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Capitolo 14

Ciao belli

«... ed è così che l'aria esce dai polmoni» concluse Will, seduto sulla cattedra. Una ragazza alzò la mano e il biondo le diede la parola, lei chiese «Prof, se a  qualcuno dovesse essere impedito di respirare sverrebbe o morirebbe per l'assenza d'aria?»

Will sorrise «Hai visto qualche film dove succedeva una cosa del genere vero?». La ragazza arrossí mentre annuiva, il dottore rispose «É questione di attimi. Senza ossigeno, il cervello va in... Standby diciamo e il soggetto sviene. Ma ha assolutamente bisogno di ossigeno, quindi se entro un semplice attimo la persona non riprende a respirare, il cervello smette completamente di funzionare e si muore». Tutti presero appunti.

Mentre scrivevano, Will prese il suo cellulare dalla tasca del camice bianco e vide l'orario. Contò fino a tre e la campanella suonò.
Sorrise soddisfatto.
«La prossima volta vi spiegherò il cuore quindi se volete potete cominciare a studiare qualcosa sui vostri libri» gli disse mentre uscivano. Come al solito, Calipso andò a salutarlo «É permesso ai professori sedersi sulle cattedre mentre spiegano?».
Will sorrise «Il preside non lo saprà mai». La ragazza sorrise a sua volta «Ora devo andare a storia. Ci incontriamo a mensa?».
Il biondo le fece l'occhiolino «Come sempre. Salutami Jason».

Di certo non si aspettava di rivederla un minuto dopo mentre aspettava che un'altra classe entrasse nell'aula. «Cal che succede?» la ragazza aveva il fiatone per la corsa, i capelli spettinati per la velocità, la borsa con i libri era sparita. «Il professor Grace» disse ansimando «VIENI SUBITO!».
Nessuno dei due si preoccupò del fatto che gli avesse dato del "tu" e corsero come dei forsennati all'aula di Storia.

Jason era circondato da un mucchio di ragazzi che si tenevano a distanza e che mormoravano preoccupati. Quando videro il camice bianco di Will, lo fecero subito passare. Il biondo si accovacciò accanto all'amico mettendogli due dita sul collo. Tirò un sospiro di sollievo «É vivo».
Prese una piccola torcia dalla tasca del camice e controllò che le pupille di Jason si restringessero regolarmente, poi controllò la gola. «La trachea é stata schiacciata.» annunciò. «Qualcuno ha cercato di soffocarlo».

Altri mormorii si diffusero tra i ragazzi. «La lezione é annullata. Qualcuno vada a chiamare il preside, qualcuno Percy Jackson e qualcun altro mi chiami Frank Zhang. Calipso tu vai in infermeria e cerca i Sali. Gli altri escano». Tutti uscirono, lasciando Will solo.

Mise Jason sdraiato su un fianco per facilitare la respirazione e lo fissò preoccupato. Della ferita sulla fronte ormai c'era solo la cicatrice, i punti alla fine non erano serviti più di tanto. Qualcuno in quel college o lo voleva morto o voleva rendergli la vita un inferno.

Notò per la prima volta il computer acceso e il cassetto aperto. Controllò gli altri cassetti e li vide tutti in ordine quindi dedusse che qualcuno aveva rubato qualcosa e aveva messo fuorigioco il proprietario di quel qualcosa. Guardò la foto sul computer.

Non ebbe il tempo di pensare a niente che arrivò Percy con il fiatone e Calipso poco dopo.
«Cos'è successo?» chiese il moro vedendo un ragazzo che accompagnava Frank e il preside, un uomo alto con i capelli bianchi e gli occhi azzurri come il cielo. Calipso passò i Sali a Will e lui mise la boccettina sotto il naso di Jason, ignorando altamente Percy.

Dopo un paio di respiri, il ragazzo svenuto strizzò gli occhi prima di socchiuderli per poi, infine, aprirli. Lo aiutarono a mettersi seduto sulla sedia e si poggiarono sulla scrivania davanti a lui. «Ora posso capire cos'è successo?» chiese nuovamente Percy. Will sospirò «Jason é stato strangolato e Calipso l'ha trovato svenuto a terra». Il moro fissò Jason, bianco come un lenzuolo. Il ragazzo capì al volo il pensiero di Percy e frugò nel cassetto tirando fuori metà del suo contenuto.

Alzò la testa per guardare il moro negli occhi «L'ha preso». Percy si portò le mani alla faccia «DANNAZIONE!» esclamò. Il preside guardò Jason, con faccia preoccupata «Professor Grace, come si sente?». «Male!» esclamò Jason «E non perché qualcuno ha cercato di uccidermi!».
«Io mi concentrerei sul fatto che sei stato soffocato.» gli disse Frank, ma Jason mosse la mano come se essere strangolati fosse nella normalità.

«Ora riposati, Jas.» sospirò Percy «Io provvedo ad avvisare che l'oggetto é stato preso».
«Il Cubo?» chiese Frank. Jason gli lanciò un'occhiata «Niente di cui dobbiate preoccuparvi», poi si rivolse a Percy «Sto bene. Avvisiamo insieme». Senza dire più niente, prese il suo computer e uscì dall'aula lasciando tutti stupefatti. Quattro paia di occhi si puntarono sull'agente segreto «Abbiamo degli amici qui dentro con cui siamo cresciuti. Eravamo due gruppi separati che poi si sono fusi qualche mese fa. Abbiamo ideato un gioco: rubare un cubo che Jason nascondeva nella scrivania. E si doveva fare di tutto per ottenerlo».

Non aveva mai inventato bugie così assurde.

«Mi hanno sparato» gli fece notare Frank.
«Hanno quasi soffocato Jason» continuò Will.
«Per un gioco?» perfino Calipso non provò neanche a nascondere la sua perplessità.
Percy scrollò le spalle «Uno é un poliziotto, l'altro un dottore. Sapevano che non avrebbero ferito nessuno».

Il preside alzò un sopracciglio. «Senta, signor Zeus» continuò Percy «non é niente. Abbiamo tutto sotto controllo, stia tranquillo. State tutti tranquilli». Poi se ne andò.

Raggiunse la porta della stanza di Jason e cercò di entrarvi, ma era chiusa a chiave. «Jason, apri»
«É troppo pericoloso, Percy. Ci penso io» gli rispose da dietro la porta.
«Jason, apri» ripeté duro il ragazzo
«No»
«JASON GRACE APRI QUESTA FOTTUTA PORTA!» urlò, ma non ottenne risposta.

Percy era su tutte le furie. Jason era quasi morto. Sembrava sapere cose che il ragazzo non sapeva e questo non gli andava bene. Rischiava la vita per lui. Fece la prima cosa che gli venne in mente: chiamò Hazel. Aveva bisogno di qualcuno con cui parlare, qualcuno con cui urlare. Uscì in cortile mentre la ragazza rispondeva.

«Ehi, Percy»
«Perché é così? Perché si comporta così? Non lo sopporto più! Si tiene tutto dentro, oggi ha rischiato di morire! Hanno anche preso il Cubo!»
«Percy, Jason tiene molto ai suoi amici: sta solo cercando di proteggerti» disse pazientemente, scegliendo di ignorare l'ultima frase per il momento.
«É questo il problema! Proteggermi da cosa?! Sono stato mandato qui con lui!»
«Jason vuole solo che tu sia al sicuro»
«Al sicuro da cosa?!»
«DALLA SUA FAMIGLIA!» sbottò Hazel. Poi Percy la sentì sospirare e dire «Giove é suo padre».

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