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39 - Mad

I miei sono via tutto il giorno

Le vacanze di Natale stanno per volgere al termine e, oltre al trauma causato da tutte le ricerche che ho dimenticato di fare a dicembre, devo far fronte anche ad un messaggio improvviso di Luke, breve e conciso. Come diavolo dovrei rispondergli?

E quindi?

E quindi vieni qui, cretina

Involontariamente, sorrido. Poi mi do della stupida. Non c'è niente di cui rallegrarsi: Luke è uno stronzo e vuole che vada da lui soltanto per fare sesso.

No

La sillaba sortisce un effetto tumultuoso.

Cosa vuol dire "no"?

Vuol dire che non vengo

Luke non si arrende.

Perché?

Ma è scemo? Devo proprio dirgli tutto.

Perché vuoi scopare e basta

Lo vuoi anche tu

D'accordo, non ha tutti i torti. Questo non deve permettergli di usarmi come oggetto di sfogo sessuale, però.

Vivo bene così

Luke impiega un bel po' per rispondere, perciò uso il tempo di attesa per portare a termine un'altra ricerca e mettere in ordine i fogli sparsi tra i quaderni.

Così come? Scopi con lui adesso? Non so se ti è chiaro, ma non mi puoi rimpiazzare

Scoppio letteralmente a ridere.

È così difficile credere che io stia davvero bene anche senza fare sesso?

In questi giorni ho riflettuto parecchio su Luke e Harry e ho deciso di dare un'occasione reale al riccio,  in caso Luke si riveli esattamente identico a prima. Gli ho concesso quattro mesi per dimostrarmi che vale qualcosa. Il suo tempo sta scadendo.

Evidentemente a te non è chiaro che io faccio quello che voglio

La mia risposta uccide la conversazione.

È solo al ritorno a scuola che ho modo di tastare con mano quanto la mia resistenza lo renda permaloso. Irritato e cupo fin da subito, non fa che dare rispostacce a tutti e lanciare occhiate seccate. È tornato il bad boy infastidito dal pianeta stesso in cui vive, da chiunque lo sfiori o gli parli.

- Ragazzi, vogliamo dire tutti a Luke quanto siamo stufi di vederlo incazzato col mondo? - mi appello a tutti i miei amici, in mensa.

Michael si volta a guardare il biondo per la prima volta da quando è seduto e sembra riconoscere che ho ragione; Ashton e Janice posano gli su di me e, dopo una fugace occhiata a Luke, tornano a fissarmi.

- Che c'è? - domando.

Janice si avvicina e sussurra al mio orecchio.

- Devi parlargli tu. È stato un po' più sopportabile solo da quando passa del tempo con te. 

Il mio migliore amico prende inaspettatamente la parola.

- Luke è incazzato con se stesso e si sfoga col mondo, fine. Fa così da una vita. 

- Non sono incazzato con me stesso, Michael. - interviene il diretto interessato.

- Allora, sentiamo: perché ti comporti così?

Luke mi guarda, poi tace.

Per una frazione di secondo, ho visto fiamme celesti nei suoi occhi, scintille fredde. Una ferita innaturale e sangue cobalto che sgorga lento ma inarrestabile. Solidifica tutto intorno e ghiaccia al vento freddo che tira. Se non sai tenerti in perfetto equilibrio, scivoli e rovini a terra. Ed ecco i lividi. Se cadi male, i segni indelebili di un vissuto troppo struggente per essere eliminato: deteriora la gomma che usi per cancellare.

Danzo tra le fiammelle con una determinazione imprevedibile per il cioccolato fuso che colma le mie iridi. 

Calore latente.

Sono la vampa che scioglie l'arida solidità e rende tutto malleabile.

Reset.

Puoi plasmare tutto di nuovo.

Trasformazione irreversibile: non siamo più gli stessi di prima. 

- Hailee, ti ricordi per caso entro quando bisogna consegnare la ricerca di biologia? - domanda di punto in bianco Janice, probabilmente per smorzare la tensione.

Mi volto verso di lei con lentezza, ipnotizzata dallo sguardo di Luke.

Colpa mia, afferrato.

- Ehm... venerdì.

- Questo venerdì?! - strilla la mia amica.

Annuisco.

- Io ci ho speso un paio d'ore. - racconto.

- Per me ce ne vorranno sei. Minimo. Okay, mi sparo. - risponde lei, mettendosi l'anima in pace.

Ridacchiamo tutti, eccezion fatta ovviamente per Luke.

Lui si alza e svanisce fuori dalla mensa.

- Io ripeto che devi parlargli tu. - commenta Janice.

Faccio scivolare lo sguardo su ognuno dei miei amici e non trovo conforto in nessuno di loro.

Sospiro.

- Naturalmente gli parlerò io. - mi arrendo.

Purtroppo, non riesco più a trovarlo in giornata, avendo lezioni diverse in programma.

I giorni seguenti non si presenta a scuola e una parte di me preme per fare la menefreghista, mentre l'altra, quella più stupida e masochista affetta dalla sindrome della "crocerossina", argomenta che con l'indifferenza non si risolve un bel niente.

Qualcuno inizia a mormorare che sta tornando il Luke dell'anno scorso, a detta di Harry.

È così che venerdì prendo coraggio e chiedo a Michael di portarmi a casa sua dopo la scuola, invece che a casa mia.

- Ti aspetto qui?

- No, Mike, vai pure. Potrebbe volerci un po'. Luke non è una persona semplice con cui parlare. - affermo.

Il mio migliore amico annuisce.

- Buona fortuna. - mi congeda.

- Grazie, ne avrò bisogno.

Accenno un sorriso e lo vedo sgommare via, poi suono il campanello.

La porta si apre per rivelare una donna bionda dal viso che richiama i tratti di Luke. Sicuramente è sua madre.

- Ciao, sono Hailee. - mi presento.

- Ciao... posso esserti utile? - domanda lei, perplessa.

Avresti potuto esserlo tanti anni fa, mettendo al mondo la versione docile e semplificata di Luke. Ora è troppo tardi.

- Vorrei parlare con Luke. Andiamo a scuola insieme, sa... - tento di spiegare.

Non sembra neanche volersi sforzare di indagare oltre: accetta senza proteste le mie parole e si fa da parte per farmi passare.

- Io devo andare al lavoro, Hailee... Mi dispiace non poter restare e conoscerti un po'. Luke non mi parla mai dei suoi compagni di scuola. - ammette la donna tristemente.

Subito dopo aver pronunciato tali parole, sparisce dietro la porta e improvvisamente mi ritrovo sola in un silenzio tombale. La casa è rimasta esattamente come la ricordavo, carina ma poco accogliente. Sarà perché nessuno si sforza di conferirle un po' di calore o forse perché gli abitanti ci passano poco tempo dentro.

Incapace di prevedere dove possa trovarsi Luke, pronuncio il suo nome a voce alta.

- Luke? Ci sei?

Un paio di minuti dopo, eccolo che esce dal bagno tutto bagnato e gocciolante, con un solo asciugamano legato in vita a coprirlo.

Magari non apparirà mai sulla copertina di una rivista famosa, non sponsorizzerà gli uomini-palestra con la sua immagine e non saprà alzare pesi assurdi, ma per me rimane un ragazzo estremamente attraente, tanto da farmi ballare gli ormoni.

- E tu che cazzo ci fai qui? - mi aggredisce subito, burbero.

- Sono venuta per parlare un po' con te. Abbiamo delle cose da chiarire. - spiego.

Alza gli occhi al cielo.

- Non mi va di parlare. Puoi anche andartene. 

La situazione è piuttosto deprimente, ma le parole di sua madre sono ancora fresche nella mia mente e, se non mi metto d'impegno io per farlo parlare, sono sicura che non lo farà con nessuno. Non lo fa mai con nessuno.

Cerco il coraggio che mi serve nella convinzione che è così che allontana tutti quanti e che io devo farcela, perché potrei essere l'unica ad averne la possibilità.

- È  difficile. È noioso. È doloroso. Ma serve. Fidati. - provo a convincerlo.

Sbatte la porta di una camera dopo esserci entrato, senza avermi degnata di uno sguardo.

A volte ci vuole una pazienza che non si crede nemmeno di avere. Ne varrà la pena?

Mi siedo sul divano del salotto e attendo che Luke sia pronto ad affrontarmi.

- Ancora qui? Ti avevo detto di andartene. - mi si rivolge poco dopo, tagliente.

Nei suoi occhi, però, leggo solo una disperata richiesta di restare e mostrargli dell'umano affetto.

Deglutisco. Sono qui per un motivo preciso.

- Sei arrabbiato con me, Luke. Fin qui siamo d'accordo? - inizio.

- Mi dai sui nervi, sì. - ammette lui, a voce bassa.

Annuisco.

- Sei arrabbiato perché non ti do quello che mi chiedi.

Luke non dissente.

- Questo ti rende insoddisfatto e, di conseguenza, irritato, infastidito, intrattabile e via dicendo. Perché non provi a raggiungere i tuoi obiettivi con un altro approccio? E non parlo solo di me, non sono io quella su cui devi lavorare.

- Ah no? - domanda lui, già pronto a snobbare la risposta.

Inspiro a fondo.

- No. Tu hai un problema con te stesso. Se fossi in pace dentro di te, avresti un atteggiamento diverso anche con gli altri. Con me sicuramente. Ti avevo già detto che nascondi le tue debolezze, vero? Ecco, se le affronti da solo e riesci anche a porvi rimedio, complimenti. Se invece non ti guardi dentro, continuerai ad avere problemi. - spiego.

Luke scuote la testa.

- Tu, psicanalista di 'sto cazzo, non hai capito proprio niente. I problemi li ho con te. Anche quando cerco di non fare lo stronzo, riesci comunque a farmi incazzare o a trattarmi male senza motivo. Sei tu il mio problema. - ribatte.

Credo che sia il discorso più lungo che Luke abbia mai fatto in mia presenza. Sono colpita.

- Noi due siamo incompatibili. Cos'è che non capisci? 

- Se siamo incompatibili, perché finiamo sempre per ritrovarci? - sbuffa Luke, incredulo della piega che sta prendendo il discorso.

Questa domanda non ha ancora una risposta.

- Ascolta: io sono venuta qui per dirti che non puoi prendertela così se ti dico che non voglio venire da te per scopare. E che non devi buttare al cesso i sacrifici di quattro mesi iniziando a fare assenze, perché se non ti diplomi quest'anno fa in tempo mio nipote a farlo. E non sono ancora neanche madre. - dico, riversando le parole come un fiume.

Inaspettatamente, Luke sorride.

- Ti stai preoccupando per me. Assurdo. 

- È questo che fanno le persone normali quando quello che è stato finora una cozza rischia di rovinare tutto di nuovo. - commento.

Scoppia a ridere, forte.

- Una cozza, io! - ride a crepapelle.

Oggettivamente, mi si è incollato appresso.

A malincuore, finisco per sorridere anch'io. Luke è proprio una persona strana.

__________

Prima o poi si diplomerà anche Luke. Voi ci credete, vero? 😂

Love you 🎀

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