Crescent
AUTRICE: Moonlight92
Le macchine entrano nel vialetto una dietro l'altra. Dovrei essere abituata a un'affluenza di questo tipo, ma ogni volta riesco a sorprendermi. Delle capacità organizzative di mia madre, della quantità di persone che i miei genitori conoscono, e della favola all'interno della quale vengo catapultata, quando ci sono eventi di questo tipo.
Vestiti eleganti, musica soffusa, danze, ottimo cibo e felicità nell'aria. Quest'anno però sono sola ad immaginare storie di principi e principesse. Sono sola, mentre attendo con ansia che sia il momento di scendere e fare il mio ingresso.
Sono pronta da ore, con la mia pettinatura impeccabile e il vestito più bello che io abbia mai indossato. Mio fratello sarebbe fiero di me, soltanto l'anno scorso non avrei mai avuto il coraggio di fare il mio ingresso da sola, per lo più senza un accompagnatore, ma oggi lo sono. Lo sono anche se le mani tremano, anche se sarò il fulcro dell'interesse della maggior parte dei presenti, anche se tutti parleranno di me, di quella ragazza che ha voltato le spalle ad una carriera già avviata, per dedicarsi ad un'attività che non le si addice.
Non si addice alla figlia di Derek Styles, un'attività come quella del servizio sociale penitenziario. Non si addice soprattutto se viene svolta a stretto contatto con quelle stesse persone che hanno tentato di farle del male. Ma io non sono solo la figlia di Derek Styles, sono per prima cosa Diana, e Diana ora, può tutto ciò che il cuore le dice di fare.
Se non sapessi che i miei genitori sono fieri della scelta che ho fatto, non sarei così coraggiosa da affrontare tutte le domande che sono certa mi faranno al piano di sotto, ma sono sicura della mia scelta, la stessa che mi ha fatto crescere, maturare, diventare la donna che sono oggi, nonostante le difficoltà e le perdite incontrate sul mio cammino. Ho perso il ragazzo che ero convinta di amare, ho perso l'opportunità di vivere un'esperienza indimenticabile con la mia seconda famiglia, ma ho guadagnato la sicurezza e la consapevolezza che non sarei mai stata in grado di apprendere, se non avessi seguito il mio cuore.
I cancelli si chiudono in lontananza, avvisandomi che il mio momento è arrivato. Faccio un respiro profondo e mi incammino lungo i corridoi. Mi prendo tutto il tempo di cui ho bisogno, mi prendo del tempo per osservare i particolari di questa casa che mi ha vista crescere, nascondermi in queste stanze per scappare principalmente da me stessa, ma oggi sono qui, determinata nel mostrarmi al mondo per quella che sono, nelle mie debolezze e nei miei punti di forza che non ho più paura di nascondere a nessuno.
Scendo gli scalini ad uno ad uno, sollevando il vestito. Ad ogni passo che faccio mi sento più leggera, più tranquilla, diversamente da tutte le altre volte che l'ho fatto in passato.
Potrebbe essere una contrapposizione, ma è contemplata nel mio cambiamento e quindi ben accetta. Gli occhi verdi di mio padre mi aspettano al termine della scalinata come ogni anno. Sono così simili a quelli di mio fratello che sarebbe impossibile affermare che non facciano parte della stessa famiglia. Amo quei occhi, amo gli uomini a cui appartengono e amo il fatto che stiano guardando me. Mi fanno sentire una principessa, e so che per mio padre lo sono davvero.
Mi appoggio al suo braccio coperto dalla giacca di alta sartoria. Non mi aggrappo come avrei fatto l'anno scorso, ho imparato a sostenermi da sola, a camminare con le mie gambe e non c'è sensazione più bella.
Vorrei che Harold potesse vedermi, che mi guardasse mentre faccio ingresso nella sala gremita di gente, a dispetto delle loro opinioni, dei loro pregiudizi e dei giudizi che sono certa daranno senza sosta. Il mio angelo però non è qui con me, sta vivendo il suo sogno oltre oceano, accompagnato dalle persone a cui voglio più bene in assoluto, compreso lui.
Cerco di allontanare l'immagine dei suoi occhi dalla mia mente. Ho affrontato ostacoli più grandi di un amore complicato, e non posso lasciarmi prendere dalla nostalgia proprio adesso.
Il sorriso confortante di mia madre mi accoglie e i presenti nella stanza scompaiono. Scompare la nostalgia e anche il mondo. Ci sono solo io, ci siamo solo noi, e la sua mano dolce che si posa sul mio viso. "Sei bellissima tesoro."
Chiudo gli occhi soltanto per un secondo, godendo della sua presenza che mi mancherà sempre. Per quanto io mi senta indipendente e cresciuta, non riuscirò mai a fare a meno di loro, di quelle persone che ci sono state nonostante fosse incredibilmente difficile esserci.
Mio padre mi lascia un bacio sulla testa prima di incamminarsi nella grande sala. La musica dell'orchestra riempie la stanza alla perfezione, ma nessuno ha ancora avuto il coraggio di aprire le danze. Gli occhi dei presenti sono su di noi, i bisbiglii delle signore più anziane sono per noi, ma il sorriso che rivolgo a tutti è riservato soltanto a me stessa.
"Sono fiera di te, voglio che tu lo sappia.". Mia madre rimane al mio fianco. Dovrebbe raggiungere mio padre, è così che funziona a questo tipo di eventi, ma lei è sempre stata diversa.
"Lo so mamma, e io lo sono di te."
Sono fiera della donna che ha sempre dimostrato di essere, della madre speciale che è per me e mio fratello, e della nonna perfetta che sono certa sarà per i miei figli.
I primi invitati prendono posto in pista. Non conosco l'identità della maggior parte di loro, ma amo guardarli ondeggiare sulle note di questa melodia famigliare. Mi perdo ad osservare i loro sorrisi, i loro sguardi complici e il modo in cui i vestiti bellissimi delle donne nella sala, vengono valorizzati dalle loro figure. Immagino le loro storie, i sentimenti che li legano ai loro cavalieri e per un momento ritorno ad essere quella bambina con l'attitudine a sognare troppo.
"Una ragazza così bella dovrebbe essere al centro della pista, non qui."
Mi volto riconoscendo la sua voce roca. Mi volto consapevole del fatto che il mio cuore ha già preso a battere più forte del dovuto. "Cosa... Cosa ci fai qui?"
Alza le spalle, guardandosi intorno. "Partecipo all'evento dell'anno. Ho ricevuto un invito."
Seguo il suo sguardo fra la folla a cercare l'artefice di tutto questo e la trovo nel suo vestito argentato, di fianco a mio padre. Devo ancora capire come faccia a sapere, anche se non glielo dico espressamente. Devo soprattutto capire come sia possibile che lui sia qui. "Dovresti essere a New York con gli altri."
"È vero, dovrei, ma sono qui. Sembra che io dovrei fare tante cose, ma finisca sempre per essere qui."
So che non si riferisce all'evento, nemmeno a casa mia, ma a me, e questo è sufficiente a farmi capitolare. Ci è riuscito non appena è entrato nel mio campo visivo, con quel completo che sembra essergli stato cucito addosso, e quegli occhi che non sono mai stati un mistero per i miei.
Non so cosa dire, non so cosa fare e non era nei programmi della serata. Dovevo mostrarmi sicura agli occhi di tutti, fiera delle scelte discutibili che ho fatto, ma lui è il mio punto debole e vorrei tanto che non lo fosse.
"Balliamo?", lo dice facendo un passo nella mia direzione, costringendomi ad indietreggiare.
"Non sai ballare."
Sorride del mio gesto, guardandomi dritta negli occhi. "Tu sai farlo abbastanza bene entrambi e in ogni caso me lo devi."
Gli dovevo un futuro tranquillo, una carriera senza interferenze, ed è proprio il motivo per cui me ne sono andata da New York a notte fonda, soltanto due giorni fa.
"Cosa stai dicendo?". Spero che la mia voce non mi tradisca proprio adesso, spero che mi sostenga perché non ho bisogno di altri avversari oltre al mio cuore.
"Te ne sei andata senza salutarmi, senza avvertirmi. Mi hai mollato in asso nel peggiore dei modi."
Il rammarico nei suoi occhi è evidente. Mi ero ripromessa di non ferire più nessuno, di smetterla con le indecisioni e invece non sono stata abbastanza attenta. "Era giusto così.". È l'unica cosa che mi sento di dirgli, l'unica verità che posso comunicargli senza timori.
"Non è mai giusto quando si tratta di noi."
Accarezza l'ultima parola con una dolcezza che ero finita per dimenticare. Ho dimenticato così tante cose in questi mesi, da trovarmi spaesata e impreparata. Dimenticarsi di lui però è stato impossibile. Lui e la sua presenza, lui e i suoi occhi, lui e il significato ha sempre avuto nella mia vita.
"Balliamo.". Sono io a proporlo stavolta, come unica scappatoia a una conversazione che non ci porterà da nessuna parte.
Mi porge la mano e la afferro, lasciandomi guidare al centro della pista. Non ha mai amato mettersi in mostra, ma stare su un palco davanti a milioni di persone forse, l'ha fatta diventare un'abitudine per lui.
La sua mano grande si poggia sulla mia schiena, facendo aderire i nostri petti. Siamo vicini, più di quanto si debba per un ballo lento come questo, ma non ho la forza e il coraggio di allontanarmi.
Ci muoviamo lentamente, cercando di seguire il ritmo, cullati dalle parole di una canzone troppo perfetta per un momento che non dovrebbe esserlo così tanto.
"L'hai lasciato", lo sussurra al mio orecchio, facendomi rabbrividire.
L'ho lasciato e non mi sento in colpa per averlo fatto, nella consapevolezza che fingendo qualcosa che non c'era più, stavo solo mentendo a me stessa oltre che a lui.
"Come sta?". So che è l'ultima persona a cui dovrei chiederlo, ma anche l'unico che può dirmelo.
Le sue labbra si posano dolcemente sulla mia spalla lasciata scoperta dal vestito che indosso, facendomi pentire di aver accettato questo ballo. "Come uno che ti ha appena perso, e dal momento che so come ci si sente, direi che potrebbe stare meglio."
La tranquillità con cui pronuncia queste parole è in netta contrapposizione con il loro significato. Non so se riferisce al fatto che me ne sono andata anche da lui, prendendo quell'aereo, oppure se sta solo ricordando il passato, tutti quegli eventi di cui non vado fiera, ma che mi hanno portata dove sono oggi.
"Non dovresti essere qui.". Glielo ricordo anche se non servirà a nulla. La verità è che mi è mancato. Mi è mancato come l'aria, ed è con questa consapevolezza che l'ho lasciato andare. Non ho voluto complicargli la vita, mettermi fra lui e il futuro fantastico che una ragazza in gamba con Rosie può dargli, ed è lo stesso motivo per cui me ne sono andata senza salutarlo.
Dirgli addio sarebbe stato troppo. La chiusura di una porta che mi ero imposta di sbarrare una volta per tutte, ma la sua presenza qui non mi aiuta nell'intento.
I suoi occhi entrano nel mio campo visivo, togliendomi il fiato. "E tu non dovresti essere così bella. Rendi tutto più difficile..."
Sono costretta ad allontanarmi leggermente, a fare un passo indietro per cercare di sfuggire a questa tortura, ma lui non me lo permette, mi stringe al suo corpo, costringendomi ad ascoltare quello che ha da dirmi. "Mi sono innamorato di te la prima volta che ti ho vista. Ho sempre odiato queste cose sdolcinate, ma è successo e non ho potuto fare niente per fermarlo. Non l'avrei fatto nemmeno se avessi saputo che avrei sofferto così tanto per te, perché facendolo non avrei potuto vivere quei momenti speciali che abbiamo condiviso. Eravamo troppo piccoli per affrontare le situazioni che ci hanno visti protagonisti. Io ero troppo immaturo per stare al tuo fianco, e nonostante vederti con qualcun'altro mi abbia fatto male, sapevo che era giusto. Era giusto perché nonostante tutto eri in buone mani, era giusto perché vederti felice era l'unica cosa mi importava davvero."
Trattengo il respiro mentre ripercorro con la mente tutti quegli episodi che ci hanno avvicinati, e tutte quelle situazioni invece, che ci hanno portati lontani l'uno dall'altra.
"Quando siamo partiti per New York mi sono imposto di rispettare la tua decisione, di dimenticarti, di iniziare a pensare a me, alla mia carriera e a tutto quello che nella vita ero sicuro di meritarmi e in certo senso ci sono riuscito. Sono così fortunato da poter esercitare la mia passione come professione. Posso farlo in compagnia dei miei migliori amici, affiancato da una ragazza fantastica che sarebbe in grado di darmi il mondo se solo gliene dessi la possibilità, ma questa perfezione non ha senso. Non ha senso perché non ci sei, e solo quando ti ho vista entrare nella nostra stanza d'albergo un mese fa, ho capito cosa mancava... Tu. Sempre e solo tu."
Mi aggrappo alle sue spalle larghe nel tentativo di non cadere. Le sue braccia non me lo permetterebbero comunque, ma la potenza delle sue parole è troppa da sopportare anche per la nuova me. "Non sono più quella ragazza.". Voglio che lui lo sappia, voglio che conosca tutto quello che non sono riuscita a dirgli in questo mese di vicinanza sofferta.
"Lo so. L'ho capito dal modo in cui hai tentato di non intrometterti, dai consigli che davi a Rosie convinta che io non lo sapessi, ma per quanto tu sia cresciuta, certe cose non cambiano, Di. Non cambia il fatto che i tuoi occhi non mentono e non cambia quello che provo per te, a dispetto di tutte le conseguenze che questo porta nella mia vita."
Se il mio cuore potesse, uscirebbe dalla cassa toracica. Se solo glielo permettessi, si catapulterebbe nelle sue mani come ha fatto troppe volte.
"Louis..."
Le sue dita si posano sulle mie labbra, impedendomi di continuare. "Non sono venuto qui con l'intento di riportarti al mio fianco. Volevo solo che tu lo sapessi, che non avessi dubbi sul fatto che per quanto tu ci stia mettendo tutta te stessa per cercare di rendermi felice, non è con un'altra persona al di fuori di te che lo sarò, almeno non in tempi brevi."
Sono costretta a sorridere davanti al suo sorriso dolce che mi è mancato troppo.
"Sei un'autolesionista, non te l'ha mai detto nessuno?"
Annuisce, assecondando i nostri movimenti a ritmo di musica. "In tanti... E Zayn non è stato felice di sapere che stavo venendo qui, ma ha avuto la sua occasione. Mi sono fatto da parte quando ho capito che era di lui che avevi bisogno, ed ora è il suo turno di dare la precedenza."
L'idea di loro due che fanno a gomitate per raggiungermi è qualcosa che ho visto per troppo tempo. Qualcosa di totalmente sbagliato che sono arrivata anche ad amare. Amavo il bisogno che dimostravano, amavo la loro capacità di arrivare a me sempre, seppur in modo totalmente diverso. Amavo loro, ma questo prima di arrivare ad amare prima di tutti me stessa.
"Pensi che abbia bisogno di te?"
Scuote la testa, portandomi più vicino al suo corpo. "Penso che tu non abbia più bisogno di nessuno, ed è proprio questo il bello."
"Non ho bisogno di te, Louis. Non ne avrò mai più bisogno", lo guardo negli occhi nella speranza che capisca, che comprenda il fatto che non dovrà più prendersi cura di me, della bambina che ero e che non ho più intenzione di essere.
Mi priva della visuale dei suoi occhi blu, stringendomi il cuore. Istintivamente porto una mano sulla sua guancia, obbligandolo a guardarmi. "Ho bisogno del tuo amore, l'unico che ho capito di volere con tutta me stessa."
I suoi occhi blu si spalancano, dandomi la conferma dei sentimenti che per troppo tempo non ho voluto comprendere fino in fondo. Vedo la sincerità di un amore duraturo, cresciuto con gli anni proprio come noi. Vedo l'amore della mia vita, quello sul quale non avrò mai più dubbi in futuro.
La sua mano grande afferra la mia, trascinandomi fra gli invitati. Cerco di stare al suo passo, nonostante con i tacchi che indosso sia difficile, ma per la prima volta sono io a rincorrerlo e non avrei mai pensato che sarebbe stato così bello farlo.
L'aria della notte mi colpisce in pieno viso quando usciamo sul balcone. È iniziato a piovere ma non ho nemmeno il tempo di gustarmi a pieno l'atmosfera perché le sue labbra sono sulle mie.
È un bacio dolce, uno dei suoi, uno di quelli capaci di mettere in discussione tutto. Tutto tranne la consapevolezza di essere completa.
Completa nella mia individualità, e completa fra le sue braccia forti che riescono a dimostrarmi tutto quello che prova per me.
"Ti amo, Di."
Me lo sono sentita dire tante volte, da quelle stesse labbra, che stanno sussurrando ad un soffio dalle mie, ma stavolta è diverso. "Dovevi dirmelo per forza qui fuori?"
Sono felice di essere qui, anche se solo ci sporgessimo un po' di più, ci inzupperemmo entrambi.
"Baciarti davanti a tuo padre avrebbe significato la mia condanna a morte e non ho aspettato così tanto per averti, da buttare tutto all'aria così."
Sorrido, aggrappandomi con le mani ai miei capelli scuri. "Giusta osservazione."
Le sue labbra ricominciano il loro assalto sulle mie, imprimendo nella mia mente e nel mio cuore, tutto l'amore di cui non sapevo di avere tanto bisogno.
Ero convinta di aver superato ogni insicurezza, ogni paura o mancanza, ma mi sbagliavo. Non avrai mai potuto superare l'assenza della sua presenza.
"Louis..."
I suoi occhi blu sono subito nei miei, e dirgli quello che penso, diventa solo più naturale e semplice da dire ad alta voce.
"Ti amo anche io."
E in cuor mio so che lo farò per sempre.
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