto un piccolo focolare e due tazze. Riempì la mia di macha, e me la portò con un gesto lento e calmo.

Prendendola ne bevvi un po' il contenuto, rimanendo stupito da quanto fosse buono. «Ma è delizioso!»

«Mi ha insegnato Haruko a prepararlo, conosce delle spezie in grado di renderlo più dolce e leggermente speziato del normale. Ovviamente sono info che non ti svelerò perciò goditi questo macha finché ne hai l'occasione.» accennò un piccolo sorriso, forse per il piacere di aver ricevuto un complimento. «Bene, cosa c'era di così importante da interrompere i miei allenamenti?»

finii di berlo, e poggiando la tazza sul ceppo in mezzo iniziai. «Riguarda Rengoku.» Non appena sentì quel nome allargò di più gli occhi.
«Sai, prima di andarsene mi ha chiesto se mandassi dei messaggi alle persone a cui teneva di più, e tra quelle c'eri tu.»

Gli documentai le sue ultime parole, spiegando nei dettagli anche la sua espressione con cui me le disse quel giorno, e più continuavo più lei mi ascoltava come fosse ipnotizzata.
Notai che i suoi occhi erano lucidi, ma non ci diedi molto peso e diedi la precedenza alle parole.

«E questo è quanto, mi dispiace se ti ho riportato alla mente quei ricordi ma era importante sapessi cosa volesse dirti.» Non ricevetti una risposta, Shirubia continuò a restare impassibile fissando il punto del focolare per qualche secondo, e poi tornò al qui e ora guardandomi fisso negli occhi.

«Comprendo, Rengoku è sempre stato molto premuroso con gli altri, ma con alcune persone dava anche la vita se necessario.» finì di parlare per un istante, e poi si alzò in piedi andando a rimettersi il suo haori bianco. «Abbiamo anche riposato abbastanza, adesso vattene che devo riprendere gli allenamenti.»

«Ma Shirubia, abbiamo sostato solo dieci minuti, sicura di non volerti ripos...» lei si girò immediatamente verso di me, lanciando uno sguardo accigliato innervosito. «O-ok... Allora ci vediamo...» intimidito, presi la mia roba, tra cui anche il grosso carico dove portavo Nezuko, e lasciai la zona correndo via.

«Uff... Finalmente sono da sola.»

Narrator's Pov:

Andò prendere la bokken, lasciata abbandonata accanto ad un ostacolo, e tornò dal fantoccio infliggendo gli stessi colpi che stava dando poco prima dell'arrivo di Tanjiro.
Mentre colpiva in ogni punto il manichino, ripensava alle parole dette da Tanjiro.

<<Non pensare a cosa mi accadrà e continua gli allenamenti con tutti i Pilastri, diventa la forte spadaccina che sogni di essere un giorno.>>

«Al diavolo, io ce la farò eccome Kyojuro!» diede un forte colpo sulla spalla destra, talmente forte da spezzare sia il braccio destro che la bokken che stava usando. Caddero entrambi a terra, e lei invece di ansimare continuò a sferrare colpi riprendendo l'arma di legno anche se spezzata in due. Si procurò a lungo andare dei tagli e qualche scheggia nelle mani, ma la forte rabbia e determinazione che stava provando in quel momento la spinsero a continuare.

Nel frattempo, a distanza di qualche metro dietro un prugno dal tronco largo e spesso, due occhi color lilla la stavano fissando dapprima che arrivasse Kamado. I capelli bianchi sventolavano lentamente cullati dal vento, mentre l'individuo teneva la mano poggiata al tronco dove se ne stava nascosto, osservando la ragazza. Stava puntando a memorizzare tutte le mosse che Shirubia dava al fantoccio, e notava che nonostante fosse stremata continuasse a farsi del male e a incassare colpi.

<<Sei un assassino!>> quelle atroci parole gli stavano rimbombando in testa di nuovo, sentiva quella orribile sensazione di quel giorno insinuarsi anche nel corpo della giovane e futura Hashira. Percepiva in lei lo stesso disprezzo, la stessa sensazione di fare schifo, lo stesso tremolio, la stessa rabbia e il rancore che provò lui in quel momento esatto.

Strinse i pugni, e batté la mano contro il tronco d'albero. «Shirubia, non capisco perché sono qua ad osservarti, io ti odio e basta. Hai sempre preso alla leggera tutto, ma ora ti importa solo di diventare più forte e sei fredda e acida con tutti. Mi ricordi molto me, nonostante mi fai venire il nervoso.» si disse tra se' il Pilastro del Vento, continuando ad osservarla mentre si allenava. In quei colpi incessanti si rivedeva lui stesso, allenarsi dopo la forte perdita del suo amico all'epoca. Il pensiero di essere riuscito a diventare Pilastro senza di lui lo faceva stare male, e si rivedeva molto in lei. «Sicuramente il pensiero di riuscire a diventare Hashira senza Rengoku affianco ti fa stare molto male, beh... Comprendo appieno."

Restava come ipnotizzato dal suo allenamento. «Ma nonostante ciò, mi chiedo perché da un giorno all'altro abbia deciso di allenarsi da sola e di disdire quelli che aveva con noi... E dire che il Capofamiglia mi aveva chiesto se la prendevo sotto la mia ala. Perché proprio io, che sono quello che non sopporta di più di tutti... Perché devo allenare una mocciosa che non sa minimamente prendere sul serio il ruolo di Ammazza-Demoni?» si domandò tra sé, parlando a bassa voce in modo che la ragazza non lo notasse. Più la guardava, allenarsi in quel momento dando colpi in punti diversi senza una strategia, e più gli veniva voglia di trascinarla nella sua Tenuta e metterla in riga con i suoi allenamenti estenuanti.

«Se ti prendo...» fece un passo avanti al di fuori della vegetazione, ma un lieve tocco sulla spalla lo fece voltare andando sulla difensiva. Aveva già le mani sulla katana, ma si fermò quando vide che era solo Muichiro.

«Tokito-San, ma che ci fai qua?» chiese, sia sorpreso che preso dal nervoso.

«Dovrei chiederlo io a te.» rispose con la solita aria pacata, mentre sbatteva le palpebre come se fosse in completo stato relax.

«Non ti sembra palese? sto osservando quella scema che ha disdetto i nostri allenamenti per fare quelle cazzate a caso con un fantoccio.» fissava ancora Shirubia con la rabbia impressa nel sangue.

«A me quello scemo sembri tu, che stai perdendo tempo ad origliare un a ragazza che si sta solo allenando su richiesta del Capofamiglia.» incrociò le braccia, alzando un sopracciglio.

Il Pilastro del Vento al sentire di quel nome alzò le sopracciglia, non capendo. «Cosa vuoi dire?»

«Voglio dire che lo sta facendo sotto ordine di un nostro superiore, invece tu sei qua a fare l'offeso e non stai facendo quello che dovresti fare ora.»

«Beh potrei dire lo stesso anche di te, che sei venuto a fare tu qua?» accigliò di nuovo lo sguardo come suo solito, avvicinandosi al Pilastro della Nebbia.

«Non serve che te lo spiego: ti ho visto sgattaiolare nei pressi del bosco, e conoscendoti avrei capito subito che volevi solo origliarla per motivi tuoi, per niente importanti e solo su sfondo personale. Fai l'adulto e torna ad allenarti, ci sono sempre più civili finiti morti per mano dei demoni, e non sarà un'ora in meno che passi ad allenarti a farli morire di più in massa.» Tokito sapeva benissimo che se avesse parlato così a Sanemi, sarebbe finito stecchito, ma sapeva anche che l'Oyokata-Sama non avrebbe tollerato un membro più grande maltrattare uno più giovane, e si servì di questa scusa per vederlo ancora più incazzato. «In più, sai benissimo quanto lei detesti essere interrotta durante gli allenamenti, e non ti aiuterà di certo farlo sapendo che sei tu, e probabilmente sapere che è stata interrotta dal Pilastro che gli va meno a genio la farà ribollire non poco dalla rabbia.»

Si voltò e iniziò ad andare verso l'uscita del bosco, invitandolo a fare lo stesso con un gesto della mano. Sanemi dopo quelle parole stava per dargli un pugno in testa, ma ricordando le regole del Quartier Generale lo ritirò e cercò di calmarsi tirando dei respiri profondi. «Ritieniti fortunato ad essere più giovane di me.»







(Origine: Pinterest)

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