21 - More
L'ultima lezione che ho avuto prima di pranzo è stata matematica, ma non mi sono seduta vicino a Janice. Lei ha esibito uno shock inspiegabile dal mio punto di vista, ma non ha proferito parola.
Scopro che Ashton mi stava aspettando all'uscita dall'aula: ricci biondo miele, occhi chiari puntati sulla porta, mani nelle tasche degli skinny neri e ampia camicia floreale addosso. Si stacca dalla parete cui era appoggiato e mi viene incontro. L'andatura suggerisce una sola parola: avvertimento.
- Ehi, Ashton. - lo saluto.
- Ciao Hailee. Devi posare i libri? - domanda.
Annuisco.
- Ti accompagno.
Non obietto. Non servirebbe.
Il chiacchiericcio di sottofondo del corridoio mi rilassa. Ho imparato ad apprezzarlo, soprattutto quando a volte non mi resta che accettare un pesante silenzio.
Raggiungiamo il mio armadietto e lo sblocco senza fatica.
- Senti, voglio avvisarti. - esordisce finalmente, appoggiandosi all'armadietto contiguo al mio.
Deve aver aspettato che fossimo fermi per poter parlare piano.
Tendo le orecchie e porto una ciocca di capelli scuri dietro le spalle.
- Vi ho osservati. Forse non te ne sei accorta, ma ho visto come vi comportate tu e Luke.
Si è appena guadagnato tutta la mia attenzione.
- Ti stai facendo ingannare, Hailee. Lui non è quello che credi. - sentenzia, serio.
- Tu cosa pensi che io creda? - indago.
Sbuffa una risata amara.
- Il cattivo ragazzo da riportare sulla retta via. Tu non lo cambierai, abbandona questa convinzione. Nessuno lo cambierà. È fatto così: stronzo, sgarbato, irriverente. Non farà altro che ferirti. E tu, ingenua come sei, penserai di poterlo cambiare. - si lascia sfuggire un'altra risata amara - Illusa.
Ripongo l'ultimo libro che avevo nella borsa all'interno dell'armadietto, in fondo alla fila perfettamente ordinata dei libri che conservo qui. Estraggo il libro di spagnolo e lo prendo con me, perché al pomeriggio dovrò sopportare Miss Rodriguez.
Ashton attende una mia reazione e si tortura le labbra nel frattempo.
- Hai ragione, è fatto proprio così. Uno stronzo di prima categoria. Ma ti è sfuggita una cosa importante, una cosa che tutti danno per scontata. Osserva meglio e ne riparleremo. - replico, tagliente.
Come inizio a camminare per il corridoio, si espande il profumo del pericolo e noto che in molti si spostano dalla parte centrale per consentirmi di passare. Qualcuno pare sorpreso. Che si stiano chiedendo perché la piccola e ingenua Hailee, studentessa esemplare e innocente, sembra voler distruggere il pavimento?
Ashton, ovviamente, mi segue.
- Stai commettendo un errore, Hailee, e te ne pentirai. Calum non ti ha forse detto di stargli lontana? - ritenta.
Mi blocco e faccio mezzo giro su me stessa, poi lo trapasso con lo sguardo.
- Non sono il suo cane, pertanto non sono obbligata a seguire i suoi ordini. Soprattutto se non ne spiega il motivo. - affermo, lapidaria.
Faccio una pausa e cerco negli occhi di Ashton ciò che mi è sempre mancato: quella piccola consapevolezza, in chi mi sta di fronte, che sono molto più di una semplice marionetta da orchestrare ad altrui piacimento.
- Sono molto più di quello che credete tutti. Molto più. - mormoro.
Continuo la mia temibile avanzata verso la mensa e, stavolta, Ashton fa fatica a tenere il passo. Una minuscola soddisfazione scioglie lo strato più esterno della pallottola gigante che mi si è conficcata in gola.
Pensano tutti di conoscermi alla perfezione.
Pensano che io sia piatta, senza sfaccettature. Che io non provi desideri e attrazioni mie, che non nutra ambizioni, che non aspiri a sprigionarmi da tutte le catene cui sono stata legata a forza.
Pensano che non cambierò mai, che seguirò una monotona carriera di successo e che sposerò, a mio tempo, un qualunque uomo del mio stesso status sociale. Che sarò la mogliettina perfetta, seppur moderna perché avrò un mio guadagno.
Pensano di potermi dire cosa devo fare. Con chi devo o non devo stare. Senza sapere affatto che io sono molto più di così. Sono molto più che una boriosa studentessa dedita al dovere, ordinata e precisa. Sono molto più che una figlia silenziosa e accondiscendente. Sono molto più di un mucchio di carne ed ossa che respira.
Mi siedo al solito tavolo, dove sono presenti Michael e Janice, con movimenti precisi e studiati. Il mio migliore amico fiuterà la tensione che mi attraversa come un cavo elettrico prossimo all'esplosione, se l'intuito non mi inganna. Janice, invece, incurante com'è della mia persona, inizierà a parlare a sproposito.
Incontro lo sguardo di Michael, verde rassicurante.
- Ciao, Hailee. Tutto bene? - domanda, mite.
Ashton prende posto alla mia destra.
- Benissimo. - rispondo, senza riuscire a fargli nemmeno un sorriso.
So che lui non se lo merita, perché è l'unico a trattarmi con dolcezza anche quando io stessa mi prenderei a sberle, ma proprio non riesco a comandare i miei muscoli facciali a dovere.
La sua espressione è una coltellata nel petto.
- Allora buon appetito. - taglia corto, ferito.
Annuisco in segno di ringraziamento e inizio a mangiare, in attesa che Janice sputi il rospo.
Perché diavolo ha abbandonato il tavolo delle oche starnazzanti?
- Hailee... - esordisce qualche istante più tardi, come calcolato.
Ruoto lievemente il capo e il mio sguardo la mette sotto pressione, lo sento.
Meraviglioso.
- Hailee, io non so bene cosa ti ho fatto, ma vorrei che tornasse tutto come prima. Odio questa lontananza tra noi.
La sua voce è flebile e tentennante al limite del ridicolo.
Patetica, se la guardo bene.
- Non sai cosa hai fatto? - mi accerto.
Scuote il capo.
Il mio sguardo cattura Luke che varca la soglia della mensa in uno stato più trasandato del solito. Cerca noi con lo sguardo e, una volta avvistati, viene a sedersi alla sinistra di Janice.
Ha un succhiotto sulla base del collo.
E non è opera mia.
- Sei stata semplicemente un'amica di merda. Ecco cos'hai fatto. - rinfaccio a Janice, perfida come non sono mai stata.
- Hailee, stai esagerando. - mi avverte Michael.
Premo le palpebre sugli occhi e faccio un bel respiro.
- Hai ragione. Ma, vedi, è la verità. Janice non c'è mai stata quando avevo bisogno di lei. Non ha nemmeno capito che avevo bisogno di lei, per intenderci. - continuo.
Il mio sguardo scivola un'altra volta sul succhiotto fresco fresco sulla pelle lattea di Luke.
Vorrei strangolare la sprovveduta che ha pensato di potersi avvicinare a lui e fare lui stesso a pezzettini per averglielo concesso. Sono decisamente un fascio di nervi.
- Hailee, ti va di venire un attimo con me? Prendiamo una boccata d'aria e ci rilassiamo. Io e te. Va bene? - propone Michael, guardandomi con dolcezza.
Annuisco e mi alzo. Janice è prossima alle lacrime.
Seguo Michael fuori dalla mensa, ma mi volto prima di uscire: Luke sta scrivendo un messaggio, tranquillissimo, mentre Ashton consola Janice tra le sue braccia.
Proprio non riesco a sentirmi in colpa. Ho solo una voglia di matta di distruggere il telefono di Luke.
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Mi piacerebbe che, prima di giudicare Hailee una pazza isterica, provaste a capire quant'è difficile liberarsi dell'etichetta affibbiataci dagli altri. Lei è arrabbiata perché vorrebbe essere guardata in un altro modo e qui, nella difficoltà di farsi capire, risiede il nocciolo della storia intera. Le incomprensioni generano necessariamente errori. Continuate a leggere per scoprire cosa combinerà la nostra protagonista 🙈
Love you 🎀
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