18 - Signs
Lo specchio riflette la mia espressione improvvisamente dura e sofferta, oltre ai segni delle mani di Luke. Mi rivesto, risentita dentro e silenziosa, mentre lui sembra felice.
Piangerei pure, se fossi sola. Visto che non lo sono, esco dal bagno prima che Luke sia riuscito ad afferrare la maglietta. Si rende conto di essere rimasto solo al suono della porta che si chiude con fragore.
Non mi interessa minimamente aver attirato l'attenzione di tutto il corridoio, perché voglio soltanto trovare Michael. È lui il mio porto sicuro. Necessito della sua comprensione, della sua dolcezza. Anche se non sa chi mi ferisce.
Rischio di inciampare su Harry, invece, che mi sorride serenamente.
Io non ricambio e mi lancio in avanti, oltre la mischia. Improvvisamente, tutto questo rumore è chiasso insensato. Ronzio beffardo fuori dalla mia cupola vitrea di solitudine. Qui dentro c'è silenzio.
- Ehi, Hailee! Fermati! - mi sento richiamare.
Harry mi guarda preoccupato.
Mi butto tra le sue braccia e trattengo a fatica le lacrime. Mi farebbe bene uno sfogo, ora come ora. Le sue mani calde mi accarezzano la schiena coperta solo in parte dai laccetti.
- Cos'è successo? - domanda infine Harry.
Sospiro e ci dirigiamo verso l'esterno della casa. Non ho intenzione di spiegargli davvero cosa mi succede, ma ho disperatamente bisogno di pace e tranquillità e credo che al mio accompagnatore non dispiaccia.
Ignoro lo sguardo frenetico di Luke sulla sala intera, alla ricerca di una patetica ragazzina ferita. Ma cosa credevo di fare, vestita così? Come pensavo che avrebbe reagito alle mie provocazioni?
- Non mi va di parlarne, a dire il vero. Ho solo voglia di andare via. - dico, sconsolata.
Harry sembra aver capito che ho bisogno di un po' di dolcezza, perché mi prende per mano e mi indica la sua auto.
- Avverti i tuoi amici che te ne stai andando. - mi consiglia.
- Giusto. - commento, riconoscendo la sua lucidità e saggezza.
Scrivo un messaggio a Michael.
Quando alzo gli occhi dal telefono, noto Janice passarci davanti.
Deglutisco.
- Tutto a posto? - domanda Harry, avvertendo la tensione fra noi.
Nessuna delle due ha proferito parola.
Aspetto di entrare nella Jeep di Harry per parlare, comodamente seduta sui sedili in pelle.
- Sono un disastro. - esordisco.
Harry mette in moto e fa partire la vettura. Ironicamente, Luke esce dalla casa di Tyson proprio in questo momento e ci inchioda con lo sguardo. L'autista in questione, però, non lo nota e guida normalmente, allontanandosi dalla festa.
Sospiro.
- Sono un completo disastro, Harry, questo devi saperlo. Però Janice non è mai stata una vera amica e, quando ne ho avuto abbastanza del suo atteggiamento, abbiamo litigato. - racconto.
- Ho sentito che è entrata a far parte delle cheerleader. - commenta Harry.
- E tu come fai a saperlo?!
Fa spallucce.
- Di cosa vuoi che parlino i tuoi compagni di scuola al bar? - domanda, retorico.
- Sicuramente non avrei puntato su Janice. - rivelo, rasentando la risata.
- Ragazze, cheerleader, gossip su chi si è lasciato e chi sta uscendo insieme... Ho sentito delle voci anche su di te e Luke Hemmings. - continua Harry.
Sobbalzo e spalanco gli occhi.
Da quando faccio parte dei pettegolezzi della scolaresca?
- Voci del tipo? - incalzo.
- I maschi sono più propensi a dire che voglia usarti.
È strano che ci abbiano azzeccato: solitamente sono una massa di stupidi prevenuti.
- E le ragazze?
- Le ragazze sono un po' divise: qualcuna dice che lo stai aiutando a mantenere la frequenza, di modo che non venga bocciato di nuovo; qualcun'altra dice che somigli a Mary Anne; altre ancora dicono che può essere opera di Calum... Non so bene tutto. - continua Harry.
Per qualche secondo, nell'abitacolo cala il silenzio.
Sono sinceramente confusa.
- Chi è Mary Anne? - domando.
- Eh, se lo sapessi te lo direi. Sono arrivato qui da poco... Piuttosto, pensavo che tu ne sapessi qualcosa. Non hai sempre vissuto qui?
- Sì! Salvo l'anno che ho trascorso in Italia per lo scambio interculturale. - affermo.
Harry è meravigliato.
- Sei stata in Italia? Wow! - esulta.
- Sì. All'inizio è stata dura... Io ero sola, in un Paese straniero, con usi e costumi diversi dai nostri. Gradualmente, però, ho sentito il calore della gente, della famiglia che mi ospitava, e mi sono aperta al modo di vivere degli italiani. Sono tutti così... Rilassati. Allegri. E sono belli. Mi mancherà sempre l'atmosfera che sapevano creare.
Qualche indicazione stradale dopo, Harry mi esorta a dire di più.
Gli racconto di com'è bella l'Italia, di come suona asciutta la lingua che parlano, di come prendano sul serio i pasti e usino scherzare ogni volta che ne hanno l'occasione. Si prendono molta più confidenza tra loro, sdrammatizzano, ridono. Sono bellissimi da vedere.
Mi sono sentita un po' fuori posto inizialmente, ma hanno saputo scavalcare anche la mia timidezza.
- Mi è dispiaciuto dovermene andare. Non ho mai ritrovato quella sensazione di calore penetrante che ho provato là. - rimpiango.
Harry è affascinato dai miei racconti, dagli aneddoti che mi sfuggono e dalle parole italiane che mi sono rimaste impresse: talmente tante che forse le ho un po' mischiate.
Parcheggia l'auto davanti a casa mia ancora sorridente.
- Non mi hai ancora detto niente di te... - osservo, scherzosamente accusatoria.
Scendiamo dall'auto e mi accompagna alla porta.
- No, è vero. - ammette.
Si passa una mano tra i ricci castani.
Nervoso? Rido sotto i baffi.
- Forse potrei... potremmo parlare ancora. Domani sera cosa fai? - domanda di getto.
- N-niente. - rispondo, spiazzata.
Pensavo che non avesse il coraggio di chiedermi di uscire, in realtà.
Le impronte arrossate delle dita di Luke sulla mia pelle bruciano improvvisamente. Doloroso promemoria.
- Allora possiamo andare a cena fuori. Ti passo a prendere alle otto. Ti va? - azzarda, speranzoso.
Mi va. Anche se sento i tizzoni ardenti sui fianchi, sulle spalle, sulla schiena.
- Certo. - accenno un sorriso.
Harry esita, infine protende il corpo verso il mio e mi sfiora la guancia con le labbra.
Che abbia paura di osare?
Mi saluta con imbarazzo crescente, se possibile, e sale sul fuoristrada nero. Sgomma via e io mi sento di nuovo sola e vuota.
Entro in casa senza far rumore. Non c'è bisogno di fare così tanta attenzione, perché né papà né Rosa sono presenti, ma in qualche modo sento di dover rispettare il silenzio.
Salgo in camera senza fretta.
Estraggo un pigiama dal cassettone, mi reco in bagno a piedi nudi e mi svesto sotto lo sguardo inquisitorio della superficie riflettente.
Pelle candida, curve accennate, espressione triste.
Saprei ricalcare le impronte di Luke sulla mia pelle anche se i segni non si vedono più. Cattivo segnale.
__________
Harry o Luke?
Love you 🎀
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