What is love? - Roy Harper
Giro lentamente la pagina del libro fra le mie mani, sarà la quinta volta di seguito che rileggo "Il Mago Di Oz", eppure questo libro non mi stancherà mai, nonostante alcune cose mi appaiano no sense o alquanto bizzarre.
Sono seduta sul solito ramo dell'albero davanti all'enorme villa Wayne, lontana dal caos che regna fra quelle mura e godendomi la pace di questo posto speciale, senza dover sopportare le grida del mio patrigno o i miei fratellastri che si rincorrono sfrecciandomi davanti, rischiando talvolta di farmi cadere. Adoro la mia famiglia, ma qualche volta ho bisogno di spazio per me stessa.
Roteo gli occhi rileggendo le righe monotone sui desideri dei quattro viaggiatori, ma rimanendo comunque affascinata dalla loro determinazione affinché possano ottenere ciò che tanto chiedono. Nonostante il mio personaggio preferito sia lo Spaventapasseri, per la sua goffaggine e voglia di sapere, a colpirmi molte volte è il Taglialegna di Latta: "quando ero innamorato mi ero sentito l'uomo più felice del mondo, ma nessuno può amare se non ha un cuore", era questa la frase detta durante il primo incontro con Dorothy ed ogni volta che la rileggevo un sorriso spontaneo sorgeva sul mio volto. Poteva davvero l'amore portare tutta questa gioia?
- Cosa leggi questa volta, piccola Wayne? - mi domanda una voce divertita, probabilmente anche dopo il piccolo spavento che mi ha provocato, costringendomi a stringermi vicino al tronco dell'albero e facendomi perdere il segno della mia lettura.
Più in là, su un ramo poco distante dal mio, non fatico a riconoscere a chi appartenga il costume rosso e giallo, colori probabilmente discutibili, e quella voce sempre dal tono divertito e pronto a sfottere chiunque gli si pari davanti.
- Cavolo, Speedy, mi hai spaventata. - quasi lo rimprovero, portandomi una mano all'altezza del cuore e cercando di calmare i suoi battiti accelerati - Cosa ci fai qui? -
- Passeggiavo senza meta in cerca di qualcosa da fare, poi una ragazza dalla familiare coda di cavallo ha attirato la mia attenzione, ed eccomi qui. E non hai ancora risposto alla mia domanda. -
- Non ti interessa davvero saperlo. - ridacchio - L'ultima volta che te l'ho detto hai imitato un conato di vomito. -
- Leggevi "Romeo e Giulietta", come avrei dovuto reagire?! È un libro romantico e deprimente, non capisco come faccia a piacerti quella roba. - dal suo sguardo posso intuire che ha roteato gli occhi, nonostante la sua maschera glieli nasconda. Pensandoci, mi sono sempre chiesta di quale colore fossero.
- È inutile discutere di queste cose con te. - roteo gli occhi anch'io - Che vuoi capirne di amore, tu? - scendo dall'albero con un salto, fortunatamente non perdendo l'equilibrio una volta toccato il suolo, tenendo stretto fra le braccia il libro che stavo leggendo. Dovrò continuare la mia lettura più tardi.
- Cosa vorresti dire con questo? - mi domanda, anche se gli do le spalle posso capire che è sceso anche lui e che si è avvicinato di qualche passo a me, dal rumore dei suoi stivali che calpestano l'erba tagliata con cura da Alfred un paio di giorni prima.
- Sei il tipico ragazzo che ci prova con tutte, non credere che non lo sappia. - inizio a camminare - Non saprai mai cosa vuol dire veramente l'amore finché non ti innamorerai di qualcuno. -
- Dove l'hai letta questa frase? - ridacchia affiancandomi - E poi, tu che ne sai? Ero innamorato delle ragazze con cui sono stato. -
- Ma non è vero! Sentivo le tue conversazioni con Jason e parlavate solo di "attrazione fisica". L'amore non è quello. -
- Da quando origli le mie conversazione con tuo fratello? - mi domanda piazzandosi davanti a me e incrociando le braccia al petto, con un leggero sorrisetto in volto - Dovresti sapere che non è una cosa carina da fare. -
- Io non.... è successo per puro caso! - rispondo subito, solitamente non mi piace farmi gli affari degli altri e mettermi in mezzo a cose che non mi riguardano, sono una che preferisce starsene sulle sue - E stai cambiando discorso, comunque. -
- Non continuerò con te un discorso da ragazze, è patetico. -
- Non è affatto patetico. -
- E allora illuminami, piccola Wayne. - rimane a braccia conserte, non distogliendo lo sguardo da me e probabilmente dai miei occhi - Cos'è l'amore? -
Stringo più vicino al petto il mio libro, sentendomi improvvisamente a disagio ed imbarazzata. Perché quella semplice domanda mi stava facendo un simile effetto?
- Beh... - inizio alquanto insicura e spostandomi una ciocca sfuggita dalla mia coda alta dietro l'orecchio, una strana sensazione allo stomaco mi impedisce di continuare a parlare. Possibile che pensare a cosa fosse l'amore, alle sue emozioni, fosse così semplice, mentre spiegarlo a parole risultava quasi una missione impossibile?
- Io sto aspettando. - mi da fretta e il mio disagio aumenta. Ma cosa mi prende?!
- È difficile da spiegare. - ammetto, mordendomi leggermente l'interno della guancia.
- Quindi non lo sai. -
- Sì che lo so, è solo che... non so come spiegartelo, tutto qui. -
- Sei mai stata innamorata? - mi chiede lasciandomi alquanto sorpresa, non mi aspettavo questa domanda.
Era una bella domanda, a dire il vero. Per quel che ricordo, oltre a semplici cotte passeggere, non mi era mai capitato di provare la felicità citata dal Taglialegna di Latta del mio libro, come pretendevo di sapere cosa fosse l'amore se neanche io stessa sapevo cosa esattamente fosse. Sospiro, negando lentamente con la testa e mantenendola bassa, forse per vergogna per quella mia non così grave ignoranza.
- Non sono esperto in materia, ma penso che l'amore sia quel sorriso spontaneo sul volto quando si guarda quella persona considerata speciale. - inizia lui - Le così dette "farfalle nello stomaco", l'imbarazzo improvviso misto alla felicità con un solo sguardo o credere che la voce dell'altra sia il suono più bello che si abbia mai sentito. Penso sia questo. - ero sorpresa dalle sue parole, non capivo neanche se si fosse accorto di averle dette, dato il suo sguardo perso, ma con un leggero sorriso sul volto. Che stesse pensando alla persona speciale di cui aveva parlato?
- Tu invece sei innamorato? - gli chiedo spontaneamente, guardandolo ancora con un espressione sbalordita. Le sue parole mi avevano fin troppo colpita, era normale? Probabilmente sì, non aspettandomi mai frasi del genere uscire dalla sua bocca, erano cose troppo tenere e carine per essere dette da lui.
Scrolla le spalle in risposta, sembra ricomporsi e riacquistare quel suo tono sfacciato che ha di solito, compreso il sorrisetto perennemente divertito sul volto - Può anche darsi. -
- Non puoi aver detto quelle cose a caso. - gli rispondo quasi arrabbiata, se si fosse inventato tutto su due piedi gli avrei lanciato il libro in pieno volto.
- Veramente, piccola Wayne, che tu ci creda o no, ho semplicemente detto ciò che sento in tua compagnia. -
⇴Okay, forse non è chissà che, ma capitemi.
1077 parole su quell'idiota di Harper. Sono sorpresa di me stessa, non pensavo che avrei davvero scritto qualcosa con lui di mezzo.
Probabilmente questa one-shot potrebbe avere meno visualizzazioni/voti rispetto alle precedenti, non chiedetemi il perché, me lo sento e basta. Non so neanche se potete prederla come una "Roy Harper x Reader" o come una sorta di "Roy Harper x OC", sul serio, quindi vedete un po' voi come vederla magari.
Avendo scritto questa cosa tutta insieme di notte, con un famoso "colpo di genio" a casissimi, ovviamente voi la leggerete domani [anche perché così potrò ricontrollare meglio eventuali errori]. E nada, ci vediamo in una prossima one-shot, bye.✧
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