27 - Bite
Le mani di Luke tastano avidamente i miei fianchi e i miei glutei mentre le sue labbra passano a sfregare contro le mie. Gli mordo il labbro inferiore e lo sento stringere più forte, per poi riprendere a baciarmi con fare quasi selvaggio.
La verità è che mi piace il modo in cui mi desidera, senza considerare il mio corpo fragile o delicato. Quando siamo pelle contro pelle, lingue in sincrono, e cavalchiamo l'onda dell'eccitazione, non sono la piccola Hailee, la sorellina innocente e indifesa di Calum. Sono io, una ragazza perfettamente normale che ricerca il piacere con un ragazzo piuttosto esperto in ambito.
Luke mi priva del maglioncino e dei jeans, poi mi slaccia il reggiseno e infila rapidamente il profilattico. Abbassa i miei slip con un gesto secco, dopodiché li vedo volare da qualche parte dietro di me. Il suo ingresso è irruento, ma va a stimolare una zona particolarmente sensibile e mi sento subito andare a fuoco.
- Mi fai impazzire, darling. - ansima contro il lobo del mio orecchio sinistro.
Accompagno le sue spinte con i giusti movimenti del bacino e dentro di me divampa l'incendio. Ogni volta che spinge e va più a fondo, tento di trattenere un gemito. Mi contengo fino all'orgasmo, momento in cui non riesco a non rilasciare un rumoroso sospiro.
Luke si alza e mi guarda, distesa e appagata.
- Spettacolare. - commenta.
Faccio un piccolo sorriso, poi recupero il cellulare dalla borsa mentre lui si ripulisce in bagno.
Ho una chiamata persa di Michael e un messaggio di Harry. Prima che possa decidere di ignorare entrambi, i miei occhi catturano l'anteprima del messaggio:
Haiz, ho seriamente qualcosa di importante da dirti; dobbiamo vederci
Confusa e un po' incuriosita, metto via il telefono. Me ne occuperò sicuramente più tardi.
Improvvisamente, due mani che ormai ho imparato a riconoscere si posano sulla parte alta dei miei glutei, poi quello destro viene schiaffeggiato senza troppa forza.
Volto il capo verso Luke.
- Come ti permetti? - domando, per metà accusatoria e per metà sensuale.
- Così. - sussurra lui al mio orecchio, per poi farmi fare il giro del divano e piegarmi il busto verso lo schienale.
Una parte di me soffre all'idea di quello che sta per fare, l'altra parte di me è più eccitata che mai. Come sarà questa volta? Farà male come la prima?
Non ho molto tempo per rimuginarci su. Le mani di Luke tendono per quanto possibile i miei glutei l'uno in direzione opposta all'altro e io inarco la schiena. Il suo membro entra, ma trova difficoltà a causa dello spazio ristretto. Luke, però, spinge con crescente potenza e io mi sento pervadere finalmente dal piacere, tanto da avere il fiato mozzato.
La consapevolezza di sbattere contro lo schienale del divano è un'eco lontano, perché ora come ora l'unica cosa che cattura tutta la mia attenzione è il raggiungimento della soglia oltre cui il piacere regala l'illusione di trovarsi in un altro mondo, con i sensi appannati e il corpo che vibra.
Vivo un orgasmo travolgente. Anche Luke è venuto, ma leggermente prima di me. Saremo mai come le idilliache coppie nei libri che raggiungono una sintonia totale anche nell'intimità?
Sospiro.
- Ti è piaciuto, darling? - domanda Luke, col respiro ancora irregolare.
- Sì. - ammetto.
Si distanzia e ristabiliamo il contatto visivo.
È terribilmente sexy con i capelli chiari così in disordine e i tratti addolciti.
- Eri piegata a rimettere il telefono in borsa e non ho resistito. Non avrai una terza di tette, ma il culo compensa di gran lunga.
Un lieve rossore mi vela le guance e mi volto in cerca dei vestiti per nasconderlo.
Essendo sparsi, impiego decisamente più tempo del previsto; Luke invece ne indossa degli altri freschi di bucato.
- Vivi da solo? - domando, incuriosita.
Luke scuote la testa.
- Mia madre fa l'infermiera e i suoi turni sono molto lunghi, infatti non rientrerà prima delle undici oggi. Mio padre è sempre di servizio come autista per gruppi vacanze, gruppi di studenti in gita, gente che viaggia... Se va bene, cena a casa un paio di volte al mese, o poco più. - spiega.
- Hai fratelli o sorelle?
- Due fratelli, entrambi al lavoro altrove. - taglia corto.
Sostanzialmente, Luke è stato abbandonato dalla sua famiglia. Immagino che la madre non riesca ad essere presente per lui, se i turni che regge sono molto lunghi: tornata a casa, penserà sicuramente a riposare e riprendersi in vista del turno successivo. Il padre non sembra neanche provare ad esserci, i fratelli nemmeno. Un quadretto triste e deprimente, a dirla tutta.
Tuttavia, mi sento di comprenderlo: da quando Calum se n'è andato, mio padre è stato lontano da casa costantemente e l'unica a darmi un po' di calore e affetto è stata Rosa. Anche lei ha una famiglia, però, quindi non me la sono mai sentita di chiederle di restare un po' di più.
- Ti fermi a cena? - mi chiede Luke, lanciando un'occhiata all'orologio.
Sono le sette e mezza passate.
Non ho ancora risposto a Harry né ho richiamato Michael. Qualcosa mi suggerisce di sistemare entrambe le questioni in assenza di Luke.
- Uhm... no. Sarà meglio che vada. - declino.
- Okay.
Fa parte dell'indole di Luke mantenere un atteggiamento freddo e scostante, che non indaga troppo per evitare di mostrare interesse, e questa volta gli sono riconoscente: mi risparmia la fatica di cercare giustificazioni.
Indosso il cappotto e mi avvio verso la porta di casa sua. Lo fermo prima che si metta la giacca, avendo probabilmente dato per scontato che volessi un passaggio.
- Non c'è bisogno che mi riaccompagni in macchina. Faccio volentieri due passi. - sorrido mestamente.
- Tutto a posto? - si informa, trovando insolito che rifiuti il passaggio.
Annuisco.
- Allora... Ci vediamo. - mi congeda.
Mi avvicino e gli stampo un bacio innocente sulle labbra, ma lui mi attira nuovamente a sé prima che possa scappare.
- Dammi un bacio vero, almeno. - protesta, con l'ombra di un sorriso.
Maliziosa, sorrido anch'io e poi mi approprio delle sue labbra, famelica. Giocherelliamo per un po' con la lingua che esplora e ripercorre siti già noti, poi mi stacco dando un morsetto al suo labbro inferiore, vicino all'anellino metallico.
- A presto, Luke. - gli faccio l'occhiolino.
Apro la porta di casa e mi guardo indietro un'ultima volta, in tempo per vedere il ragazzo più stronzo che conosca passarsi il dito sull'esatto punto in cui i miei denti hanno morso qualche secondo fa.
Ed era felice, accidenti se lo era!
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Per quanto suoni come un cliché, è estremamente facile trovarsi in una famiglia quasi assente e subirne le conseguenze da soli.
Love you 🎀
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