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Arlo

AUTRICE: Moonlight92


Corro. Corro veloce.

Corro, sforzandomi di cancellare tutto quello che è successo stanotte, ma più mi sforzo, più le sensazioni si fanno vivide e reali.

È reale il profumo della sua pelle che sento ancora sulla mia, è reale il suo sapore che non riesco a cancellare dalle mie labbra. Lei è reale e non sarebbe dovuto succedere. Era perfetto così com'era, senza di lei fra me e Bells, senza i suoi occhi troppo grandi e troppo belli. Era perfetto, ma anche il bacio di stamattina, nonostante tutto, lo è stato.

Aumento il ritmo, affondando maggiormente i piedi nella sabbia, lasciando le mie stupide impronte sul bagnasciuga. Forse le onde se le porteranno via, o forse tutti avranno modo di vedere quanto codardo riesco a essere. L'ho lasciata lì, in piedi in quella stanza che abbiamo condiviso. In piedi, con le gambe lunghe e nude coperte da un paio di shorts troppo sottili. Lì, con le sue labbra dannatamente rosse e lucide, e i suo occhi che mi imploravano di non andare.

Il paradosso è che l'ha sempre fatto, mi ha sempre ucciso con quello sguardo, augurandomi le peggior cose anche se, a parole, non avrebbe mai potuto... L'avrebbero sentita tutti, l'avrebbero rimproverata perché "siamo una famiglia", ma lei, per me, non ne ha mai fatto davvero parte. Era solo la sorella di Bells, l'odiosa sorellina della mia migliore amica... Eppure stanotte è successo qualcosa. Stanotte mi ha permesso di vedere chi si nasconde dietro a quella ragazza dall'aria da dura. Amie mi ha aperto la porta, e io gliel'ho sbattuta in faccia.

Non dovrebbe importami, non dovrei sentire niente. Non l'ho mai sopportata, avevo appena iniziato a tollerare la sua presenza continua nelle nostre vite, e poi questo... Bells mi ucciderà. È con questa consapevolezza che diminuisco il ritmo, fino a fermarmi completamente. 

Mi lascio cadere sulla sabbia umida. Il temporale di stanotte ha fatto un disastro, e adesso siamo in due a condividere le conseguenze: io e il mare, io e le onde che si infrangono lente a pochi passi da me. Io e il sole timido del mattino, che sembra non voler sorgere.

A Los Angeles correvo ogni giorno; mi alzavo presto, indossavo le cuffie, e correvo. Non avevo una destinazione, lasciavo che fosse la musica a condurmi, ed è in questo modo che ho scoperto le parti migliori della città. Stamattina non ho scoperto niente di nuovo, gli Oasis continuano a cantare, ma io ho perso l'attenzione. Amie le ha catturate tutte.

Affondo le dita nella sabbia, lasciando che i granelli scuri si incastrino sotto le unghie. È solo una ragazza, una ragazza come tante, eppure non ho mai ceduto in questo modo. Mai... Ed è un disastro!

Non la conosco abbastanza da sapere come si comporterà adesso. Non la conosco per niente, a dire la verità, perché non mi è mai importato nulla di lei, di cosa facesse, o quali interessi avesse nella vita. Era solo Amie... Eppure la ragazza che ho stretto fra le mie braccia stanotte, quella che si è rilassata, nonostante fuori si stesse scatenando il temporale, era tutto. Tutto quello che mi serviva per prendere sonno, tutto quello che desideravo in quel momento, tutto quello che il mio corpo non ha mai bramato così tanto...Maledizione!

Chiudo gli occhi, lasciandomi cadere con la schiena sulla sabbia. Lascio che l'aria di Bournemouth mi sfiori, mi accarezzi, nel tentativo che mi sollevi dalle sensazioni strane che non mi abbandonano.

Il sole sta sorgendo, mi riscalda debolmente la pelle, ed è ora che io ritorni indietro e mi prenda le mie responsabilità. Mia madre mi ha insegnato a farlo, mio padre non ha smesso mai di ripetermi quanto fosse importante chiedere scusa quando si commettono degli errori, ed è evidente che io ne abbia appena fatto uno.

Mi alzo e riprendo a correre. Non mi disturbo di liberarmi dalla sabbia, nemmeno di ammirare lo spettacolo che la natura mi sta mostrando. Corro e basta. Corro, finché non intravedo il tetto bianco della casa che ci ospiterà per i prossimi giorni, e che non mi è mai sembrata così stretta.

Rallento non appena la vedo, avvolta in una coperta troppo grande, seduta sugli scalini del portico. Rallento fino a che non la raggiungo, e ritrovo quegli occhi che, adesso, sono freddi come sempre. Non mi guarda, non lascia trasparire nessuna emozione. Guarda il mare in lontananza come ho visto fare tante volte da sua madre prima, e sua sorella poi.

Mi siedo al suo fianco, evitando il più possibile di toccarla, sfiorarla, perché stamattina l'ho fatto ed è successo quello che non avrebbe mai dovuto.

"Mi dispiace, Am..."

Le mie scuse rimangono sospese nello spazio fra di noi per qualche secondo di troppo, prima che lei risponda.

"Sono sempre stata Amie per te, non devono cambiare le cose, adesso."

Non mi guarda, non mi considera. Forse per lei non è cambiato niente, e sono solo io che ho esagerato.

"No, non devono cambiare..."

Sorride appena, prima di voltare la testa verso di me. Appoggia il capo sulle ginocchia, dandomi una piena visuale dei suoi occhi blu. Sembra una bambina adesso... in un certo senso lo è, ha diciassette anni e il fatto che sia diventata bellissima, non dovrebbe cambiare niente. Non è cambiato niente.

"Non farlo più, Arlo."

"Cosa?"

"Non andare via. Non scappare in quel modo la prossima volta che bacerai una ragazza con la quale hai condiviso un letto. Non farlo nemmeno se per te non contasse nulla, perché ti hanno cresciuto meglio di così."

"Amie..."

"Non voglio le tue scuse, non ce l'ho con te, va tutto bene, okay? Solo non andartene più in quel modo."

Tutto qui? Nessun insulto che so di meritarmi? Dov'é finito tutto l'odio che provava nei miei confronti?

Amie allunga la mano verso di me, fino a posarla fra i miei capelli. La muove lentamente, senza guardarmi, senza sapere che l'istinto sarebbe quello di chiudere gli occhi e lasciarle fare quello che vuole.

"Ti sei rotolato nella sabbia?"

Osservo il suo sorriso appena accennato e mi trovo a non riuscire a contenere il mio. "Una cosa del genere... Avevo solo bisogno di chiarirmi le idee."

Sposta la mano, strofinandosela con l'altra. "Sono chiare, adesso?"

Affatto. Non lo sono per niente, non se lei mi guarda così, con quegli occhi che mi stanno dando un'altra possibilità, una di quelle che non sapevo nemmeno di volere da lei. Dovrei dire qualcosa, dovrei rispondere, ma l'unica cosa che vorrei, è riportare le mie labbra sulle sue e chiudere il temporale fuori. Chiudere il resto del mondo fuori dalla stanza che abbiamo condiviso, dall'intimità che ci ha avvolto e soprattutto dal calore, dal suo calore. Ma prima che possa anche solo pensare di farlo, lei si alza, le sue gambe lunghe in bella mostra, e la mia ragione che si perde, di nuovo.

"Dove vai?" le domando.

"A preparare la colazione, Mya e Bella si sveglieranno a breve."

Annuisco, non appena la realtà mi colpisce. Bella è qui, mia sorella anche, e ci avrebbero potuto sorprendere in qualsiasi istante, stanotte. Cosa avrebbero pensato? Cosa avrebbero dovuto pensare, se niente è successo?

Alzo lo sguardo, ma Amie non c'è più. La porta di casa è chiusa, e io sono nuovamente solo.

Mi stringo nella felpa che indosso, e cerco il sole in lontananza. Non è più timido, non è timoroso e, probabilmente, si sta facendo beffe di me.

Ad Amie non importa, non dovrebbe importare nemmeno a me, eppure il suo profumo rimane, la sensazione delle sue labbra sulle mie anche... e capisco alla perfezione il significato delle sue parole. Non andare via.

Lei l'ha appena fatto, e la sua stupida assenza, si sente maledettamente tanto.

Ho lottato sin dall'infanzia affinché sparisse, affinché la smettesse di essere ovunque fossimo io e Bells... E ora che l'ha fatto di sua spontanea volontà... manca. Mancano i suoi occhi grandi, manca la sua irriverenza... Mi manca Amie, ed è una delle assenze che non posso, e non potrei mai, permettermi di avere nella vita.




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