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16

"Ma che diavolo di musica ascolta professore?" chiesi interrogativa all'ennesima canzone orribile che mi proponeva.

"Musica orribile? Queste sono delle perle ragazzina, voi non sapete nemmeno che cos'è la buona musica." rispose indignato rivolgendomi uno sguardo truce.

Ryan era stato di parola, alle 15 in punto lo trovai davanti al Serendipity seduto nella sua auto con il motore ancora accesso pronto a sgommare via.

Le prime due ore di viaggio furono un vero incubo, ore cariche di tensione e di imbarazzo eccetto per qualche parolina detta di tanto in tanto e per compensare quell'assenza di rumori Ryan aveva ben pensato di mettere della musica alquanto discutibile.

Ero sempre stata un disastro nel fare conversazione, non sapevo mai che cosa dire e dopo un po' che le persone cercavano di farmi parlare rinunciavano e restavano in silenzio pure loro.

"La prossima volta che vedo la tua piccola mano avvicinarsi alla mia radio te la taglio. Hai capito?" mi disse guardandomi da dietro i suoi Ray-Ban scuri e impedendomi di cambiare ancora canzone.

Sbuffai ritraendo la mano contrariata senza smettere di guardarlo.

Però quanto era bello! Sospirai pesantemente scuotendo la testa.

"A che cosa è dovuto quel suo sorrisino signorina King?" mi chiese un Ryan curioso ed indagatore.

"Quale sorriso? Io non ho fatto nulla." risposi il più seria possibile.

E che cavolo proprio non gli sfuggiva nulla a lui.

"Se...a chi vuoi darla a bere ragazzina? Ti ho vista e hai pure sospirato! Ammettilo...stavi pensando a me" disse ridendo.

Arrossii di colpo e per un pelo non mi strozzai con la mia stessa saliva, pregai silenziosamente che lui non avesse qualche strano potere per leggermi nella mente.

"Ma non dica cavolate su! E soprattutto non mi chiami ragazzina." sputai acida sbuffando.

"Fino a quando tu ti ostinerai a darmi del lei fuori dall'orario scolastico io continuerò a chiamarti come mi pare e piace...ragazzina." ghignò senza distogliere lo sguardo dalla strada.

Poco dopo lo sentii bisbigliare qualcosa di incomprensibile.

"Che hai detto?" chiesi azzardandomi a dargli del tu.

"Non era nulla di importante, non preoccuparti." sbuffò.

"Me lo dica!" dissi minacciosa.

"Se no ragazzina? Che mi fai?" chiese spavaldo sogghignando.

"Le vedi queste due manine?" gli chiesi sventolandogliele davanti al viso "prenderò il tuo cellulare e cancellerò dalla tua lista Spotify tutte le canzoni orribili che mi stai costringendo ad ascoltare e la riempirò di canzoni che tu ritieni di dubbio gusto costringendoti ad ascoltarle fino a Boston e ritorno." lo minacciai prendendo velocemente il suo malandato cellulare dal vano porta oggetti  per stringerlo tra le mani.

"Non lo faresti. Tanto non ne hai il coraggio."

"E' un vero peccato che lei continui a sottovalutarmi professore." sospirai sbloccando facilmente il suo telefono.

"Veramente il suo codice è 1234?"

"Come hai fatto?? Smettila dai qua, dammi!" disse cercando di afferrare il cellulare mentre io lo alzavo in vittoria come se avessi tra le mani un bottino.

"Allora mi vuoi dire che hai detto oppure no?" chiesi prendendo in ostaggio la prima canzone.

"No, la mia playlist no! Va bene va bene lo confesso!" urlò per fermarmi "Ho detto che sei ancora più bella quando ti arrabbi." bisbigliò diventando rosso fuoco

Rimasi spiazzata per qualche secondo, poi scoppiai a ridere.

"Che cavolo ridi?"

"E' che sei rosso fuoco e poi la tua faccia...oddio" dissi tra le lacrime.

"Dai smettila, sei crudele! Non sarò mai più gentile con te, è una promessa" brontolò offeso.

Smisi di ridere e mi asciugai gli occhi.

"No! Ti prego, non potrei mai stare senza di te" dissi scherzosamente facendo una faccia drammatica e portandomi una mano sul cuore.

"Si si continua pure a fare la spiritosa." si mise a ridere di gusto pure lui "comunque siamo quasi arrivati dovresti dirmi dove ti devo portare Charlie."

La spensieratezza di poco prima scomparve. Era ora di dirgli dove fosse realmente mio fratello, volevo aprirmi con lui, in fondo glielo dovevo.

"E' in una clinica, mio padre l'ha messo lì dopo che ha tentato di suicidarsi" sussurrai tenendo lo sguardo dritto davanti a me.

"Mi dispiace tanto Charlotte."

Poco dopo posò la sua mano sul mio ginocchio e lo strinse delicatamente come se volesse consolarmi. Per tutto il resto del viaggio la sua mano non si mosse da quella posizione. Nel frattempo gli diedi tutte le indicazioni per raggiungere la clinica.

"E tu? Perché hai deciso di accompagnarmi?"

"Mia sorella abita e lavora qui a Boston sarei dovuto venire fra due settimane ma non credo che le dispiacerà vedermi un po' prima e anche se non sembra mi piace stare in tua compagnia." disse sincero "comunque siamo arrivati." disse stirandosi e sbadigliando.

"Grazie, ti devo un favore enorme, non so proprio come ripagarti."

"Non mi devi nulla, sono felice di esserti stato d'aiuto!"

Mi avvicinai a lui titubante, poi molto velocemente gli posai un leggero bacio sulla guancia. Scesi dall'auto e cominciai ad avviarmi verso l'enorme porta d'entrata, prima di entrare mi voltai verso di lui per salutarlo ma rimasi di sasso quando vidi che era a pochi passi da me.

"Che cosa stai facendo? Da qui in poi proseguo da sola. Va pure da tua sorella."

"Ci sto andando infatti, lavora qui." rispose mordendosi il labbro.

Rimasi a bocca aperta per non so quanto tempo a fissarlo.

"Dovresti chiudere la bocca o ci entreranno le mosche!" esordì alzando un sopracciglio.

"Perché non me lo hai detto?"

"Non pensavo fosse così importante, me ne sono reso conto quando mi hai dato tutte le indicazioni per arrivare."

"Oh...beh non importa...ora vado da Noah scusami."

Gli diedi le spalle ed entrai nel grande edificio dall'aspetto antico.

Firmai il registro delle presenze e mi guardai un po' intorno. Non era cambiato niente, tutte le pareti erano di un bianco asettico e tutte le finestre avevano le inferriate. Andai verso l'ascensore e prima che le porte si chiudessero scorsi Ryan parlare amabilmente con la ragazza in portineria.

Sentii improvvisamente un senso di gelosia invadermi, ero spacciata, lui mi aveva completamente fottuto il cervello.

Raggiunsi la camera di Noah, bussai ma non rispose nessuno. Aprii la porta, anche questa stanza era completamente vuota e apparentemente priva di qualsiasi oggetto personale. Vicino al letto, sopra il comodino c'erano due foto, mi avvicinai e le presi tra le mani. Una raffigurava me e lui, Noah aveva il braccio attorno alle mie spalle e mi guardava ridendo mentre io gli facevo una smorfia. La seconda invece ritraeva sempre noi due però con la mamma, Noah non aveva più di sette anni, eravamo in braccio a lei e le stavamo stampando un bacio sulle guance, era la foto più bella di tutte e quella giornata me la ricordavo molto bene.

Mi scese una lacrima, avevo cercato di dimenticare tutto quanto negli ultimi anni perché provare ad aggrapparmi ai ricordi mi faceva solo stare peggio quindi li avevo lasciati andare. L'unica cosa che mi permettevo di fare era guardare, tutte le mattine, la foto di mia madre, avevo il terrore di dimenticare il suo volto e la sua bontà immensa che la caratterizzava. Posai nuovamente la foto sul comodino, mi asciugai le lacrime e scesi nella sala comune a cercare mio fratello.

Prima di entrare sbirciai dalla piccola finestrella sulla porta, Noah era in un angolo con Jordan, la sua psicologa. Lui scrutava tutti con i suoi occhi azzurri, eravamo molto simili tranne per i suoi capelli che erano scuri come quelli di mio padre. Abbassai piano la maniglia, la porta non fece rumore nell'aprirsi, la richiusi e mi ci appoggiai contro aspettando che mi notasse. Lo vidi posare lo sguardo su di me, stringere gli occhi, forse per accertarsi che fossi realmente io, e correre come un pazzo verso di me. Feci un sorriso a trentadue denti e finalmente ci abbracciammo.

"Grazie sorellina, non aspettavo altro che te!" mi disse poi guardandomi negli occhi.

"Scusami se sono arrivata solo ora! Stai pur certo che non ti lascerò più e che riuscirò a tirarti fuori di qui!" dissi convinta.

Mi strinse ancora più forte tra le sue braccia per poi trascinarmi verso il tavolo dove era seduto lui qualche minuto prima.

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