41 - Used
Luke ha deciso di darmi ascolto e tornare a scuola. Non sarò una psicologa, ma godo di un'aura privilegiata per qualche giorno in seguito all'impresa portata a termine con successo.
La settimana seguente, noto una macchia rossastra sulla sua mandibola, poco prima di salire in auto per farmi riportare a casa.
- Ehi, Luke, cos'hai lì? - domando, facendo un cenno col mento.
- Lì dove? - mi fa eco lui.
Mi avvicino e studio l'area. Sfrego con il pollice, che si colora di quella tinta.
- Rossetto? - ipotizzo.
Il biondo non muta espressione, così cerco il contatto visivo diretto.
- Luke?
- Eh?
- Di chi è questo rossetto? - insisto.
Alza gli occhi al cielo.
- Vuoi farmi il terzo grado? Sono cazzi miei. - taglia corto.
- Ovviamente. Fatti pure tutte quelle che ti pare. - lo assecondo.
Dentro, sento montare la rabbia.
Non è cambiato per niente.
Non avrei neanche dovuto sperarci.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio, giusto?
Giro i tacchi e salgo sulla sua auto.
- Davvero non ti stai incazzando? - domanda Luke, inserendo la chiave nel quadro.
La mia calma apparente è sorprendente.
- Non ne ho motivo. Mica stiamo insieme. - spiego.
Certo, la ferita che si sta aprendo in me è un altro discorso.
Noi scopiamo e basta.
- Giusto. - annuisce lui.
Perché pare poco convinto?
Soltanto arrivata a casa mi lascio andare ad un pianto liberatorio. Per fortuna, mio padre non è in casa.
Luke non attribuisce al tempo che ha trascorso con me la stessa importanza che gli do io. Per lui non conto davvero niente.
Io, invece, stavo iniziando ad abituarmi a lui. Non vedevo quasi più come utopica una nostra relazione.
L'indomani, non posso fare a meno di notare tre succhiotti sul suo collo e la sua scelta di non sedersi più accanto a me a lezione.
Passo un finesettimana intero a chiedermi perché d'un tratto abbia deciso di allontanarsi da me. Mentre studio, sono distratta: rileggo più volte la stessa riga e non capisco il senso del paragrafo quando arrivo alla fine, perché le parole scorrono e i pensieri pure.
Domenica sera mio padre mi informa che Calum tornerà a casa per un breve visita.
- Come mai ha deciso di tornare adesso? Dovrebbe essere nel pieno della sessione di esami. - rifletto ad alta voce.
- Ha detto che ha delle questioni urgenti da risolvere riguardo i documenti. Ah, questi europei!
Le questioni urgenti si rivelano essere inerenti a me, non ai documenti.
Calum, infatti, non perde tempo ad aggredirmi non appena nostro padre esce di casa.
- Ti avevo detto di stare lontana da Luke, Hailee. Cosa cazzo non ti era chiaro? - tuona, furioso.
- E tu...
Rilascia uno sbuffo arrabbiato e mi mostra lo schermo del suo telefono. C'è una e-mail aperta.
1-1 è l'unico testo scritto, poi c'è in allegato un video.
- Non aprire quel video. Ho visto tre secondi e mi è bastato. - ordina Calum.
La mia espressione interrogativa lo spinge ad aggiungere una spiegazione.
- Non te lo ricordi? Voi due che lo fate nell'ufficio di non so chi. Ma che cazzo ti salta in mente? Hailee, seriamente, che sta succedendo? Devi stargli lontana per il tuo bene, non perché te l'ho detto io, cazzo! - sbraita.
Io e Luke nell'ufficio del preside. Ma certo. Ricordo eccome. Solo... non riesco a credere che si sia impossessato del filmato per inviarlo a Calum. A mio fratello. Che schifo. Che vergogna.
- Mi dispiace. Mi dispiace tanto... io... non ho parole. Mi vergogno da morire. - biascico.
La durezza sul volto di mio fratello non accenna a svanire.
- Ma perché l'ha fatto? - domando.
Calum sospira.
Fa il giro del salotto e infine si risiede sul divano, nervoso.
- Per vendetta. Io gli ho portato via una ragazza tempo fa e lui, evidentemente, ci teneva a farmela pagare.
- E io cosa c'entro?
Stringe i denti.
- Sei mia sorella. Credi che mi faccia piacere sapere che ti ha trattata esattamente come le altre? Dio, che pezzo di merda.
Sapevo già che Luke non intendeva trattarmi diversamente, ma un po' ci speravo comunque, nel profondo, e sentirlo dire da qualcun altro aggiunge veleno a qualcosa che già basta a ferirmi.
- Voglio solo andare lì e ammazzarlo di botte. - sbotta Calum.
- Anch'io, sai? - concordo.
In realtà, sono più addolorata che arrabbiata. Il dolore, però, può essere sfogato con la voce della rabbia e solo buttandolo fuori eviterò che mi corroda dentro.
- Domani svegliati presto. - intimo a Calum.
- Perché?
- Verrà a prendermi per portarmi a scuola. Avrai modo di parlarci. - spiego.
Mio fratello assume una smorfia contrariata.
- Da quanto tempo è così? Che razza di relazione avete? Com'è successo?
- Abbiamo delle lezioni in comune e la stessa cerchia di amici. Non è difficile. - taglio corto.
Calum resta un po' perplesso.
- Tu, piuttosto, dovresti spiegarmi la storia di Mary Anne. Merito di sapere perché mi ha usata come arma di vendetta. - dico, non senza difficoltà.
Il mio interlocutore esita.
Non ho intenzione di lasciar perdere e lo sa.
- D'accordo. La farò breve: Mary Anne era innamorata di me, io non lo ero di lei. Mi sono comportato da stronzo e le dicevo spesso che non mi sarei mai innamorato, sottovalutando i problemi che aveva. Non davo veramente peso alle chiacchiere che dicevano che aveva bisogno di uno psicologo bravo. Avrei dovuto. È arrivata a togliersi la vita perché non la ricambiavo e qualcosa di sano in quella testa malata le ha fatto capire che non potevo scegliere di ricambiarla con la sola forza di volontà. Luke non mi ha mai perdonato per le attenzioni che lei riservava a me e, anche se il tormento mi ha costretto a trasferirmi in un altro continente, ha pensato bene di vendicarsi. Come se ferire te per arrivare a me potesse riportargli indietro la ragazza che amava due anni fa.
Non credo di sentirmi bene.
Affatto.
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Stronzo fino alla fine, già.
Love you 🎀
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