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- Ehy! -
Dejanire sobbalzò, Regan fece una risatina.
- Stronza -
- Dài, fammi passare - Regan entrò nell'ufficio e aprì i computer, erano tutti già accesi. Inserì le password e aprì pagine e pagine di file e cartelle.
Dejanire, che teneva il piede fermo nella chiusura della porta, fece un verso sconfitto: - Non riusciremo mai a controllarli tutti- Regan strinse le labbra e provò a inserire delle parole chiave di ricerca dei file; provò con "Trattamento", "Illegale", "Esperimento" e anche "Dejanire", ma non trovò niente che potesse essere utile in nessuno dei computer. Guardò la ragazza accanto alla porta e s'illuminò, ricominciando a battere sui tasti dei pc.
- Dettami la sigla. Quella sul braccio -
Dejanire, che aveva già perso le speranze e iniziava a chiedersi che diavolo ci facesse lì a perdere tempo, disse con un tono monotono e spento: - E932FR14RJ, ma tanto non... -
- Trovato -
Su uno dei computer era apparsa una cartella con sotto la sigla di Dejanire, la stanza cominciò a riscaldarsi.
- Sta calma - Regan vide del fumo partire dalle mani e dalla testa di Dejanire
- Davvero l'hai trovato? -
Regan annuì.
- Regan - la voce le tremava un pelo - perché c'è una cartella con una sigla che ho tatuato sul braccio nel computer di un'agente dei servizi segreti americani? - aveva parlato piano, era successo tutto così in fretta che le era sembrato di essere in un film e tutta la realtà di quella cartella adesso minacciava di schiacciarla. Si toccò la guancia dove prima Regan l'aveva tagliata con il vetro, poi guardò la pelle arrossata delle mani e delle braccia.
- Che cosa mi hanno fatto? - stavolta la voce aveva tremato davvero, a metà fra l'orrore e la disperazione.
L'altra ragazza era rimasta immobile davanti ai computer, spostando lo sguardo da Dejanire alla cartella disegnata sullo schermo del pc e capendo che quella non era come le altre sue storie, perché era pericolosa e non era affatto una stora.
- Se vuoi possiamo aprire la cartella... scoprirlo -
Dejanire aveva la gola serrata, così annuì per rispondere. Regan fece doppio click per aprire i file.
Il computer si oscurò, poi iniziò a riempirsi di cifre e lettere che si cancellavano da sole alla velocità della luce.
- No! - Regan prese a cliccare a caso e pigiare sui tasti per cercare di fermare il sistema, ma non poté fare nulla: la cartella si era autocancellata e il computer si era già spento.
- Che è successo? -
Regan apriva e chiudeva la bocca difronte allo schermo spento senza emettere un suono:
- Io... la cartella... - si schiarì la voce - La cartella si è autodistrutta e il pc è morto -
Dejanire sentì le gambe diventare di pietra, la temperatura della stanza tornò a salire
- Come stracazzo è possibile? -
- Ci sono dei virus che si possono usare... per protegge dei file o dati sensibili -Regan fece un respiro: - Così se qualcuno prova ad aprirli senza neutralizzare prima il virus quelli si distruggono... da soli - si sventolò il viso - Calmati, stai surriscaldando la stanza -
- Chissà perché - Dejanire aveva un tono calmo e furioso insieme: - Magari se avessi fatto più attenzione con quella cartella lo avremmo scoperto -
- Non alzare la voce, qui i muri sono di carta - sussurrò Regan di rimando
- Sai cosa, sono un'idiota. Mi sono fidata di una ragazzina stupida che non sa nemmeno quello che fa e le ho permesso di distruggere l'unica possibilità che avevo di capire chi sono e che accidenti mi è successo! - Dejanire fissò gli occhi ardenti in quelli di Regan, erano pieni di disprezzo: - Ma per te è solo un gioco, giusto piccoletta? -
Regan fece per rispondere, il tono che aveva usato l'altra sembrava averle fatto una crepa nel petto: - La vita delle persone non è un gioco, nemmeno... - ma si zittì di colpo, sentiva dei passi in corridoio.
- Merda! - chiuse tutti i computer e si guardò intorno, i passi continuavano a muoversi:-Dobbiamo uscire -
Dejanire si voltò per aprire la porta e guardò il suo piede accanto ai fili dei computer e la fessura della porta, chiusa.
- Ehm... - l'emergenza le aveva fatto scendere la rabbia, ma adesso la temperatura scendeva e si rialzava con una velocità assurda: - Mi sono distratta per... -
Regan si prese la testa fra le mani, non si accorse nemmeno che Dejanire aveva lasciato la frase a metà: - Se ci trova qui dentro siamo morte. Tutte e due. -
Dejanire, che accanto alla porta non serviva più, attraversò la stanza e spalancò la finestra per guardare giù: c'erano 4, forse 5 metri tra lei e il viottolo di ghiaia sottostante.
- Saltiamo -
- Tu forse - Regan fece una smorfia: - Io non ho fatto il Trattamento -
I passi, che sembravano essersi fermati, ricominciarono sempre più vicini allo studio.
- Ok, vieni qui - Dejanire si sedette sul davanzale con la schiena verso gli alberi: - Rannicchiati contro il mio corpo e tieni le gambe al petto mentre saltiamo - le soffiò quelle parole nell'orecchio: - Io cadrò sulla schiena e tu non ti doresti fare troppo male -
Regan sentiva i brividi lungo la schiena nonostante il corpo di Dejanire che la teneva stretta fosse ancora surriscaldato. Annuì poco convinta e l'altra la strinse di più, poi, senza neanche darle il tempo di pensare che sarebbe sicuramente morta, Dejanire si buttò indietro appena prima di sentire il click della tessera che apriva la stanza.
Il volo durò meno di quanto Regan si aspettasse, atterrarono di botto con con schiocchi e scricchiolii di ossa rotta. Il colpo le fece uscire l'aria dai polmoni e schiacciò la colonna verterbrale contro le costole, aveva qualche livido e si scrollò di dosso qualche sassolino mentre si alzava in fretta e si girava verso la ragazza che l'aveva tenuta stretto tutto il tempo.
- Deja... -
Dejanire aveva gli occhi aperti fissi sul cielo, completamente vuoti e vitrei. Era immobile, il petto non si alzava né si riabbassava per segnalare il respiro e braccia e gambe era messe come se qualcuno le avesse smontate e rimontate nel verso sbagliato, ma la cosa che sconvolse di più Regan fu il sangue scuro e denso che si allargava sotto quel corpo, denso e grumoso.
Cadde in ginocchio senza nemmeno accargersene, vedeva solo rosso e gli occhi d'ambra di Dejanire che sembravano velati, come sotto ghiaccio.
- Io... scusa... - Regan non sapeva cosa fare, cosa dire: - Non volevo... tu hai fatto... pensavo che... il Trattamento... - continuava a mandare giù cercando di sciogliere quel nodo che le faceva male alla gola: - Dovresti guarire... voglio dire... - prese un sassolino sporco di sangue e lo guardò attentamente: - Insomma, perché... non guarisci? Le cellule dovrebbero rigenerarsi e... uff - la ragazza cominciò a sventolarsi con una mano, la temperatura si alzò così tanto che le sembrava di tenere la faccia sopra un fuoco da campo: - Certo che, sei la prima che riesce a restare così calda anche dopo... - tornò a guardarla e fece un salto indietro: si trovava davvero vicino a un fuoco da campo.

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