Fantasmi
L'alba su Naboo, è qualcosa che non mi stancherò mai di guardare.
I raggi del sole colpiscono la superficie dell'acqua, che fa risplendere l'acqua con quel caleidoscopio di colori.
La calma che avvolge il luogo è l'ideale per la meditazione, ed anche per chi come me, ha fin troppi problemi nel dormire.
Vorrei poter dare la colpa agli incubi, ma non sono quelli a tenermi sveglio, per una volta.
Questo luogo è intriso di ricordi, che hanno un sapore dolce a primo acchito, ma poi inizio a sentire l'amaro del fiele.
So bene che il mio è puro masochismo, ma volevo che Luke e Leia conoscessero il luogo in cui è nata e cresciuta la loro madre.
Anche se questo vuol dire essere consumato dai demoni del mio passato, per quanto abbia provato a scacciarli, sono sempre stati lì in attesa di venire fuori.
Questi tre anni sono passati fin troppo rapidi, ed allo stesso tempo sono stati lenti, eppure sembra che sia successo tutto soltanto il giorno prima.
Stare in mezzo alla natura di Naboo, mi ha permesso di avere un luogo in cui staccare la spina. Un luogo in cui essere semplicemente io, e non solo Darth Vader.
La Regione dei Laghi, è stato un toccasana per il mio animo martoriato, in questo luogo ho potuto riscoprire qualcosa che non pensavo di trovare mai più. Pace e serenità.
Vorrei poter dire che è stato facile, ma aver a che fare con due ragazzini in piena pubertà, è stato estenuante.
Dei passi leggeri sul selciato, mi fanno tornare alla realtà, ed interrompono la mia meditazione.
Apro un occhio, mi ritrovo Luke davanti, i capelli biondi scompigliati, e la faccia di chi non ha dormito.
-Ho fatto un incubo- sussurra Luke, alla mia muta domanda.
A quel punto, gli faccio cenno di avvicinarsi, gli poso le mani sulle spalle. Mi assicuro che sia calmo, trema soltanto un po'.
-Ti va di raccontarlo?-
Luke annuendo, mi racconta che vede la fattoria dei suoi zii bruciare, e che nelle vicinanze vede anche il vecchio Ben Kenobi, che urla verso l'interno il suo nome e crolla sulla sabbia disperato, pensando sia morto.
-È solo un sogno, Luke- lo tranquillizzo con un sorriso, ma Luke non è convinto.
-Ma...- la mia espressione da "niente ma" lo zittisce.
-Ho perso tua madre per aver dato retta ad un sogno, a volte sono soltanto questo, sogni-
Con il senno di poi, è tremendamente vero, ci sono voluti anni per capirlo, ed una sana dose di pentimento e sensi di colpa.
-Sembra così reale- sussurra Luke. Stringo le dita sulla sua spalla, per tranquillizzarlo.
Non sono mai stato bravo in queste cose, io sono più un uomo d'azione, era Padmè quella comprensiva e diplomatica, che sapeva cavarsela con le parole. E soprattutto con le persone, perché se fosse di peso da me e dalla mia poca pazienza, a quest'ora le forme di vita nella Galassia sarebbe estinte da un pezzo.
-I sogni sono le nostre emozioni che prendono forma, la tua paura e la nostalgia per i tuoi zii, ti ha influenzato in questo modo-
Lo penso davvero, ma al tempo stesso prego la Forza che sia davvero solo un sogno, perché per la prima volta in vita mia ho paura.
Paura che quel sogno, non sia tale e sia una visione di un futuro prossimo, non voglio che Luke patisca ciò che ho patito io.
O peggio reagisca come ho reagito io, quando ho scoperto di mia madre, facendo i primi passi verso il lato oscuro, al solo pensiero che possa seguire le mie orme, rabbrividisco interiormente.
Per quanto ancora poco convinto, Luke annuisce titubante almeno ha smesso di tremare e sembra più rilassato. Gli do una pacca sulla spalla, ed insieme andiamo verso l'interno.
Troviamo Leia già sveglia, che versa il thè in tre tazze, alza lo sguardo verso noi due e sorride.
So bene che il fatto di dover andare a Coruscant, agiti Leia, ma al tempo stesso la sento decisa e carica. È la prima vera seduta in Senato, da quando è iscritta al programma legislativo.
Non solo assomiglia a Padmè fisicamente, ma ne sta seguendo anche le orme in politica.
-Avere problemi di insonnia, è di famiglia vedo- Leia porge una tazza a Luke.
Il tavolo della Sala dà sull'enorme spiazzo che funge anche da terrazza, in origine c'era una tavolata che poteva ospitare fino a dieci persone, che ho fatto sostituire con una più piccola adatta a tre.
Sopra di esso, Leia ci ha appoggiato una teiera nera da cui si alza un filo di fumo ed un piatto di biscotti. Il profumo di thè alla cannella, mi arriva alle narici, ed un sorriso mi nasce sulle labbra.
È diventata una nostra routine, io di solito mi sveglio molto prima dei gemelli, così quando loro si svegliano trovano il thè alla cannella con i biscotti ad aspettarli in tavola.
Quando porge la tazza verso di me, per un attimo mi sembra di vedere un fantasma.
Così sorridente ed i capelli lasciati sciolti leggermente mossi ad incorniciare il viso, sembra Padmè.
La tazza sfugge alla mia presa, ma è soltanto per i miei stessi riflessi pronti, che blocco la tazza. Meno male che ho la mano artificiale, o mi sarei già ustionato.
I gemelli mi osservano un po' preoccupati, non è la prima volta che mi succede.
-Sto bene- entrambi hanno un espressione contrariata, segno che non mi credono.
-Da quando siamo su Naboo sembri distratto, perso...-
Leia non aggiunse altro, però i suoi occhi scuri mi osservano con apprensione, preoccupati.
-Questo luogo è... pieno di... ricordi. Era una delle ultime volontà di vostra madre, voleva che voi crescesse qui-
Leia posa la tazza sul tavolo, e corre per abbracciarmi, sento le sue dita che si aggrappano alla mia veste.
-Mi dispiace- sussurra Leia.
Luke si unisce all'abbraccio, ed io mi ritrovo nel mezzo, schiacciato tra loro due.
-Non dovete dispiacervi, voi non avete colpa- mi limito a dire.
Il silenzio scende su di noi, nessuno osa più dire nulla, pur notando gli sguardi di Luke e Leia, da sopra le tazze.
Faccio notare ad entrambi che arrivare a Coruscant sarà una cosa lunga, ed ho la scusa per defilarmi.
Una volta in camera, mi chiudo la porta alle spalle, ed osservo il vuoto davanti a me. In quella stanza, così come in tutta la casa aleggia la sua presenza. La sento ancora fin troppo presente, nonostante siano passati anni.
All'inizio è stato facile, mi ero completamente immerso nel lato oscuro della Forza, volevo dimenticare ciò che è successo, ciò che ho fatto.
Volevo dimenticare il mio stesso nome, essere completamente Darth Vader, e nessun'altro.
Sopprimere Anakin Skywalker, per non dover più soffrire, niente più dolore, niente più angoscia, soltanto quella sensazione del Lato Oscuro che ti accompagna verso l'oblio.
Quando ho scoperto di Luke e Leia, è stato come ricevere uno schiaffo in faccia, essersi risvegliati da un sogno, ed essersi ritrovati in un incubo. Un incubo in cui tu stesso ti sei ficcato, e di cui sei l'artefice.
Vorrei poter dire che portare Luke e Leia nella mia vita, sia stato un errore, però mentirei a me stesso.
È stata la cosa migliore che potessi fare, e lo rifarei.
Luke e Leia sono la mia ancora di salvezza, ed è proprio per loro che devo tenere i piedi per terra.
Ho occupato una delle camere per gli ospiti, non ho avuto il coraggio di aprire la stanza di Padmè, ho fin troppi ricordi contro cui combattere.
Passo davanti allo specchio che sta sulla sinistra della porta, osservo il mio riflesso allo specchio, ho un espressione cupa, tormentata e scontenta. Accentuata ancora di più, dalle cicatrici, alcune nascoste dai capelli ricresciuti per puro miracolo.
Un colpo di tosse mi costringe a portare la mano alle bocca, tossisco ancora, e quando ritiro la mano noto del sangue.
Osservo il sangue sulle dita, ed un pensiero mi attraversa il cervello, come uno schiaffo in faccia, ed allo stesso tempo ce dell'ironia in ciò.
La Forza mi ha donato del tempo con Luke e Leia, ed ora mi sta dicendo che ho le ore contate.
Ho vissuto più di quel che mi sarei aspettato, ed ora mi sono ritrovato tra le mani il conto, diretta conseguenza delle mie azioni.
-Eh vecchio mio, stai pagando lo scotto per le scelte fatte in gioventù-
Non ho paura della morte, ormai è come se fosse una vecchia amica, è sempre lì di fianco a me che attende.
Lo specchio mi rimanda una Padmè sorridente, indossa l'abito che aveva su Naboo quando dovevo farle da scorta, ed è esattamente in quel momento che ho capito che non era solo una cotta, che mi ero innamorato.
Poso la mano sul vetro, e l'immagine scompare, rimandando il mio di riflesso.
Un bussare alla porta, mi riporta alla realtà e sento la voce di Luke che mi avvisa che lui e Leia sono pronti a partire.
Mormoro un "arrivo", mi cambio velocemente, allungo la mano verso il comodino prendendo la mia spadalaser. Una parte di me, mi dice che non serve, ma l'altra che assomiglia in modo inquietante alla voce di Obi Wan, mi ricorda che la spadalaser è vitale, di portarla sempre. Attacco la spada alla cinta.
Il viaggio verso Coruscant, fu stranamente silenzioso, sia Luke che Leia mi hanno guardato per tutto il tempo, come un qualcosa che potrebbe esplodere da un momento all'altro.
Forse non dovevo dirglielo, ora penseranno che ogni volta che sono in un luogo della mia vita precedente, rischio di andare in crisi.
Osservo distrattamente il via vai che c'è sullo Skyline di Coruscant.
Coruscant non è esattamente il luogo ideale per due ragazzini, ma non ho scelta.
In un'altra vita, avrei convinto Luke a diventare un Jedi, e per un solo attimo mi viene in mente Obi Wan.
Avrebbe addestrato Luke e me lo avrebbe aizzato contro? Il solo pensiero mi atterrisce.
Avrebbe mandato un figlio contro un padre per rimettere a posto l'equilibrio? Non ci voglio pensare, ad un eventualità simile.
Ci troviamo agli appartamenti dei senatori, non potevo portarli nei miei alloggi imperiali, ed ho dovuto fare una scelta.
Darth Vader, agli occhi della Galassia non ha figli e vederlo andare in giro con due ragazzini di sedici anni, sarebbe fin troppo sospetto.
Luke in quanto allievo dell'accademia imperiale, può passare per un cadetto e la cosa finisce lì. Quella un po' più complicata è stata Leia, l'ultima volta ho dovuto farla passare per la mia assistente. Per la sua gioia.
Essere lì, porta alla mente tanti, troppi, ricordi. È esattamente tutto come l'ultima volta che ci sono stato, non che non me l'aspettassi ma fa comunque un certo effetto.
Essere nel vecchio appuntamento di Padmè, è tremendo. I miei ricordi, sono contro di me, virano sull'ultimo momento che abbiamo passato assieme su Mustafar. Non potrò mai riuscire a riscattarmi ai suoi occhi, l'ho delusa, se fosse viva mi odierebbe. Ho scelto una strada che lei non poteva percorrere, ne ho pagato il prezzo. I gemelli stanno cercando di lasciarmi solo con me stesso, ma potrebbe essere più un male che un bene.
Tutto lì dentro, mi riporta alla mente non solo Padmè, ma la mia vecchia vita, prima di Darth Vader.
Pensare al passato è controproducente, eppure al tempo stesso, non posso non pensare a Padmè.
Quella vita non tornerà mai più, ed io sono il solo responsabile di tutte le disgrazie, che si sono abbattute sulla nostra piccola famiglia.
-Papà- la voce di Luke mi richiama, ed ha tra le mani una lettera, me la porge ma sembra cauto.
Ti ha mentito. È viva. Il tipo di scrittura non mi dice nulla, non la riconosco.
Però ci metto un minuto buono, nel comprendere il significato preciso di quel biglietto.
Il foglio mi sfugge dalle dita, osservo il vuoto ed a quel punto, una rabbia cieca mi assale. Sento la furia che sale implacabile, ed il tremore indistinto ed il rumore di qualcosa che si accartoccia su se stesso.
Soltanto quando sento le dita di Leia sulla mia mano, mi calmo un po'.
-Voi rimanete qui, io devo fare due chiacchiere con l'imperatore- li lascio che curiosano in giro, io e Sheev Palpatine abbiamo alcune cose di cui discutere.
L'imperatore mi sta aspettando, come se sapesse, e la sua espressione non è delle migliori.
Palpatine è seduto sul suo trono, i suoi occhi mi scrutano, mi sondano stanno cercando qualcosa.
-Maestro- faccio un inchino con il capo, se ce una cosa che odio più del chinare il capo, è essere costretto ad inginocchiarmi.
Percepisco che sta cercando di leggermi dentro, fallendo, visto che non glielo permetto, voglio proteggere Luke e Leia. Il fatto che non riesce a leggermi, lo infastidisce non poco.
Palpatine si alza dal suo scranno, mi supera "vieni, Lord Vader", ed io lo seguo, pur domandomi cosa voglia dirmi o mostrarmi.
Si rigira tra le dita rachitiche qualcosa, quando lo vedo il cuore perde un battito. È il ciondolo, che ho fatto a Padmè da bambino.
Perché è qui?
-È stato trovato nei vecchi archivi Jedi, un hacker ha cercato di bypassare il sistema di sicurezza. A quanto pare, Padmè Amidala non è morta come credevo- ed a quel punto rivolge a me la sua attenzione, mi porge il ciondolo -uccidila una volta per tutte, è una minaccia da non sottovalutare-
Vorrei poter dire di no, che non lo farò, ma ho le mani legate, non posso rifiutarmi di eseguire l'ordine.
Mi limito ad un "si, maestro", sto per allontanarmi quando Palpatine, pronuncia delle parole che mi fanno gelare il sangue.
-So che hai ritrovato tuo figlio, dicono che sia uguale a te, in accademia si trova bene?-
Il fatto che Luke mi somigli, deve aver spinto qualche istruttore ad avvertire l'imperatore.
Ero convinto di aver eliminato tutti quelli che potevano conoscermi come Anakin Skywalker, e di conseguenza notare la somiglianza tra me e Luke. Però a quanto pare, devo aver tralasciato qualcuno se la voce è arrivata alle orecchie dell'imperatore.
-Si trova bene- mi limito a dire, sento dire un "eccellente" da parte di Palpatine.
La sua espressione compiaciuta, non mi convince per niente.
-Quando torni dalla missione, portalo qui che voglio conoscerlo-
No, non lascerò che faccia a Luke quello che ha fatto a me, non lo permetterò.
Luke deve essere addestrato, non può presentarsi in preparato, e soprattutto non voglio che l'imperatore lo manipoli, ne che scopra l'esistenza di Leia.
Ero andato per chiedere di Padmè, e scopro altro "Padmè aspetterà, ora la priorità sono Luke e Leia" ed ero convinto di ciò che pensavo, ma non ho pensato alla testardaggine dei miei figli.
Mai mettersi a discutere con due diciassettenni, si perde in partenza, è un dato di fatto.
-Andiamo a cercare mamma ed intanto ci addestri tutte e due- è la soluzione di Leia, sostenuta da Luke con convinzione.
Osservo Leia, non mi aspettavo una proposta simile, non da lei almeno, però potrebbe essere una buona idea, dopotutto addestrare tutte e due li preparerà per il futuro.
-Va bene- concedo alla fine, appena do il mio benestare si battono un cinque tra di loro.
Luke però mi osserva, la sua espressione è turbata e preoccupata, di solito sono io quello cupo e tormentato in famiglia.
-Qualcosa ti preoccupa, cosa è successo?-
Ci sono delle volte, che mi dimentico quanto siano sensibili alla Forza i gemelli, in particolare Luke, ed ora infatti lo osservo.
Inizialmente, sto pensando di non dirglielo, però mi rendo conto che prima o poi lo scoprirebbero comunque, quindi è meglio che sia a farlo.
-L'Imperatore sa che ho un figlio-
Leia, che si era messa a curiosare tra gli olo-libri, rischiò di farne cadere uno, quando si volta verso me, ha un aria così agguerrita, che ho un tuffo al cuore.
E' tutta sua madre.
-Che venga pure io non ho paura di quel pagliaccio rinsecchito!- tra tutte le cose che poteva prendere da me, proprio l'arroganza spavalda.
-Abbiamo dalla nostra il fatto che non sa che Leia esista, è convinto che esista soltanto Luke, Leia quando inizi il programma legislativo?-
-Domani, vuoi che contatti pa...Bail vero?-
Faccio un cenno di assenso, anche se sentirle chiamare papà qualcun'altro non mi faccia piacere, alla fine lo capisco, Bail Organa è stato suo padre per i suoi primi tredici anni di vita, non devo prendermela per questo.
-Voglio sapervi al sicuro, Alderaan è il posto più sicuro della galassia, in questo momento- non che mi fido degli Organa, ma non posso lasciare i gemelli a Coruscant, così vicini all'imperatore. Non dopo oggi.
-Verrai anche tu vero?- entrambi mi guardano, e non appena li fisso negli occhi, mi rendo conto che dire di no è quasi impossibile.
-Si verrò anche io- nonostante lo abbia detto con il tono da condannato a morte.
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