3. i thought you loved me too
Lasciare dei post-it sul tavolo non era insolito, anzi, spesso papà ci lasciava scritta la lista della spesa o più semplicemente i saluti. Questa volta era diverso però. Le parole scritte con una stilografica su quel pezzo di carta non erano affatto rassicurarmi e in realtà mi incutevano un certo timore.
Decisi di farmi coraggio e senza pensarci due volte iniziai a leggere quello che sembrava una lettera. La calligrafia era molto simile alla mia, quasi identica, perciò doveva essere sicuramente di Riley.
Cari mamma e papà,
non è stato un periodo facile questo: voi assenti, amici inesistenti ed io sempre sola. Ho provato più volte a parlavi dei miei problemi, ma voi avevate sempre qualcosa di più importante da fare ed io passavo in secondo piano. L'adolescenza è complicata e lo è ancora di più quando non hai qualcuno accanto con cui superarla. Dicendo questo non intendo assolutamente dire che sia colpa vostra, o per lo meno, non tutta. Sto solo cercando di mettere in chiaro le cose e analizzare la situazione oggettivamente.
Mi dispiace di non essere perfetta, mi dispiace di non essere all'altezza, mi dispiace di non essere abbastanza. Mi dispiace. Mi scuso per quello che ho fatto e voglio che sappiate che vi ho amato tanto e vi amerò per sempre.
Non è stato facile giungere a questa decisione e forse rimpiangerò questa mia scelta, ma devo farlo presto, prima di cambiare idea perché non posso cambiare idea se chi mi circonda non cambierà con me.
Ormai è giunto il momento e anche volendo non si può tornare indietro. Ho trovato le chiavi della scatola lignea di papà dove è custodita la sua Glock ed ora è appoggiata sul tavolo, di fronte a me. Tra poco tutto finirà e sarò finalmente felice, sarete finalmente felici.
Mi dispiace tanto, saremmo stati bene insieme.
Avevo le lacrime agli occhi, letteralmente. Mia sorella si sentiva così e io non me ne ero mai resa conto, o forse, non me ne ero mai voluta render conto. Mi sentivo un vero schifo, con la S maiuscola. Come avevo potuto comportarmi in quella maniera con una delle persone che mi sta più a cuore?
Ad un tratto però, quando decisi di leggere nuovamente la lettera con più calma e ponderazione, il mio cuore si fermò per un istante. Il fiato si accorciò di colpo, le gambe diventarono molli e non erano più in grado di sostenermi. Iniziai a sudare come mai prima e mi venirono le palpitazioni a causa di ciò che avevo appena letto.
Quella dannata lettera di addio non era firmata da Riley, ma...era firmata da "me".
Mi dispiace tanto, saremmo stati bene insieme.
Faith <3
La mia firma, le sue parole. Ma che cosa stava succedendo? Cosa significava questa lettera? I pensieri più perversi iniziarono a prendere forma nella mia testa che stava per esplodere. Provavo un miscuglio di sensazioni che si potevano a malapena distinguere. Rabbia, dolore, compassione, confusione. Erano queste le emozioni che dominavano il mio corpo in quel momento.
Avrei dovuto a tutti i costi parlare con Riley e capire quello che stava accadendo. Di certo quell'agghiacciante addio non era da parte mia, anche se la calligrafia avrebbe ingannato chiunque a parte me, ma soprattutto ciò che non mi avrebbe mai convinta era la firma. Non riuscivo a intendere quello che stava succedendo attorno a me.
Ecco che all'improvviso sentii la porta sbattere e dagli scricchiolii del pavimento quella doveva essere sicuramente Riley. Mi nascosi dietro il tavolo in attesa della sua venuta e solo dopo qualche minuto entrò in cucina. Io sbucai fuori cogliendola di sorpresa e la affrontai, prima con una calma esagerata, poi l'ira iniziò a ribollirmi dentro.
Pareva che Riley manco stesse ascoltando le mie parole, sembrava piuttosto compiaciuta. Un sorrisetto le marcava il volto pallido e le sue dita producevano un fastidioso ticchettio sul tavolo. L'altra mano era nascosta dal tavolo e il suo sguardo non accennò alzarsi dal pavimento per qualche secondo.
Inaspettatamente il suo sguardo si posò infine su di me. I suoi occhi grigi fissavano i miei e le sue dita avevano smesso di muoversi, lasciando spazio ad un silenzio assordante che non durò per molto.
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