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14 - Tease

Nessun ragazzo aveva mai dormito sul mio letto, neanche Michael che è il mio migliore amico e che, pertanto, non allungherebbe mai le mani sul mio corpo, ma Luke non mi ha chiesto alcun permesso: sfiancato, si è lasciato cadere sul materasso e, poco prima di addormentarsi, ha avuto solamente la forza di togliersi le scarpe. Ascolto il suono del suo respiro e la beatitudine che addolcisce i suoi tratti stona con l'immagine che mi sono fatta di lui. Che tutti si sono fatti di lui.

Mi chiedo se abbia davvero un briciolo di quell'innocenza che trasmette ora.

Cammino in punta di piedi fino al bagno per non svegliarlo e mi soffermo sulla figura riflessa nello specchio. I miei capelli arruffati lasciano intendere esattamente ciò che è successo, ma è l'espressione che ho in viso a tradirmi: gote accese, labbra rosse e più gonfie del solito, occhi luminosi come stelle. Sono entusiasta e fatico a rendermene conto. Forse perché non dovrei esserlo: Luke è sempre scorbutico con tutti, rude anche con me, perciò non avrei dovuto permettergli di sedurmi e non dovrei essere felice dei momenti appena vissuti. Eppure, non riesco a farmene una colpa.

Quante volte ho sognato di sentire il petto pullulare di emozioni? Intrappolo il labbro inferiore tra i denti, poi lo lascio ed ecco che prende forma uno dei sorrisi più spontanei che io abbia mai visto su me stessa. Credo che neanche Michael sia stato capace di farmi sorridere così.

Raccolgo i capelli in una massa disordinata e mi assicuro di aver rimosso tutto il trucco e deterso la pelle in profondità, poi recupero uno dei pigiami più carini che ho e lo indosso. Mi intrufolo in camera da letto come se non fosse la mia e cerco di adagiarmi sul materasso con delicatezza.

Luke sembra dormire profondamente.

Io, invece, col suo profumo legnoso che aleggia nell'aria, non riesco a prendere facilmente sonno. Inizio ad immaginare boschi e selve, luoghi naturali in cui ci siamo solo io e lui ad esplorare la flora circostante.

Poi torno a pensare alla sua aria strafottente e alla sua giacca di pelle, in perfetto abbinamento con l'espressione dura in volto, e lo scenario svanisce. Cado in un sonno tormentato, mentre brancolo nel buio e sono sempre più confusa.

Al mio risveglio, sono sola nel letto.

Spengo la sveglia dal suono fastidioso e mi tiro su a sedere. Il lieve ticchettio della pioggia contro il vetro della finestra mi fa sbuffare. Prevedo una giornata grigia, a partire dal meteo.

Indosso un paio di jeans e una maglietta rosa cipria aderente, poi un cardigan di lana bordeaux aperto per non infreddolire.

- Sembra quasi che tu abbia una terza. Imbrogliona.

Mi volto di scatto e vedo Luke a torso nudo, con la tazza fumante di mio padre in mano, appoggiato allo stipite della porta di camera mia.

Nonostante non frequenti assiduamente la palestra, Luke gode di un fisico asciutto. Gli basterebbe un lieve gonfiore in più ai muscoli per fare un figurone.

Sollevo le sopracciglia.

- E tu che ne sai della taglia che porto? - domando.

- Come se ci volesse un genio a leggere l'etichetta dei reggiseni... Ah, piccola e ingenua Hailee, prima o poi ti sveglierai! - commenta lui.

Invece di rispondergli, afferro la spazzola e cerco di dare un ordine alla mia chioma, finendo poi per scompigliarla più di prima.

Luke sorseggia e pare approvare la mia decisione.

Infilo tutto il necessario per la giornata a scuola nello zaino, poi lo porto giù con me e faccio colazione con latte e cereali, mentre Luke termina il caffè con calma.

- Non mangi nulla? - domando, incuriosita dalla sua dieta.

- A colazione no.

- Nemmeno a pranzo. - osservo.

Luke mi guarda per la prima volta con un pizzico di stupore.

- Fatti gli affari tuoi.

- E se non volessi? - lo sfido.

Posa la tazza sul lavello e incrocia le braccia al petto.

- Non devo rendere conto a nessuno di ciò che mangio o non mangio, quindi fammi il favore di stare zitta. - afferma.

A rigor di logica, ha ragione; i modi e i toni che ha usato, però, mi alterano l'umore.

Odio l'effetto che ha su di me.

- Io non ti faccio nessun favore. Non te lo meriti. - ribatto.

Luke mi lancia uno sguardo furioso.

Fa il giro del tavolo e si piazza al mio fianco, poi trascina indietro la sedia su cui sono seduta, la ruota fino ad avermi di fronte e abbassa il busto, appoggiando le mani sulle mie ginocchia.

- Vuoi vedere come ti faccio stare zitta? - sibila.

Mi dimeno per evitare che mi sovrasti, ma la sua presa è troppo forte per me.

- Voglio vedere come te la cavi con un calcio nelle palle, questo sì. - sogghigno.

Nei suoi occhi leggo che mi sottovaluta, ma prima che io possa dimostrargli il contrario, mi bacia con irruenza.

Me lo sarei dovuta aspettare. Soltanto fisicamente è in grado di zittirmi.

Gli mordicchio il labbro dapprima come se fosse normale, poi con inaspettata forza. Si stacca e geme.

- Mmh... Hai un buon sapore. - commento, vittoriosa.

- Lo so, lo dicono tutte. - replica.

Ridacchio.

- Tutte quelle che hai baciato quando guardavi solo il pavimento? Strano che io non le abbia viste.

Il biondo fa schioccare la lingua contro il palato, poi torna a sovrastarmi e pone una mano sulla mia coscia. Il calore delle sue dita attraversa il tessuto dei miei jeans e, man mano che la sua mano si avvicina al mio punto sensibile, avvampo sempre più intensamente.

- Non provocarmi, darling. So farlo meglio di te. - sussurra, cattivo.

- Ah, sì?

Annuisce lentamente e va a strusciare le dita contro la stoffa che ricopre il mio inguine. La forza che esercita mi mozza il respiro.

Probabilmente, sono già bagnata.

- Ora finisci la tua misera colazione e andiamo. - mi intima.

Ancora scioccata, eseguo senza fiatare.

Il cervello mi dice che dovrei mandarlo a quel paese, i sensi mi dicono che dovrei indurlo a fare sesso con me. Devo trovare un modo per spegnere il fuoco.

- Ti muovi? Mangia più velocemente mia nonna col braccio atrofizzato, cazzo. - si lamenta Luke.

Acqua gelida. Il fuoco non c'è più.

- Vaffanculo, Luke.

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Luke è così, insopportabile. Ma Hailee non vuole arrendersi.

Love you 🎀

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