Capitolo 25
-1 capitolo...
-10 giorni all'esame scritto... HELP
Hazel e Grover sorrisero mentre Jason si lasciava abbracciare. Gli dava ancora fastidio il contatto fisico, ma era tornato come ai vecchi tempi dell'Argo ll.
Lui, Hazel e Nico guardarono mentre la polizia arrestava Bianca, Annabeth e Piper.
Giove era in un'ambulanza perché tutti e tre lo avevano pestato così forte che si era rotto un po' il naso, incrinato tre costole e rotto una gamba, ma dopo averlo sistemato lo avrebbero portato al carcere di massima sicurezza.
«... e quindi ho salvato il mondo.» concluse Percy mentre un medico gli sistemava la fasciatura. Frank alzò gli occhi al cielo «É andata proprio così, certo».
Luke e Reyna risero, Talia commentò «Credibile».
«Ehi!» Percy fece il finto offeso.
Jason gli scompigliò i capelli «Dai Perce, sei stato bravo. Meglio del pivellino che ho conosciuto».
Il ragazzo mise il broncio, poi il suo viso si illuminò e gli altri seguirono il suo sguardo: un medico stava portando verso di loro Will su una sedia con le rotelle. Non lo vedevano da un paio d'ore, ma aveva già tutte le ferite pulite e fasciate, la pelle ancora pallidissima e gli occhi spenti. «L'eroe é qui!» esclamò con una faccia stanchissima e la voce bassa e roca.
Nico corse verso di loro e prese il posto del medico. Lo baciò con amore, riversando in quel gesto tutta la preoccupazione e il sollievo. Will si godette quel bacio sentendosi in paradiso. Si separarono per assenza di ossigeno, ma le fronti rimasero attaccate e i loro respiri continuarono a mischiarsi. Nico accarezzò con dolcezza lo zigomo di Will segnato da un livido molto scuro «Ti amo, lo sai?».
Will sorrise leggermente a causa del dolore a tutta la faccia: Nico non lo diceva mai per primo. «Anch'io. Infinitamente» sussurrò per la stanchezza e per il fatto che avesse urlato di dolore per ore.
«Mi hai fatto spaventare».
«Mi dispiace». Will esitò, poi disse: «Perché hai tradito Jason?». Nico perse il sorriso «Non l'ho tradito. Non lo farei mai. Ero d'accordo con Chirone prima che scomparisse. Ma io so dov'è: gli ho fatto rapporto per tutti questi anni e lui mi ha sempre detto come muovermi. Long Island, dove il Camp Half-Blood é nato».
L'agente segreto della CIA sorrise leggermente e lo baciò di nuovo con la stessa dolcezza di prima. In quel momento Nico era tutto quello di cui aveva bisogno.
La voce di Giove continuava a rimbombare nella sua testa: “O me o la tua vita”. Gli aveva sparato in punti non letali sul momento, ma gli aveva fatto perdere grandi quantità di sangue. “Sei peggio di Jason. Almeno implorava pietà”. Will aveva ricordi sfocati sulla tortura, però ricordava che quando Giove aveva detto quella frase lui gli aveva sputato del sangue addosso. “Unisciti a me Testimone” continuava a sentire la sua voce. “Ti ho detto di unirti a me frocio!”. Ricordò il rumore dello sparo subito dopo quella frase e il dolore della pallottola che si infilava nella sua gamba.
Non si accorse di star piangendo finché Nico non gli asciugò una lacrima. «Se dovessi mai mettere piede in quel carcere lo ammazzo, promesso» disse con voce minacciosa. Ma Will scosse la testa sicuro «Ci pensiamo io e Jason, tranquillo». La minaccia era strana sussurrata da uno sulla sedia a rotelle con mezzo corpo fasciato, ma il suo ragazzo ci credette tranquillamente.
Strano da dire, ma Nico di Angelo sorrise a trentadue denti.
«Mi piace la parte minacciosa di te» gli confessò.
«Non ti ci abituare, angioletto. Io, a differenza tua, sono consapevole di essere un amore» Will gli fece la linguaccia. O almeno provò a fargli la linguaccia ma ne uscì una smorfia.
Nico mise il broncio «Io sono cattivo e cupo, non un angioletto o un amore!».
«Ma guardati! Sei troppo carino!» esclamò con voce stanca.
Nico alzò gli occhi al cielo poi fece una corsa con la carrozzella e Will rise stancamente.
I suoi tre amici del college lo abbracciarono piano a causa delle ferite doloranti, gli altri si limitarono a dargli il pugno o il cinque.
Ma poi il biondo guardò Percy, Frank e Jason «C'è una persona che ha bisogno di noi, ragazzi. É inutile continuare a rimandare». Persero tutti il sorriso.
Avevano rimandato per due ore quel momento, ma il loro amico aveva ragione. Frank trasportò Will mentre Jason aiutava Percy, insieme si diressero verso una terza ambulanza. C'era solo una barella su cui era steso un ragazzo, al suo fianco c'era una ragazza che piangeva.
Leo era coperto fino al collo dal un telo bianco e macchiato leggermente di sangue, in alcuni punti era bagnato di lacrime. Purtroppo puzzava già un po'...
Aveva il viso rilassato, gli occhi chiusi. Sembrava dormire.
«Cos'é successo? Perché nessuno vuole dirmelo?» si singhiozzò Calipso. Frank l'abbracciò e lei si rifugiò nel sue petto.
«Mi ha salvato la vita.» le rispose Jason. «Dovrei esserci io al suo posto... Era il mio migliore amico. In questo momento dovrei suicidarmi. Era il nostro patto...» fece un piccolo sorriso triste.
Si stupí di non aver avuto un infarto. Forse quei tre ragazzi l'avevano curato...
Sperò comunque che fosse uno di quei suoi maledetti scherzi. Che si alzasse dalla barella facendo "buh" e si beccasse qualche pugnetto sulle spalle. Sperò che si alzasse e gli dicesse “Ah sì? Adesso sono il tuo migliore amico?” per poi cominciare a prenderlo in giro.
Ma non si mosse.
Doveva accettarlo.
Leo Valdez era morto.
Punto.
Sperò solo che la sua anima sapesse quanto gli era grato per quel sacrificio. Sperò che sapesse che l'aveva perdonato. Quanto avrebbe dato per poterglielo dire di persona...
«Sapete... É stato bello impugnare quella pistola per liberare Will» confessò la ragazza, decidendo di cambiare argomento. I quattro maschi si fissarono.
«Ti va di essere una spia?» chiese diretto Frank.
«Cosa? Quindi voi siete spie? Credevo fosse tipo poliziotti sotto copertura!» esclamò, sinceramente stupita.
«No, no» Percy sorrise «Siamo veramente spie».
«Vi immaginavo diversamente.» ammise.
«Tute nere, cappelli neri e mosse da ninja?» chiese con uno sbuffo divertito Jason.
«Be', si» ridacchiò Calipso.
«Siamo persone normali finché non andiamo in missione, sono i film che ci dipingono in questo modo!» esclamò Frank.
«Se la metti così... Non siamo persone normali» fece notare Will.
La ragazza rise.
Ma poi il suo sguardo cadde sul suo fidanzato. «É così che finiscono le spie?» indicò con lo sguardo Leo e Will. Frank sospirò «A volte bisogna fare dei sacrifici. Questo non é un lavoro facile.» Gli altri annuirono.
Will decise di risollevare l'umore «Cal, ti va di trascinarmi un po'? A stare sempre fermi ci si annoia. E dovrò farlo per molto tempo...» La ragazza sorrise in un modo che fece pentire il ragazzo della sua scelta.
«Jason» Disse Percy quando rimasero soli. «Mi devi ancora cinquanta dollari».
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