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Capitolo 15:

- Direi che è palese, capitano - affermò al maresciallo attendendo risposta.

- Bè... Credo di sì. Ma avete provato a chiamarlo? -. Si strirò il viso solcato da anni di servizio.

- Guardi, è dal terzo giorno che abbiamo tentato. Ci ha dato un numero falso. Tuttavia, siamo risaliti al vero -.

- E...? -.

- E non solo non risponde, ma pare irraggiungibile -.

- Dici che potrebbe essersene sbarazzato? -.

- Certo. Secondo me dovremmo cercarlo, è sicuramente stato lui -.

- Non ci sono prove a carico. Sai che non posso darti l'ordine di cercarlo -.

- Non sono qui per ricevere l'ordine di cercarlo. Sono qui per avvisarla che io lo farò -. E detto ciò, Zambonin lasciò il suo superiore.


- Ho parlato con Arcangeli -.

- L'hai avvisato che vengo anch'io? -.

- No, vado da solo -.

L'altro lo guardò malissimo. Sbuffò, poi disse: - Fai quel cazzo che vuoi -.

- Non prendertela. Perotti era sconvolto dopo essere tornato. Lo conosci, no? Gli ha detto che il padre era morto e lo stronzo ha finto di starci male. Perotti ha il cuore d'oro, ci sta di merda a sapere che è stato il figlio. Voglio occuparmene io degli stronzi così -.

- Ma col ragazzo? Che ci vuoi fare? - .

- Il ragazzo non ci sta aiutando più di tanto e lo sai -.

- Grazie a lui se abbiamo il numero del bastardo senza dover aspettare, grazie a lui abbiamo trovato la droga in casa del morto, grazie a lui... -.

- Adesso lo facciamo Santo, allora! -. Il collega sbuffò ancora.

- Portalo con te, che ti aiuta a beccarlo. È sveglio e secondo me sa qualcosa che non vuole dirmi -.

- Vedremo che cosa riuscirò a cavare dal buco e se mi andrà di avere compagnia. Non ti ho detto di no, sei contento? -.


Le ore si coloravano di angoscia.
I gessi stridevano sulla lavagna nera che era la mia mente.

Mamma... Mamma... Mamma...

E piangevo, com'era naturale, vomitando la merda in cui ero caduto. Dovevo trovarmi un lavoro o come cazzo mangiavo. E oltretutto in nero. Ero stato troppo sprovveduto a calarmi nei panni del fuggitivo; non avevo pianificato niente.

Dove lo trovo uno che mi prenda?

C'era un bar a due passi dalla mia neoabitazione. Stile analogo a quello di tutto il paese esteriormente. Tuttavia, l'interno era caldo e accogliente. In fondo alla sala, un giradischi propagava musica blues anni '70. Ma essendo la sala enorme, dall'altro capo una televisione a schermo piatto trasmetteva ossimoricamente Mtv, con gli ultimi brani di moda. Nel mezzo c'era il bancone e qua e là i tavolini bruni. Mi piaceva. Fortuna volle che cercassero un barista di riserva che facesse il servizio durante la notte. C'era l'avviso affisso al vetro della porta principale, lato est. Entrai facendo la faccia più convincente possibile. Mi ero preparato fisicamente e mentalmente, nonostante non fossi sicuro della disponibilità all'assunzione. Mi diressi al bancone, dove ad aspettarmi c'era una donna sulla quarantina, bassa e robusta. Aveva i capelli a treccia biondi e gli occhi azzurri.

- Cosa posso servirle? - mi domandò prima che io potessi aprir bocca.

- Bè, ho letto l'annuncio e volevo propormi -.

Mi guardò più seria, forse cercando di scrutare dietro le mie iridi. Dopo qualche secondo sorrise. L'avevo convinta? Mi propose di rimanere fino alle 23 cosicché non ci fosse nessuno e fosse quasi ora di chiudere, perché dovevo avere il colloquio. Non chiese praticamente niente su di me, né sui miei lavori precedentemente svolti. Niente curriculum, niente carta d'identità... Era strano, troppo.

- Mi scusi - azzardai per capirne qualcosa - ma come mai non mi ha chiesto niente su di me? -.

Mi guardò perplessa. - Perché mi ispira fiducia -.

- Che... Che intende? -.

- L'ho guardata negli occhi. Lei mi sembra un'ottima persona -. Era assurdo tutto questo. Magari Dio era dalla mia parte. Magari il vento gonfiava finalmente le mie vele.

- Oh... La ringrazio... - feci un po' stranito, però apprezzando il complimento.

- Da dopodomani, qui. Farai il turno dalle 24 alle 6. Mia figlia è in ospedale e io non riesco a tenere tutto da sola. Ti dico la veri... - s'interruppe per chiedermi: - Posso dare del "tu"? -

- Ovviamente - le dissi.

- Vedi, ho tanto bisogno di una mano. In Paese son tutti indaffarati e io non sapevo a chi chiedere - mi raccontò un po' la sua vita. La ascoltai, ridemmo insieme. Per un poco, dimenticai perché mi trovavo lì.

- Grazie di cuore - feci uscendo.

Quella sera, mi convinsi che a partire avevo fatto bene.


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