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DANIEL RICCIARDO
"Questo era Max" osserviamo insieme io e Charles, guardandoci negli occhi per qualche istante prima di voltarci nuovamente nella direzione da cui siamo venuti. Potrei giurare di aver visto le mura tremare, ma conoscendo Max la cosa non mi stupisce.
"Andiamo a vedere" sospiro, cominciando a muovere dei passi, per essere poi seguito dal monegasco. Cerco di ignorare i brontolii del mio stomaco che cerca in tutti i modi di protestare contro la mia decisione, magari per convincermi a prendere qualche snack prima di tornare nella stanza di prima, anche perché per Max non sento ragioni.
Dopo qualche minuto di silenzio in cui io e Charles abbiamo camminato fianco a fianco, che io ho passato a rimuginare sulla mia vita e su come il Predestinato sia riuscito ad arrivare prima di me a Max Verstappen, come del resto ho fatto per le ultime ore, poggio una mano sulla spalla a Charles e affermo: "State bene insieme, comunque".
Credo di sentirmi male.
Sebastian dice che quando mento la mia voce diventa acuta.
La mia voce era acuta?
Charles sorride, imbarazzato, per poi lasciarsi scappare una risatina.
Cristo, si è accorto che mento.
"Penso tu lo abbia già osservato abbastanza volte, Daniel" mi fa notare, accelerando il passo.
Rimango interdetto, anche perché è vero. Non ho fatto altro che ripeterlo per tutta la partita di Monopoly e ora, ovviamente, il mio essere socialmente imbarazzante ha deciso di dare il suo meglio e mettermi in questa situazione ridicola.
Fantastico.
Insomma, è pur sempre di Max che stiamo parlando.
"Sì" dico, scuotendo la testa rapidamente, quasi a riordinare i neuroni (quei due che mi sono rimasti) "ma lo dico perché Max è il mio migliore amico." aggiungo.
Vedo Charles continuare a sorridere sotto i baffi, ancora divertito. "Si era notato"
"No, ma dico, il mio migliore migliore amico" sottolineo, aiutandomi con dei gesti delle mani che probabilmente mi fanno sembrare Oprah ma che sicuramente colgono nel segno, a giudicare dall'espressione stranita di Charles "quindi ci tengo veramente che le cose vadano bene tra voi, perché se poi lui sta male io ti prendo il faccino e te lo batto addosso ad una padella rovente"
"Chiaro" ridacchia Charles, battendomi una pacca sulla spalla "sono sicuro che andrà tutto bene" allude, con un sorrisetto quasi sghembo, che onestamente non capisco.
Giriamo l'angolo e riusciamo a raggiungere la stanza da dove siamo venuti. Quando rientriamo, noto che il tabellone di Monopoly a cui stavamo giocando è completamente riverso a terra, le casette e tutto il resto delle proprietà sono rovesciate per tutta la stanza, Sebastian sta urlando (di nuovo, il che non mi fa assolutamente rimpiangere il tempo trascorso a suo fianco in Red Bull), Max sta girando per la stanza a grandi falcate con una faccia che non promette nulla di buono, Zaira e Lando si sono rintanati in un angolo e guardano la scena con aria sperduta mentre Lewis ha una faccia esterrefatta mentre fissa il suo amato telefono, quasi sconcertato.
"Qualcuno mi vuole dire che cosa sta succedendo?" Chiedo, non riuscendo a fermare nemmeno per un momento le urla di Sebastian "Tu la vuoi smettere, crybaby?" Gli urlo dietro, facendogli cenno di zittirsi.
"Va internet!" Esclama Lewis, saltellando sul posto mentre sventola il suo telefono in aria, facendomi preoccupare per la sicurezza dell'apparecchio e per la nostra salute mentale nel caso dovesse cadere a terra e rompersi, risultando in lamenti continui della signorina Hamilton.
"È gay!" Urla invece Sebastian, indicando Max.
"Sono gay!" Urla in cambio Max, mettendosi le mani fra i capelli.
"Eh, buongiorno" afferma Charles, ridacchiando. Lando sembra aver colto la battuta, perché si lascia sfuggire una risatina malcelata, ma Zaira lo zittisce subito con un colpo dietro la nuca e un'imprecazione da record.
"No tu non hai capito" fa Max, ricominciando a camminare in cerchio nuovamente. Charles prova ad avvicinarsi, ma Sebastian gli suggerisce vivamente 'per la sua sicurezza e salute' di restare distante. "Lo sanno tutti."
"Tutti chi?" chiedo, confuso.
"Tutti tutti" risponde Lewis, agitando ancora il telefono in aria.
Se qualcuno non risponde alla mia domanda con una risposta di senso compiuto, quella padella che ho intenzione di riservare a Charles la destino a tutti quanti, in fila, come quando i calciatori si battono il cinque nel pre-partita.
Una bella padella in faccia a tutti.
"Qualcuno che parli la mia lingua?" domando, inarcando un sopracciglio.
"Io!" Esclama Lando, che apparentemente ha meno neuroni di me in quella testolina che si ritrova.
Lo guardo male, lancio un'occhiata a Zaira e lei, com'è giusto che sia, lo fa zittire nuovamente.
"Qualcuno ha detto in giro che Max e Charles sono gay" spiega Lewis, che sembra essere il più calmo in questa situazione, cosa che me lo fa automaticamente scegliere come interlocutore prediletto per il resto della conversazione.
"Qualcuno tipo chi?" Domando, entrando improvvisamente nel panico. So benissimo quanto Max detesti che si parli della sua vita personale sui social, e soprattutto so quanto a lui pesi il problema.
"Non si sa, quel coso non lo dice" interviene Sebastian, indicando il telefono di Lewis con fare sprezzante "Sono inutili".
"Ah, merde" sento dire a Charles, mentre si strofina le mani in volto. Lo vedo guardarsi attorno, nervoso, probabilmente cercando l'ispirazione per trovare una soluzione che, non appena Lewis si avvicina a me per farmi vedere quanto stava osservando poco fa, capisco essere impossibile da concepirsi: la gente lo ha scoperto attraverso una foto di Max e Charles abbastanza eloquente, che tra l'altro sembra essere scattata qui in Australia.
Bellissimo.
No, no. Fantastico.
Sono stati insieme anche qui.
Cioè, a casa mia.
Trattengo un'imprecazione mentre mostro a Charles la foto in questione. Lui prende in mano il telefono e la rimira più volte, mettendosi addirittura ad ingrandire alcuni angoli dell'immagine. "Che stai facendo?" Gli domando, incredulo.
"Controllo se si vede Sebastian" risponde Charles, del tutto assorto a guardare lo schermo del cellulare di Lewis.
"C'eri anche tu?" Domando io, incredulo, rivolgendomi al mio vecchio compagno di squadra.
"Sebastian è il nome che dò ai miei brufoli" spiega distrattamente Charles.
"Che cosa?" Sbotta il tedesco, allargando le braccia.
Normalmente avrei riso, proprio come Zaira e Lando stanno facendo ora, praticamente l'uno addosso all'altra, ma l'espressione disperata che noto sul volto di Max mi fa capire che devo cercare di mantenere la calma e provare ad essere l'unico adulto della situazione, constatando che assieme a me ci sono solamente Lewis Gossip Girl Hamilton, Seb Spaccatutto, Cher Horowitz (chiamato Charles Leclerc dagli amici stretti) e due actual babies rintanati in un angolino a ridacchiare.
E poi, ovviamente, c'è Max.
"Guarda che bel profilo che ho" mi dice Charles, porgendomi il telefono.
Sento Max sbuffare sonoramente, per poi dirigersi a grandi falcate verso l'uscita della stanza esclamando: "Io non reggo!"
"Che diva..." commenta Lewis, alzando gli occhi al cielo. Zaira lo riprende e fa per alzarsi e seguirlo, così come fa anche Charles, che lo richiama, chiedendogli di aspettare almeno che lo segua.
"Fermo lì" gli intimo, prendendolo per la manica della maglietta rossa che indossa "ci penso io con Max" affermo, serio, per poi correre verso la porta della stanza.
Non ci impiego molto a capire dove si sia cacciato, una volta uscito nel corridoio. Dopotutto, i pugni che sta sferrando alla porta del bagno poco distante li stanno sentendo anche i sordi. Con una corsetta, raggiungo la mia destinazione, ritrovando il mio ex-compagno di squadra e prendere a calci e pugni proprio una delle porte dei bagni della scuola, imprecando tra uno sbuffo e l'altro.
"Max?" Gli chiedo, cercando di avvicinarmi lentamente a lui.
"Non rompere!" Esclama, senza degnarmi di uno sguardo.
Mi fa male vederlo così, ricordo benissimo l'ultima volta in cui l'ho visto in queste condizioni, quando era ancora "colpa mia", e posso percepire quanto sia arrabbiato in questo momento. Il problema, quello vero infondo, è che riesce a trasmettere tutto anche a me. Sento tutto quello che sente lui, penso esattamente tutto quello che gli sta passando per la testa. Perché io sono con Max, e lo sono sempre stato.
"Dai Max, è solo una foto!" protesto, poggiandogli una mano sulla spalla. Lui si volta bruscamente verso di me, guardandomi storto. Tento di mantenere il mio sguardo sul suo, di farmi vedere come quello che, tra i due, ha in mano la situazione. Voglio che con me si senta al sicuro, perché è così.
"Ti prego, vai via" mi fa, abbassando lo sguardo per primo.
"No che non me ne vado, stupida diva idiota" gli sussurro, prima di trascinarlo in un abbraccio. Lo stringo subito tra le mie braccia, passandogli una mano sulla schiena, come se questo potesse in qualche modo confortarlo di più. Non ricambia subito l'abbraccio, se ne sta per qualche istante buono probabilmente a fissare il nulla, forse sorpreso, con le braccia a mezz'aria. Dopo un po', però, sento le sue braccia stringersi attorno a me, e mi lascio sfuggire un sorriso.
L'ultima volta che siamo stati così vicini non è finita bene, ma non posso allontanarmi da lui.
"Senti" gli dico, appoggiando il capo sulla sua spalla "ti ricordi il GP di Malesia del 2017?" Gli domando, azzardando un sospiro.
"Certo che mi ricordo." sbuffa, quasi infastidito, e posso vedermelo mentre alza gli occhi al cielo.
"Ecco, allora ricorderai perfettamente come è andata a finire." Lo guardo con la coda dell'occhio, ma non ricevo una risposta, poiché si limita a calare la testa. "Te lo ricordo io: dopo aver ampiamente festeggiato il tuo podio, sei venuto da me e abbiamo festeggiato per conto nostro." Gli sorrido, con un velo di nostalgia.
Non nego che mi manchi, perché è così. E adesso che sta con Charles... o almeno così dimostra, è come se mi fosse caduto un masso sulle spalle. Io e Max abbiamo sempre avuto un bel rapporto, dentro e fuori la pista, abbiamo mantenuto questo legame nel tempo, che sembra essersi rafforzato, anche più di prima.
"Non sei andato via quando ti ho baciato... cioè, te ne sei andato dopo, perché hai questa maledetta paura di te stesso. Ma con me sei al sicuro" Allargo le braccia. "Sono sempre io Max, non hai motivo di nasconderti o... scappare. Né da me, né dagli altri." Mi indico.
"Lo so chi sei, ma io non- cioè, hai capito o no cosa è successo?" Sbotta.
"Sì, Max, l'ho capito, e capisco perfettamente come ti senti." Mi avvicino a lui. "Non perché l'abbia provato, ma perché... perché sei tu. Una piccola diva con delle reazioni decisamente troppo spropositate." Ridacchio.
"Lo so, me lo ripetevi sempre." Sospira, sembra essersi rilassato un po'. "Ma il problema è che adesso tutto il mondo lo sa! Cioè, gli altri lo sanno. E io non volevo questo! Non l'ho mai voluto!" Torna ad alzare la voce.
"Dai Max, chi sono questi fantomatici altri?" Gli domando, quasi scocciato "Una volta non ti importava così tanto degli altri. C'eravamo io e te, nessun altro."
"Non è più la stessa cosa" borbotta lui, incrociando le braccia al petto.
"Va bene, va bene, Miss America. L'unica cosa che potrebbe essere smentire... ma non penso sia possibile." Azzardo, sperando in un sorriso.
Con tanto di cappello, lo sento sbuffare una specie di risata, passandosi una mano sul viso, continuando a ridere sempre più forte.
"Non impazzire adesso però." Alzo un sopracciglio, avvicinandomi a lui.
"Sono nella merda, Daniel." Mi guarda.
"No, non lo sei. Dì che è un fotomontaggio." Faccio spallucce, scherzando.
"Sul serio Daniel." Sbuffa sonoramente.
"Anche io dico sul serio. Dì che è un fotomontaggio. Alla fine è una foto di uno non... ufficiale." Lo guardo.
"Ma lo sanno ormai!" Allarga le braccia.
"Vuoi salvarti il culo o no?" Lo guardo serio. "Altrimenti ci penso io." Ghigno.
"No, grazie." Mi guarda male, per poi sospirare e rilassare i muscoli. "Va bene."
Sorrido e gli do un buffetto sulla spalla, facendolo sorridere. Mi mancava vederlo sereno, non che adesso lo sia. Max è una persona speciale, non c'è che dire. Ama quello che fa, lo fa con tutto sé stesso, è una persona fedele, un amico sincero... non gli manca nulla. Forse un po' di auto controllo in più non gli farebbe male, però a noi piace anche per questo.
"Stai bene?" Azzardo.
"Ho la faccia di uno che sta bene?" Si indica il viso.
"No è vero, non ce l'hai." Rido.
Mi avvicino lentamente a lui, posando una mano sul suo viso. Mi sorprende il suo non reagire, ma allo stesso tempo non mi dispiace.
"Daniel, io sto con Charles adesso." Si allontana, ma neanche troppo.
"A chi importa." Dico, quasi sussurrando. "Non venirmi a dire che non ti manco. O che non ti manca il 'noi' che eravamo." Ritorno vicino a lui.
"Certo che mi mancano, ma non-"
Senza lasciarlo finire la frase, gli tengo il viso tra le mani, posando le labbra sulle sue. Mi mancava troppo per rimanere in silenzio e annuire. Non riesco a staccarmi da lui, non riuscirei nemmeno se me lo imponesse lui stesso. Ciò che mi fa piacere, è che nemmeno lui sembra volersi allontanare da me.
"No fermi, che succede qui?"
Ah, perfetto.
"Oh, merda" sento Max dire, mentre si allontana velocemente da me, indietreggiando alla parte opposta della stanza "Charles?".
"Ero venuto a cercarvi perché abbiamo scoperto chi ha pubblicato la foto, ma forse siete troppo impegnati a farvene scattare un'altra." Fa il monegasco, incrociando le braccia al petto.
"Chi è stato?" Domandiamo io e Max, insieme.
"Perché non venite fuori a vedere?" Ribatte Charles, indicando la porta chiusa del bagno alle sue spalle.
Io e Max ci incamminiamo verso la porta velocemente e io lascio che lui esca prima di me, anche perché Charles mi ferma, mettendomi una mano sul petto. "Io e te facciamo i conti dopo" sussurra, a denti stretti.
"Perché, sai contare?" Gli chiedo, cercando di mantenere la conversazione su toni scherzosi.
Prima che lui possa rispondere, sento Max lanciare una delle sue imprecazioni, fuori in corridoio.
"Tu? Sul serio? Ma che cazzo!"
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