Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

⭐️Capitolo Speciale: Kyojuro Rengoku (terza parte)⭐️




⚠️Avviso: Questo capitolo sarà molto più lungo dei precedenti per motivi di trama. Buona lettura❤️⚠️



* Antico rituale suicida, obbligatorio o volontario, riservato alla classe guerriera, soprattutto samurai. Era una pratica comune tra i samurai, che consideravano la propria vita come una resa all'onore di morire gloriosamente, rifiutando di cadere nelle mani degli altri.
** Conosciuto anche come Omosubi, è un tipico spuntino della cucina giapponese, composto da una polpetta di riso bianco con un cuore di salmone, tonno, o altro, con l'aggiunta di vari possibili condimenti, come l'umeboshi, il sesamo ecc.
*** pietanza a base di katsu (carne impanata e fritta) di maiale.



Anno 1915: Quartier Generale Ammazza-Demoni, ore 07:00, nono giorno del sesto mese



«Oh, stai partendo per una missione?» chiese Shinobu, vedendo il Pilastro delle Fiamme uscire dalla porta del Quartier Generale.

"l«Esatto Shinobu-San, hanno richiesto la mia presenza in un posto dove ultimamente stanno scomparendo un sacco di civili. Molti spadaccini purtroppo sono morti in missione, perciò è necessario mandare un Pilastro a sostenere gli altri compagni!» sorridendo come sempre, portò la mano alla maniglia della porta. «Adesso vado, ci vediamo tra qualche giorno!»

Ma in quel frangente di tempo venne fermato da passi svelti che correvano verso di lui, e poco dopo che il Pilastro dell'Insetto se ne andò, sbucai dal retro dell'abitazione fermandomi a pochi cm dal ragazzo.
«Rengoku, permettimi di partire insieme a te. Ho saputo che c'è un demone chiamato Lo Squartatore che ammazza le persone facendogli violenza, e squartandoli per poi ammazzarli sul colpo. Tu sei forte, ma non si può mai sapere che poteri ha quel mostro. Voglio aiutarti, lasciami andare assieme a te, non ti sarò d'intralcio!» esclamai, in preda alla paura.

Ma Kyojuro, che fino a poco fa era rimasto di spalle, si voltò verso di me fissandomi con serietà senza mostrare quel solito sorriso.
«Shirubia, non posso lasciartelo fare. Sei ancora troppo inesperta per missioni pericolose come queste, devi ancora affinare la tua tecnica di spadaccina assieme a Shinobu. Oggi so che tra l'altro avevi degli speciali allenamenti, e preferirei che ti occupassi di quelli piuttosto che rischiare la vita sul campo di battaglia.» ritornò di spalle e stette per andare, ma afferrai con una mano il mantello della sua divisa.

«Se ti dovesse succedere qualcosa mi riterrei responsabile, visto che voglio proteggerti a qualunque costo. Lasciami ven-»

«Lasciami andare!» rispose freddo e diretto oltrepassando le mie parole, togliendo la presa sbattendomi la mano con un gesto della sua. Fece trasparire un occhio, visibilmente nervoso. «Ti ho detto che voglio che resti qua ad allenarti, le fidanzate degli spadaccini devono restare in casa e attendere il loro ritorno senza rischiare la vita. Lascia perdere queste responsabilità che non sono del tuo calibro, hai capito?!» la sua voce era tagliente come la lama di una katana, e mi allontanai di qualche passo.

«I-io... Scusami, torno subito dentro casa. Buona fortuna per la missione...» tornai a passo lento dentro la Tenuta delle Farfalle, lasciando che Rengoku se ne andasse senza nemmeno salutarmi.

Averlo fatto arrabbiare era una cosa che mi faceva sentire terribilmente giù, e non riuscivo nemmeno ad immaginare quanto poteva sentirsi spaventato in quel momento. Sicuramente lo aveva fatto per paura di vedermi morta, ma sa quanto il mio umore possa essere fragile difronte a maniere così fredde di reagire.
Me ne tornai nel letto di camera mia, passando dal retro senza farmi vedere dalle altre ragazze, non avevo voglia di parlare con nessuno in quel momento.

Shinobu intanto era tornata dentro le mura di casa, controllando l'orario.
«Oh, sono già le 07:00? Quella pigrona di Shirubia dormirà ancora... Naho-Chan?!» la chiamò lei, e la sottoposta del reparto Infermeria corse subito dalla cucina all'ingresso di casa.

«Mi dica pure, Shinobu-Sama.» inchinandosi leggermente, si dimostrò molto disponibile nei suoi confronti.

«Vai a svegliare e far preparare Shirubia, oggi c'è il suo speciale allenamento con me, non voglio che faccia tardi.» e detto questo, sorridendo come sempre, lasciò il posto dirigendosi verso il salotto ad aspettarmi per fare colazione.

Naho non se lo fece ripetere due volte e corse verso le camere da letto, dove ancora stava riposando anche Kanao, e dirigendosi verso il mio letto si abbassò lì davanti. Portò forza nei muscoli delle gambe e spiccò un grosso balzo atterrando sopra di me, facendomi prendere un grosso spavento. «AIUTO RENGOKU, CI SONO I MOSTRI!» mi lanciai verso l'alto e sfiorai il soffitto, per poi atterrare sul materasso vedendo che era Naho quella ad avermi attaccato. «Ma cosa ti salta in mente di svegliarmi in quel modo?! Mi ero appena riaddormentata...»

«Mi dispiace di averti svegliato così male, ma Shinobu-Sama ha espresso la tua presenza in salotto per fare colazione. Dovete prepararvi per iniziare gli allenamenti speciali di oggi.» rispose mortificata, non potendo fare a meno della sua natura gentile.

«Vuoi dire quella roba che facciamo ogni mercoledì? che lagna che è.» sbuffai, ma immediatamente sentii dei passi avvicinarsi alla camera. Sembravano familiari, essendo calmi ma al tempo stesso veloci, come le zampe di un insetto. «ODDIO TI PREGO, NON PUNIRMI SENSEI! NON LO PENSAVO SUL SERIO!» corsi a nascondermi sotto il letto, tremando come una foglia, ma quando vidi chi era arrivato notai che era solo una piccola bambina minuta come Naho.

«Kiyo-San!» disse sorridendo la sua collega, andandole incontro.

«Dov'è Shirubia? Shinobu non sembrava essere felice del suo ritardo, ha detto che ci stai mettendo troppo per svegliarla. Lo sai quanto prende sul serio gli allenamenti."» la rimproverò Kiyo.

«È colpa mia se quella pigrona dorme troppo?» le due iniziarono a guardarsi male, e non potei fare altro che sbuffare di nuovo.

«Basta bambine, non litigate. E POI CHI SAREBBE LA PIGRONA?!» innervosita da quell'appellativo tenni il broncio, e mi avvicinai con passi pesanti verso loro due.

«Adesso non cominciare anche tu, e non fare la furbetta solo perché sei di un grado più alto rispetto a noi. Ti conviene raggiungere il Pilastro, o ti darà una bella strigliata.» mi avvisò Kiyo, guardandomi preoccupata.

«Penso di non avere altra scelta.» le due annuirono allo stesso tempo, e mentre iniziai a dirigermi verso l'armadio sentendo ancora una Kanao dormiente sul suo letto, aprii le ante scorrevoli prendendo uno dei tanti haori da allenamento optando per uno bianco, con richiami floreali verdi, e me lo misi al posto del pigiama che mi ero già tolta un attimo prima.

Indossai i soliti geta, per poi dirigermi verso il salotto dove appena entrai notai subito la Sensei seduta nello zabuton. Stava inginocchiata, con gli occhi chiusi e la bocca serrata, tenendo i muscoli rilassati. Aveva davanti un te macha ancora caldo, e quando notò la mia presenza puntò le iridi viola su di me. Percepivo in loro un attaccamento morboso nei miei confronti, come se lei si aspettasse qualcosa da me.
«Shirubia-San, dov'eri finita? oggi è Mercoledì, si tengono i tuoi allenamenti speciali sulla tecnica di Respirazione della Natura. Ci sono dei kata che devi ancora perfezionare, e Rengoku è troppo impegnato per farlo.»

«Mi scusi Sensei, ero ancora un po' addormentata...» risposi, cercando di giustificare, ma lei non smise di fissarmi e si formò nel suo volto un espressione quasi schifata.

«Ti pare il momento di rivolgerti così ai tuoi superiori? uff... Avanti su, prendi il tuo tè e poi raggiungimi nella Sala Alenamenti, ti aspetta anche Kanao.» si alzò dopo aver finito di bere l'ultimo sorso di tè macha, e lasciando sventolare di poco il suo haori lasciò la stanza, camminando a passo rilassato.

Sbuffai, e presi posto iniziando a sciogliere le zollette di zucchero dentro alla bevanda bollente. «Non posso mai dire niente qua, chissà come se la staranno spassando Inosuke e gli altri?» al solo ripensare a mio fratello mi tornarono i ricordi di quel giorno.

Accadde poco tempo fa, quando una mattina ci venne data la voce di uno spadaccino arrestato con un demone al suo fianco, e altri due alleati che partecipavano alle missioni con lui. Quando mi venne detto i loro nomi, e sentii il suo, corsi subito a vedere la scena interrompendo anche il discorso del Capofamiglia.

<<Oyakata-Sama, scusate l'interruzione, ma devo portare via con me lo spadaccino Hashibira Inosuke. Nonostante so di non ricoprire un rango elevato, vi prego di darmi questo permesso, sono questioni familiari legate ad un'orribile tragedia successa molti anni fa, e devo sistemarla con lui.>>

Quelle parole uscirono dalla bocca da sole, e il Capofamiglia rimase in silenzio per qualche secondo, prima di accettare la mia richiesta. Portai Inosuke in un posto lontano da occhi indiscreti, e gli iniziai a fare molte domande.
Gli rivelai che probabilmente poteva essere il fratello creduto morto che era fuggito via assieme a nostra madre quando era ancora in fasce, e molte altre cose. Lo abbracciai con una forza paragonabile a quella che ci metteva lei per dimostrare quanto ci amava, e da quel giorno gli promisi che non lo avrei mai più abbandonato.

L'ho protetto a tal punto da andare sempre in missione con lui, e spesso mi rimproverava perché ero troppo protettiva nei suoi confronti.

Ma nonostante tutte le sue lamentele, non mi sono mai pentita di essermi comportata così. Ho vissuto per anni come se fossi tornata figlia unica per scelta del destino, e lui stesso ci aveva fatti rincontrare. Giurai a me stessa che se gli fosse capitato qualcos'altro di brutto, avrei sicuramente commesso Seppuku*.
Avevo dato il mio onore per tenere in vita Inosuke, e se lui fosse morto, lo avrei raggiunto squarciandomi il ventre.

Tornai a ripensare al qui e ora dopo aver finito di fare colazione, e mi alzai dallo zabuton fissando come prima cosa la vista nel giardino.
Erano fissate con dei grossi bastoni di bambù le piante nell'orto, che Aoi stessa si occupava di far crescere, e sorrisi.

«Come loro, anch'io oggi devo diventare più forte e crescere nell'arte della spada. E soprattutto, devo migliorare quei kata con Shinobu, l'ho promesso a Rengoku.» detto ciò strinsi per bene la katana alla cintura, e andai verso l'ingresso con l'intento di raggiungere la Sala Allenamenti.

Passarono due lunghe ore, destinate ad essere occupate a coordinare alla perfezione il secondo kata: Morte Imminente del Ragno Rosso.

Essendo che lei e Aoi avevano un angolo del giardino dedicato alla coltura di Lycoris Radiata, sfruttavo quel punto per prendere energia dall'ambiente e incrementarlo unicamente nella spada, in modo da farla diventare di un rosso acceso. Di conseguenza avrei dovuto scaldare i muscoli delle gambe e fare un scatto in avanti correndo alla massima velocità, come una saetta, e colpire l'avversario davanti agli occhi e decapitarlo in una mossa sola con la maggior velocità possibile. Non nego che infatti mi sia fatta aiutare anche da Zenitsu per la sua creazione.

È una mossa che fa sprofondare il nemico nella paura imminente di morire, facendogli percepire la prossima morte imminente.

È anche l'unico kata che permette alla mia nichirin di cambiare colore dal verde solito al rosso acceso, per via della forza presa dai fiori.

«Avanti Shirubia, è tutta qui la tua forza?» mi spronava la Sensei, continuando a bloccare o schivare i colpi che cercavo di darle con la bokken. Sapendo la sua scarsa forza fisica provavo a colpirla negli arti, ma era molto agile e si muoveva veloce e leggiadra come un insetto in'aria. Effettuava dei balzi molto alti, e mi colpiva dall'alto o dal basso in base a dove miravo a ferirla.

effettuava delle giravolte ogni volta che correvo per colpirla da dietro, schivava le mosse più veloci che riuscivo ad effettuare e mi colpiva quando fallivo gli attacchi.

Ad una certa caddi a terra stremata, piena di lividi e tagli dappertutto. Sentivo tutto il corpo tremare e le mani erano gonfie per tutte le mosse che avevo dato con la katana di legno.
«Basta... Non c'è la faccio più...»

«Avanti, smettila di fare la mezza calzetta, devi continuare a colpirmi anche se sei ridotta in quello stato. Contro i demoni non puoi permetterti delle pause, e Rengoku-San non ti farebbe mai riposare a terra.» mi rimproverò Shinobu, incrociando le braccia mentre mi raggiungeva.

«Lo capisco perfettamente ma non posso abituarmi a degli allenamenti così duri subito, devo andare a step altrimenti non arriverò mai al vostro livello... Anf... Anf...» ansimavo per la stanchezza, ma in tutto questo non sembravo toccare l'empatia del Pilastro.

«Ti faccio un esempio: gli insetti sono esposti a tanti pericoli durante la loro vita, ma ti sembra che muoiano subito? no, cercano di sopravvivere e vanno avanti fino anche a tal punto di rischiare la vita per farlo, ma proseguono nel loro cammino pur di non far estinguere la loro specie. Noi esseri umani lo facciamo ogni giorno contro i demoni, e perché tu no?» Si inginocchiò davanti a me, guardandomi con quelle iridi lilla prive di pupilla.

«Sensei, che razza di esempio mi hai appena dato? non ha senso.»

Lei sospirò, e sorridendo si rimise in piedi. «Ti do un consiglio, pensaci bene a quello che ti ho detto adesso, vedrai che prima o poi ti risulterà sensato, e prenderai esempio. Sono le stesse cose che mi diceva sempre Kanae, e sono sicura che lo stesso insegnamento risulterà utile anche per te.» Proseguii fino al punto dove era posizionata prima durante l'allenamento, e mise in posizione la bokken. «Avanti rialzati, fammi vedere di che pasta è fatta la stirpe Hashibira!»

Quelle parole mi accesero una fiamma nel corpo, e mi rialzai ignorando il dolore nelle mani e stringendo l'arma mentre correvo verso di lei. «Con immenso piacere!»

Mi allenai con lei per tutto il giorno, senza mai smettere di colpirla ignorando tutte le ferite e il dolore. A fine giornata mi fece riposare qualche ora nell'Infermeria, dopo avermi fasciato le ferite. Fu in quel momento che mi venne in mente di fare una pazzia, ovvero fuggire dalla finestra e raggiungere Rengoku per aiutarlo.
Sapevo che compiere quel gesto significava far preoccupare tutti i presenti, e far arrabbiare il mio ragazzo, ma tenevo troppo alla sua vita e non me lo sarei mai perdonato. Mi alzai con le forze che avevo accumulato stando addormentata lì per tutto quel tempo, presi la mia katana dalla Tenuta delle Farfalle facendo attenzione ai presenti che dormivano già, e quando schioccarono le nove di sera uscii fuori dalla finestra dell'Infermeria scattando velocemente verso il luogo della missione.

Utilizzando la respirazione immagazzinai più aria nei polmoni, così facendo aumentai la velocità e mi misi a correre più velocemente.
Ci misi esattamente un'ora prima di arrivare nel luogo dove si trovava Rengoku in questo momento, a detta del mio corvo, e mi misi a cercarlo. Mentre ispezionavo un viale del paese dove ci trovavamo, sentii un leggero odore di demone e la cosa mi mandò subito in posizione difensiva. Vidi davanti a me il nero assoluto della notte, e poi dopo qualche secondo mi ritrovai davanti un grosso demone. Possedeva delle linee azzurre che percorrevano tutto il corpo fino alla fronte, e si illuminavano mano a mano che si muoveva, mentre il colore della pelle era grigio.

«Guarda guarda, una ragazza tutta sola nel cuore della notte, sarà proprio divertente violentarti.» e senza pensare ad altro si avventò su di me. Io presi la Katana, ma venne fatta a pezzi all'istante dai uno degli artigli del demone, e con gli stessi perforò il mio petto lasciandomi cinque buchi profondi. Iniziò ad uscirmi del sangue che per fortuna fermai con la respirazione, ma il demone iniziò a farmi sdraiare e mi riempì di morsi e tagli in tutto il corpo. Provai ad urlare per attirare qualcuno, ma portò una mano sulla mia bocca per farmi smettere, e nel frattempo si mise a tracciare un grosso taglio dalla fronte fino alla fine della guancia destra, facendomi uscire ancora più sangue.

All'improvviso il demone però, forse notando il rumore di alcuni passi, si fermò e scappò via.
La mia vista per via delle ferite si faceva sempre più debole, e persi i sensi poco dopo. Venni successivamente trovata quasi morente dal Pilastro delle Fiamme assieme a tanti altri Kakushi, che mi caricarono in una barella portandomi verso la Tenuta delle Farfalle.
Rengoku in quel momento era molto spaventato, sentivo il suo tocco stringermi nelle braccia, mentre mi controllava la gravità delle ferite in tutto il corpo.

«Come ti è venuto in mente di raggiungermi? Saresti potuta morire... Ma l'importante ora è che torni sana e salva a casa.» mi disse, anche se lo sentii a malapena per colpa delle ferite e della mia stabilità. Non venne assieme agli altri e ordinò a tutti gli altri Pilastri di tenermi d'occhio per evitare che fuggissi e rischiassi la vita una seconda volta.

Venni portata nella stessa camera dove dormivo sempre della Tenuta delle Farfalle, solo che durante il periodo di riposo venivano chiuse a chiave sia porta che finestre, e quando ero ad allenamenti o ero comunque al di fuori della stanza venivo sempre monitorata da qualcuno.

Venni fatta stare a riposo per alcuni giorni, e quando si accertarono che le mie cicatrici furono quasi guarite del tutto venni richiamata per gli allenamenti.

Le giornate passavano lente, e gli allenamenti con i Pilastri non finivano mai: con Shinobu perfezionavo il secondo Kata; grazie all'aiuto di Obanai miglioravo la mia tecnica con la spada; con Muichiro acceleravo la mia velocità schivando i colpi che mi venivano assegnati contro; con Sanemi, per quanto mi odiasse, infliggevo i colpi più velocemente e scagliavo le mosse in meno tempo possibile; con Tengen facevo molte corse di riscaldamento in modo da rafforzare la muscolatura del fisico; e infine con Mitsuri facevo degli esercizi mirati a rafforzare le gambe e rendere più slanciati e corretti i miei spostamenti in'aria, attraverso lezioni di danza.

«Bravissima Shirubia-San, avanti stendi di più quelle gambe!» mi incitava il Pilastro dell'Amore, aiutandomi ad allargarle di più al centro della Sala di Danza. Cercavo di stenderle sempre di più ignorando il dolore, ma al limite le ritiravo e lei cercava di farle tornare alla posizione di prima. «So che è doloroso, anch'io le prime volte non ci riuscivo, ma sta proprio nel non perdere la speranza che prima o poi ci riesci, avanti!»

Lei rispetto agli altri Pilastri era molto dolce, e aveva una grande pazienza con i suoi sottoposti. Ad ogni errore si metteva nella posizione di slanciamento delle gambe e correggeva tutti, ripetendo all'infinito le stesse parole facendo in modo che ognuno prima o poi le apprendesse.

«Devo fare così Kanroji-Sama?» estendevo per bene le gambe come lei mi diceva sempre di fare, cercando anche di riuscirci da sola, e più provavo più miglioravo.

«Ecco bravissima così!» quando vide che avevo raggiunto la posizione corretta mi diede cenno di smettere, e ci rimettemmo in piedi. «Hai imparato, bravissima! adesso che ne dici di fare un bel salto da quel locale di tempura come premio? ho saputo che ogni venerdì fanno uno sconto sui gamberi in pastella, e non posso perdermela!» disse lei, sprizzando di gioia.

«Quando si parla di cibo sei davvero imbattibile!» scherzai, e lei mi prese per mano tirandomi verso il luogo appena citato.

«Dai andiamo!»

«Aspettate Kanroji-Sama, devo togliermi la divisa da allenamenti!» lei tolse la presa, imbarazzata.

«Oh, perdonami Shirubia-San, vai pure e non appena sei pronta ti aspetto fuori dall'ingresso.» si diresse a passo svelto, con ancora katana e divisa addosso, verso la porta facendo notare il suo buon umore.

Ridacchiai a quella scena e mi diressi verso la Tenuta delle Farfalle, dove stavo soggiornando temporaneamente per allenarmi. Andai nella camera di Kanao dirigendomi verso l'armadio che condividevo con lei, prendendo una veste bianca, e da mettere sopra un haori tinta unita azzurro cielo.

Mentre mi cambiavo Purogu si appollaiò nel bordo della finestra, pulendosi le ali. Quando ebbi finito misi i vestiti usati in una cesta destinata al bucato, e posai la nichirin in un ripiano apposta attaccato al muro, di fianco al mio letto. «Bene, possiamo andare.» dissi, riferendomi al volatile che prese il volo e si mise sulla mia spalla.

Corsi verso l'ingresso e vidi la ragazza dai capelli rosa aspettarmi, mentre era intenta a mangiare un Onigiri**.

<<Ma quella pensa sempre a mangiare nel tempo libero?>> mi avvicinai, fissandola come palesemente stupita.

«Cosa c'è? non posso dedicarmi ad un piccolo riscaldamento prima della merenda?» inghiottì l'ultimo boccone e gonfiò le guance, imbronciata.

«Chi le ha detto qualcosa...» sbuffai, e mi incamminai sapendo già che avrebbe fatto molto di peggio nel locale.
Lei ripensando al cibo che avrebbe presto mangiato ritornò subito di buon umore, e iniziò a saltellare superando il mio andamento.

«Che bello, frittura! che bello, gamberi in tempura!» canticchiava lei, aumentando anche il passo.

«È proprio Mitsuri.» sorrisi, sapendo che era proprio questo l'atteggiamento che tanto amavo di lei. Quando mi vedeva giù di morale iniziava a cantare canzoncine stupide o si metteva a incoraggiarmi di pensare positivo, come per esempio al cibo o alla buona musica. Lei amava mettere di buon umore gli altri, e non solo perché è il Pilastro dell'Amore.
E con la scusa che siamo state allieve di Rengoku abbiamo fatto amicizia subito. E anzi, forse con lei ho un'amicizia diversa rispetto a quella che ho con tutti gli altri, visto che la vedo più spesso sia agli allenamenti che nel tempo libero. Potrei mettere al secondo posto invece Muichiro, visto che è così carino nei miei confronti e si congratula sempre con me quando finisco con successo gli allenamenti. Però purtroppo lo stesso non posso dirlo per Sanemi e Obanai: il primo dice che prendo le cose con troppa semplicità e ci vuole serietà quando si combatte, mentre Obanai a detta sua dice che sto portando Kanroji nella via sbagliata e non mi perdonerà mai per questo. La verità è che sono così con me perché ho fatto amicizia con i fratelli Kamado, e loro due li odiano a sangue. Dovrebbero essere più maturi, specie perché se li ha accettati una persona come il Capofamiglia un motivo ci sarà.

Comunque, in quel locale ordinammo di tutto: dalla classica tempura al tonkatsu***.
Kanroji ovviamente prese il triplo delle porzioni che ordinai io, e per ogni ciotola finita chiedeva sempre il bis. Alla fine tutti i clienti, compreso lo staff, ci guardarono male mentre mangiavamo ed io mi allontanai di qualche cm facendo finta di non conoscerla. «Non pensa di star esagerando?» le bisbigliai.

«Oh, davvero?» si accorse della mia espressione imbarazzata quando ormai ero lontana da dove stava seduta, e a vedere tutti fissarci iniziò a diventare rossa persino lei. «Ehm... Scusateci davvero! Ci siamo allenate per molte ore e avevamo bisogno di una ricarica!» si chinò per scusarsi, ma lo staff continuò a lavorare come se niente fosse. Il Barman stava asciugando dei calici di vino e continuò a svolgere quell'azione, fissandomi come se mi avesse detto "Ma con che faccia tosta esci a mangiare con lei?"

Alzai gli occhi al cielo e sbattei la faccia contro il tavolo, mentre il Pilastro tornò a finire quel che restava dell'ultima portata di tempura che aveva ordinato.

«Mi faccia indovinare, questo locale ve lo ha fatto conoscere Rengoku, giusto?»

«Sei molto intuitiva, Shirubia-San! Lui ama i fritti, e sapendo il mio amore per il cibo mi ha portato qua diverse volte.» rispose lei, deglutendo l'ultimo boccone.

«Almeno su una cosa siete d'accordo entrambi...» sospirai, felice nel vedere l'ultimo piatto ormai vuoto di lei, e ci alzammo intente ad andare a pagare il conto. E potete immaginare quanto abbiamo pagato.

«Kanroji-Sana, mai più una cosa così!» esclamai in mezzo alla strada, esaurita e stanca.

«Non ti è piaciuto il pasto che ti ho offerto?» mi chiese, un po' in dubbio.

«Certo che sì, ma non usi quella parola. Ho dovuto pagare anch'io la metà con tutto quello che ha ordinato, e adesso i soldi che ho mi bastano a malapena per pagare l'affitto... Dovrò chiedere un prestito a Shinobu.» tutta innervosita superai il passo di Mitsuri e me ne tornai a casa, cercando di non pensarci più.

«Un momento, Shirubia.» sentii lei che mi chiamava con un tono di voce diverso, più calmo e serio. Strano se si parlava di Kanroji, sprizzante com'era di solito dopo aver mangiato.

«Cosa c'è?» mi voltai, e non so perché ma vidi le sue guance arrossate. Teneva un braccio disteso, e l'altro lo teneva fermo con la mano coprendo il gomito e stringendo la presa. Sottili lacrime stavano rigando il suo viso, con i suoi occhi chiusi a mezzaluna per via delle emozioni sensibili. «C-che succ...»

«Shirubia, per favore perdonami.» Il suo corpo iniziò a tremare, e sentii come se il suo stomaco stesse per cedere. «Io... Mi sento poco bene...» corse via verso alcuni cespugli del sentiero, e iniziò a vomitare alcuni frammenti di cibo che ancora non aveva digerito del tutto. Preoccupata sgranai gli occhi, e corsi subito in suo soccorso.

«Kanroji-Sama!» come prima cosa la feci inginocchiare e le afferrai i capelli, cercando di non sporcare le ciocche ancora rimaste intatte e pulite. «Ma cosa le è preso?!»

«Io... I-io... N-Non lo... Uaaarrghhh...» sboccò di nuovo, e vidi che il liquido era giallo come un classico conato di vomito. Vidi ad occhio nudo e per fortuna non presentava sangue, solo alcuni pezzi di cibo.

«La prego, si faccia assolutamente visitare dalle Infermiere Kocho, ha bisogno di cure!» la presi per le spalle facendo attenzione a non farla cadere, e misi una delle braccia attorno al collo. Piano piano la feci camminare fino all'interno della Tenuta delle Farfalle, e la prima persona che incrociai fu Sumi. Stava portando verso il bagno alcuni panni da lavare a mano, e non appena mi vide assieme a Kanroji sporca di vomito nelle labbra fece cadere il cesto del bucato.

«SHINOBU-DONOOOOO!» le urla arrivarono fino al di fuori della struttura, e la ragazza come sentì le urla della giovane corse subito dalla sala da pranzo al corridoio principale.

«Cosa succed-» smise di parlare quando vide la compagna ridotta in quelle condizioni, e il suo viso cadde in un espressione spaventata. «Sumi, Naho, Kiyo, portate subito Kanroji nella sala di controllo!» smise di fare quello che stava facendo e corse verso la sala appena citata, con l'intento di far preparare un letto dove stenderla. «Shirubia portala subito con le altre sopra una barella, bisogna visitarla subito!»

Io non capii cosa poteva aver pensato la Sensei, ma sicuro non qualcosa di buono. Feci come detto da lei, e mi precipitai con le altre facendola sdraiare in una barella che si era occupata di portare Sumi. Corremmo tutte insieme verso la sala, dove ci aspettavano già Aoi e Shinobu, con delle divise da medici e delle siringhe.

Aoi indossò dei guanti in lattice, e prese una delle siringhe. «Stendetela nel letto affianco, prepariamoci.»

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro