•Capitolo 18•
/Jackson\
Vederlo spalmato sul corpo di Sky, mi ha mandato il cervello in fumo.
Sono stato per l'ennesima volta un coglione baciando la bionda.
Ho visto le sue iridi artiche, e nella mia testa baciavo lei. Con tutta la passione possibile, che mi scatena.
E appena ho interrotto il contatto e riaperto gli occhi, lei non era più lì.
Sono sgusciato tra i corpi, la bionda che non capiva il perché fossi scappato.
Caroline affiancarmi e chiedermi dove fosse Sky.
E poi l'ho vista. Indifesa. E una rabbia cieca si é impadronita di me.
Il sangue pompa furioso nelle vene. L'adrenalina schizza a mille.
"Fox, che cazzo ti salta in mente."
La verità Samuel?! Non lo so.
So solo che devo sfogarmi contro questo pezzo di merda, per aver osato anche solo toccare, la mia Dea.
La mia? Non lo é. Leí non é mia. Io non la voglio mia. Non so cosa voglio, ma le sue iridi mi danno quella forza, che neanche il ricordo di Kyle riesce a trasmettermi.
Ma non posso bruciarmi i neuroni, per capire il motivo, che mi ha spinto ad essere ora sullo Square.
Sento le urla strepitanti della gente che ci accerchia.
Wolf Blood si pompa, si pavoneggia.
Ammetto che forse sono solo uno stupido, che crede di vincere, quando so bene che probabilmente perderò.
Ha più tecnica. Una carriera. Mentre io ho solo la rabbia nera dalla mia parte.
Quanto può scatenare un solo sentimento, dentro un corpo?
Non lo so, ma lo sto sicuramente per scoprire.
Il vocalist che annuncia il mio nome di combattimento, scelto dal cuore.
La morte é sempre silenziosa. Arriva piano, non ti avverte, ti prende e ti strappa dal mondo terreno.
Sento gli occhi pieni di apprensione di Sky, che mi formicolano la pelle, mi accarezzano come una preghiera.
Non sono qui per farmi ammirare.
Per far credere che sono l'eroe dell'anno.
Per farle accogliere il mio perdono e ricevere un grazie.
Sono qui, perché sento l'insana voglia di rivendicarla. Proteggerla. Difenderla.
Forse perché é la sorella di Adam.
Forse perché per me lei vale.
Vale ogni singolo pugno.
Siamo già in posizione di guardia. gambe divaricate quanto la larghezza delle spalle. La destra leggermente flessa, mentre la sinistra più avanti. Il busto in torsione. I pugni coperti dai guanti alzati davanti al viso, il gomito destro a proteggere il fegato.
Lo noto molleggiare sulle gambe, già pronto ad analizzare dove potrà colpirmi, e ciò che noto é che il suo addome é un facile bersaglio per la posizione che ha assunto.
Le urla straziano i timpani, ma io le silenzio.
Il nome del tatuato si eleva in un fracasso.
Il mio dai miei compagni, mentre gli occhi di lei sono l'unica cosa che mi fa accendere nuovamente la rabbia.
"Non lanciare pugni come coriandoli. Lotta contro la rabbia, ma ricordati che hai un avversario. Non farti mettere K.O, lasciando a lui la vincita." Le parole di Tyler mi piovono addosso come grandine, e dopo il Gong che rimbomba in un eco assordante, riesco a schivare il primo corpo, saltellando a sinistra.
I suoi occhi sono due pozzi petroliferi, mentre un ghigno trasforma i tratti incattiviti del suo viso.
«Combatti per la puttanella.» Biascica in derisione, con il paradenti che non fa fuoriuscire bene le parole.
E a quell'appellativo la mia testa schizza come un razzo impazzito.
I muscoli si rinforzano, il sangue sfrigola e brucia ogni organo, e con un saltello, riesco ad assestargli un gancio destro sulla mascella, mentre con il sinistro proteggo il mio mento.
Vedo il suo volto girarsi verso sinistra, e con un grugnito, attacca con un gancio basso il mio addome, facendomi barcollare indietro e piegarmi appena su me stesso.
«Vai, Jackson.» Sento urlare da Samuel che si sgola tra le urla incessanti.
Schivo un altro colpo, apro di più il braccio, e lo attacco al busto con il dorso rivolto verso il basso.
«La fotti bene.» Mi incita alla violenza con quelle parole, e ormai non vedo più Wolf Blood, ma solo lei. Vedo lei indifesa. Vedo Kyle sul ring. Vedo il mio dolore. I fari accecanti. L'ambulanza. Lo strazio di mia madre. Il mio corpo inerme.
Attacco. Colpisco con una furia cieca.
Digrigno i denti, e sento un pugno centrare l'angolo delle mie labbra dove la guancia trema e il paradenti schizza fuori dalla bocca spalancata in un grugnito che sovrasta la folla, facendomi sputare saliva mista a sangue.
Ma non mi fermo. Riparto. Gancio sinistro basso. Attacca con un montante alto.
Aggiriamo tutto il ring. Avanti, indietro.
Sinistra. Destra.
Gladiatori nell'arena.
"Devi sorprendere l'avversario, Jason. Non fargli mai capire la tua prossima mossa, e quello sarà l'asso vincente." Kyle mi parla o forse sto come sempre delirando.
Avverto i suoi occhi che mi fissano attenti e preoccupati.
Non posso voltarmi o verrò attaccato.
Attacco il suo viso, colpendo il setto nasale, e dei fiotti di sangue rosso scendono in rivoli liquidi e veloci, che sporcano il suo mento.
La ferita al labbro frizza, e mi proteggo di più quella zona, senza i paradenti.
Rivedo ancora Kyle. E poi sento Adam avvertirmi di stare lontano da Sky.
E non vedo il pugno che mi colpisce l'occhio sinistro, facendomi perdere il controllo e cadere come un sacco al suolo.
Avverto l'impatto forte contro la schiena, e mi paro il viso e il fegato, mentre mi sale sopra con un balzo, e mi attacca.
«Reagisci, cazzo.» Samuel annaspa a gridare, come me che non ho più fiato. Non riesco a respirare e mi sembra di morire.
«Jackson» E ora sento la voce della mia Dea, che cade in un pianto disperato, e mi supplica donandomi forza e coraggio.
Leí. Per lei.
Riesco a bloccare le sue caviglie con le mie, e porto le forze allo stremo, sotto il peso del suo corpo granitico, e in un digrigno lacerante, riesco a girarlo sotto di me.
Colpisco. Ci dimeniamo.
Non esistono regole.
Affondo. Sento il suo gancio colpirmi il mento che si solleva, mentre il mio pugno sferza sul suo addome.
Sputiamo saliva. Sputiamo sangue. Il fiato segato nella gola che non deglutisce più.
E di nuovo sono sotto la sua raffica di pugni e sotto di lui.
«Batti, se non vuoi trovarti in un ospedale.» Mi spregia sul lobo, ancora goliardico, mentre il suo sangue mi cola sulla tempia.
«Mai.» Raschio con quell'unica parola la gola che brucia, come i polmoni compressi, e sforzo il mio addome dolente a sollevarsi e riprendere a colpirlo.
Schivo. Attacco. Difesa. Colpisce. Schiva. Attacca. Sferzo. Pugno. Gancio. Montante. Saltella. Fletto.
«Tutto per una troia.» E questa é la goccia che manda a farsi fottere ogni controllo che ho cercato di mantenere.
Fanculo il restare presente. Fanculo a tutto.
Emetto un ruggito feroce, e seppur barcollante come un ubriaco marcio, il mio braccio si protende e nel mio ultimo briciolo di forza rimasta, riesco a centrargli la tempia, facendolo cadere fuori dallo Square.
Mi avvento per colpire ancora, in delirio.
Mi gira la testa. Le urla. I battiti di mani.
Vedo tutto girare, mille luci davanti a me, che mi colpiscono.
Il suo battere tre volte, e poi le ginocchia si piegano, il mio corpo diviene molle, e cedo sul suolo freddo, tossendo e sputacchiando, con la consapevolezza di aver vinto.
L'unica cosa che mi fa stendere un sorriso debole e stanco, le mie iridi volteggiare in cerca delle sue, mentre sono sdraiato.
La trovo a testa in giù. No! Forse sono io.
La vedo correre verso di me, mentre il vocalist annuncia la mia vittoria.
«Death Silent é il vincitore del primo match.» E ora la folla mia acclama, ma io vedo solo lei che sorride. Le lacrime sulle sue guance. I capelli rossi come il fuoco che ciondolano e incorniciano il suo volto latteo.
E poi i miei occhi si chiudono, quando sento il tocco delicato della sua mano, sfiorarmi la guancia.
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I ragazzi della palestra, mi hanno raccattato da terra, come se fossi un corpo molle, non più dotato di ossa per camminare e reggermi in piedi.
Mi sono lasciato trascinare mentre ancora la folla mi acclamava e batteva le mani, con il mio nuovo nome di combattimento.
Samuel mi ha circondato il collo con il braccio, mentre Henry mi ha sorretto la vita.
Ho replicato che potevo benissimo farcela da solo, ma l'occhiata che si sono rivolti come se io non li vedessi, era di puro sarcasmo.
«Sei stato un folle, Fox.» Mi accusa serio, ma avverto anche un pizzico di contentezza nella sua voce.
Gli lancio uno sguardo in tralice entusiasta, sebbene l'occhio sinistro sia gonfio e tumefatto, rendendo la visibilità scarsa.
«Dammi le chiavi del pick-up.» La voce della Dea perentoria, mi fa sorridere di più, e stringo i denti per il dolore dello strappo al labbro, che sgorga ancora goccioline di sangue.
Sta ferma sullo sportello del guidatore, con il palmo aperto, in attesa delle chiavi.
E cavolo! Vederla lì per me, è un incendio in mezzo al petto che duole ancora per i colpi, e sta ricaricando l'ossigeno.
«So tornare da solo.» Replico gradasso, innalzando un angolo delle labbra, e la noto battere un piede sull'asfalto.
«Dammele. Subito. Jackson.» Come posso replicare al suo timbro duro che impartisce un'ordine come una soldatessa sensuale, mentre muove le dita della mano per incitare a sbrigarmi.
Scuoto appena la testa per farle intendere che non avrei ceduto, mentre i miei compagni se la ridono della scenetta che si é venuta a creare.
«Ragazzi, potete andare, lasciatemi questo ammasso di muscoli.» Sbotta tagliente, sospirando furiosa e il fumo che le esce dal naso, non preannuncia niente di buono.
Sento le mani dei miei compagni abbandonarmi, mentre Sky si avvicina, e Samuel mi augura un,
«Buona fortuna.» come se prevedesse la mia sorte.
Mi stanno lasciando sul serio con una Dea che si é trasformata in Hannibal Lecter.
Il suo braccio esile, si avvolge intorno alla mia vita, stringendo con le sue dita affusolate il mio fianco, e non sono mai stato così bene tra le braccia di una ragazza.
Mi sospinge delicata fino alla macchina, facendomi poggiare le mani sul tettuccio, mettendosi dietro alla mia schiena.
«Mi vuoi perquisire?» Le domando in tono caldo, poiché sentire le sue mani che scorrono sul mio bacino andando più giù, mi fanno tendere la patta del jeans, e il cazzo svettare costretto dal tessuto.
Cristo! Sto avendo un'erezione pazzesca, mentre le sue mani scivolano in basso.
Vorrei gemere di puro piacere, al pensiero di come stringerebbe il mio membro alla base, tra quel velluto dei suoi palmi.
Le sue iridi risplendere di lussuria, nel guardarmi godere per il suo tocco, e inumidirsi le labbra polpose con quella lingua tagliente e saccente, prima di ruotarla sul mio glan...
Vengo interrotto dal mio film erotico, al sentire le sue parole vittoriose.
«Prese, e ora...» Si pressa di più sulla mia schiena, e posso sentire i suoi seni gonfi schiacciarsi e i capezzoli turgidi perforarmi la schiena, mentre volto di poco il viso.
«e ora?» Le faccio eco suadente, trovando le sue iridi che subiscono la perversione che accendono le mie. La noto deglutire in difficoltà, con le labbra che mi sfiorano la cartilagine dell'orecchio, aumentando solo la durezza del mio cazzo che vorrebbe esplodere.
«Sali in macchina.» Si ridesta con quell'esclamazione sicura, detta come un secondo comando, e il suo sopracciglio arcuato innalzarsi fiero.
Dea bastarda!
Le mie labbra si incurvano in un sorrisetto giocondo, e decido di lasciarle questa gloria, poiché le sono seriamente grato e di più, vederla mettersi alla guida del mio pick-up, mi lascia una bella sensazione alla bocca dello stomaco.
Mi lascio cadere sul poggiatesta morbido, con il volto rivolto verso il suo profilo che ingrana la marcia, e parte.
Le luci dei lampioni e della luna piena, che la mettano in mostra come una Dea alata, e la pace diffondersi dentro di me.
Il cenno di pesantezza e stanchezza farsi prepotente sotto le palpebre, e insieme alle ruote che filano lisce sull'asfalto, mi sento al sicuro.
Capto il tocco lieve di polpastrelli, sfiorarmi lo zigomo, e storco le labbra in una smorfia.
«Siamo arrivati, bello addormentato.» La sua voce carezzevole e calda, che mi inonda l'udito e carezza la mia pelle, obbligano le mie palpebre a sollevarsi piano.
Così piano, che appena metto a fuoco, trovo il suo viso ad un millimetro dal mio.
Vedo la luce del lampione dall'altro lato della strada proiettata sul suo volto angelico, mentre il mio resta oscurato dalla sua ombra.
Non riesco a dire niente, se non a fissare quei piccoli puntini neri delle pupille, dove mi specchio magicamente.
Il mio sguardo cade volutamente in basso, dove i suoi denti affondano nel labbro inferiore polposo, e una smania di divorare quelle labbra stupende mi infiamma il sangue.
«Ti sei addormentato subito.» Spezza dolcemente il silenzio venutasi a creare, e osservo il rossore imporporarle le guance.
«Dove siamo?» Chiedo con la voce roca e ancora impastata dal sonno, cercando di guardarmi intorno. Mi sforzo perlomeno per non rimanere a fissarla. Anche con un occhio tumefatto e dolorante, rimarrei ad osservare le sue efelidi graziose che costellano quel viso da Dea.
Si scosta lentamente, poggiando la mano sulla maniglia dello sportello.
«A casa mia. Non voglio che Gwen ti veda ridotto così, Rocky.» Mi beffeggia ilare e benché fuori ci sia la luna, il suo tono solare mi acceca più dei raggi solari del giorno falso acceso.
Ora sono io che mi mordo il labbro inferiore, per non scoppiare a ridere per il nomignolo sarcastico, e scendiamo in simbiosi, richiudendo con un tonfo lo sportello dove mi appoggio.
«Un tempo erano gli uomini che aiutavano le donzelle.» Sospira con derisione, nel lanciare un'occhiata al mio chiaro impedimento sul reggermi in piedi.
«Davvero...stronzamente simpatica.» Affermo falsamente offeso, mentre mi aggrappo a lei, che ruota la chiave nel portone e dopo lo scatto metallico, la spalanca con un cigolio trascinato, aiutandomi a superare anche le scale in marmo.
Sembro sul serio un impedito, e cerco di farmi forza con il corrimano, per non scaricare tutto il peso sul suo esile corpo che stringe i denti per lo sforzo.
«Hai tolto quella protezione per i...Vampiri?» La pungolo goliardico, mentre ruota gli occhi e schiocca le labbra, avvicinandosi alla porta.
«Non me lo ricordo. In tal caso il pianerottolo é un alternativa appetibile.» Replica con il mio stesso tono, e non mi resta altro che scuotere la testa troppo divertito dal nostro scambio di battute, vedendola spalancare la porta.
«Vuoi venire o rimani in castigo accanto al muro?» Dio, é adorabile con quell'espressione di pura derisione, e neanche ho il tempo di ribattere che sguscia dentro lasciando la porta aperta come invito.
«Caroline?» Domando subito guardingo, per non trovarmi sorprese circa la sua pazza coinquilina, che sicuramente vorrebbe vedermi morto, mentre si sfila il cappotto avvitato, appendendolo al gancio affisso al muro.
«É dal tuo capo del pub.» Rilancia sbrigativa, e annuisco sfilandomi il chiodo con uno sforzo immane dei muscoli indolenziti.
«Sul letto.» Sbotta seria, indicandomi con l'indice la porta aperta di quella che presumo sia, la sua camera.
«Come?» Sono alquanto stralunato. Ok che é il mio sogno affondare tra quelle pieghe calde e umide, ma...Fanculo! Se mi vuole sul letto, anche con i muscoli indolenziti l'accontento.
Difatti come un bravo cagnolino scondinzolante, mi trascino verso la sua camera.
Appena supero l'uscio rimango di stucco. É cosí in netto contrasto con tutta la casa colorata, questo suo spazio personale che sto per invadere con la mia presenza.
Le pareti sono bianche e anonime. Non un quadro. Non una foto. Un poster. Niente che possa raccontare della Dea misteriosa.
Due comodini beige delimitano lo spazio dove vi é un letto matrimoniale con la testata in ferro battuto nera, che forma delle onde con le sbarre.
E un piccolo scrivano antico, posto all'angolo vicino alla finestra coperta dalla tenda.
«Mi sembrava di averti detto, di stenderti.» Sento il suo tono assertivo dietro le mie spalle imponenti, e senza replicare faccio un'altro passo. La scia del suo profumo invade i miei sensi, e rinfocola la voglia di scivolare i palmi su quella pelle di porcellana.
É proprio come la ciliegia che si fonde con il gelsomino, in un connubio che ti fotte la ragione.
Mi volto solo per vederla sparire nel bagno di camera, e tiro via le scarpe, sfilandomi con un grugnito la maglia bianca.
Sento i muscoli strapparsi e gemo di dolore acuto nel sentire le scapole rientrare indentro.
La faccio passare lentamente dalla testa, e come sto per sfilarmela dalle braccia, rimane ferma su i polsi come rimango immobile io.
Se questa non é perfezione, non ho capito un cazzo della vita, o in generale delle donne.
Perché nessuno mi é mai apparsa così sensuale e desiderabile alle mie iridi che si scuriscono, nel vederla messa in luce dalla lampada che sprigiona dal bagno.
Una canottiera aderente che mostra le linee del suo corpo. Intravedo i capezzoli piccoli e turgidi abbellire quel seno pieno e rotondo, e instintivamente mi lecco le labbra, sfilando la maglia dai polsi per gettarla a terra.
Scorro famelico lo sguardo su i suoi short talmente corti da pensare che sono delle culotte, e il mio sguardo si infiamma in mezzo a quelle cosce snelle e sode.
Dio, Sky!
Il velo della lussuria, ottenebra prepotente la ragione che é andata a farsi benedire.
Porto le dita lunghe sul bottone metallico del jeans e con uno scatto del pollice lo lascio fuoriuscire da l'asola.
Sento il membro sospirare come me, nel sentirsi più libero sulla cerniera che faccio scorrere.
Amo questo silenzio. Amo questo scambio reciproco di sguardi. I nostri occhi riempiono ogni parte dei reciproci corpi. Ci divoriamo.
Stiamo scopando così intensamente che potrei eiaculare nei boxer neri, se resta un altro po' ferma in quel punto, dove i jeans scorrono sulle mie gambe muscolose e toniche, fermandosi sulle mie caviglie.
La vedo deglutire e la boccetta di acqua ossigenata tra le sue dita esili, trema.
Immagino che quella boccetta sia il mio cazzo, e muoio così bene che vivere non é necessario.
Socchiude le palpebre e con le labbra prostrate in avanti, lascia fuoriuscire un sospiro ansimante,che le gonfia il seno, per riaprirle il secondo dopo.
«Era necessario toglierti i Jeans?» Domanda annodata, come se avesse una biglia ferma in gola, e si avvicina in seria difficoltà.
Sono già steso sul letto come mi ha ordinato, e non mi aiuta l'odore permeato sulle sue lenzuola di flanella con piccoli fiori disegnati.
«Scusa, dormo in boxer.» Tento di scusarmi così basso che forse non mi sente neanche.
Sono un coglione con una cazzo di erezione.
Il suo sguardo punta di nuovo lì, e con affanno lo distoglie per spostarsi sul mio viso, e forse é ancora peggio, poiché il suo rossore mi eccita tremendamente.
Si siede cauta sul letto, dal suo lato, e stacca un pezzettino di cotone idrofilo, per imbeverlo con l'acqua ossigenata.
«Credo che brucerà un po'.» Mi avverte tenue, allungandosi nella mia direzione.
Non replico, poiché potrebbe uscirmi la risposta più idiota di sempre: Mai quanto mi brucia vederti così svestita.
Perciò mi mordo l'interno guancia e annuisco.
Avverto il cotone poggiarsi con delicatezza sul mio occhio, facendomi gemere a denti stretti.
«Dolore?» Mi chiede dopo secondi passati a curarmi dolcemente l'occhio violaceo a tratti rosso, e stavolta devo parlare se non voglio sul serio schizzare nei boxer.
«No! La tua mano, Sky.» Rantolo con un gemito il suo nome, e con l'occhio buono la vedo scuotere inebetita la testa.
Porca puttana. Non so se lo faccia apposta per vedermi provato. O non se ne sia sul serio resa conto.
Poiché replica docile.
«Che ha la mia mano?» Oh nulla mia Dea alata, proprio nulla. Ma dove é appoggiata é rischiosa per il tuo voto di castità.
Voto che se continua così, sarà infranto.
«Sky.» Digrigno i denti con un ansimo acuto, nel sentirla pressata ancor di più.
Oh cazzo! No, non glielo dico. Fanculo se vengo nei boxer.
Cristo, sì, così. Stringile tra quel palmo liscio. Artigliale.
«La tua mano, é...» Non riesco a finire, che mi esce un altro gemito sofferente e intriso di voglia accecante.
«Jackson, stai bene?» Si premura carezzevole di chiedere, e si cazzo. Sto fottutamente bene.
«La tua mano, é sulle mie palle, e se non vuoi essere scopata senza pietà. Perché fidati, Sky, ora non avrei pietà, ti conviene toglierla.» L'avverto oscuro e bollente, facendo uscire la frase tutta di un getto, lo stesso che se non toglie la mano sporcherà il mio membro.
Difatti la vedo sbarrare gli occhi scioccata, e ritrarre la mano con un saltello.
«Oh Dio. Scusami io...Beh ti ho finito di medicare, vado...Si vado sul divano...Io, scu...» Non la lascio terminare che emette un gridolino ansimante, nel sentire le mie dita che si stringono sul suo polso e la buttano sul letto, facendole finire un palmo aperto sul mio pettorale.
«Non vai da nessuna parte.» Ribatto acuto e caldo, parlando più con le sue labbra che con i suoi occhi, che invece sento bruciare le mie.
Sollevo lentamente le iridi appannate di voglia, per vedere il suo cielo farsi torbido, mentre la mano scorre sulla mia spalla, in un movimento involontario.
«Jacks...» Il mio nome esce seguito da un ansimo caldo, nel sentire le mie labbra bollenti che si poggiano sul suo collo, dove piega la testa lateralmente, per darmi maggiore accesso.
La mia mano libera, vaga sulla sua schiena che rabbrividisce, fino ad inoltrarsi tra quella distesa di fuoco che acciuffo, e affondo i denti in quella pelle dolce e proibita per un lupo come me.
«Dormi con me. Rimani con me, Sky.» Soffio rovente sulla sua pelle che si arrossa e accappona, mentre ruoto in piccoli cerchi la punta della lingua, sull'incavo del suo collo.
Lo stesso che scatta all'indietro, offrendomi il suo mento innalzato al soffitto, per leccarlo tutto.
«Mmmh, Jack...» I suoi ansimi escono così bassi, caldi e dolci, che vorrei solo stenderla e sovrastarla con il mio corpo.
«Sei stato...un...inc...incosciente.» Mi accusa in un balbettio arrochito, e annuisco con le labbra che si poggiano sul suo mento, che riabbassa di poco, e ora vedo il pericolo. Le sue labbra sono ad un soffio di alito dalle mie.
Solo quel piccolo spazio ci separa.
Troppo poco anche per respirare così vicini.
«Mi aspettavo un grazie.» Le rivelo intenso, e avverto la sua mano, scorrere sulla mia nuca, artigliandolo con le unghie, dove mi sfugge un gemito.
Le sue labbra si spostano verso il mio lobo, e lì si pressano quasi succhiandolo.
«Ho temuto per te, Jackson. Odio le manie di protagonismo, ma di più odio doverti dire...» Si scosta lentamente, e si stende sulla sua parte di letto, di fianco a me.
Il suo palmo liscio e fresco scorre sul mio calloso e caldo, e le nostre dita si incastrano, voltandoci nella stessa direzione con i volti.
«Grazie.» Termina amorevole, e un dolce sorriso dipinge i nostri volti.
Il mio pollice carezza il suo dorso, e non mi serve doverla spogliare dai vestiti.
Non sarà una tacca nella mia testiera.
So bene che quello che provo é troppo da sopprimere.
Ma so anche che Adam perderebbe la fiducia che ripone in me.
Perché io ti voglio, Sky. Ma non ho niente da darti.
Perché io mi nutro del dolore, distruggo e semino la morte che mi porto nel cuore.
~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•
La prima cosa che penso al mio risveglio é che sono dolorante.
La seconda cosa che la precede é che non ho mai dormito così bene dopo la morte di Kyle.
La terza cosa che so per certo, é di non aver mai dormito con una donna, senza essermela scopata.
La quarta cosa é che sicuramente la Dea stesa su questo letto, é nociva per il mio cuore onice.
Eppure non provo la sana voglia di scappare a gambe levate come un codardo e un coniglio.
No! Sto mortalmente bene qui. Tra il sole ancora non troppo abbagliante, dove piccoli raggi attraversano la tenda panna a righe viola, mettendo parte del suo profilo in luce.
Tra le lenzuola profumate di ciliegio e gelsomino, che inalo come un tossico.
I suoi capelli sono a solleticarmi le narici, e non mi da per niente noia.
E sopratutto questa posizione, che abbiamo assunto durante la notte, come se ella sapesse che volevamo incastrarci.
Il mio petto é schiacciato contro la sua schiena sensuale.
Una sua gamba snella tra le mie toniche e muscolose.
Una sua mano é racchiusa in un lieve pugno, vicino alle labbra, e l'altra é a circondare il suo giro vita.
Ma ciò che mi lascia basito é che le mie dita lunghe sono ancora incastrate alle sue affusolate.
Avverto la freschezza del suo palmo liscio, contro il mio rovente e calloso.
Ed é bella. Cristo se lo é, mentre dorme.
Vorrei rimanere ad ammirarla a lungo, gustarmi il suo leggero respiro che mi fa tremare, e ho paura che avverta il mio cuore tuonare e svegliarla con quel suono.
Mi accoccolo lentamente e silenzioso, più vicino, finché non sento la sua voce lieve e bassa, con quella infossatura seducente e ansimante di prima mattina, che purtroppo mi fa tendere dolorosamente.
Merda! Forse non se n'è accorta.
«Jackson.» Biascica il mio nome, come qualcosa di erotico. Lo immagino uscire dalle sue labbra polpose, mentre sta per raggiungere un orgasmo catartico, e perdo la funzione di ragionare.
«hmm» Emetto a labbra serrate, come a farle presente che sono sveglio.
«Leva subito quel coso.» Che cazz...?!? Ma di che cazzo sta parlando?
«cosa?» Domando stralunato, ma una vaga idea illumina il mio cervello ancora assopito, e un ghigno perfido stende le mie labbra.
«Quel coso, che mi sta puntellando dietro.» Digrigna a denti stretti, e cazzo! É fottutamente eccitante quando perde il lume.
Una risatina bassa e fin troppo contenuta, esplode nel mio addome, e mi inumidisco le labbra.
«Ah, intendi il mio caz...» Non finisco la frase che sento la sua superare la mia di un'ottava e sbraitare.
«Levalo subito, se non vuoi ritrovarti anche l'altro occhio, conciato per le feste.» Wooh...ehi. Ecco la gatta che é in lei, sempre pronta a graffiarmi.
«Ah ma davvero?» Sussurro più basso e caldo, con le labbra che sfiorano appena il suo lobo fresco, e un dolce respiro abbandonarla per farmi muovere l'asta dura tra le sue natiche sode.
Dio! Fantastiche. Sono coperte dal pantaloncino, ma sono sicuro che sono perfette.
E proprio quando penso che si arrenda, e finalmente possa lasciarmi affondare nelle sue grazie sublimi, sento arrivarmi una gomitata forte al centro dell'addome.
Un lamento roco e sofferente si eleva come un piagnucolio dalle mie labbra, portandomi a girarmi dall'altra parte e storcere i tratti del volto come un demente.
«Ma sei pazza? Dopo ieri sera pensavo...» Odio non finire le frasi, e lei che spazza via i sogni gloriosi di una scopata selvaggia.
«Pensavi cosa? Che avrei aperto le cosce, e ti avrei supplicato di sfondarmi la fica?» Ok, cazzo! Si, lo speravo. E si, se mi parla così, non mi rende il tutto molto facile.
Poiché purtroppo il mio cervello difettato, e la mia aquila reale, creano un filmino a luci rosse, dove potrei anche segarmi seduta stante.
Mi lancia un'occhiataccia ad occhi ridotti in due fessure, che subito si sbarrano di tensione.
«Che ore...» Volta di scatto la testa verso il comodino con la sveglia rosa posta sopra, mentre mi godo le sue natiche che si sollevano appena, prima di vederla balzare fuori dal letto.
«Oh Dio. É tardi. Devo essere tra venti minuti all'istituto.» Corre verso il bagno e chiude con un tonfo secco la porta.
Gran bel culo! Decisamente.
«Ah Jackson.» Risbuca fuori solo con la testa, richiamandomi con la sua voce assertiva, e le rivolgo un sorriso, mentre lei lancia con malizia e birichina, la sua canotta fuori dalla porta, che atterra sulle mattonelle.
Cazzo, Sky.
«Vuoi che venga a lavarti?» Domando suadente, alzandomi come un felino dal letto, per avvicinarmi alla porta del bagno.
Sei nuda Dea alata?
Vuoi la mia aquila?
Te la do tutta, ovunque, incessante.
«Vuoi venire?» Mi provoca, e adesso vedo anche i pantaloncini atterrare più distanti dalla maglia, mentre continua a tenere la porta socchiusa, con quelle iridi maliziose, che adoro.
«Tu...Tu vuoi venire?» Replico intenso con quell'allusione sessuale, che la porta a mordersi le labbra.
«Sto per bagnarmi.» Cazzo, sì. Bagnati tutta Dea. E mentre socchiudo le palpebre, sento qualcosa che mi si schiaffa in faccia, per scivolare molle ai miei piedi scalzi.
Getto un'occhiata in basso...E merda!
Una brasiliana bianca di pizzo.
«Usala se vuoi. Vestiti.» E detto questo con tono beffardo, sbatte la porta del bagno davanti al mio viso sbalordito. Davanti alla mia mostruosa erezione, e lo scatto della serratura mi fa ridere di cuore.
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