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Dear Freddie.

Trentuno - 2 Giugno 1998, Tana.

Ehi Freddie, sono George.
Credo che questa sia l'ennesima lettera che ti scrivo. Credo anche che non la riceverai, anzi lo so, ma non m'importa.
Domani é un mese.
Un mese intero.
Trentuno giorni, troppi, troppi secondi.
Domani é un mese che il mio mondo non gira più.
E io non riesco a respirare.

Patetico, vero? La scuola non é che ci abbia iniziato alla scrittura, eh? Io e te abbiamo sempre deriso i sentimentali, quelli che scrivevano invece di fare... Ma io mi sento paralizzato.
Non riesco a credere che quel "noi" sia diventato un ricordo, che sia diventato un "io". I gemelli Weasley. Eravamo famosi. Non facevamo che ridere, consolavamo chiunque. Ora chi é che riuscirà a consolare me?
Sai, tengo ancora la valigetta. Quella che ha dato inizio a tutto, ai Tiri Vispi Weasley. La scritta é rovinata, e resta a prendere polvere in soffitta. Il nostro demone ancora non ha capito cos'é.

Quando c'é stato il tuo funerale, é stato dannatamente assurdo. Guardavo la tua foto che lievitava sopra la bara, e non capivo se eri tu o io, ad essere morto. Il dolore era l'unica cosa che mi ricordava che ancora respiravo, che invece tu non lo facevi più, e così iniziava una nuova pena. Perché, Freddie?
Non era così che doveva andare. Se eravamo tanto uguali, perché non c'ero io in quella bara? É un discorso egoista, lo so, ed io che non credo nell'aldilà mi ci sono aggrappato, perché il pensiero di lasciarti andare definitivamente mi distrugge più di quanto non lo facciano già i ricordi.

Perché é proprio questo, a fare più male. Il fatto che i ricordi siano proprio questo, passati. Il fatto che, d'ora in poi, ogni giorno non si formerà più in un qualcosa che poi ricorderemo con un sorriso, perché tu non ne farai parte. E questo é inequivocabilmente annullante.

Non riesco ancora a crederci. Com'è possibile? Ogni cosa mi ricorda te. Ogni cosa. Hai portato via con te almeno una metà del mio cuore. Non la rivoglio indietro, Fred. Non senza di te.

É stato un mese difficile. La mamma non riusciva a guardarmi, e non ci riuscivo nemmeno io. Mi guardavo allo specchio e vedevo solo te. Quando ascolto la mia voce, sento la tua, quindi non parlo quasi mai.
Mi sono tinto i capelli di blu elettrico, come volevamo fare quella volta a capodanno, a sedici anni, ricordi? Mi ha aiutato Hermione, anche se vedevo quanto disapprovasse. Ma era troppo anche per me. Non riuscivo e guardarmi, capisci? Faceva troppo male... Eppure anche adesso il dolore non passa. Perché non passa, Freddie? Passerà mai?
Adesso la mamma non potrà non distinguerci, ma non bastava che io fossi quello senza un orecchio? Avrei sacrificato anche un braccio, per averti qui. Lo farei in questo istante.

L'altro giorno ero a cena con tutti, e ho lasciato una frase in sospeso. Dopo dieci minuti buoni, papà mi ha chiesto di finirla, ed io mi sono reso conto che non l'avevi completata tu. Tu non c'eri, per completarla. Lo faccio spesso, non ne riesco a fare a meno. Ci veniva naturale, eh Fred? Non credo qualcuno lo facesse, a parte noi.
Noi... Certe volte, la mamma ancora si rivolge a me al plurale. E ogni volta fa più male di mille cruciatus, a me e a lei.
Me ne vado, Freddie. Non so bene dove andrò, forse da Charlie in Romania, ma sto considerando anche di andare a vivere tra i babbani per un po'. Anche la magia stessa mi ricorda che tu non ci sei più per colpa sua.
Non posso più stare alla Tana, in quella stanza con un letto in più... Che avanza da così tanto tempo. Buffo, no? A me sembra un secolo e mezzo. E invece é passato un solo mese. Un solo mese, Fred. Come farò a sopportare il resto della mia vita?

Sai, le persone tendono a dimenticare con il semplice passare del tempo. Quando esso scorre le cose ci sembrano meno reali di quanto lo siano sembrate quando sono successe. Ma quando qualcosa é stato così devastante da cambiare la tua vita, da entrare a fare parte della tua esistenza così com'é e cambiarne il corso, non si può dimenticare. Ed ogni volta che ci penso é sempre più vero, sempre più ingiusto che tu non sia qui a dirmi quanto sono drammatico e quanto la faccia lunga. Fred... Come potrei dimenticare? Come potrei anche solo concepire l'idea di lasciarti andare?
Di lasciare andare tutte le giornate a premeditare scherzi, a studiare la Mappa del Malandrino.
Non ho avuto la forza di riaprire il negozio a Diagon Alley, non credo lo farò.

Perce mi ha detto che sei morto ridendo. Tu sei morto col sorriso sulle labbra, e io non riesco nemmeno a pensare a sorridere ancora. Viviamo tutti nell'eco troppo distante della tua risata, Fred, nel suo fantasma. Io ci annego dentro.
Non ho mai provato così tanto dolore. Se non fossi sicuro di essere vivo, penserei che non é possibile che una persona ne sopporti così tanto senza scoppiare.

Diciannove anni. Troppi pochi per non viverne ancora.
Mi manchi, Freddie. Mi manchi da impazzire.

George.

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