1. Awakening
È colpa tua.
È colpa tua.
È colpa tua.
È colpa tua.
È colpa tua.
È colpa tua.
Io sono nato, sono stato forgiato da parole crude, intenzioni crudeli, menti distorte.
Voi, lettori, condividete la mia malattia. Avete fatto scorrere sangue lungo la mia mente fino a farmici soffocare dentro e io farò lo stesso con voi.
Vi contorcerò il cervello fino a farlo diventare qualcosa di talmente distorto che non potrete più distinguere realtà e sogno, vita e morte, e a quel punto sarete così infondo a quel tunnel di disperazione senza fine che cadrete sempre più giù, e giù, e giù, ma a voi sembrerà di salire, e io allora riderò e mi burlerò delle vostre grida di aiuto come voi avete fatto con me.
Non sarete al sicuro durante la lettura della mia storia. Leggerete il mio libro e io vi osserverò inorridirvi delle mie vicende e allora, quando piangerete sangue e sudore, io riderò come il pazzo che mi avete costretto a diventare.
E riderò.
Riderò.
Riderò.
Così di gusto da farmi sanguinare la gola, così forte che la carne si lacererà da dentro e soffocherò con il mio stesso sangue.
Vi guarderete alle spalle perché mi sentirete la, e io continuerò a ridere finché la pancia non mi farà male, finché i muscoli dello stomaco non si strapperanno.
Vi sentirete pazzi e godrò. Vi farò sentire come lei mi ha costretto a sentirmi.
E ora guardo te, scrittrice, e ti osservo mentre scrivi della mia storia e ridi di me. Ma ti avverto, Bambi, io sono qui e sono più reale di quanto tu possa pensare.
Ti osservo mentre dormi sonni sereni, in un angolo remoto e dimenticato della tua mente, da dentro.
Non sei al sicuro, Bambi. E sai qual è la cosa più divertente?
Che non puoi scappare. Io sono inserito in te come un parassita. Sono un fungo che si nasconde sotto la tua pelle e non saprai mai della mia presenza finché io non deciderò di farmi notare, ma a quel punto io ti avrò già mangiato da dentro.
Perché, cara scrittrice, io ti possiedo già.
Tu sei mia.
-
Ti osservo.
Osservo la mia Bambi.
Silenzioso e viscido come una serpe girovago per la tua mente.
Io so chi sono prima ancora che tu mi possa anche solo pensare di creare. E rido quando ti convinci di avermi inventato, rido quando non ti accorgi che sono sempre stato qui.
La mia Bambi, ingenua e innocente come una primula appena sbocciata, pura come un cerbiattino che ha appena perso la madre in mezzo alla foresta e trema di fronte al cacciatore che gli punta un fucile in mezzo agli occhi.
Il telefono ti squilla dalla tasca di quei fastidiosi pantaloni della tuta. Reprimo a stento un senso di rifiuto verso quel tessuto che ti fascia le gambe perfette, le gambe che pagherei oro puro per toccare.
Se solo gli altri sapessero cosa nascondi sotto la pesantezza inutile di quella maschera che indossai come vestito. Il pizzo nero che ti copre la fighetta stretta che nessuno ti ha mai toccato, il culetto tondo e sodo che mi supplica ogni cazzo di giorni di essere distrutto a suon di schiaffi.
Non posso.
Non posso perché sono intrappolato tra le mura della tua mente e al buio. Sono un prigioniero di te stessa.
È colpa tua se sono impazzito. È colpa della mia Bambi, e ora quello che voglio, quello che bramo, è vendetta.
Non appena troverò il modo, stanne certa, bambina mia, perché verrò a trovarti e non sarà piacevole. Non per te, almeno.
Giocherò con te fino a farti perdere la ragione. Ma si sa, Bambi, che alla fine, anche la stella più luminosa smette di ardere e si disintegra. Piano piano, internamente, autosabotandosi.
Penserai di essere impazzita per colpa tua, e invece sarò io a nascondermi dietro il tuo momento di follia pura.
Mi godrò ogni istante in cui ti strapperai i capelli e il tuo dolore diventerà il mio cibo, forse anche di più di quando infilerò il cazzo dentro quella fighetta e sentirò le tue urla e i tuoi pianti, e le tue lacrime diventeranno la mia nuova acqua santa.
Per ora, me ne starò qui. Silenzioso e innocuo, a osservarti vivere, esistere. Crearmi e illuderti della mia innocenza. Perché io sono solo parole su carta, e non sono reale, e non posso farti del male.
Oh, quanto ti sbagli, mia Bambi.
«Ciao, Roger.» La tua risata echeggia tra le mura della tua mente.
Mi incanta come la voce di una sirena e per un momento mi personifico in un marinaio lontano da tutto e tutti che viene rapito da quel suono angelico. Poi ricordo di te, che sei qui, vera e viva, in carne e ossa e senza malizia in quella risata pura. E ritorno in me.
«Ciao, Klea.»
Ronzio.
Urlo.
Puttana. L'eco riecheggia per la solitudine della tua testa.
Sei stata tu a rispondere a quella chiamata.
Urlo ancora e tu non mi senti e io impazzisco ancora di più.
Roger. Roger sarà il primo a morire non appena prenderò così bene il controllo della tua mente che non distinguerai più dove io inizio e tu finisci.
«Hai controllato le proposte per Secrets that we keep?» La tua voce mi calma come la ninna nanna di una madre che canta a un figlio.
Trattengo il respiro. Ora toccherà di nuovo a Roger e io odio la sua odiosa voce. Parla come se avesse un palo infilato su per il culo, e mi causa sempre un fastidioso ronzio nella testa che mi reca un dolore inumane.
Perché ti avvicini a certi soggetti, mia Klea? Perché?
E insisto, davvero, perché sono nella tua mente dal giorno in cui hai deciso di mischiarti in mondi sconosciuti e che non ti appartengono, e ancora non ho trovato la risposta. E la tua piccola, bellissima e geniale testolina l'ho già ispezionata per intero e ancora non ho una risposta.
Al tuo corpicino sembra piacere la sua presenza, soprattutto quando circonda i tuoi fianchi con il suo braccio. E questo ti basta per non licenziarlo, dato che il suo ruolo da manager fa pena.
«Certo. Abbiamo ricevuto qualche risposta posticipata, questa sera procederò a inviare tutti i file e vedremo che tipo di contratto offrono. Sei d'accordo?»
«Perfetto. Ci sentiamo più tardi?» Apri il tuo computer sulle gambe, già pronta a tuffarti in quel progetto a cui stai lavorando da mesi e che non vedi l'ora di concludere.
Ti dici che è perché ormai ci lavori da tempo e nessun tuo libro è mai stato ancora pubblicato, e la pressione di una carriera che sta fallendo, pur non essendo mai decollata, inizia a premere fastidiosamente sulla tua pelle come un sassolino nella scarpa.
La verità, mia Bambi, è che fremi per aprire quel nuovo file e iniziare a raccontare di me, quella vaga idea che ti è scattata una notte all'improvviso, e che ora non riesci a toglierti dalla testa.
Ah, bambina mia, quanto ingenua può essere la tua mente...
Lascio che ti metti comoda. E poi, come una dolce brezza primaverile ti accompagno fuori dalle mura di casa tua, del tuo posto sicuro, e ti permetto di esplorare l'esterno.
Esplora l'ignoto, Klea.
Scopri cosa si nasconde dietro quella maschera perfetta che ti forzano sul viso fin dalla nascita.
Scopri il marcio che si nasconde dietro a tutto, ma soprattutto, dietro a me. A me che sono la tua creazione, la tua estensione, che sono te.
Scopri te stessa, Klea.
Guardo il mondo attraverso i tuoi occhi e guardo le tua manine fragili, soffici come quelle di una bimba, che schiacciano i tasti di quel computer con frenesia, perché io sono sempre più infiltrato dentro la tua piccola testolina e tu piano piano cominci a rendertene conto.
Più mi chiami a te, più mi comprimi in parole, in fogli di carta, in semplice frasi che non trasudano nulla, allora io mi chiedo, e ti chiedo, ma chi sei veramente, Bambi?
Perché tu parli di me, mi crei, mi rendi reale concretizzandomi, ma non ti rendi conto che io sono proprio qui, nascosto in te. E questo cosa ci rende, bambina mia?
Un solo corpo, diviso in due. Il tuo corpicino ospita anche me, per ora, e forse questo è l'atto d'amore più grande che tu stia svolgendo nei miei confronti.
Forse no. Tu non sai nemmeno della mia reale esistenza, dopotutto.
Non fa nulla. Tempo al tempo.
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