Two
Londra, 18 Novembre
Caro Jared,
Le lezioni a scuola nell'ultimo periodo sono molto più noiose.
I professori, come anche tu avrai notato, non fanno altro che parlare dell'esame, infliggendoci più ansia di quanta già non ne abbiamo.
Personalmente, non sono così tanto agitata.
È solo un esame. Serve soltanto per constatare quanto abbiamo lavorato negli ultimi quattro anni, e io posso dire con certezza di essermi impegnata.
Perciò non sono spaventata.
Ogni tanto mentre sto seduta mi metto a pensare a te.
Mi chiedo dove sei, che lezione stai seguendo. Mi chiedo anche se ogni tanto tu ci pensi, a me. A quel noi che non è mai veramente esistito.
Mi viene da piangere.
Claire, la ragazza con gli occhiali che sfottevamo sempre, si è rivelata un'ottima ascoltatrice, e mi da certi consigli che si meriterebbe una statua grande quanto casa tua.
A proposito, ieri mattina prima di andare a scuola sono passata da te.
S
ono rimasta aldilà dello sterrato, con lo zaino pesante sulle spalle, domandandomi se, prima o poi, saresti uscito e mi avresti avvolto in uno di quegli abbracci che tanto amo.
Ma non è successo niente.
Da fuori sentivo le urla di tuo padre.
Avete litigato di nuovo?
Mi convinco di no, perché pensarti steso a terra mentre di contorci dal dolore a causa di un suo pugno, o calcio che sia, mi fa sprofondare il cuore.
Me ne sono andata appena ho visto che la porta d'ingresso si stava aprendo.
So che dietro alla porta c'eri tu. D'altronde, chi altro poteva esserci?
Mi sono costretta a non pensarti. Ma non credo di star facendo un buon lavoro.
Stamattina sentivo il tuo sguardo bruciarmi sulla pelle, mentre mettevo i libri nell'armadietto. So che volevi salutarmi. So anche che mi odi, che pensi che io non tenga a te. Ma ti assicuro che non è così.
Con il tempo capirai, non pretendo di certo che tu lo faccia ora.
Comunque, come stavo dicendo, mi sentivo osservata.
Quando mi sono voltata ti ho visto.
Eri accanto alle macchinette, con in faccia disegnato un sorriso fintissimo.
Avevi gli occhi rossi, e gonfi.
Travis continuava a parlarti, e io continuavo a ripetermi che dovevo restarmene lì dov'ero.
Se fossi venuta verso di te, molto probabilmente avremmo discusso.
E distruggere quel poco che mi è rimasto di te è del tutto impensabile.
Penso che molto probabilmente sono stata io a sbagliare.
Avrei dovuto dirti tutto dall'inizio, ma volevo evitare questa tua reazione.
Non che ora le cose vadano meglio.
Ogno dubbio a poco a poco si dissolverá dalla tua mente, Jared, te lo prometto.
Devi solo avere pazienza, e aspettare un po' prima che ti riferiscano tutto quanto.
Chiederò alla mamma di dirtelo appena accadrà. Sono sicura che ne rimarrà sconvolta, perché molto probabilmente crede che debba essere io a dirtelo, ma il punto è che non ci riesco.
Ti ho già fatto abbastanza male, non voglio che tu mi odi per un ennesimo motivo.
Tornando a noi, quando sono entrata nell'aula di francese, alla terza ora, Travis mi si è parato davanti e mi ha fissato per almeno due minuti.
La professoressa non era ancora entrata in classe, e io non facevo altro che domandarmi quanto ci avrebbe messo ad arrivare.
Travis ha boccheggiato in cerca di qualcosa da dire, poi si è ritirato tornando a sedersi accanto a Kelly Western, baciandole le labbra.
Da quando stanno insieme, quei due? Non si erano dichiarati odio eterno?
Ricordo perfettamente che era così.
Poi chissà, magari mi sbaglio io.
Hai mandato tu Travis a parlarmi? E soprattutto perché?
Vorrei tanto che venissi da me, e mi gridassi contro, solo per poi dirmi che comunque non te ne fotte un cazzo e che mi accetti così.
Domani mi infilo in camera tua, sono più che certa che tuo padre non si accorgerà della mia presenza.
L'unica che potrebbe mandare a puttane tutto quanto è Ruth, ma comprerò il suo silenzio con qualche spicciolo.
Quella bambina è proprio tua sorella.
Continui a mancarmi, e continua a fare sempre più male.
Con infinito amore,
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