33. Novembre 2022
Izan raggiunse Yuna e Eva che stavano parlando nel corridoio principale, quello più affollato della scuola.
«A pranzo vieni con noi al centro commerciale?» chiese la prima accennando un sorriso.
«No, andate voi, io torno a casa. Sono parecchio stanco» ribatté il giovane scuotendo la testa.
Eva sospirò e si passò la mano tra i capelli corvini buttandoli all'indietro.
«Tutti eravamo affezionati a Ethan. Non faceva molto per farsi amare, ma era uno di noi. Non è isolandoti e soffrendo da solo che miglioreranno le cose» disse Eva con un tono stranamente gentile, poggiandogli poi una mano smaltata di bianco sulla spalla.
«La scomparsa di Noah ci ha insegnato che durante un lutto bisogna stare uniti. Se non fosse stato per tutti voi, io non mi sarei mai ripresa. Ho amato entrambi i ragazzi che ora non ci sono più, ma noi dobbiamo continuare le nostre vite. Dobbiamo farlo anche per loro» sentenziò solenne Yuna, appoggiando la sua amica in quel tentativo di confortare Izan.
Il ragazzo trattenne delle lacrime, lui sapeva benissimo perché il capitano dei Reapers non era più tra loro.
Era colpa sua. O forse no?
Ethan in fondo se l'era cercata, ma il senso di colpa lo stava consumando vivo, era lieto che il tutto passasse per semplice dolore.
Ma lui quello lo aveva provato solo per la morte di Noah, per l'altra vittima si sentiva colpevole, ma non ferito e dispiaciuto.
Era sbagliato in qualche modo, ma doveva fare i conti con la realtà.
«Vi ringrazio, ragazze. Ma per oggi lascio stare lo stesso, magari durante il weekend mi tornerà la voglia di fare qualcosa tutti insieme» tagliò corto il moro con un sorriso di circostanza.
«Puoi contare su di noi, per qualsiasi cosa.»
Yuna guardò Eva che annuì complice.
Tuttavia poco dopo Izan si congedò lasciandole preoccupate e dispiaciute per come gli pareva addolorato l'amico.
«Non si merita di stare di nuovo così, questo posto è davvero maledetto come dicono...» mormorò Yuna con tono afflitto, mentre guardava il giovane affranto andare via.
«Due anime dannate come noi dove altro potrebbero vivere se non a Darkvylle?» asserì seria Eva, per poi sorridere e assottigliare lo sguardo felino.
Appoggiato al bancone del Darkside, Kyle scosse la testa e poi alzò le spalle guardando Chazz.
«Non so spiegarti, la morte di Ethan deve avergli fatto ricordare quando è successa la stessa cosa a Noah » commento il ragazzo con tono sconsolato e scuro in volto.
«Questo posto fa venire i brividi se uno ci pensa, mi chiedo perché non lo lasciamo deserto da un giorno all'altro e scappiamo tutti il più lontano possibile » ribatté il moro mentre imitava la posizione assunta dall'amico.
Il locale era vuoto quel pomeriggio, il tempo era pessimo e la recente tragedia aveva reso la gente ancora più diffidente del solito.
«Tante famiglie hanno tutto il lavoro di una vita qui, semplicemente non possono farlo».
«Già... comunque dovresti dargli del tempo, Izan ne ha passate tante in questi due anni e forse ha bisogno di spazio».
Kyle sospirò amareggiato, ma annuì sconfitto.
«Vorrei solo stargli vicino e aiutarlo con tutto questa storia».
«Non chiedermi perché, ma anche Yuna teneva molto a Ethan e sta soffrendo parecchio per la sua morte. Sarà che sono stati insieme e che gli voleva bene, tuttavia a volte è meglio stare lontano e lasciare che le persone risolvano le loro situazioni da sole, è pur sempre un modo di fornire supporto anche se meno diretto» spiegò gesticolando Chazz, sorrise all'amico e poi finì il boccale di birra sul bancone.
«Quel tipo era odioso. So che non si dovrebbe parlare così di una persona uccisa ma...»
«Con me non devi farti problemi a sparlare dei morti, non sono il tipo che ama le prediche morali» rispose secco il moro e poi fece un occhiolino.
Kyle sorrise e poi guardò fuori dalla vetrata del Darkside, osservando il parcheggio deserto e il cielo imbrunito.
« Lo so, te ne faccio un'altra?» indicò poi il bicchiere vuoto.
«Certo, solo se te ne bevi una pure tu!»
«No, sono in servizio»
«Appunto, fai contento il tuo unico cliente!»
Kyle scosse la testa e poi alzò le spalle, acconsentendo alla richiesta del suo amico.
Xavier e Amelie guardarono dispiaciuti Skylar.
«Sei venuta a casa nostra per dirci che non ci vedremo più?» domandò la bionda con tono grave.
Il fidanzato fece un sospiro e poi le passò un braccio attorno alle spalle.
«Non ci vedremo a Darkvylle. Partiremo appena mio padre sistemerà alcune faccende e ci lasceremo questo posto maledetto alle spalle» rispose la bruna, passandosi una mano sullo zigomo per raccogliere una lacrima solitaria che le rigava il viso.
«Noi finiremo gli studi qui, le nostre famiglie non vogliono trasferirsi di nuovo. Per un paio di anni saremmo bloccati in questa cittadina demoniaca» sentenziò triste Xavier, accarezzando la guancia di Skylar.
«Mi mancherete, ma dopo quello che è successo a Ethan non voglio più stare qui. I miei genitori erano propensi a scappare da qui già l'hanno scorso quando hanno ritrovato il corpo di Noah. Non posso biasimarli».
Amelie abbracciò forte la giovane interrompendola e poi iniziò a piangere stringendola a sé.
«Non ti dimenticheremo mai, e faremo lo stesso con Ethan. Ci avete regalato qualcosa di unico e speciale... non doveva finire così» sussurrò con tono flebile.
Xavier osservò le due strette in quell'abbraccio, pensò che, in realtà, Ethan aveva comunque rovinato tutto, proprio la notte in cui era stato ucciso. Tuttavia non disse nulla e aspettò il suo momento per abbracciare Skylar.
«Potremmo vederci in Francia, prima o poi ...» affermò sorridente, dopo aver poggiato la fronte contro la sua.
«Oppure troverete qualcun altro e vi dimenticherete di me» rispose sarcastica lei facendogli un occhiolino.
«Anche se troveremo qualcuno, per noi sarai sempre importante» s' intromise Amelie, prendendo la mano di entrambi.
Si sporse a baciare sulle labbra l'altra ragazza e le accarezzò il viso, poco dopo Xavier fece lo stesso e in tre si strinsero in abbraccio finale che avrebbero voluto non sciogliere mai.
Il lago non era più lo stesso da oltre un anno per Izan, lo osservava in silenzio, il che gli risvegliava emozioni contrastanti.
Non sapeva se provasse tristezza perché era lì che era finita la vita del suo migliore amico, oppure nostalgia, visto che a Noah piaceva sedersi lì sulla banchina in legno.
Per tanti anni era stato il loro posto, poi lui l'aveva condiviso anche con Yuna, ma non era geloso di quello, ne era felice perché così il suo migliore amico aveva scoperto cosa volesse dire venire amati.
«Sai cosa devi fare, hombre. Non so per quanto ancora posso aiutarti, prima o poi sai che non sarò io a venirti a trovare ma ...».
La voce di Noah venne interrotta bruscamente da una risata di Izan.
«Il nero ti sta di merda, sei abbastanza ridicolo, per non parlare di quel cappuccio...»
«Divertente! Quelle canottiere strette dai colori improponibili che usi d'estate sono comunque peggio di questo».
Le risate riempirono il silenzio per diversi istanti, per poi venire sostituite da lunghe folate di vento che smossero la quiete del lago, muovendone le acque.
Gli alberi si piegarono appena da una parte e l'erba emise una specie di fischio prolungato, facendo eco allo scricchiolio dei rami spogli.
«Ricordi l'estate del primo anno di liceo?» domandò poi il giocatore dei Reapers.
Noah annuì tacitamente da dietro il cappuccio scuro e poi scosse la testa.
«Non puoi continuare a fare così non puoi limitarti a rivangare il passato. Devi dire cos'hai fatto, togliti un peso. So perché l'hai fatto, sono sicuro che capiranno che è stato un incidente» sentenziò serio il biondo.
«Vorrei che non mi capissi, perché probabilmente saresti veramente qui e non saresti solo un Ombra nella mia mente se tu non avessi spinto giù dal tetto quella ragazza» mormorò a fatica Izan e la sua voce venne rotta dal pianto all'improvviso.
«Non voglio che tu venga divorato da dentro come è successo a me. Fare una cosa del genere ti logora e se avessi confessato, Mia non sarebbe in galera, Ethan sarebbe vivo. Tutto è collegato da un filo invisibile, ma tu lo puoi tagliare. Fallo anche per me» lo pregò Noah fissandolo negli occhi.
Il moro pianse con la testa tra le ginocchia senza riuscire a parlare.
«Non ti rivedrò più, vero?» domandò mentre le lacrime gli bagnarono il viso.
«Sei una persona buona. La tua Ombra era troppo debole per te. Perciò ho preso il suo posto, quindi penso che non ti libererai mai di me» affermò il Noah alzandosi e fissando l'orizzonte con un ghigno compiaciuto.
Izan lo imitò asciugandosi le lacrime con la felpa blu notte con il logo dei Reapers.
«Sembra un discorso da villain...»
«Bene. Perche l'ho provato a lungo. Ma ti ho preso in giro, non ho intenzione di tormentarti l'esistenza e di farti finire in un ospedale psichiatrico perché vedi il tuo migliore amico morto. Solitamente le Ombre vogliono restare. Io no, ti lascerò libero quando farai ciò che ti chiedo»
L'atleta si passo la mano sul viso stanco.
«Vorrei solo abbracciarti prima di lasciarti andare!»
«Lo vorrei anche io, hombre, lo vorrei anche io ...»
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro