Bello come un bacio
AUTRICE: Moonlight92
Non ero pronta. Non lo ero perché, nella mia concezione, questa era l'ultima cosa che sarebbe potuta accadere.
Se non li avessi avuti davanti agli occhi per questi anni, penserei di essermi sbagliata, ma io mi sbaglio raramente, e questo in alcun modo doveva essere uno di quei rari casi. Ho sbagliato tutto. Ho sbagliato a fidarmi di Harry, a pensare che l'amore potesse bastargli, che la mia amica potesse bastargli. E soprattutto ho sbagliato, quando ho permesso che qualcosa lo portasse a spezzarle il cuore.
Giuro di aver sentito il rumore del suo cuore spezzato, quando si è presentata alla mia porta in lacrime. Ho sentito i suoi singhiozzi riempire lo spazio vuoto della mia stanza e purtroppo ho sentito anche il mio, di cuore, sgretolarsi lentamente.
Ma non ho potuto fare niente. Non ho potuto prendere la colla e sistemare il problema. Non ho sono potuta uscire a comprarle un cuore nuovo, perché purtroppo è una di quelle cose che, in un piccolo paese come questo, non vendono. Non lo vendono su internet e nemmeno all'esterno. Non lo vendono perché tutti sanno quanto sia difficile gestire un cuore spezzato e in questa circostanza, io mi trovo a cercare di ricostruirne due.
Se al mio ci posso lavorare, per quello di Gabriella non posso fare nulla. Avrei potuto uscire dalla mia stanza, andare da Harry e rompergli il cranio con un pugno, ma la mia amica mi ha fatto promettere di non fare nulla. E io non so dirle di no. Non sono stata in grado di farlo quando è partita, e gli ho promesso erroneamente che qui non sarebbe cambiato nulla, perché io me ne sarei assicurata. E invece ho fallito, qui è cambiato tutto e, impossibilitata nell'insultare Harry, mi trovo davanti al laboratorio.
Sono qui perché c'è sempre stato un filo conduttore che ci ha legati. Io e Gabs, Niall e Harry. Un filo che non necessariamente doveva passare attraverso il foro dell'ago in questa direzione. Poteva anche essere cucito diversamente e forse è questo che è successo. Una mossa sbagliata, un punto sbagliato e un lavoro intero da rifare. Ma non posso permetterlo. Non posso permettere che Gabriella riparta, portandosi con sé un cuore a pezzi. Non posso permettere che Niall permetta ad Harry di lasciarla semplicemente fuori dalla sua vita.
È questo il motivo per cui non mi premuro si salutare Sebastian all'ingresso, preferendo il laboratorio in fondo alle scale.
Quando apro la porta sono due le cose che mi colpiscono: la musica rap di sottofondo, e gli occhi blu del mio amico. Alla prima trovo una soluzione rapida, quella che attuo ogni volta che metto piede qui, ma stavolta non sono delicata. Non mi limito ad interrompere la riproduzione dallo stereo. Estraggo il cd e lo getto a terra, mentre imposto l'impianto sulla mia stazione radio preferita.
Alla seconda invece, penso che non troverò mai soluzione. Quando il filo ha iniziato a cambiare trama, quello che è emerso sono proprio quegli occhi; in primo piano, blu come il cielo, profondi come il mare e questo è sufficiente a farmi arrabbiare ancora di più.
"Cosa ti prende?"
Si avvicina a me per domandarmelo, e odio che il suo sguardo sia così preoccupato. Non dovrebbe preoccuparsi di me, ma del suo dannato amico che è riuscito a rovinare tutto; Gabs, me, e anche noi.
"È colpa tua."
Faccio un passo avanti, fulminandolo con lo sguardo. Lo faccio per tanti motivi; perché quegli occhi sono sempre gli stessi di un anno fa, ma a me appaiono totalmente diversi. Perché il suo profumo mi piace. Perché arrabbiarmi con lui è diventata una routine. Perché lui è la causa di tutto. Perché la canzone di Claudio Baglioni non doveva essere trasmessa proprio adesso.
"Cris?"
"Se tu non avessi perso il tuo tempo a rincorrere delle stupide gonnelle, adesso andrebbe tutto bene!"
Ne sono certa, ne sono sicura. Se lui avesse lasciato perdere Sarah, se lui si fosse concentrato sull'obiettivo come sempre, allora io non mi troverei qui, non sarei irritata dalla sua presenza, non sarei nervosa all'idea di lui che rincorre stupidamente una massa di capelli biondi.
"Smettila di urlare."
"Urlo quanto voglio, Niall! Urlo perché non ci senti. Sei così preso da lei, che non ti rendi nemmeno conto di quello che sta succedendo! L'ha lasciata! Le ha spezzato il cuore e a te non importa nulla! Se tu gli fossi stato più addosso, non sarebbe successo!"
Gli punto in dito contro per rafforzare il concetto, ma lui non si fa intimorire. Succede a tutti, succede anche a Neva e mi conosce da molto meno tempo, ma con lui non funziona più. Io non funziono più e questa è l'ennesima dimostrazione del fatto che sta andando tutto a rotoli, ed è tutta colpa sua.
"Non sono affari nostri."
"Sì che lo sono! Lo sono sempre stati e non doveva andare così!"
Si inchina a raccogliere il CD dal pavimento, mentre le note di "Amore Bello" invadono lo spazio. Invadono il laboratorio, attraversano le venature del legno e contribuiscono a rendere ancora più fragili, i resti del mio cuore.
Così vai via
L'ho capito, sai?
Che vuoi che sia
Se tu devi, vai
Mi sembra già che non potrò
Più farne a meno
Mentre i minuti passano
"Non sei tu a decidere come devono andare le cose, Cris. A maggior ragione se non è della tua vita che si tratta. Si tratta della loro, e se hanno preso questa decisione, allora è giusto così. Lo sai anche tu che non siamo più quelli di due anni fa..."
C'è amarezza nella sua voce e nessuna traccia di nervosismo. Lo sto accusando, gli sto dicendo quanto sia debole come uomo, ma non riesco a scomporlo. Il mio migliore amico mi avrebbe mandata al diavolo, avrebbe fatto di tutto per farmi stare meglio, anche ammettere le sue colpe e uscire da quella porta per risolvere le cose, ma il nuovo Niall non lo fa.
"È tutta colpa tua."
Lo ripeto ancora, come un mantra, perché voglio scalfire la sua corazza, la sicurezza che non avrei mai pensato di poter accostare a lui.
"Smettila..."
Fa un altro passo avanti, ma i suoi occhi sono solo più dolci. Li odio. Odio lui, odio che mi venga da piangere. Odio me stessa.
"È colpa tua e di Sarah. È solo una ragazza, Niall. È la tua ragazza? So che vuoi che lo sia, ma noi dovevamo essere al primo posto. Ce l'eravamo promessi!"
"Avevamo dieci anni, Cris."
"E io ti preferivo a dieci anni... Adesso non ti riconosco più."
Era questa la chiave. Se l'avessi saputo l'avrei usata prima. I suoi occhi non sono più dolci, sono arrabbiati, e questo vuol dire che ci sono riuscita; a fargli capire che non può semplicemente fregarsene, che c'è dentro come me, che non può semplicemente uscire dalla nostra vita, preferendo altre direzioni.
"Non è vero."
"Sì che è vero. Non riesco a guardarti nemmeno negli occhi."
Fa un passo avanti, costringendomi a farne uno indietro.
"Non ci riesci perché sarebbe troppo dura da ammettere che non si tratta di Harry e Gabriella, ma si tratta di te!"
"Non sai quello che dici."
Un altro passo, e un altro ancora.
"Devi solo ammetterlo."
"Non ho niente da ammettere."
"Perché sei venuta qui?"
"Perché devi uscire da questa porta, andare dal tuo amico e sistemare le cose."
Vorrei che la mia voce fosse più convincente, che le mie corde vocali non facessero ammenda proprio adesso.
"No."
"Sì."
"No, Cristina. Sei venuta qui perché l'unica cosa che ti riesce bene nell'ultimo periodo è prendermi come tuo pungi-ball personale, ma sono stanco di ricoprire questo ruolo. Quindi esci da quella porta, fatti un'esame di coscienza, e poi ritorna quando sarai pronta ad affrontare questa situazione da persona adulta, non da bambina di dieci anni..."
"Sei uno stronzo!"
E il blu si fa più vicino. Velocemente, come un'onda anomala che ti colpisce alle spalle, facendosi beffa di te. La vera beffa sono le sue labbra morbide che si plasmano con prepotenza sulle mie. La vera beffa sono le mie mani, che si aggrappano ai suoi capelli biondi, incapaci di fare altrimenti.
Non se lo aspettava, non me lo aspettavo nemmeno io, ma lui non si ferma. Mi guarda per pochi istanti prima di incorniciarmi il viso fra le mani callose che profumano di segatura e resina. Ma non posso rendergli le cose facili... Non può permettersi di fare questo gioco con me, di fare l'uomo tutto ad un tratto, affondando tutte le mie buone intenzioni nel dimenticatoio.
Eppure ci riesce alla perfezione quando mi solleva dal pavimento, facendomi sedere sul bancone. Ci riesce quando si intrufola fra le mie gambe, attirandomi vicina a lui.
Ci riesce, ma non posso permetterlo e conosco solo un modo per fargli del male, quello che lui sta facendo a me, e ha fatto a noi.
"Michael."
Lo sussurro fra un bacio e l'altro. Lo ripeto, sforzandomi di essere credibile, ma le mie labbra continuano ad assecondare le sue. Le stesse che si fanno più irruente, quelle che mi fanno perdere la ragione, nonostante le abbia sempre considerate più che innocenti.
"Michael... Michael... Michael..."
Ma non funziona. Serve solo ad innescare un processo contrario. Quello nel quale i suoi occhi si fanno più caldi, ardenti, accompagnate dalle sue mani che intrappolano il suo corpo ormai muscoloso al mio.
"Michael..."
Ci provo ancora, ma quello che ottengo è un morso leggero sulle mie labbra, le stesse che mi tradiscono, che mi fanno ansimare davanti al suo sguardo vittorioso.
"No, piccola, quello che ti fa tremare, sono io."
Ed è questa la mia secchiellata di acqua ghiacciata. È questo che mi dà la forza di allontanarlo con uno spintone, prima di allontanarmi dal bancone.
"Sei pazzo!"
"Non ero io a sussurrare il nome di qualcun'altro, per cercare di non ammettere che ti piacesse dannatamente tanto quello che stava succedendo."
"Ti odio!"
Continuo ad indietreggiare, ma lui non avanza più. Rimane fermo, tranquillo, con le labbra rosse e gli occhi chiari.
"Mi hai appena dimostrato il contrario, ma se ti fa piacere pensarla così fai pure. Ma stavolta non sarà come al solito."
Lo guardo stranita. Portandomi istantaneamente una mano alle labbra.
"Non farai finta che non sia successo. Non tornerà tutto come prima, perché non abbiamo più dieci anni e le cose sono cambiate per tutti... Gabriella e Harry forse non sono più fatti per stare insieme, e tu non sei più la mia migliore amica, Cris."
Una pugnalata al petto avrebbe fatto meno male. Il mio cuore minaccia di frantumarsi rovinosamente a terra, e nessun tipo di resina presente in questo laboratorio sarà abbastanza efficace ad aggiustare il disastro.
"Bene... Farò a meno di te... Ho imparato a farlo in questi mesi dopo tutto..."
Faccio per voltarmi, ma la sua mano mi trattiene. Fino a portarmi aggrappata a lui.
Se questo fosse un ballo, sarebbe un lento bellissimo. Ma questi siamo semplicemente noi.
"Mi piaci. Probabilmente mi piaci da sempre e dopo quello che è appena successo, io non sono più disposto a fingere che non sia così."
Ora capisco perché fa questo lavoro. Perché le sue abitità costruttive vanno oltre quelle del legno. Lui è in grado di aggiustare il mio cuore, di scovare i pezzi fra la resina e montare ogni cosa. Lui lo sa fare, perché mi conosce meglio di chiunque altro.
"Tu non puoi piacermi, Niall."
Le sue labbra si posano sulla mia guancia, obbligandomi a chiudere gli occhi.
"Fra pochi giorni partiamo. Vorrei che venissi anche tu, ma forse un po' di lontananza ci farà bene. Fai pace con te stessa, con quello che dici di volere e quello che vuoi. Quando tornerò le cose cambieranno, sta a te decidere in che modo: se vuoi continuare ad essere quella bambina di dieci anni, o una donna che va a prendersi quello che vuole."
"Io so quello che voglio."
"Stavolta non avrai il mio consenso, Cris. Stavolta sono parte in causa. Tu sei troppo bella per essere solo la mia migliore amica."
Vai via così
No non è giusto ma è così
Sei bella sai
Sei bella sai
Vai via così
Finisce allora tutto qui
Fra poco andrai
Un lento, l'ultimo oramai
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