5) Peccatori
La sera tornammo a casa sempre grazie al teletrasporto di Loki. Era così freddo fuori che le mie mani persero sensibilità. Entrati in casa, chiusi la porta a chiave, mi tolsi la sciarpa e il cappello e mi fiondai in cucina.
"Devo bere e dimenticare tutto, cazzo!" Pensai tra me e me.
Aprii il frigo e stappai una bottiglia di semplice prosecco, riempiendo un bicchiere di vetro. Mandai giù tutto d'un fiato, avvertendo pizzicore alla gola. Ripensai alla barriera che avevo creato per tenere Loki a distanza, a mio padre che non sospettava minimamente che io e il Dio dell'inganno eravamo coinquilini, e a tutto ciò che era capitato qualche minuto prima.
Mi sfiorai le labbra secche e bagnate dalla bevanda alcolica. Dentro di me, sapevo che non sarebbe stato più tanto facile riconoscere le menzogne di Loki. Mi stavo convincendo che forse anche uno come lui potesse provare un'emozione forte come l'amore. L'altra parte di me si rifiutava di lasciar trasparire le mie di emozioni con lui. Non avrei mai potuto abbassare la guardia!
Versai dell'altro prosecco nel bicchiere e, prima che potessi mandar giù anche quello, la mano di Loki si frappose tra la mia bocca e il bicchiere.
«Ho scoperto che gli umani che bevono troppo finiscono col diventarne dipendenti. Non vorrai rovinarti il fegato?» disse facendo un mezzo sorrisetto.
Nelle sue parole c'era preoccupazione. Di cosa si preoccupava? In fondo, la mia vita e la mia salute non gli tangevano.
«Sono abituata.» provai a dire.
«Non ti ho mai vista attaccata all'alcol.»
Sbuffai. «Che importa.» con uno scatto, tolsi la sua mano dal bicchiere e bevvi.
Loki si incupì.
«Che c'è? Ah, già: se morissi, non potrai più riavere il tuo stupido potere.» dissi sarcastica.
Lui non obbiettò. Rimase a guardarmi, come se stesse guardando un povero senzatetto morente di fame. Non versai altro alcol nel mio bicchiere. Lo posai sul tavolo e andai in camera mia. Mi gettai sul letto e portai le mani al viso.
"Non sono io, questa. Che mi succede?"
Volevo piangere, urlare e sparire. Volevo mio padre. Tony mi mancava, mi mancava davvero. Avevo bisogno di un suo abbraccio e delle sue battute ironiche sui pericoli e sulla vita di un miliardario playboy. Soffocai una risata e cominciai a far scendere le lacrime, nascondendo il volto dietro le mani.
Sentii bussare alla porta aperta. Loki se ne stava sull'uscio con le braccia conserte. Avrei mentito, se avessi detto che non era per niente affascinante. Maledetto lui!
«Scusa per prima.» disse.
Mi strofinai il dorso della mano sugli occhi umidi e agitai l'altra in aria. «Non importa. Tanto il prosecco neanche mi piace più di tanto.»
«Non mi riferivo all'alcol.» replicò serio.
Mi alzai a sedere sul letto. «Cosa vuoi, Loki? Eh?»
Lui fece spallucce. «So che mi spiazzeresti, se rispondessi sinceramente. Quindi non lo farò.»
Lo guardai con fare scostante, tirando su col naso. Volevo rispondere, ma le mie parole furono bloccate dal cellulare che squillò. Mi avvicinai al comodino e lessi il nome sullo schermo: mamma.
Non esitai e risposi. «M-mamma, ciao. Come stai?»
«Ennie, cara! Tutto bene. Tu come stai? E Finn?» chiese allegra mamma.
Alzai gli occhi su Loki. «B-bene. Stiamo bene. Come va a Londra?»
«Oh, bene. Sto prestando servizio notturno all'ospedale. A quanto pare, trovano che io faccia piuttosto bene il mio lavoro. L'infermiere, che lavora al reparto accanto al mio, mi ha presa perfino in simpatia.»
Sorrisi. «Sono felice per te, mamma.»
«Scusa per l'orario, ma non ho avuto un attimo di pace da stamattina.»
«N-no, è okay. Davvero.» mi asciugai la guancia con la manica del maglione.
«Beh, buonanotte allora tesoro. Per qualunque cosa, chiamami pure, okay?»
Annuii. «Sì, anche tu. Buona fortuna per tutto.»
Così detto, riattaccai.
«Tutto okay?» chiese Loki.
Annuii di nuovo. «Sta andando tutto bene.» sorrisi. «Era da tanto che non la sentivo così felice e tranquilla.»
«Per via del tuo patrigno?»
«Patrick era un vero pezzo di merda. Esserselo scrollato di dosso ed essersi dedicata più a se stessa, le ha fatto davvero bene.»
Loki sorrise. Tirai di nuovo su col naso, cercando di non scoppiare nuovamente a piangere. «Vorrei che avesse avuto una figlia più brava e responsabile. Anzi, sarebbe stato meglio, se non ne avesse mai avuta una.»
«Perché dici questo?»
«Sono un errore, Loki.» risposi acida. «Sono un... come posso dire? Un preservativo bucato, un incidente, chiamalo come ti pare!»
Strinsi i pugni.
«Non lo sei.» provò a dire, venendo a sedersi sul bordo del letto.
«Lo sono! Se non fossi mai nata, Tony non avrebbe passato guai e mamma non sarebbe mai rimasta così attaccata a lui!» spiegai. «Tu non puoi...»
Non finii la frase, che subito mi pentii di ciò che stavo per dire. Lui poteva capire eccome. Era stato adottato e non molto considerato, nascosto all'ombra della supremazia di suo fratello Thor.
«Scusa.» borbottai.
Loki si scostò più verso di me e disse: «Non preoccuparti. Comunque, tu non sei un incidente, okay? Sappi che non ho scelto i "portatori" del mio potere senza considerazione. Quando eri piccola ho capito che dentro di te c'è più forza di quanto credi.»
Alzai lo sguardo, gli occhi lucidi e un forte dolore al petto. Incredibile come la mia felicità venisse rimpiazzata con rabbia e frustrazione in pochi secondi.
Abbandonai qualunque risposta fredda alle sue parole e mi distaccai dalla mia corazza di apatia. Mi avvicinai più a lui e lo guardai dritto negli occhi. «Sei sincero, davvero?»
Loki sospirò. «Per la prima volta nella mia vita.»
Cedetti. Non ero solita ad abbassare la guardia, specialmente col nemico nella stessa stanza, ma lo feci. Mi sporsi verso Loki e poggiai le labbra sulle sue. Un bacio semplice, distaccati, privo quasi di contatto. Loki mise una mano sul mio viso ancora bagnato e ricambiò.
Lo stomaco fece sottosopra e ogni cosa attorno a me divenne più leggera. Tenni gli occhi chiusi anche dopo che ci staccammo. Ebbi un brivido di freddo, cosa che Loki notò.
«Mettiti sotto le coperte o ti prenderà un raffreddore.»
Mi voltai senza esitare e poggiai la testa sul mio cuscino. Loki si alzò e fece per andarsene.
«Dove vai?» chiesi piano.
Lui si voltò ridendo. «Inizio ad affezionarmi a quel divano. È comodo.»
Esitai.
«Buonanotte.» disse, per poi uscire dalla stanza.
Deglutii a fatica, portando le coperte fin sopra la testa e chiudendo gli occhi, lasciandomi andare a quella sensazione di felicità che mi pervadeva il corpo.
————————————
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro