13 - Contraddiction
Nel viaggio di ritorno in auto, mi torna in mente l'ultimo ricordo che ho legato a questo scenario.
- Non mi hai chiesto scusa. - osservo, dopo un lungo silenzio.
Luke prosegue a velocità costante sulla strada rettilinea, passando per una città immersa nel sonno.
Solo le luci dei lampioni ci indirizzano.
- Per cosa? - domanda lui.
- Per essere stato rude.
La risposta tarda ad arrivare.
Fisso la mascella squadrata e la pelle chiara del suo viso, il profilo del naso, l'ombra delle ciglia, l'atteggiamento di chi esita e non teme le conseguenze.
Riesco quasi a sentire il profumo dell'aria che tira.
- Non capisco perché ti dovrei delle scuse, Hailee. - sentenzia infine.
Mi costringo a raccogliere del coraggio e a dire ciò che potrebbe costarmi un chilometro a piedi.
- Avevi il tono di chi non dà importanza alle persone con cui si relaziona, ma esclusivamente al fatto che scopa. Non è pura riproduzione da animali. Non per me. - affermo.
- Se credi di essere importante per me, ti sbagli. Sono stato a letto con molte altre prima di te. - replica lui, quasi derisorio.
Ormai siamo piuttosto vicini a casa mia: riconosco i cartelli stradali, la conformazione della strada e la disposizione delle altre abitazioni.
Inspiro.
- E portavi queste altre a casa in macchina? Sempre?
- No. Questo non ti rende importante, però. Ci sono cose che non sai, Hailee, su di me e soprattutto sulla vita. Stai traendo conclusioni affettate e, per giunta, sbagliate. - risponde Luke, severo.
Vorrei strappargli questa faccia da stronzo e capire se dietro c'è il vuoto o se nasconde ancora qualcosa. Mi sta dando sui nervi.
Apro la portiera dell'auto e scendo.
- Peccato che io non ami ricevere lezioni di vita da chi sembra morto. - concludo.
Luke, ovviamente, incassa il colpo e parte in contrattacco.
Esce dall'auto anche lui e mi segue fino alla porta di casa.
- Io morto? Non sembrava, mezz'ora fa! Quando urlavi il mio nome lassù! - esplode.
Cerco di non farmi condizionare dal suo tono di voce e di pensare razionalmente.
Lo guardo negli occhi.
- E tu pretendi di cancellare con una sola notte tutto ciò che c'è stato prima? Non cambierai quello che penso di te così facilmente. - rispondo, seria.
- Ah, no? Cosa pensi di me? Dimmelo, avanti. Dimmelo, così vediamo se non ci riesco. - insiste, improvvisamente arrabbiato.
Incredibilmente, sono riuscita persino a farlo arrabbiare. Non sarà positivo come una risata, ma grazie a me stanno risorgendo le emozioni in lui e mi meraviglio di come non se ne renda conto.
- Penso che mi giudichi piccola, ingenua e sciocca, ma non ti rendi conto che anch'io ho un effetto su di te.
- Mi sei praticamente saltata addosso, prima. - mi accusa lui.
Sbuffo una risata amara.
- Soltanto qualche settimana fa, mi avresti scansata come un moscerino. Ammettilo che anch'io ti faccio effetto. - continuo.
Luke scuote la testa, tentando di riassumere la solita veste indifferente e glaciale che lo contraddistingue da un anno, ormai.
Io, però, sono ad un passo dalla sua resa e non ho intenzione di abbandonare la sfida proprio adesso.
- Allora prova a respingermi. - sussurro, poco prima di afferrarlo per i lembi della giacca e baciarlo.
Le mie labbra divorano le sue, ma senza cadere della frettolosità; bacio, mordicchio, succhio, poi bacio di nuovo e gioco con la lingua. Nel frattempo, le mie mani risalgono lungo il colletto e si insinuano sul suo collo, per poi aggrapparsi ai capelli sulla nuca e infilarsi tra le ciocche bionde. Mentre tiro leggermente, il mio corpo aderisce al suo e agisco in maniera subdola strusciando appena.
Dapprima debole per via del dissidio interiore, Luke si fa corrompere facilmente e mi stringe i fianchi in men che non si dica.
È lui, infatti, a spingermi all'indietro per inchiodarmi contro la porta di casa. Mi bacia intensamente e mi tasta dappertutto, andando a soffermarsi sui miei glutei e premendo la sua intimità contro la mia.
- Ho una casa... e un letto... - ansimo.
- E un tavolo. - continua lui, leggermente divertito.
Il mio labbro inferiore finisce preda dei suoi denti e chiudo gli occhi per assaporare meglio la sensazione.
- Ma io voglio scoparti qui. Contro la porta. - mormora, eccitato.
Spalanco gli occhi.
- Tu sei pazzo. - rido.
- Dannatamente pazzo. Ma voglio farlo. Aspetta qui che vado a prendere il preservativo.
Questo ragazzo ha una fabbrica di preservativi sotto casa, ne sono convinta. Come può essere altrimenti? Non ne è mai sprovvisto!
Ad ogni modo, torna da me alla velocità della luce e, sebbene io mi vergogni tantissimo a farlo così, all'aperto, un po' mi conforta sapere che tutti dormono. O, almeno, spero.
- Se qualcuno ci vede, ti strappo le palle. - gli intimo.
- A morsi? - sorride.
Non mi dà modo di rispondere perché assalta la mia bocca e, al contempo, cerca di abbassare i pantaloni ad entrambi.
Niente di poetico, niente di romantico: solo due adolescenti affamati di esperienze che fremono dalla voglia di rischiare contro una porta che separa le quattro mura più familiari che esistano da uno spazio dove di mura non ce ne sono affatto.
Anche l'ultima barriera di vestiti viene eliminata dalle mani esperte di Luke e, per la seconda volta stanotte, mi penetra.
Io lo vedo come un atto di contraddizione, stavolta: non riesce a fare a meno di me, anche se dice che non sono importante. Spesso, però, le parole ingannano mentre il corpo esprime la verità.
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E niente, Luke non ha ancora chiesto scusa.
Love you 🎀
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