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19

Io e Ryan camminammo per quasi un'ora prima di trovare un alloggio dove dormire.

L'unico posto segnato dalle mappe del mio cellulare, nel raggio di 50km, fu il Tiki Motel e quando ce lo trovammo davanti agli occhi, rimpiangemmo di non aver dormito direttamente in auto. Per quanto sembrasse squallido e sperduto in mezzo alla vegetazione, fu la nostra unica possibilità di scelta; era già notte fonda e nessuno dei due era intenzionato a cercare un qualsiasi altro luogo dove alloggiare.

Posai una mano sulla schiena di Ryan per incoraggiarlo ad entrare in quella sottospecie di abitacolo che riportava la scritta reception.

Un uomo grasso, pelato e alquanto infastidito dal nostro arrivo, ci accolse bruscamente; forse lo avevamo disturbato nel bel mezzo della sua pausa notturna, vista la canottiera tutta macchiata di unto e l'ambiguo canale TV sul quale il signore era sintonizzato.

Ci lasciò le chiavi della camera ma non prima di aver avvisato Ryan di non fare alcun che di stupido con me; non voleva finire nei guai con la polizia avendo notato dai documenti la differenza d'età che ci divideva e il fatto che fossi ancora minorenne.

Raggiungemmo la stanza completamente in imbarazzo e già abbastanza mortificati e quando io feci girare la chiave nella serratura e aprii la porta, Ryan lasciò cadere gli zaini a terra attonito e ormai del tutto sconfortato.

Io, a differenza sua, scoppiai in una fragorosa risata e riuscii a trovare la stanza addirittura simpatica.

Le pareti erano di un verde chiaro con sopra la stampa di migliaia di piccole hawaiane in gonnella, surfisti e noci di cocco; la moquette e le tende verdi scuro si abbinavano alla perfezione con il piumone dei letti, le lampade sui comodini erano a forma di palma e per finire la porta che divideva la camera dal bagno aveva sopra dipinta una gigantesca scimmia. Trovai incredibile come potesse starci tutta quell'eccentricità in così pochi metri quadrati di camera.

"Allora hai intenzione di entrare?" chiesi divertita rivolgendomi a Ryan.

"Si...ho solo bisogno di qualche minuto per riprendermi." rispose atono stropicciandosi gli occhi.

Forse pensava che quando li avrebbe riaperti, davanti a se, ci sarebbe stata una lussuosa suite.

Lo presi per mano e lo trascinai all'interno per poi richiudere la porta alle sue spalle.

Gettai il mio zaino sul letto e mi ci sdraiai sopra incurante di tutto.

"Avanti prof. non faccia lo schizzinoso." lo canzonai notandolo guardarsi attorno allibito.

"Non sono schizzinoso e non chiamarmi professore, non dopo questa sera almeno." sussurrò.

Mi alzai con il busto aiutandomi con i gomiti e tornai a guardarlo.

"Che c'è che non va?" chiesi.

"Beh, insomma, è che proprio non me lo ero immaginato così..." si girò nella mia direzione e venne verso di me sedendosi poi al mio fianco. "Intendo tra me e te, di certo non era previsto finire in un motel." non riuscì a guardarmi negli occhi mentre lo disse.

Mi raddrizzai e lo lasciai continuare a parlare capendo che non era il momento giusto per sdrammatizzare.

"Insomma ho passato metà del weekend a fantasticare come una ragazzina su come ti avrei detto che ero attratto da te, dove ti avrei portata per dirtelo e con quale scusa e mi sono detto <<Al diavolo le conseguenze>> e l'altra metà a convincermi che stessi facendo la cosa sbagliata e che una volta tornati a New York ti avrei semplicemente ignorata e se devo essere sincero avevo optato per la seconda opzione. Invece ho vuotato il sacco nel mezzo di una lite e ho gettato all'aria i miei buoni propositi non appena ti ho vista uscire dall'edificio." sbuffò "E' che è tutto così complicato."

"Ryan, mi dispiace, il fatto è che nella mia vita non c'è più niente di stabile ormai, forse stiamo veramente commettendo un enorme sbaglio. Non devi sentirti obbligato a starmi accanto solo perché ci siamo baciati, io lo posso dimenticare." pronunciai quelle parole senza esitazione nonostante sentissi il cuore infrangersi.

Girò fulmineo la testa nella mia direzione incatenando i suoi occhi con i miei e si avvicinò lentamente alle mie labbra.

"Il problema è che nessuno di noi due dimenticherà tanto facilmente quel bacio..." posò le sue labbra brevemente sulle mie per poi staccarsi "nemmeno quello che ti ho appena dato e neanche quello che ti darò fra pochi secondi Charlie, non sarà facile ma ormai il pasticcio è fatto. Non rinuncerò a te a meno che non sia tu a chiedermelo esplicitamente ragazzina."

Scossi la testa in segno di diniego, lacerata dal desiderio di baciarlo ancora una volta e come aveva detto, pochi secondi dopo, posò la sua mano dietro alla mia nuca e mi portò a se dandomi un bacio lento e pieno di passione.


...


I deboli raggi di sole che filtravano dalle tende semi chiuse mi fecero svegliare. Ero ancora mezza addormentata e completamente indolenzita a causa del materasso estremamente scomodo sul quale ci eravamo addormentati qualche ora prima.

Ryan non c'era ma sul suo cuscino aveva lasciato un foglietto ripiegato su se stesso.

Mi affrettai a leggerlo.

Ragazzina, questa notte ho rubato il tuo cellulare e ho salvato il mio numero. Chiamami appena ti sarai svegliata. Ryan

Recuperai in fretta il mio telefono, cercai il suo nome in rubrica e lo chiamai.

Rispose dopo pochi squilli.

"Buon giorno signorina King. Vedo che ha trovato il mio biglietto."

"Ti prego, dimmi che non mi hai volutamente dimenticata qui e che te ne sei ritornato a New York." dissi non escludendo del tutto che potesse averlo fatto veramente.

"Mi hai proprio beccato! Parlando con Rex, il ciccione di ieri sera, ho scoperto che stava cercando una bella signorina che si offrisse di vestirsi da hawaiana e attirasse un po' di clienti. Non me la sono sentita di negarti questa possibilità!" mi raccontò serio.

"Idiota." borbottai ridendo.

"Ecco, mi stavo quasi per sentire in colpa, ma dopo la tua risposta mi sa proprio che non tornerò." sghignazzò dall'altra parte del telefono.

"Oh e va bene. Mi toccherà imparare a ballare allora e dovrò chiedere a Rex di procurarmi una bella gonnellina." risposi facendo qualche passo di danza e stando al suo gioco.

"A ripensarci bene, non posso permettermi nemmeno che Rex perda tutti i suoi clienti dopo che ti avranno vista ballare."

Feci un salto spaventata e mi girai in fretta verso l'entrata.

Ryan era appoggiato con la spalla sullo stipite della porta che se la rideva divertito con ancora il cellulare all'orecchio.

"Ma sei matto? Mi hai fatto prendere un colpo!" dissi andando verso di lui e tirandogli un pugno sulla spalla.

"Vederti ondeggiare è stato veramente troppo divertente."

"Ah-ah-ah. Prendimi pure in giro ma sappi che te la farò pagare!" lo minacciai puntandogli un dito contro il petto.

Afferrò il mio indice con una naturalezza devastante e mi stampò un lungo bacio sulla guancia.

"La tua vendetta dovrà attendere ragazzina; ho recuperato l'auto, avvisato la scuola che oggi non potrò essere presente e ti ho preso la colazione. Raccogli le tue cose, io intanto vado a saldare il conto. Ti aspetto fuori."

Mi si chiuse improvvisamente lo stomaco, come avevo potuto dimenticare quello che mi sarebbe toccato una volta tornata a casa?

Sicuramente mio padre sapeva già della punizione che avevo preso il venerdì precedente a scuola, della visita a Noah e che stavo saltando le lezioni.

Avevo preso tutto con troppa leggerezza e avevo trascinato con me anche Ryan. Non avrei dovuto permettergli di abbattere i miei muri ed entrare nella mia vita già così caotica. Ero stata egoista, volevo solo sentirmi felice come lo ero stata poche ore prima, ma sapevo benissimo di non poterlo essere e soprattutto ero consapevole che se mio padre ci avesse scoperti avrebbe distrutto entrambi.

Lasciai la camera con mille pensieri per la testa, salii in auto e mi sforzai a sorridere e a nascondere tutta la mia agitazione.

Feci finta di dormire per tutto il viaggio, mentre lo splendido ragazzo che avevo di fianco, guidava allegramente.

Ryan mi svegliò quando fummo davanti al Serendipity, d'altronde non gli avevo detto dove abitavo e fu quasi una fortuna.

L'imbarazzo era alle stelle, i ragazzi, le smancerie e tutte quelle cose lì non erano mai state il mio forte, figuriamoci poi se l'uomo in questione era un mio professore. Era come se, finito il viaggio, fossimo ripiombati nella realtà e tutta la magia si fosse dissolta.

"Se mi dici dove abiti ti accompagno direttamente li." disse passandosi nervosamente una mano tra i capelli biondi.

"Non serve tranquillo. Non abito molto lontana da qui e poi ho delle faccende da sbrigare con Lilian." mentii.

Egoista e anche bugiarda...ecco cosa ero diventata.

Non mi credette, lo avevo notato dal suo sguardo diffidente, ma non avevo avuto altra scelta.

Prima di andarsene mi stampò un casto bacio sulla guancia che nella sua piccolezza mi fece sentire amata ma anche estremamente in colpa. Ero attratta da lui, su questo non c'erano dubbi, ma cominciare a fidarmi di una persona e affidargli il pieno controllo del mio cuore era tremendamente spaventoso e la posta in gioco era troppo alta. Forse ero talmente abituata a stare da sola che non ero più fatta per stare con gli altri.

Scesa dalla macchina, feci finta di entrare nel bar e quando vidi la sua auto girare l'angolo mi incamminai nella direzione opposta. Pronta ad affrontare quello che mi aspettava.

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