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Capitolo 16

Il giorno dopo mi svegliai, sentendo una leggera puntura sulla mia coscia. Abbassai lo sguardo per vedere cosa ci fosse e gli avvenimenti della notte precendente affiorarono di nuovo nella mia mente. Per quanto volessi rimanere a letto tutto il giorno e dormire, dovevo andare a scuola. Una volta pronto, uscii fuori e vidi l'auto di Harry parcheggiata vicino casa mia. Sorrisi e mi avvicinai; aprii lo sportello e mi sedetti sul sedile del passeggero.

"Ehi." Gli sorrisi.

"Ehi amore," si avvicinò a me e mi baciò. "Pronto per andare a scuola?"

"Sì."

"Allora andiamo." Mise in moto la macchina e partimmo.

"Com'è andata la tua giornata ieri?" Chiesi.

"Bene dai. Ah, mi chiedevo se oggi vorresti venire a casa mia." Si voltò verso di me.

"Per?"

"Per studiare."

"Okay." Gli sorrisi.

Parcheggiò l'auto nel parcheggio della scuola e mi baciò, salutandomi.

"Ci vediamo a inglese." Dissi.

"Non vedo l'ora." Rispose.

Le lezioni oggi sembravano estremamente lunghe e noiose. Volevo solo che finissero tutte e che arrivasse l'ora di inglese, così avrei visto di nuovo Harry. Scarabocchiavo solamente sul quaderno, senza dare attenzione a ciò che i professori dicevano. Finalmente, era arrivata l'ora della lezione d'inglese. Sorridevo, mentre mi incamminavo verso l'aula, sapendo che avrei trovato Harry.

Entrai nella classe e vidi Harry seduto ad un banco in fondo, intento a parlare con Zayn, così mi avvicinai verso di loro.

"Ehi amico." Zayn mi tirò una pacca sulla spalla.

"Ehi."

Mi sedetti al banco dietro Harry e parlai con entrambi prima che la professoressa arrivasse.

"Okay, oggi tutti voi dovrete leggere Il Buio Oltre La Siepe. Avete una settimana per finirlo, poi dovrete fare un tema su di esso." Annunciò lei.

Per tutta la durata della lezione, Harry si voltava verso di me facendo delle facce buffe, che finivano col farci ridere entrambi, mentre la professoressa ci mandava strane occhiate, ma non ci diceva niente. Inoltre ci passavamo dei bigliettini, con scritte cazzate assurde.

Quando la lezione terminò, abbracciai Harry in segno di saluto e mi avviai verso l'aula dove si sarebbe tenuta la mia prossima lezione, se non l'ultima. Per tutto il tempo ho solo sognato ad occhi aperti e non ho prestato neanche una minima attenzione alla professoressa. Appena suonò la campanella, fui il primo ad uscire dalla classe e pure dalla porta d'ingresso. Mi avvicinai alla macchina di Harry, il quale era in piedi, con il cellulare tra le mani.

Quando alzò lo sguardo e mi vide, mi mostrò uno dei suoi bellissimi sorrisi. Guidò fino a casa sua in silenzio.

"Sembra che mia mamma non sia neancora tornata a casa." Annunciò quando arrivammo a casa sua.

"È a lavoro?" Chiesi.

"Quello, o è all'ospedale a trovare Gemma."

"Oh, capisco."

Ci avviammo verso camera sua e aprimmo i libri, iniziando a studiare. Per la maggior parte del tempo, Harry si lamentava del fatto che non riusciva a capire niente, ed io lo incoraggiavo nel continuare a provare stando zitto. Studiammo per più o meno due ore, quando il mio stomaco iniziò a brontolare.

"Sono affamato." Dissi ad Harry.

"Okay, andiamo a prenderci qualcosa da mangiare." Uscì dalla camera e si avviò in cucina, mentre io lo seguivo. Aprì il freezer e ci guardò dentro.

"Ci sono dei ghiaccioli, ti vanno?"

"Sì, sì va bene."

"A cosa lo vuoi?"

"Vorrei quello al gusto di cazzo, preferibilmente il tuo." Lo stuzzicai.

"Ah ah, molto divertente!" Disse sarcasticamente, mentre mi passava un ghiacciolo.

Solo per stuzzicarlo ancora di più, iniziai a mangiare seducentemente il mio ghiacciolo, fissando Harry.

"Mmmm è così buono." Mugolai. "Dio, è fantastico!"

"Questo gioco si può fare in due, amore." Mi sfidò.

"Oddio è così fottutamente buono mmmm." Gemetti di nuovo.

"Dio, mi piace così tanto uhg." Iniziò a gemere.

"Sono a casa!" Sentii una voce gridare.

"In cucina!" Gridò Harry in risposta.

Vidi una donna con i capelli neri, con in dosso una camicia ed una gonna lunga nera, entrare nella cucina. Assomigliava moltissimo ad Harry ed era davvero bella. Penso che la bellezza fosse una cosa di famiglia.

"Oh, chi è lui?" Chiese quando mi vide.

"Mamma questo è Louis, Louis questa è mia mamma." Ci presentò Harry.

"Oh quindi questo è Louis! Harry mi ha parlato continuamente di te per settimane." Sorrise.

"Mamma!" Si lamentò Harry.

"Piacere di conoscerla signora Styles." Dissi.

"Oh Louis, non serve che tu mi dia del lei! Chiamami semplicemente Anne."

"Piacere di conoscerti Anne."

"Piacere mio! Ti piacerebbe rimanere per cena? Inizio a prepararla adesso."

"Oh no no, grazie, ma non voglio essere di troppo."

"Dai Louis, rimani per favore?" Mi pregò Harry.

"D'accordo." Decisi di rimanere.

"Fantastico!" Esclamò Anne.

Anne fece la pasta per cena e mangiammo tutti e tre, mentre lei mi domandava cose sulla scuola e sulla mia vita. Harry rimase in silenzio per tutto il tempo, ascoltò solamente la nostra conversazione sorridendo. Dopo cena, Anne ci fece sedere sul divano e tirò fuori degli album fotografico di Harry, in io era piccolo e me ne mostrò una per una.

"Questo è Harry con Gemma!" Indicò la foto. Ritraeva Harry quando era ancora un bambino, con accanto un'altra bambina dai capelli scuri. Entrambi stavano sorridendo alla telecamera, ed avevano pure entrambi le fossette.

"Sai, quando Harry era piccolo, correva sempre intorno alla casa in mutande ed una coperta, pretendendo che fosse il suo mantello, e dicendo a tutti che era un supereroe." Disse.

"Davvero? Beh questo sì che va raccontato agli altri ragazzi!" Dissi.

"Perché sta succedendo proprio a me?" Harry alzò lo sguardo verso il soffitto.

"Harry è cresciuto così in fretta, è incredibile!" Continuò Anne.

"Ti prego Dio aiutami te!" Harry si prese la testa fra le mani.

"Aw il piccolo Harry è in imbarazzo?" Lo stuzzicai.

"Zitto." Mi rimproverò.

"Bene, dovrei andare, si sta facendo tardi." Annunciai.

"Perché non rimani a dormire?" Mi propose Harry.

"A mio padre non penso faccia molto piacere."

"Oh." Rispose.

"Scusa." Andai ad abbracciarlo.

"Va tutto bene, non preoccuparti. Fammi accompagnarti a casa."

Quando parcheggiò fuori casa mia, mi baciò.

"Ciao." Sospirò.

"Ciao." Risposi.

Sbattei dietro di me lo sportello e aprii la porta di casa. Entrai e chiusi silenziosamente la porta. Guardai l'ora sul mio cellulare per vedere che erano le 23:45.

"Bene, bene, ecco chi è tornato."

Mi voltai, vedendo Maria seduta su una sedia in mutande e reggiseno. Sembrava che lei e mio padre avessero di nuovo scopato.

"Sì, adesso vado a letto." Dissi velocemente.

"Perchè così di fretta?" Sì avvicinò a me.

"Scusami." Dissi a denti stretti.

"Dai, non fare così." Mi mostrò uno dei suoi falsi sorrisi.

"Ho detto scusami." Scattai.

"Ho capito cosa hai detto." Fece un passo più vicino a me. Io ne feci uno indietro, fino a sbattere la schiena contro il legno della porta d'ingresso. Quando provai a salire le scale, lei mi fece lo sgambetto. Caddi a terra e lei si piegò su di me, fino a che le sue labbra non fossero vicinissime al mio viso. Strofinò le labbra sulla mia guancia, fino ad arrivare al mio orecchio.

"Indovina?" Chiese. Quando non risposi, mi tirò uno schiaffo. "Indovina?" Ripetè, più incazzata sta volta.

"Cosa cazzo potrebbe essere?" Sbottai.

Si mise sopra di me e spostò la sua bocca sul mio viso, facendole scivolare sulle mie. Volevo vomitarle in faccia. Sollevò le braccia, bloccando i miei polsi a terra; poi avvicino le sue labbra al mio orecchio e mi sussurrò qualcosa che mi fece venir voglio di colpirla dritta in viso e piangere, allo stesso tempo.

"Sai, non dovresti parlare alla tua quasi nuova mamma in questo modo."

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