Move - Dick Grayson
Piove.
Gotham City e un ciel sereno non sembravano andare d'accordo, specialmente nell'ultimo periodo.
Riparato sotto una tettoia, Richard continua ad aspettare. La spalla è poggiata su uno dei pilastri in pietra che sorregge il tutto, due grosse valigie sono ai suoi piedi, anch'esse riparate dalla pioggia.
Sotto il marciapiede, l'acqua scorre rapida giù per i tombini in cui qualche volta di era dovuto intrufolare insieme al suo mentore, non che ci tenesse a rifare un'esperienza del genere, ma era da una buona mezz'ora che si stava facendo prendere dai ricordi e da un attacco di nostalgia.
Stava finalmente per lasciare Gotham City, la città in cui aveva vissuto per anni, per potersi trasferire a Blüdhaven, posto in cui invece gli era stato offerto di lavorare. Era una buona proposta, grazie a Bruce non era neanche stato difficile trovare un appartamento da occupare, perché rifiutare allora?
La sua Kory era incinta e crescere loro figlio (o figlia) a Gotham non gli sembrava una grande idea, troppi pericoli per un essere così piccolo e nuovo nel mondo, per questo aveva deciso di cambiare città, trasferendosi in un posto più sicuro per la sua famiglia.
L'ex pettirosso guarda l'orologio al polso, sospirando, erano passate due ore da quando era lì e mancavano solo venti minuti all'arrivo dell'ultimo mezzo che poteva portarlo nella nuova città.
Poteva già essere in viaggio, ma continuava a sperare che almeno qualcuno dei suoi amici o familiari riuscisse a passare per un ultimo saluto.
Certo, ovviamente il suo trasferimento non era un addio, si sarebbero sicuramente rivisti, ma sperava di poterli rivedere prima di andare.
Aveva mandato diversi messaggi, alcuni non avevano ricevuto risposta, altri erano in forse, altri ancora invece gli avevano dato speranza.
Bruce, come al solito, era fuori città, e si era portato con sé Alfred, costringendo l'ex pettirosso a raggiungere la stazione con un taxi.
I vecchi Titans non gli avevano dato risposta, forse impegnati in qualche missione di cui non era a conoscenza.
I suoi fratelli e sorelle non avevano neanche trovato il tempo di accompagnarlo e fargli compagnia, liquidandolo con qualche scusa.
Perché il mondo sembrava essere contro l'ex pettirosso per quel giorno?
Il suo telefono lo fa sobbalzare sul posto, qualcuno lo stava chiamando, forse per avvisarlo del suo arrivo, che gli mancava poco a raggiungere la destinazione, ma un simbolo rosso accanto al nome del contatto gli fa subito crollare quella speranza.
«Hey Kory.»
«Dick, ma dove sei? Ti avevo detto di avvisarmi appena ti fossi messo in viaggio.»
«Sì, scusa, ho fatto tardi e ho perso il pullman, ho dimenticato di avvisarti.» mente, grattandosi la nuca con la mano libera.
Odiava mentire, specialmente a sua moglie, ma doveva inventarsi una scusa per essere ancora lì, in quella stazione non così affollata ma con gente poco raccomandabile che ci girava intorno.
«Non si sono presentati, vero?» l'aliena sorride dolcemente dall'altro lato del telefono, accarezzando delicatamente quello strato di pelle che la separava dalla creaturina che stava crescendo in grembo.
Richard sospira «No, ma arriveranno, credo. Insomma, sono loro amico, verranno sicuramente. Chi non è impegnato, si intende, e- oh cavolo, è già qui.»
Gli occhi azzurri scorgono in lontananza una scritta luminosa, "Gotham City - Blüdhaven", mentre il mezzo avanza con le sue enormi ruote.
Saluta rapidamente Kory, prendendo fra le mani il biglietto e le enormi valigie.
Aperte le porte e posto le valigie nel loro scompartimento, Richard da un'ultima occhiata dietro di sé prima di salire e prendere posto accanto all'enorme finestrino.
Davvero nessuno era riuscito a fargli un misero saluto?
Ancora un sospiro e si lascia cadere sulla poltrona scomoda su cui sarà deduto per le prossime ore, mentre sente il mezzo iniziare a camminare.
Chiude gli occhi, a questo punto meglio cercare di prendere sonno e pensarci il meno possibile.
Il suo telefono suona ancora e senza neanche guardare chi sia, risponde.
«Kory, te l'ho detto, il pullman è arrivato, sono in viaggio.»
«Ecco perché non ti trovavo, sono in ritardo.»
Nel sentire quella voce Richard apre subito gli occhi, mettendosi sull'attenti «Wally? Sei venuto a salutarmi?»
«Perché, non dovevo? Ho cercato di fare il prima possibile, scusa.» ridacchia «Terza poltrona dal lato destro?»
«Cosa?»
«Girati.»
Con sua sorpresa, il velocista sfreccia sulla strada, al passo con il mezzo di trasporto, imitando goffamente un saluto da militare per salutare l'amico.
«Ma Wally-»
«Andiamo amico, credevi davvero che non sarei venuto a salutarti? Adesso fai buon viaggio, io e Artemis verremo a trovarvi il prima possibile. Promesso.»
- Eh nulla, one-shot scritta sul momento.
Il finale poteva venire meglio, ma l'ispirazione è pian piano venuta a mancare, ma ho voluto concluderla ugualmente.
Spero vi piaccia lo stesso, ci vediamo alla prossima gente.
Au revoir.
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