40.
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Abigail si morse nervosamente il labbro. Sapeva che quello che stava facendo non sarebbe piaciuto ai suoi genitori. Specialmente a suo padre, un religioso puritano e rispettoso delle antiche tradizioni. Non che lei non vi credesse, ma quell'uomo era esagerato, dato che basava la vita della figlia su regole rigide. Non la lasciava libera e forse quello che lei aveva appena scoperto sarebbe stata l'eccezione a tutte quelle opprimenti leggi morali, che lei proprio non sopportava. Però, sapeva anche che non sarebbe stato felice di saperlo. Almeno, non lui.
Come l'avrebbe comunicato alla famiglia o peggio a Niall? Afferrò il test tra le mani tremanti, cercando di regolarizzare il respiro, per poi leggere il risultato. Positivo. Ne aveva fatti dieci o di più, ma di sicuro troppi, tanto da averne perso il conto. Però, tutti avevano lo stesso responso. Il cuore aumentò i battiti e scacciò una lacrima che le rigava la guancia. Era disperata, non poteva essere accaduto, non proprio a lei. Di tante ragazze, perché il destino aveva scelto proprio lei?
"Tala, sei qui?" La ragazza nascose velocemente i test sotto al cuscino e si distese nel letto, coprendoli ulteriormente. Si asciugò i residui del trucco colato sotto gli occhi e si stampò sulle labbra un finto sorriso. "Ehi, va tutto bene?" A quella domanda spalancò gli occhi, ma poi annuì.
"Sì, mamma." Disse con voce roca. "Ma se non ti dispiace, stasera non ho molta fame. Preferisco riposare un po' e finire di studiare, domani ho un'interrogazione importante."
"Va bene, tesoro. Se hai bisogno di me, mi troverai in cucina." Annuì e la donna le scoccò un tenero bacio sulla fronte.
Si diede della bugiarda tra sé e sé. Odiava mentire, specialmente a lei. Nonostante fosse sempre fuori casa, la adorava e si sentiva uno schifo a mentirle. Ma in fondo, come poteva dirglielo?
[...]
Niall accarezzava i capelli della mora, con un enorme sorriso che gli contornava le labbra. Non si era mai sentito così bene con una ragazza prima d'ora. Le baciava ogni centimetro di pelle scoperta dolcemente e per ognuno, pronunciava un debole ti amo contro di essa. Abigail, invece, era distratta. Pensava e ripensava a ciò che le era successo solo qualche giorno prima del suo arrivo. Non sapeva come e cosa fare. Lui doveva saperlo perché l'amava, proprio come lei. La paura prese possesso del suo corpo e si irrigidì.
"Piccola, qualcosa non va?" Si preoccupò. Era tesa, forse anche troppo.
"N-no." Mentì. "Va tutto b-bene." Singhiozzò.
"Ehi, che è successo? Sai che puoi parlarne con me. Qualsiasi cosa sia possiamo superarla insieme, come abbiamo sempre fatto."
La strinse a sé, baciandole il collo per farla rilassare, e sembrò funzionare. Il biondo sorrise e la ragazza si decise a parlare.
"Devo dirti una cosa." Si voltò e lo guardò negli occhi. "Ma promettimi che non mi lascerai, non ce la farei da sola."
"Dimmi." Le baciò la mano. "Non avere paura." Annuì poco convinta.
Non sapeva come dirglielo, così pensò che il modo migliore fosse farglielo capire. Gli afferrò la mano e la poggiò sul suo ventre, lentamente. Alcune lacrime le correvano giù dalle guance, ma le lasciò cadere.
"Sono incinta, Niall."
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