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I Miss You - RobStar

Nightwing scese dall'auto, aprendo l'ombrello per ripararsi dalla pioggia che si stava abbattendo su Jump City.

Il cielo era scuro, coperto da enormi nuvole grigie. C'era malinconia nell'aria, forse era normale che quel posto l'avesse.

Camminava lento, sembrava si sentissero solo i suoi passi sul suolo bagnato in quel luogo così silenzioso.

Ma se ti concentrarvi, potevi sentire anche altro. Altre persone.

Parlavano a bassa voce per non disturbare e per rispetto di chi si trovava lì, qualcuno si aschiugava qualche lacrima, altri trattenevano dei singhiozzi.

Non avrebbe mai dimenticato quel giorno.

Non aveva chiuso occhio per tutta la notte.

Era rimasto lì, con lei, in quella camera dell'ospedale.

Nessun segno di ripresa. Ancora.

Era da un mese che andava avanti questa storia.

L'aliena era stesa su quel letto bianco da troppo tempo per lui, decisamente troppo.

Se ne dava la colpa. Se la sua amata adesso era in coma, era solamente colpa sua.

Per non aver fatto in tempo, per non essere stato abbastanza agile, per non aver fatto abbastanza attenzione.

Per non aver evitato che accadesse.

L'ultima volta che aveva visto i suoi occhi verdi era stato in quella missione.

L'ultima volta che aveva sentito la sua voce era stato quando aveva sussurrato debolmente il suo nome, prima di perdere i sensi.

Se solo se ne fosse accorto prima, se solo avesse fermato Slade tempo prima.

Robin stava combattendo contro di lui in quella missione, quando a un certo punto sparì in una nube di fumo.

Era finito spalle al muro, esausto e con il fiatone. Il combattimento non era stato facile, ma se l'era cavata, come sempre.

Poi sentì un leggero "bip". Era ripetitivo. Prima lento, ma in pochi secondi aumentavano sempre di più.

Ricordava che era stato spinto via, subito dopo ci fu un'esplosione e una buona parte dell'edificio era crollata sulla persona che lo aveva salvato.

Si era subito affrettato ad aiutarla e, con suo orrore, scoprì essere Starfire.

La ragazza che amava gli aveva appena salvato la vita, mettendo in pericolo la sua.

Doveva ringraziare il suo essere tamariana se era ancora viva.

Respirava con molta fatica, aveva gli occhi socchiusi e varie ferite.

Lui la liberò velocemente dalle altre macerie e la prese in braccio, portandola all'ospedale più vicino.

Era andato in missione da solo, ma lei lo aveva seguito.

Rimase in quell'ospedale, al suo fianco, per ben un mese.

Al ricordo strinse di più il manico dell'ombrello scuro che stava usando, oltre al piccolo mazzo di fiori che portava nell'altra mano.

Si fermò quando, a pochi passi da lui, si trovava una lapide decorata con vari e piccoli fiori colorati.

Leggere su quella lastra di pietra il suo nome faceva sempre male.

Poggiò delicatamente i fiori lì vicino e sospirò.
Le mancava. Eccome se le mancava.

Erano passati ormai dieci anni, ma ogni volta che tornava lì gli sembrava di rivivere il momento in cui gli venne data la notizia.

Richard stava rientrando nella camera, con un bicchierino di pessimo caffè preso da una delle macchinette dell'ospedale. Gli serviva, doveva rimanere sveglio.

Quando vide due medici uscire dalla camera della sua ragazza immaginava di sentir dire le solite parole che gli ripetevano ogni volta, ma quando notò i loro sguardi intuì che invece gli avrebbero detto altro.

- Eccolo... - disse uno dei medici all'altro, notando Richard arrivare - È il suo ragazzo -

- Scusate... ci sono novità? - chiese avvicinandosi ai due con un po' di agitazione.

Aveva come il presentimento che le loro parole non gli sarebbero piaciute per niente.

- Ci dispiace informarla, ma... non ce l'ha fatta. - rispose l'altro - La paziente Kory Anders ci ha lasciati pochi secondi fa. Le sue condizioni si sono aggravate all'improvviso e- -

Ma il medico non ebbe il tempo di terminare la frase che Richard si era già precipitato nella stanza, lasciando cadere il bicchierino ancora mezzo pieno sul pavimento dell'ospedale.

Le afferrò subito la mano. Era fredda e molto pallida, troppo fredda e pallida.

Non poteva crederci.

Kory, la sua Kory, non ce l'aveva fatta e nei suoi ultimi secondi di vita non era neanche restato con lei.

Senza accorgersene, una lacrima gli rigò il viso al ricordo di quel giorno.

Era stato un duro colpo per lui. Slade era riuscito a portargli via la persona che amava, gli ci era voluto quasi più di un anno per accettarlo.

Sospirò ancora e guardò la lapide un'ultima volta.

- Mi manchi principessa... - sussurrò piano guardando la foto che la ritraeva con uno dei suoi migliori sorrisi.

Poi, così come era arrivato, iniziò ad andarsene.

Passi lenti che quasi sembravano rimbombare in quel luogo così silenzioso e pieno di tristezza.









~ Piccolo Angolo Me ~

Lo so, sono una brutta persona.

Ma ho avuto una specie di ispirazione proprio adesso e l'ho scritta, credo non sia tanto allegra per il mio umore, ma shh.

Non uccidetemi please.

~ Arciera

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