3
SEBASTIAN VETTEL
Alzo la testa sconsolato, reggendomi con l'ausilio della mano, mentre volgo gli occhi verso la ragazza dai capelli blu e la bionda che stanno dall'altra parte del tavolo rispetto a me. Saranno venti minuti buoni che sbraitano fra di loro, con quel pirla di Russell in mezzo che tenta pure di farle ragionare. Avrei dovuto menarlo più forte, così magari si sarebbe dato una svegliata e avrebbe sistemato questa confusione prima che mi venisse l'emicrania del secolo.
Sbuffo sonoramente, imprecando in tedesco e sperando che nessuno possa capire quello che ho detto. Non ho assolutamente intenzione di risvegliare il can che dorme, soprattutto con quelle due che continuano a starnazzare in sottofondo.
Socchiudo gli occhi e comincio a pensare di azzardare una dormita, nonostante il continuo gridare ad accompagnarmi, ma ogni mia intenzione viene completamente spazzata via da chiunque abbia avuto la geniale idea di picchiettarmi sulla spalla.
Ma lo spazio vitale? C'è una pandemia in giro, diamine!
Mi volto, cercando di evitare di sparare a zero la mia migliore collezione di insulti, mentre continuo a tenere una mano ferma sulla tempia, cercando di sciogliere il dolore che mi attanaglia. Quando vedo Charles e Max di fronte a me, inarco un sopracciglio, rimanendo in silenzio, aspettando che parlino.
"Seb, ho davvero, assolutamente bisogno del tuo preziosissimo e impagabile, nonché esperto aiuto." Mi dice Charles, con quel classico sorrisino che si stampa in faccia quando ha combinato qualcosa che decisamente non avrebbe dovuto. Come quella volta che, per riscaldamento prima della gara, ha letteralmente lanciato il pallone da calcio sulla testa di Kevin Magnussen e questo aveva cominciato a rincorrerlo per tutto il paddock. Ho dovuto prendermi la colpa io mentre quell'idiota di un monegasco andava a nascondersi nei bagni pubblici.
"Spara." faccio. Devo smetterla di essere così buono.
"Ho perso il telefono." Dice lui, facendo spallucce.
Assottiglio lo sguardo.
Ha perso il telefono.
Ha perso.
Il telefono.
Qualcuno mi trattenga.
"Charles." faccio, sbuffando rumorosamente per aiutarmi a stare calmo "Sei un pilota della Ferrari. Te ne compri sette appena metti piede fuori da qui." Taglio corto, tornando a dare le spalle ai due giovani, per poi appoggiare le mie braccia sul tavolo e renderle il mio cuscino. Quelle due ragazze non hanno ancora smesso di sbraitarsi contro e io, davvero, tra un po' esco, Maria.
"Seb dai" insiste il mio compagno di squadra, afferrandomi per le spalle e scuotendomi, come se questo potesse convincermi a dargli una mano invece che tirargli un pugno in pieno viso. A giudicare dall'espressione di George qualche ora fa, non ho decisamente perso l'allenamento.
"Senti coso" gli faccio, tornando a girarmi verso Charles e Max, ritrovandomi quest'ultimo particolarmente sorpreso dal mio tono, con quella classica espressione da stoccafisso dipinta in volto "Ho trentadue anni, una moglie, tre bambini -no, non ti dirò come si chiama l'ultimo- e una fottuitissima emicrania. Non mi interessa del tuo telefono."
"Che drama queen" sbuffa Max, alzando gli occhi al cielo.
"Sebastiana!" sento esclamare alle loro spalle, il tutto seguito da una fragorosa risata che non posso far altro che attribuire all'unico e inimitabile: Daniel Ricciardo. Ovviamente deve correre dietro a quanto dice Max, mai una volta che dove c'è uno non ci sia anche l'altro.
Mi scoppierà la cabeza, me lo sento.
"Va bene!" esclamo, irritato, vedendo Charles saltellare sul posto, in segno di vittoria. Vedo Daniel affiancarsi a Max e capisco che, ormai, avremo una squadra di ricerca da quattro. Non che mi dispiaccia, a dire il vero: prima troviamo quel dannato coso di Charles e prima mi lasciano dormire.
"Dove l'hai lasciato?" Domando, cercando di sovrastare le urla di Zaira e di Astrid in sottofondo.
"Non saremmo qui a cercarlo se lo sapessi, idiota." Commenta Charles, con quel tono da saputello che usa ogni volta che deve rimarcarmi qualcosa.
Lo fulmino con lo sguardo. "Trentadue anni. Moglie. Figli. Emicrania." Gli ricordo, facendolo zittire subito e trovando la risata di Max e Daniel, che mi batte una pacca sulla spalla.
"Ce l'avevo in entrata" commenta Charles, portandosi indice e pollice della mano destra al mento, probabilmente riflettendo sulle proprie azioni.
"Non siamo andati in bagno, poi?" chiede Daniel, direttamente rivolto al monegasco.
"A far che?" Sbotta immediatamente Max, con un tono così inaspettatamente ostile da farmi quasi balzare sulla sedia. Ma che cos'hanno oggi tutti quanti?
"Te lo devo dire elegantemente o tiri ad indovinare?" Chiede Daniel, guardandolo male.
Che succede?
Questi tre non me la raccontano giusta.
Detective Vettel in azione.
"Possiamo parlare del maledetto telefono?" Sbotta Charles, allargando le braccia, beccando in pieno muso Lewis, seduto alle sue spalle. L'inglese lancia un'imprecazione da record, facendo spostare Charles di lato con una manata.
E furono in cinque. Fantastico.
Vabbè, a me piace il cinque.
"Si può sapere che problemi hai con questo telefono?" Borbotta Lewis, che però tiene ancora in mano il suo iPhone e, dalla schermata che posso vedere, deduco che sta ancora cercando di trovare li segnale per connettersi ad Instagram.
"Devo assolutamente trovarlo" sottolinea il monegasco, ricevendo l'immediata approvazione di Max e Daniel. Io e l'altra vecchia guardia della grid ci scambiamo uno sguardo confuso e io mi sento sollevato dal non essere l'unico a non starci capendo nulla. "Ci sono cose private" sottolinea.
"Assolutamente." Scandisce Max.
"Dai, forza" fa Lewis, alzandosi dalla sua sedia. "Cerchiamo il dannato telefono."
Lo imito. "Bagno?" chiedo, ricevendo una risposta affermativa dagli altri.
Usciamo dalla stanza passando piuttosto inosservati, mentre le due ragazzine hanno quasi cominciato a prendersi per i capelli, con quel coglione di Russell a cercare di tenerle ferme e la gentile signora che ci ha condotti qui a cercare di risolvere la questione con diplomazia.
Mentre camminiamo verso i bagni, mi affianco a Charles e lo faccio spostare leggermente da parte.
"Dimmi perché dobbiamo trovare il telefono" gli dico, più in un'affermazione che domandandoglielo effettivamente. "Non dirmi che ne hai combinata un'altra delle tue."
Lui mi guarda di sottecchi, senza rispondere.
"No..." alzo gli occhi al cielo, grugnendo per riuscire a contenere un'imprecazione decisamente fuori luogo.
Un'altra?
Come si chiama questa volta? Gertrude? Genoveffa? Ingrid?
"Ma devo spaccarti il muso?" Protesto, alzando forse un po' troppo la voce.
"Sebastian" mi riprende Lewis, ridacchiando "ricordati di contare fino a dieci" mi prende in giro. Mi volto verso di lui e gli faccio il dito medio, che lui ricambia, e noto che Max e Daniel stanno bisticciando sommessamente, a chiusura del nostro piccolo gruppetto, senza riuscire a capire quello che si stanno dicendo.
"Senti, è privato." protesta Charles "Ti giuro che non è solo colpa mia" aggiunge, alzando le braccia. Sbuffo, borbottando un 'per fortuna' decisamente sarcastico, mentre mi lascio condurre nel fantomatico bagno dal monegasco. Ci seguono anche Lewis e i due piccioncini, come mi riservo il diritto di chiamarli, e poi l'olandese frignante si chiude la porta alle spalle, praticamente sbattendola.
Entro nel bagno centrale, prendendo l'iniziativa, e comincio a guardarmi attorno.
"C'è qualcosa appoggiato sopra alla parete che divide quel bagno da quello a sinistra" osserva Lewis. Mi volto verso di lui e lui mi indica il punto a cui si riferisce. Seguo con lo sguardo la direzione indicatami e vedo, effettivamente, qualcosa che assomiglia ad un telefono.
In mancanza d'iniziativa da parte di tutti e quattro i rincoglioniti che mi sto portando appresso, cerco di mettermi sulle punte e recuperare quell'oggetto misterioso, pregando ogni divinità possibile (anche Geova, non si sa mai) che sia il telefono di Charles.
"Perché diamine..." borbotto, cercando di recuperare l'oggetto, senza troppo successo "... perché diamine avresti messo il telefono qui mentre pisciavi?" sbotto, abbandonando ogni minimo di decenza.
"Ti ho detto che l'ho perso!" Protesta Charles "Probabilmente l'avrà messo qui..." s'interrompe, alzando gli occhi al cielo "... non posso dirlo".
Mi arrendo, constatando di essere troppo basso per raggiungere quel punto. Non potendo far leva su un water, faccio cenno al monegasco di venire verso di me. Mi guarda, confuso, e non muove un passo. "Non mi vorrai caricare sulle spalle" azzarda.
"Oh sì invece" dico, facendogli cenno di sbrigarsi.
"Sei il più leggero in ogni caso" commenta Lewis, e io gli dò ragione.
Charles sbuffa e cammina verso di me. Mi abbasso, maledicendomi per le malsane idee che ho quando le mie ginocchia, scoperte per via degli shorts, fanno contatto con il pavimento bagnato di qualcosa che non voglio assolutamente definire. Max dà una mano a Charles a salirmi sulle spalle, e poi io mi alzo traballando leggermente.
Pesa un fottio.
Lo sento faticare a trovare l'equilibrio, mentre Max resta affianco a noi, con le braccia spalancate, come se questo potesse salvare la situazione in caso scivolassimo. Sento Daniel e Lewis ridacchiare e, dai commenti sommessi che riesco a percepire, nella loro lingua madre, capisco che l'inglese sta registrando la scena con il telefono.
Sbuffo e li ignoro, avvicinandomi alla parete del bagno e pregando che non ci siano troppi germi o microbi o qualsiasi altra cosa su quella superficie.
Sento Charles esultare animatamente. "Trovato!" esclama, probabilmente agitando le braccia, perché posso percepire l'equilibrio mancare, mentre oscillo pericolosamente.
Max caccia un grido, mentre io urlo a Charles di restare fermo, inutilmente. Sento la terra mancarmi sotto i piedi e cado di schiena, facendo piombare Charles direttamente nella turca e Max invece sulla soglia della porta.
Segue un attimo di silenzio, prima che io stesso lo rompa con una sguaiata risata, seguito dai miei compagni. Charles si alza prontamente, rimettendosi il telefono in tasca, per poi darsi un'occhiata ai pantaloni, che ora recano una macchia bagnata sul retro, cosa che mi fa ridere ancora di più.
"Ew, sto malissimo" commenta Lewis, che tuttavia sta ancora riprendendo la scena con il telefono "dovremo lavarvi con l'amuchina" commenta, con l'approvazione di Daniel.
Mi alzo velocemente, passandomi le mani sui pantaloni, come se questo potesse in qualche modo ripulirle. Aiuto Max a rimettersi in piedi e ordino alla comitiva di uscire da quel dannato bagno.
"Potremmo chiedere a quel coglione di Russell se ha ancora la sua scorta di amuchina" commenta Daniel, camminando affianco a me "è ossessionato." conclude, con una risatina.
Annuisco, pensando che probabilmente farò proprio così. Pensavo che sarebbe stato difficile ritrovare l'aula da cui siamo usciti poco fa, ma le grida delle due isteriche ci guidano nuovamente al punto di partenza.
Quando rientriamo nella stanza, noto che Max e Charles fanno per rintanarsi in disparte, confabulando qualcosa sul telefono del monegasco, ma io e la mia emicrania non abbiamo intenzione di lasciar perdere la faccenda: mi sarò probabilmente preso lebbra e tubercolosi in quel bagno, probabilmente anche la rabbia, quindi pretendo di sapere che cosa diamine stanno nascondendo. Tipo adesso.
"Fermi lì, Scemo e Più Scemo!" Li riprendo, sentendo Lewis sospirare. Cala il silenzio nella stanza, persino Zaira e Astrid si voltano nella mia direzione. "Vuotate il sacco" faccio, combattendo contro il desiderio di prendere Più Scemo (ossia Charles) e appenderlo al soffitto "Chi ha messo quel telefono lì sopra, eh?" insisto, aspettandomi una risposta a velocità fucsia.
"Va bene, va bene!" Sento qualcuno dire, alle mie spalle "Sono stato io!"
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro