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6. Eva

Balver osservò incuriosito la ragazza di fronte di lui, lei pareva annoiata mentre si girava una ciocca corvina attorno alle dita smaltate di rosso.

«Dov'è la tua famiglia?» domandò austero lo sceriffo.

L'interrogata sollevò un angolo della bocca, mutando la sua espressione che ora pareva divertita.

«Ha fatto carriera? Che fine ha fatto lo sceriffo Kenneth?» ribatté scanzonata la giovane, per poi sorridere maligna.

«Non è un argomento che deve interessarti. Ora sono io che gestisco la polizia di Darkvylle».

Eva alzò le spalle e accavallò le gambe toniche, fasciate da leggins scuri.

«Dov'è la tua famiglia?» ripeté l'uomo

La cheerleader sbuffò, incrociando le braccia sotto il seno, abbastanza in vista visto l'aderente maglioncino scarlatto che indossava.

«Non lo so, abbiamo litigato di brutto. Mi hanno lasciato dei soldi dicendomi di andarmene dove volessi, tranne che dove stavano loro. Ho accettato subito».

Gesticolò parecchio mentre parlava, nel mentre dondolava una gamba su e giù .
Balver pensò che questa cosa degli italiani lo faceva sorridere, ma non era il momento di fare cabaret, doveva cavare qualcosa a quella ragazzina insolente..

«E tu sei tornata qui? Tra tutti i posti dove saresti potuta andare?»

La mora assottigliò lo sguardo e ondeggiò il capo verso destra.

«Senta, sono affari miei di cosa voglio fare, qui sarei semplicemente tornata nella mia scuola, nel caso lo voglia proprio sapere. Ora, se non ha altro da chiedermi, mi lasci andare».

Fece per alzarsi dalla sedia di metallo, ma Balver stese una mano per invitarla a stare seduta.

«La famiglia Valenti ha delle cose di cui rispondere qui nel nostro paese, potremmo trattenerti per farli tornare qui».

Eva storse in una smorfia la bocca carnosa e poi schioccò la lingua sul palato.

«Non può farlo, è illegale. Io di cosa sarei accusata?»

Balver fu preso in contropiede.

«Sai bene che è successa una cosa analoga all'anno scorso, vero?»

«O non sarei qui a chiacchierare con lei...»

«Sai qualcosa a riguardo?»

Eva fece silenzio e sospirò guardando a lungo il pavimento grigio, poi alzò la testa e sorrise radiosa.

«Se è accaduto qualcosa durante la festa di Halloween, io non posso saperne nulla, ero con un ragazzo e non ero nei boschi o alla festa da quelle parti. Ho anche un testimone».

Balver rimase sorpreso, si ricompose e poi riprese a parlare.

«Pensavo che tu...»

Eva ridacchiò divertita e si ravvivò i capelli corvini con una mano, spostandoli di lato.

«Una ragazza non può cambiare idea?»

Ci fu un lungo silenzio imbarazzante e Balver si schiarì la voce.

«Dov'eri esattamente?»

«Al cimitero».

Lo sceriffo aggrottò le sopracciglia molto perplesso.

«Quindi è un posto che frequenti spesso?»

«A cosa si riferisce?»

«Smettila con queste cazzate, Eva!» tuonò l'uomo perdendo la pazienza.

La ragazza si spaventò e si ammutolì.

Balver alzò le mani per scusarsi e si aggiustò la cravatta dell'uniforme, poi fece un sospiro per calmarsi.

«Immagino si riferisca all'altro incidente... quello di questa estate» disse titubante la ragazza.

«Tu o la tua famiglia siete sempre coinvolti in qualcosa di losco... e questo non mi piace affatto».

Eva si ricompose e fece un sorriso falso al suo interlocutore.

«Forse la nostra famiglia è maledetta, ma credo di più che lo sia questa dannata cittadina».

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