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13) Rimpianto

Il colpo di pistola di Patrick colpì una cassa di legno affianco a me, facendomi sobbalzare. Nonostante ciò, non demorsi; mi scagliai contro di lui e lo presi per il collo, tenendogli il polso sinistro stretto con la mano libera, per evitare che potesse spararmi.

«Hai ammazzato mia madre, brutto bastardo!» gridai a pieni polmoni.
Patrick mi diede una ginocchiata sulla schiena e fui costretta a mollare la presa per accasciarmi a terra. Prima che potesse spararmi, creai un campo di forza e respinsi il proiettile indirizzato a me.

Avvertii i passi di Loki avvicinarsi. Patrick guardò nella sua direzione e io rimossi il campo di forza per colpirlo con un pugno in faccia. Il dolore alle nocche si fece più intenso, ma lo ignorai. La scarica di adrenalina era troppo più forte.

Loki parve esitante, così lo affiancai io. «Sta' indietro. Voglio ammazzarlo io!»
«Ennie, chiamiamo aiuto.» mi spronò lui.
Patrick era accasciato a terra dopo il mio pugno, il sangue che colava dal suo naso.
«Ha ucciso mia madre!» esclamai nuovamente, facendo per tornare a menarlo.
Loki mi prese per le spalle, scrollandomi. «Ennie!»
«Lasciami andare, cazzo! Non hai idea di come io mi senta, per ciò che ha fatto!» gridai, cercando di liberarmi dalla sua presa. «Non merita di vivere!»
A quel punto, Loki esclamò: «Ennie! Non sei più una bambina! Devi superarle certe cose, lo capisci?! So molto bene cosa stai provando, credimi! Per me è difficile, lo capisci?!»
Il tono alto della sua voce mi fece rabbrividire. Non l'avevo mai visto così arrabbiato. Una vampata di calore mi pervase il volto. Non capii neanche di cosa stesse parlando. Cos'era difficile per lui?

«Chiamiamo aiuto.» ripetè il corvino.
Trattenni il fiato e cedetti, annuendo. Non mi resi conto che Patrick si era alzato e stava puntando l'arma contro di noi. Non appena ci fu un colpo, trasalii e guardai verso quello stronzo. La pistola non puntava verso di me, bensì verso Loki.

Il corvino si mise una mano sull'addome e cadde sulle ginocchia.
«Loki! Loki, no!» la mia voce si ruppe. Lo presi per le braccia e caddi anch'io in ginocchio per sorreggerlo. «Maledetto schifoso bastardo!»

Dalle costole di Loki, sotto ai vestiti, si formò una chiazza rossa, intenta ad espandersi. Il mio cuore batté all'impazzata e i miei occhi divennero lucidi. «No, no, no, cazzo! Perché?! Perché lui?!»
Patrick ridacchiò, il naso ancora sporco di sangue. «Te l'ho detto: voglio solo farti tanto male. Tu mi hai tolto la felicità. Io ti tolgo la tua.»

Il sangue mi ribollì in testa. Guardai in cagnesco il volto sporco di Patrick e sprigionai energia sufficiente per scagliarlo lontano. Sollevai una trave di legno da terra e gliela scagliai in petto. Rimasi a guardarlo. C'era sangue ovunque che grondava dal corpo di quel mostro, intento ad avere le convulsioni. La mia rabbia svanì piano piano. Tornai a guardare Loki accasciato a terra, con la testa sulle mie ginocchia.

«Loki! Loki, rispondimi!» dissi, colma di agitazione. Premetti le mie mani contro la sua ferita, sporcandomi di rosso i palmi.
Il corvino tremava e, con voce roca, borbottò: «E-Ennie, va... va tutto bene.»
Le lacrime iniziarono a scendere lungo il mio viso. «N-no! Ti prego. Sei un Dio, giusto? Puoi guarire, vero?!»
Loki scosse piano il capo. «N-non ho... pieni poteri.»

Sgranai gli occhi. Il cuore batteva come un tamburo e non ebbi alcuna esitazione a dire: «Ti cedo il mio potere. Riprendilo e guarisci! Ti prego.»
Non ci fu risposta. Solo silenzio. Tirai su col naso e poggiai una mano sul petto del dio, attendendo che si riprendesse ciò che gli apparteneva.

«E-Ennie, no. Non... non potrai più riaverlo indietro.» sussurrò lui.
«Non mi importa. Ho bisogno di te. Riprendilo!»
Singhiozzai e imprecai sotto voce quando non ricevetti risposta, finché Loki non chiuse gli occhi e non avvertii della pressione sui palmi.

Era come se qualcuno mi stesse aspirando via il fiato. Strinsi le palpebre, mentre rilasciai energia cremisi dalle dita, energia che si dissolse non appena incontrò il corpo immobile del dio. Attesi per qualche secondo, finché la luce non si spense e non persi le forze. Non mi ero accorta neanche che, a causa degli spari contro le pareti, era scattato l'allarme. Dei rumori assordanti provenienti dalla porta principale mi deconcentrarono. Colpi e urla provenienti dall'altra parte mi fecero sobbalzare.

Guardai per terra. Loki era sparito. Non ebbi la forza di alzarmi e la mia mente vacillò.

«L-Lo-» provai a dire, ma le parole mi morirono in gola.
Il portale alimentato dal Tesseract brillò, attirando la mia attenzione. Mi voltai. Loki era davanti ad esso. Lo fissai, priva di parole.

«Mi dispiace, Ennie. Non ho più tempo e... non ho avuto scelta.» disse. «Stanno arrivando. Se mi trovano, non avrò altre possibilità.»
Scossi il capo. «Cosa?»
Strusciai all'indietro, arrivando fino al corpo inerme di Patrick. Lo scrutai. Non appena notai che aveva gli occhi color blu, anziché marroni, capii. Compresi tutto.

Mi alzai sulle ginocchia. «Loki, che cosa hai fatto?!»
Delle guardie iniziarono a gridare "Aprite!" e a sbattere dietro la porta principale, intente a sfondarla, se necessario.
«Ennie, perdonami.» mormorò il corvino.
«Era... era tutta opera tua?!» domandai incredula. «Mia madre, Patrick... il colpo di pistola?! Era una messa in scena?!»
Loki non lo rispose, al che persi il senno e gridai: «ERA TUTTO FINTO?! HAI UCCISO TU MIA MADRE E MANIPOLATO PATRICK?!»
Il dio chinò il capo. «Mi dispiace, Ennie.»

La grida delle guardie si fecero più forti, così come i battiti del mio cuore.
«Tu... tu hai fatto tutto per riavere il potere?! Sapevi sin dall'inizio di questo portale? Mi hai portata qui perché sapevi che esso era la tua unica via d'uscita?!»
«Sì.» rispose in tono freddo.
«Mi hai usata. Mi hai... mi hai mentito e manipolata per tutto questo tempo.»
Un tonfo proveniente dalla porta di ferro mi portò a pensare che stava per essere buttata a terra.

«Ho mentito su molte cose, ma mai su ciò che provo per te, Ennie.» disse con voce rotta il dio.
Caddi a terra, le ginocchia tremanti e gli occhi puntati sul bagliore blu del portale.
«Ti ho amata, Ennie. Non ho mai mentito su questo.» a quelle parole fu seguito un ultimo tonfo, per consentire alle guardie di fare irruzione lì dentro.

«Allarme intruso!» stava dicendo la voce robotica di F.R.I.D.A.Y.
Sulla guancia di Loki cadde una lacrima e l'ultima cosa che vidi fu il suo sguardo rammaricato e spento, prima che attraversasse il portale e la luce blu non si spense definitivamente, così come ogni cellula del mio corpo.

***

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