Capitolo settimo
Giovedì
ore 8.10
"Finalmente. È arrivata" è il primo pensiero di Girolamo appena vede Caterina che li raggiunge. Non avrebbe resistito un secondo di più ad osservare il fratello che fissa il vuoto, perso nei suoi pensieri. Oggi Dante è strano: lo ha salutato con un grugnito infastidito, è silenzioso, ha gli occhi spenti e delle enormi occhiaie violacee; Girolamo crede di non essere l'unico ad aver dormito male.
Caterina raggiunge il gruppo e arrossisce leggermente quando i suoi occhi e quelli di Dante si incrociano. «Ciao...» mormora sedendosi vicino a Girolamo, che non si è perso quello scambio di sguardi.
«Ciao» rispondono entrambi i ragazzi. «Come va? Dormito bene?» chiede poi il più piccolo.
«Più o meno...» risponde la ragazza facendo una smorfia «Ma nulla di grave».
«Tu? Stai bene?» domanda Girolamo al fratello, dandogli un colpetto sulla spalla. Spera che l'arrivo dell'amica lo faccia tornare un po' in sé.
«Mh... sì...» bofonchia lui, scambiando solo una veloce occhiata con Caterina. La ragazza sorride e si morde il labbro inferiore, arrossendo leggermente. Dante sa che questo atteggiamento significa che è imbarazzata.
Ma da cosa? Forse si sente a disagio per averlo friendzonato l'altra sera, prima che... Il ragazzo si passa una mano tra i capelli rossi, per poi alzarsi. «Vado fuori a prendere una boccata d'aria» dice prima di uscire senza dare spiegazioni. Deve distrarsi e dimenticare decisamente quel brutto incubo. Il fatto che fosse così realistico lo sta mandando in confusione. Caterina gli ha detto che è un buon amico solo una volta, non due, e decisamente non dopo che lui si è dichiarato prima che un mostro lo divorasse.
«Ehm... Ooookaayy» mormora Girolamo quando si ritrova solo con l'amica. «Vuoi fare colazione? Ho visto dei croissant con la nutella che sembrano fantasticamente buoni e appena sfornati...
Caterina? Mi stai ascoltando?» chiede notando lo sguardo perso della ragazza, che osserva la porta a vetri dalla quale è uscito Dante.
«Uh? Eh, sì. Buoni i croissant. Me ne prendi uno alla nutella e una tazza di latte?» domanda dolcemente, mentre è ancora assorta tra i suoi pensieri. È possibile che Dante sia così strano perché ha capito quello che lei ha sognato e ha paura che si concretizzi?
Girolamo si alza, confuso dallo strano atteggiamento dei due compagni. Si dirige pensieroso verso il tavolo dove è disposto il cibo sia dolce che salato per la colazione.
Prende tre croissant e due tazze di latte, per poi tornare dall'amica. Mentre cammina, il suo sguardo incrocia quello di Malik e lo saluta, per poi rendersi conto che loro due non hanno mai parlato e che ha solamente sognato tutto. Il ragazzo ricambia gentilmente il saluto, ma Girolamo è già arrossito imbarazzato e si è seduto al suo posto; non sente nemmeno il "grazie" di Caterina, troppo impegnato a maledirsi per non essere stato più attento.
«Oggi sembra soleggiato» commenta dopo un attimo la ragazza bionda «Magari possiamo fare una passeggiata prima di andare via».
«Mh» mugola Girolamo con la bocca sporca di nutella. Non ha molta voglia di restare ancora lì, non con la costante paura che possa accadere qualcosa di brutto. «Mio fratello dov'è?» domanda poi, un po' in ansia. Il mostro potrebbe averlo trovato e divorato.
«Ha scritto poco fa... Va a chiedere quando la macchina è pronta. Ha detto di aspettarlo qui» risponde Caterina, porgendogli il telefono per fargli vedere la chat del gruppo "Nome bellissimissimo! 🤠". Sia quello strano nome che la faccina del cowboy erano stati messi per scherzo e sarebbero dovuti essere cambiati entro pochi giorni, ma la cosa non era mai stata fatta e nessuno aveva più voglia di modificarlo. L'unica cosa che cambiava era l'immagine, perché tutti e tre cercavano di mettere quelle più imbarazzanti possibili che ritraessero almeno uno degli altri due del trio. In questo momento c'era la foto di Dante, collassato sul tavolo della casa di Caterina dopo aver bevuto quel goccetto di troppo che gli ha fatto dimenticare cosa sia successo quella sera, da quando ha posato l'ultimo bicchiere vuoto fino al mattino dopo. Nella foto ragazzo ha il viso affondato tra le braccia piegate sulla superficie di legno, con i capelli rossi che ricadono in avanti, spettinati. Probabilmente quando Girolamo ha immortalato il momento, Dante stava dormendo (nonostante la musica assordante e le risate dei due amici).
Il ragazzo moro sospira e annuisce, dopo aver lanciato un'occhiata divertita alla foto del fratello. «Ok... aspetteremo».
«Già» mormora la ragazza e tra di loro cala nuovamente il silenzio che, poco dopo, viene spezzato dal vecchietto della sera prima.
«Ragazzi! Come va?» chiede, felice di vedere qualche nuova faccia ad Eirce, un paesino solitamente disabitato e poco visitato.
«Bene, grazie. Lei come sta?» risponde gentilmente Caterina, la meno timida tra i due.
«Oh, molto bene, grazie. Avete passato una bella notte?».
«Sì...» mormora Girolamo, poco convinto. Un brivido di terrore lo assale mentre ricorda l'aggressione dei due demoniaci cani rossi comandati dalla figura fluttuante, così simile a quella che aveva visto il giorno prima avvolta nella nebbia. Anche Caterina non sembra aver apprezzato la domanda dell'uomo e annuisce, pensierosa; la prima parte del suo sogno non era nemmeno tanto male -se si toglie l'imbarazzo al risveglio- ma la seconda era decisamente terrificante.
«Bene, bene. Starete qui anche stasera?».
«Oh, no, no. Andiamo via» risponde immediatamente il ragazzo moro.
«Uh... peccato...» sussurra il vecchietto con una smorfia triste «Beh, spero che tornerete a trovarci» aggiunge sorridendo, prima di andare via e uscire dall'hotel.
Girolamo lo osserva, per poi far vagare lo sguardo su tutta la hall e notare che anche Malik non è più presente. Un po' gli dispiace, avrebbe potuto farci quattro chiacchiere e, magari, diventare suo amico come nel sogno. Resta ad osservare la sedia vuota dove era seduto il ragazzo, senza accorgersi che suo fratello è tornato e, quatto quatto, si sta avvicinando a lui.
«BOOH!» esclama posando le mani sulle sue spalle.
Girolamo urla spaventato e si volta di scatto, riscuotendosi dai suoi pensieri. «Cretino! Deficiente!» sbraita dando degli schiaffi sul petto al fratello che ride.
«Ti abbiamo tenuto un cornetto» dice Caterina, sorridendo divertita.
«Grazie» risponde Dante, sedendosi vicino a loro. «Ho incontrato qui fuori il vecchietto di ieri sera... ha sempre avuto quel sorriso inquietante?» chiede prima di dare un morso al croissant carico di nutella «Mh...» mugola chiudendo gli occhi «Dio... è fantastico».
«Sì, è buonissimo» taglia corto Girolamo, irritato dallo scherzo, «E anch'io penso che sia più inquietante e... sdentato. Anche ieri aveva così pochi denti?».
Il fratello si stringe nelle spalle, mentre l'amica scuote lentamente la testa. «Non lo so... non ricordo... forse non ci ho fatto caso. È un vecchietto, è normale che sia sdentato».
«Magari ha perso i denti stanotte» commenta Dante.
«Ok -non credo che abbia senso- ma ok» risponde il ragazzo moro «Però non si diventa così... spaventosi da un giorno all'altro. È come se si fosse trasformato questa notte».
Il fratello sbuffa e sorride divertito, mentre si alza per andare a prendere altro cibo «Gir... ti stai lasciando condizionare dal Fauonna che credi di aver visto ieri e dalla notte insonne».
Girolamo sobbalza «Come fai a sapere che non ho dormito?!».
«Hai più occhiaie di Jacob Black».
«Jacob è un licantropo. È Edward Cullen il vampiro» si intromette stizzita Caterina, sentendosi in dovere di correggere un errore su una delle sue saghe preferite.
Dante rotea gli occhi e si china sul tavolo, appoggiando le mani sulla tovaglia verde scuro. «Hai più occhiaie di Dracula» sussurra rivolto al fratello, sorridendo divertito. Si rialza lentamente e scocca un occhiolino di vittoria all'amica, prima di andare al tavolo del buffet.
«E tu hai il tatto di un elefante e sei scontroso come un orso!» ribatte Girolamo, facendogli la linguaccia.
«Un orso con le pulci» suggerisce Caterina, sorridendo divertita.
«Esattamente!» concorda l'amico, ridacchiando.
Dante torna da loro con un piatto pieno di pizzette, fette di torta e croissant. «Comunque per le tre in punto possiamo andare a recuperare la macchina» annuncia. Sa che probabilmente lo stavano prendendo in giro alle sue spalle, ma non ha attualmente la stabilità mentale per poter rispondere.
«Così tardi?» borbotta il fratello, prendendo una pizzetta.
«Sì. Gli è arrivato il pezzo proprio mentre sono andato a chiedere».
«Possiamo farci una passeggiata mentre aspettiamo. Oggi non sembra esserci la nebbia» propone Caterina, rubando un croissant a Dante.
Il ragazzo osserva gli amici che mangiano il suo cibo e poi annuisce. «Ci sta».
Restano poi in silenzio mentre si gustano la colazione. Quando finiscono liberano le stanze, lasciando comunque i bagagli nella hall con la promessa che andranno a recuperarli non appena la macchina sarà pronta.
«Dove andiamo?» chiede Dante, osservando la lunga via deserta da entrambi i lati.
«Potremmo seguire le stradine girando un po' a caso il paese» risponde Caterina.
«Va bene» mormora Girolamo mentre fa per sicurezza una foto al nome dell'hotel, al numero civico e al nome della via. «Così non ci perdiamo» spiega agli amici che lo guardano curiosi. Dante e Caterina si scambiano uno sguardo perplesso e poi scoppiano a ridere. Sembrano stranamente "guariti" rispetto a prima, quando si osservavano in modo strano.
"Bah. I fidanzati" pensa Girolamo con un'alzata di spalle. Ormai è fermamente convinto che Dante e Caterina abbiano ufficialmente formato la Cante.
Il trio inizia a percorrere la via rivestita di sanpietrini dalla parte opposta rispetto a quella da cui sono arrivati la sera prima. È perfettamente uguale alle altre, con le case di pietra ai lati e nessuno in giro o sui balconi. Questa volta, però, si vede aperto qualche negozietto di artigianato, di souvenir e di cibo, che ricordano molto le antiche botteghe medievali. Se non fosse per le macchine che hanno visto, l'interno dell'hotel ed alcuni "accessori" moderni, i tre ragazzi avrebbero pensato di essere tornati indietro nel tempo.
Mentre camminano ognuno resta in silenzio, assorto nei propri pensieri. Dante si domanda se dovrebbe provare a dichiararsi a Caterina, che lo ha friendzonato ufficialmente solo in un pessimo incubo; Caterina pensa che forse dovrebbe cercare di capire se Dante le piace in un altro senso o se invece il suo era solo l'anteprima di un brutto sogno; Girolamo ripensa invece alle storie narrate dal vecchietto e si rende conto che tre in particolare sembrano relazionate a ciò che hanno vissuto nelle ore passate a Eirce.
La prima che gli era stata raccontata parlava di strani suoni e movimenti che gli stranieri dicevano di avvertire quando tutto era avvolto nella nebbia. Tutti si spaventavano e volevano andare via, ma chi invece abitava lì da tempo sapeva che quelle creature non avrebbero mai fatto del male a nessuno (se non venivano stuzzicate, ovviamente). La seconda riguardava delle creature che infastidivano le persone entrando nelle loro menti e nei sogni, facendole confondere e impazzire mischiando egregiamente la percezione del sogno e della realtà. Le due storie sembravano collegate, mentre l'ultima apparentemente no; parlava infatti di alcuni spiriti che preferivano gli animali, specialmente i gatti, agli esseri umani e che uccidevano chiunque facesse loro del male.
~~~
Con il passare dei minuti i ragazzi si allontanano sempre di più dall'hotel, seguendo la via che circonda tutto il paese. Incontrano solo una mamma con due bambini e dei gatti, tanti gatti. Nel mentre la nebbia inizia a calare e l'aria diventa più fredda senza che il sole riesca a scaldare qualcosa.
«Avete fatto dei sogni strani?» chiede Girolamo ad un tratto, pronto ad esporre a voce la sua strana teoria.
«Sogni strani... in che senso?» domanda Caterina, voltandosi verso l'amico.
«Sogni tipo... sogni» risponde lui, stringendosi nelle spalle «Sogni che magari erano più incubi... sogni che magari vi stanno facendo pensare anche ora...».
«Sì. Forse» risponde Dante, stringendosi nelle spalle «E allora?».
«E allora nulla... ma... pensavo alle storie di ieri...» continua Girolamo guardando entrambi, prima uno e poi l'altro. «Alcune storie parlano di creature e strani sogni in questa città... noi abbiamo visto sia creature che fatto sogni in questa città. Potrebbe essere tutto collegato... potrebbe...».
«Fermo» lo interrompe il fratello «Tu stai delirando, Mommu. È impossibile. Sono storie, come hai detto tu» continua scettico «Siamo solo stanchi, abbiamo fatto degli incubi perché abbiamo mangiato troppo, la giornata era stata pesante e abbiamo visto delle figure nella nebbia, che magari erano solo statue. Quindi niente, stiamo immaginando; l'uomo immagina da sempre. Noi...».
«Non ti facevo così poetico» ridacchia Caterina prendendolo in giro e interrompendo quel discorso che sarebbe andato avanti per eoni.
«Mh» sbuffa l'amico, passandosi una mano tra i capelli rossi. Lui è sempre stato quello più razionale tra tutti, Caterina e Girolamo quelli fantasiosi e Girolamo quello pauroso. È da sempre che il ragazzo moro ha paura di qualsiasi cosa e crede a tutto, per questo il fratello non riesce ad accettare le sue parole.
«Sì, le storie parlavano di queste cose» dice la ragazza dopo un attimo di silenzio «Ma non so quanto possano essere vere. Sembra quasi di essere in un film».
«Hai ragione» ammette Girolamo stringendosi nelle spalle «Ma non puoi dire che non abbia un senso il mio discorso».
«Forse... ma... non so».
«Ok. Diciamo che era un modo per parlare visto che siamo così in silenzio» risponde l'amico, accennando un sorriso. Ha capito che, per questa volta, non riuscirà a fargli accettare il suo punto di vista.
«Già, e potremmo anche mantenerlo» taglia corto Dante, superando gli altri per poi riprendere a camminare da solo, in silenzio.
«Va bene... quindi... beh, se vuoi parliamo io e te» mormora Caterina un po' intimidita dalla reazione brusca dell'amico.
«No, tranquilla» sussurra Girolamo stringendosi nelle spalle «Non importa. Ne discuteremo poi. Magari quando saremo tutti più tranquilli e non saremo più in questo postaccio».
«Va bene» dice l'amica per poi accelerare un po' il passo e riprendere a guardarsi intorno per quel poco che riesce a vedere a causa della nebbia.
Dante cammina in silenzio mentre ripensa al suo sogno e a quello che ha detto il fratello, cercando di capire se credere a quella teoria assurda o alla razionalità. Il dolore che ha provato nel suo incubo era così reale e terribile che non riesce ad accettare di averlo prodotto da solo con la sua mente; forse l'esistenza di una strana creatura potrebbe spiegare tutto. Il ragazzo scuote la testa, sbuffando. È difficile ammettere l'esistenza di qualcosa del genere, soprattutto senza delle prove attendibili. Si volta verso Caterina e accenna un sorriso mesto. La prima parte del sogno probabilmente è stata influenzata dai suoi sentimenti per lei e da quel "sei un buon amico" detto dopo che lui le aveva ceduto la sua giacca.
Caterina sta ancora cercando di capire se Dante possa essere più di un amico per lei o se dare la colpa agli ormoni per ciò che ha sognato, ma non trova una risposta.
Come si fa a capire se una persona ti piace?
Sembra una valida domanda per wikiHow, ma la ragazza non è ancora sicura della validità di quel sito, soprattutto per queste cose. Probabilmente nessun sito è davvero attendibile quando si parla di qualcosa del genere. Alza lo sguardo e incontra quello di Dante, che si è fermato sotto ad un lampione spento.
«Domani sera, al mare, posso parlarti in privato?» chiede lui quando lo raggiunge.
«Ehm...sì, certo. Anche ora» risponde lei, perplessa.
«Preferisco poi» mormora lanciando una veloce occhiata a Girolamo, che li sta raggiungendo.
«Ok» sorride Caterina, prima di iniziare a camminare al fianco di Dante.
Intanto Girolamo li osserva, sperando che indagare sulla loro relazione gli faccia dimenticare le numerose storie del vecchietto e il suo sogno con Malik diventato un incubo. Ma poi, perché ha sognato Malik?
Forse lo ha affascinato la pelle scura come l'ebano che creava contrasto con i denti bianchissimi e molto curati, o forse è colpa del suo nome che probabilmente fa riferimento ad una cultura diversa dalla sua (e per la quale Girolamo avrebbe infinite domande di curiosità da fare). Sa già, però, che le sue domande non avranno risposta, perché dubita di vedere nuovamente il ragazzo e, in caso lo incontrasse, di avere abbastanza coraggio per chiedergli qualcosa. Meglio concentrarsi sulla coppia formata da Caterina e Dante, la Cante... o Drina, anche questo non è male come nome.
E con Dante e Caterina che parlano del più e del meno come al solito, seguiti da "Girolamo versione Cupido Investigatore" la giornata si avvicina all'ora di pranzo e il trio si ritrova davanti ad una creperia. Senza nemmeno discutere tanto entrano dentro, al caldo, e ordinano tre crêpes alla nutella, per poi aspettarle seduti ad un tavolino vicino alla finestra.
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La nebbia non sembra volersi diradare ancora per molto e i tre ragazzi, dopo il pranzo che ha ridato loro calore ed energie, sono costretti a tornare fuori al freddo e cercare qualcosa da fare mentre aspettano che la macchina sia pronta. Riprendono quindi a camminare per le vie deserte, parlando ogni tanto tra di loro. I discorsi però sembrano rigidi quanto le loro dita congelate, perché tutti e tre cercano di evitare qualsiasi argomento che abbia a che fare con il Fauonna.
«Sentite» sbotta spazientito Dante dopo l'ultimo silenzio imbarazzante «Forse dovremmo andare dove Girolamo ha visto il presunto Fauonna per vedere che cos'è che, nascosto dalla nebbia, ha creato l'illusione».
«Siamo vicini a quella via» sussurra in risposta il ragazzo, che sente un crescente senso di ansia da quando ha iniziato a riconoscere le strade percorse il giorno prima.
«Bene. Quindi andiamo a vedere il Fauonna».
«No, Dante. Io... io non ci vengo».
«Ma dai, Mo, non puoi fare così. E se scopriamo che è solo un'illusione? Che fai, resti con la paura per tutta la vita?».
«No. Me lo venite a dire e sarò felice e tranquillo».
«Non obblighiamolo» mormora Caterina, anche lei un po' spaventata «Vengo io con te».
Dante guarda entrambi e annuisce «Ok. Ci aspetti qui?» chiede al fratello.
«No. Vengo... vengo fino all'incrocio tra questa via e quella vicina a quella, poi vi aspetto lì e scappo se è necessario» risponde annuendo.
«Va bene» ridacchia Caterina, mentre iniziano a camminare verso la via. Girolamo però è teso e si guarda continuamente intorno, temendo di vedere sbucare dalla nebbia qualche mostruosa creatura pronta ad ucciderli. Non è convinto dell'idea di Dante, teme che davvero lì viva una strana creatura e non gli sembra sensato andare a disturbarla rischiando di scatenare la sua ira.
Quando arrivano all'incrocio Girolamo si ferma. «Dovete percorrere questa via -che è quella dove ci siamo incontrati quando sono scappato- finché non viene interrotta da un'altra che passa vicino ad un fiume. Dovete poi girare a destra, costeggiando il fiume, e... beh, lo vedrete. Comunque è a circa venti metri dall'incrocio» dice sbrigativo, dando tutte le informazioni che gli vengono in mente. «Fate attenzione. E fate in fretta» aggiunge guardandoli «Fa freddo e non voglio stare da solo».
«Torniamo subito, non ti accorgerai nemmeno della nostra assenza» risponde Dante facendogli un occhiolino. «Andiamo?» chiede a Caterina.
«Andiamo» risponde lei annuendo.
I due iniziano a camminare in silenzio, ma più si avvicinano all'incrocio e più iniziano a rallentare. «Stiamo andando più piano» commenta Dante, sorridendo divertito.
«Sì...» mormora Caterina, guardando ansiosamente la strada davanti a loro «Lo so».
Il ragazzo la osserva e alza un sopracciglio «Hai paura? Se vuoi vado io».
«Mi dispiace lasciarti solo...» sussurra lei.
«Vado io. Tu torna da Mommu, così non si fa prendere dal panico» sorride Dante.
Caterina annuisce e gli sfiora la mano con la sua «Fai attenzione e torna subito indietro se c'è qualcosa di strano».
«Sì, mamma» risponde divertito il ragazzo mentre la osserva allontanarsi. Dopo un attimo si volta e riprende a camminare, seguendo le indicazioni dettate dal fratello. Quando supera l'incrocio e inizia a costeggiare il fiume, però, sente seriamente l'ansia attanagliargli lo stomaco e stringerlo in una morsa dolorosa. Si ferma un attimo, guardandosi intorno, e constatando che non c'è nessuno. È all'interno di una via più larga delle altre e costeggiata da un viale alberato su entrambi i lati. A distanze regolari sono poste delle panchine verdi, affiancate da dei lampioni a tre bracci. Alla sinistra di Dante, qualche metro più in basso, si trova il fiume che scorre lento e ignaro di tutto. Sulla cima di entrambe le sponde erbose è presente una ringhiera di ferro, verde come le panchine.
Il ragazzo si guarda intorno e riprende a camminare. Ogni lampione e albero avvolto nella nebbia gli creano un costante senso di angoscia, perché le figura nascoste assomigliano a qualche strana creatura.
Dopo l'ennesimo spavento sbuffa e scuote la testa, decidendo di tornare indietro. È ancora convinto che il Fauonna in realtà non esista, ma non ha il coraggio di dimostrarlo e sa che basterà dire ai suoi amici che era solo una statua o un lampione.
Sta per girarsi in modo da tornare indietro quando un rumore di foglie calpestate da più piedi lo fa sobbalzare. Senza aspettare oltre si volta e corre dai suoi amici, rallentando solo prima di raggiungerli, in modo da apparire tranquillo e non destare sospetti.
☆☆☆
Se avesse aspettato un attimo -o fatto qualche passo avanti- Dante avrebbe visto due gattini che si inseguivano tra le foglie cadute, vicino ad un alto lampione nero, con i tre bracci, che reggono tre luci spente, alzati verso l'alto e un familiare gatto grassoccio, dalla lunga pelliccia nera, appollaiato tra di essi.
🔸🔶🔸🔹🔷🔹
Questo settimo, lungo, capitolo arriva di martedì perché... Ci siamo dimenticate di pubblicarlo lunedì! 😶
Ci stiamo avvicinando alla fine e la domanda cruciale è una:
il Fauonna esiste o no?
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