One
Londra, 16 Novembre
Caro Jared,
Oggi sono ufficialmente sedici giorni, trecentottantaquattro ore e poco più di venti minuti che non parliamo.
Se mi volto indietro e ricordo quel giorno in cui il nostro rapporto si è spezzato, mi sembra ancora di sentire il vento freddo soffiarmi fra i capelli.
Te lo ricordi?
Non è passato molto tempo, effettivamente, eppure a me sembra un'eternità.
Mi ricordo che quella mattina le cose stavano andando alla perfezione, e poi in un attimo è precipitato tutto.
Mi vengono i brividi solo a pensarci.
Ti sto scrivendo queste lettere, perché mi manchi, e perché senza di te i giorni trascorrono lentamente. Fin troppo.
Mi sembra di morire, e ogni minuto che passo senza di te è un minuto in più che mi avvicino al giorno in cui morirò. Ed è un minuto in più che spreco senza accoccolarmi contro il tuo petto.
Ti ricordi quando mi stringevi forte? Quando ridevi perché non cercavo altro che un po' di calore in te.
E quel calore l'ho trovato, l'ho vissuto, e mi ci sono persa dentro talmente tanto da morirne.
Sono seduta sull'altalena nel parco dietro casa mia.
Se dondolo cigola, e questo rumore al posto di irritarmi mi rilassa.
Sto categoricamente impazzendo.
Queste righe non ti raggiungeranno mai, non solo perché abbiamo smesso di parlarci, ma anche perché probabilmente non te ne frega nulla di me.
Sedici giorni fa non la pensavi così. Però va bene.
Probabilmente il tuo odio nei miei confronti è iniziato da più tempo. Ero solo troppo impegnata a non perderti per accorgermene.
Siamo disposti a credere a tutto, pur di non vedere quello che sappiamo ci ucciderebbe.
In molti mi hanno detto che non vale la pena stare male per te, perché non mi meriti e non capisci quanto valgo. Mi consolo in questo modo, autoconvincendomi che fra i due quello sbagliato sei tu.
A volte funziona, e riesco a respirare senza sentire questo enorme masso che mi schiaccia il petto.
Altre volte invece mi arrendo e mi abbandono alla malinconia che mi consuma a poco a poco.
La mamma mi guarda di sottecchi, ogni tanto.
So che vorrebbe chiedermi scusa, ma so anche che lei capisce che non voglio più saperne nulla di lei.
L'unico con cui parlo ancora è Leo. Ogni tanto intrapendiamo delle conversazioni. Parlo io, mi sembra ovvio.
Lui si limita a miagolare e a guardarmi coi suoi grandi occhioni verdi.
Prima si strusciava contro le mie caviglie secche, forse in cerca di un po' di attenzioni.
L'ho scansato in malo modo.
Mi ricorda te.
Ogni cosa qui ora parla di te.
Se alzo la testa, incontro gli occhietti vispi di Sarah che mi guarda arricciando teneramente il nasino all'insù.
Le avevo promesso che avremmo giocato insieme.
Ma non sono mai stata brava a mantenere le promesse.
E nemmeno tu.
Cerco di ignorare il suo respiro, che diventa sempre più irregolare.
So che a breve scoppierá a piangere.
La ignorerò, e le dirò di tornarsene a casa e chiamare qualche amica.
Tratto male tutti. E solo perché non sono te.
Dalila ha provato ad avere una conversazione con me.
Non so se da lontano mi guardavi, probabilmente no, ma appena si è avvicinata è scoppiata a piangere.
Mi ha detto un sacco di stronzate, alcune talmente assurde che non ci avresti creduto nemmeno tu.
Mi ha ribadito più volte si essersi pentita, di sentirsi morire senza di me.
Io le ho detto che poteva tranquillamente andarsene a fanculo, e morire su una qualunque strada.
Mi ha guardata come se d'un tratto mi fossero spuntate due teste.
Io me ne sono andata. D'altronde, è l'unica cosa che so fare veramente bene.
Come dicevo prima, questa lettera non arriverà mai a te.
Non potrai sfiorare l'inchiostro delle parole che scrivo con le dita.
Non potrai mai annusare l'odore della carta che tanto ti piace.
Non potrai darti dello stupido mentre leggerai, perché mi hai abbandonato alla completa distruzione di me stessa.
Ma non è questo il punto.
Il punto è che mi manchi, mi manchi maledettamente tanto. A volte mi manchi così tanto che ho paura di non farcela.
Mi si blocca il respiro, e in un attimo mi balenano in testa tutte le nostre avventure, le cazzate che abbiamo condiviso, i momenti seri e i momenti in cui ci bastava restare in silenzio.
Dove siamo finiti?
Io non lo so. Deduco nemmeno tu.
Perciò mi accontenterò di fingere di scriverti.
E ti guarderò da lontano, ricordando le volte in cui mi sono persa in te.
Con infinito amore,
Page.
Spazio Autrice
Ehilá! Ecco il primo capitolo!
Vi avviso già che i primi quindici capitoli sono già tutti pronti, perciò gli aggiornamenti saranno frequenti!
Spero che questa nuova storia vi piacerà, io ce l'ho messa veramente tutta per scrivere qualcosa di carino, e che fosse diverso dal solito!
Lasciate un voto o un commento, esprimendo la vostra opinione.
Mi scuso in anticipo per eventuali errori grammaticali o di battitura.
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