Come va?
Il giorno dopo mi scrisse la mattina.
Ancora quello stupido ciao.
Perché ciao? Cos'ha di così profondo un ciao?
Nulla! Ecco cosa!
Era troppo presto perché il mio cervello potesse comunicare con un qualsiasi altro essere umano, e la mia asocialità non aiutava certo.
Dimenticati quel messaggio dopo pochi secondi che lo visualizai, e tornai alle mie pratiche mattutine.
Se ripenso a quel giorno ricordo solo un gran freddo, la rosa che il figlio della mia titolare mi ha regalato, e quella piccola margherita donatami da un bambino perché: "Per me sei la bambina grande più bella del mondo, anche più della mia mamma".
La conservò ancora, assieme alla rosa.
Tornai a casa verso le cinque e mezza, i soliti rituali di toglimento scarpe e vestiti e guardai il telefono.
Nessun messaggio.
Passai le due ore successive sul divano mezza addormentata, e quando mi arrivò il suo messaggio non potei fare a meno di ignorarlo.
Cinque minuti dopo mi ricordai di starmi annoiando e allora mi decisi a rispondergli.
Come va?
Bene, tu?
Bene, grazie
Ecco cosa ricordo della nostra seconda conversazione, il resto l'ho domenticato, come se nella mia mente non esistesse, so che parlammo molto, di varie cose.
E da lì, diventò un'abitudine cercarlo, parlargli, scrivergli; come se mi mancasse un pezzo non sentirlo, e non averlo con me.
È iniziata così la mia dipendenza, semplicemente con un altro stupido ciao.
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