14
"Dovremmo andarcene da qualche parte per il winter break." brontolò assonnato Mason mentre azzannava la sua brioches.
"Bella idea fratello!" esordì Aiden dandogli una pacca sulla spalla.
"Manca più di un mese e voi state già pensando alle vacanze?" chiesi incuriosita.
"Qualcuno ha parlato di vacanze?" ci interruppe Emily arrivando con Evan.
Alzai gli occhi al cielo e accennai una risata.
"Si, potremmo andarcene in montagna a sciare oppure andare per un weekend al mare." propose di nuovo Mason ora più sveglio che mai.
"Al mare in dicembre? Congeleremo!" esordii io.
"Non se andiamo in California. I miei genitori hanno una casa a Santa Monica!" aggiunse Aiden su di giri.
Lo guardammo tutti con occhi sgranati.
"Che c'è? Andiamo in una scuola privata per ricconi non ditemi che i vostri genitori non possono permettersi altre case sparse per il mondo." sbuffò guardandoci uno ad uno. "Va beh già che nessuno parla più, metto a disposizione anche la casa ad Aspen, così potremmo decidere dove andare con un pensiero in meno."
"Non vorrei farvelo notare ma da New York a Santa Monica ci impiegheremo due giorni in auto e da New York ad Aspen più di un giorno intero." feci notare io.
Aiden mi si avvicinò e mi posò le mani sulle spalle.
"Charlie, puoi rilassarti solo per cinque minuti? Nessuno ha detto che andremo in auto. Dopo tutto siamo quasi maggiorenni non credo che i nostri genitori faranno tante storie." sostenne guardandomi dritto negli occhi.
Si tolse una ciocca di capelli corvini dal viso e improvvisamente i suoi occhi verde smeraldo catturarono i miei, e mi resi conto di quanta poca importanza avevo riservato al ragazzo moro di fronte a me.
Distolsi lo sguardo incapace di sostenere quello di Aiden ma me ne pentii subito dopo.
Il professor Davis stava scendendo dalla sua auto sportiva, portava degli occhiali da sole scuri, aveva i capelli tutti arruffati ed era vestito esattamente come il giorno prima; non fu quello però a colpirmi ma bensì l'uscita di Ashley dal lato del passeggero con i suoi biondi capelli svolazzanti.
"Charlie ci sei?" chiese Aiden passandomi una mano davanti agli occhi.
Non feci altro che alzare un dito e puntarlo nella direzione del professore. Tutti i miei amici si girarono contemporaneamente e si zittirono all'unisono.
Mi sembrava di essere stata improvvisamente catapultata in Twilight, quando Edward arrivava spavaldo con Bella al suo fianco e sfidava le dicerie di tutti gli studenti. Ma se quella scena del film mi aveva letteralmente fatta innamorare, la scena che mi si presentava davanti mi fece venire quasi da vomitare. Un pugno nello stomaco avrebbe fatto meno male, avrei quasi preferito prenderle da mio padre piuttosto che assistere a quella sceneggiata. Ci passarono affianco senza degnarci minimamente di uno sguardo, Ashley, come se fosse la regina d'Inghilterra, ammiccava a destra e sinistra a tutti i suoi ammiratori dai suoi occhiali rosa a forma di cuore mentre il professor Davis entrava dentro all'edificio a testa bassa.
Mi aggrappai a Aiden che mi sostenne volentieri, forse anche lui troppo incredulo davanti a quella visione.
Restai con lo sguardo puntato verso l'entrata mentre una forte delusione si impossessava di me.
"E' suonata la campanella, dobbiamo entrare." disse flebilmente Evan accanto a noi iniziando a trascinarsi dietro Emily che stava ancora con gli occhi sgranati.
Aiden vide che non avevo nessuna intenzione di muovermi, mi passò un braccio attorno alle spalle e mi sospinse verso l'entrata.
Quando fummo tutti in aula, ci sedemmo senza fiatare. Muovevo la gamba in modo maniacale senza nemmeno rendermene conto, facevo sempre così quando qualcosa mi turbava o quando ero nervosa.
Tenevo lo sguardo dritto sulla cattedra aspettando la causa del mio nervosismo, ne la mano di Mason che cercava di tenermi ferma la gamba ne tanto meno il fastidioso gracchiare di Ashley che raccontava alle altre la sua avventura riuscì ad ottenere la mia attenzione.
Volevo solo bearmi dell'entrata del signor Davis, volevo che mi venisse sbattuta in faccia la verità ossia che ero solo una stupida ragazzina che si era presa una cotta non ricambiata per il suo professore e che si era costruita attorno un castello di fantasie.
Non a tutti piaceva sentire o vedere la verità, perché la verità fa più male di una bugia. Ma siamo fatti così, preferiamo essere cullati da una menzogna piuttosto che essere messi a nudo davanti alla realtà, perché siamo tutti più fragili e perché non vogliamo far vedere quanto siamo stati feriti e quante cicatrici ci portiamo dietro aspettando solamente il colpo che ci spezzerà per sempre.
Ma io no, non avevo più niente da perdere e la verità mi era stata mostrata più che chiaramente. Dovevo solo incassare il colpo e andare avanti come facevo da sempre.
Quando il signor. Davis entrò in classe e si tolse gli occhiali da sole un mormorio sommesso si sparse per tutta l'aula. Due grandi occhiaie solcavano il suo viso sotto a due occhi arrossati, si tamburellava la tempia destra con le dita e si passava nervosamente l'altra mano tra i capelli spettinati. Si sedette sfiancato sulla cattedra con le gambe a penzoloni.
"Ragazzi aprite il libro di testo a pagina 214" la sua voce roca spezzò il brusio dei miei compagni "a partire dal primo banco della prima fila leggerete un paragrafo ciascuno ad alta voce, poi vi alzerete e lo spiegherete all'intera classe. Vale dei punti per le interrogazioni future."
Nessuno fiatò e qualche secondo più tardi, Nathan, dal primo banco iniziò la lettura.
Non seguii una sola parola di quello che veniva detto dai miei compagni, ero arrabbiata e delusa, e il mio comportamento non era nemmeno giustificato. Il professor Davis non mi doveva nulla e soprattutto tra di noi non c'era assolutamente niente ma nonostante io ne fossi pienamente consapevole non riuscivo a calmarmi.
Toccava a Mason leggere, e dopo di lui sarebbe toccato a me. Lui obbediente lesse il suo paragrafo, si alzò lasciando la presa sulla mia gamba che tornò a muoversi convulsamente, ed espose quello che aveva letto a tutta la classe per poi tornare a sedersi.
Io non avevo aperto nemmeno il libro, me ne stavo seduta a braccia conserte senza distogliere lo sguardo dalla cattedra, Mason mi passò di nascosto il suo libro e con l'indice mi segnò il punto dove erano arrivati ma lo ignorai.
Quando il silenzio si prolungò più del dovuto, e i miei compagni iniziarono a parlottare e a guardarmi, il professor Davis si degnò di alzare la testa.
"Charlotte, è il tuo turno, inizia a leggere per favore." disse velocemente per poi riabbassare la testa.
Sentivo il sangue ribollirmi nelle vene.
"No." fu l'unica parola che feci uscire dalle mie labbra.
Qualcuno in aula trattenne il respiro, qualcun altro invece si fece scappare una risatina, Emily mi guardava come se fossi impazzita di colpo e Mason che era l'unico ad aver capito qualcosa sospirò e mi lasciò fare.
"Come scusa?" chiese disorientato il professore.
"Ho detto di no, N-O!" ripetei a gran voce.
"Non era un invito signorina King ma un ordine." rimarcò più duro lui ma senza mai incrociare i miei occhi.
"Non mi importa ho detto, devo forse ripeterlo?" chiesi sorprendendomi di me stessa.
Non avevo nemmeno mai osato parlare senza permesso, nessuno si aspettava che la brava e timida Charlotte King fosse capace di questo.
"Bene, esci pure dalla classe, se non vuoi partecipare è inutile che tu stia qui con noi. Avviati pure dal preside, lo avviserò io che stai per arrivare." disse furioso appoggiando entrambe le mani sulla cattedra e alzandosi in piedi.
Feci come mi aveva detto, mi alzai, raccolsi il mio zaino e mi avviai lentamente verso la porta.
"La solita sfigata." rise di gusto Ashley quando le passai di fianco.
Mi fermai davanti a lei, le mani mi tremavano dalla rabbia, non avrei voluto altro che tirarle un pugno dritto in faccia ma le parole del professor Davis mi riportarono alla realtà.
"Muoviti Charlotte fuori dalla classe subito, e tu Ashley vedi di tenere la bocca chiusa o la prossima a finire dal preside sarai tu. Sono stato abbastanza chiaro?" annuimmo entrambe e io feci sbattere la porta alle mie spalle.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro