22. Skylar
Skylar scosse la testa, si asciugò le lacrime con la manica del maglione magenta che indossava e poi bevve un sorso d'acqua.
Balver la toccò dolcemente sulla spalla e poi cercò il suo sguardo.
«Preferisci che ci fermiamo ancora un pochino? Ti vedo molto provata» disse cordiale l'uomo.
La ragazza sospirò e poi prese a parlare.
«No, prima finiamo e meglio sarà per tutti».
Balver si schiarì la voce e annuì, ritornando con la schiena contro la sedia di metallo.
«Specialmente per me e alcuni di voi, essere di nuovo qui a parlare di una giovane vita spezzata è dura, ma ... »
Skylar non lo lasciò finire e prese subito la parola.
«Questo posto è maledetto. Non sto parlando di qualcosa di sovrannaturale, ma è così che mi sento da quando ho messo piede a Darkvylle. Non vedo l'ora di lasciarmi questa dannata cittadina alle spalle per sempre!» lo interruppe Skylar riprendendo a singhiozzare dopo quella sfuriata.
Lo sceriffo fece silenzio per un lungo istante e le porse dei fazzoletti per soffiarsi il naso.
Lei accettò di buon grado e cercò di darsi una sistemata e di ritrovare la lucidità.
«Mi sento allo stesso modo, ma voglio fare in modo che tragedie come queste smettano di succedere una volta per tutte» affermò con tono deciso l'uomo.
«Non può. Sento come se qui tutto prima o poi venga corrotto dal male, soprattutto le persone» ribatté sempre più isterica la liceale.
«Io sono sicuro che possiamo salvare Darkvylle da queste energie negative, consegnare i criminali alla giustizia essere più vigili in futuro».
«Mi auguro per lei che ce la faccia, perché io implorerò i miei genitori di andarcene il prima possibile».
Balver si passò una mano sul viso e poi si allentò la cravatta.
Non poteva fare in modo di pensare che le emozioni di Skylar non fossero controllate come l'anno prima, inoltre il fatto che volesse andarsene era sospetto.
«Sei coinvolta in quello che è successo?» chiese serio e diretto lo sceriffo.
Skylar spalancò la bocca incredula e poi lo guardò come se fosse stata appena tradita da un amico.
«Ma come le viene in mente di chiedermi una cosa del genere?!» sbraitò in maniera plateale, e questo non era da lei.
«Ma è impazzito?» inveì ancora la giovane senza lasciarlo replicare..
L'uomo alzò le mani in segno di resa e cercò di calmare la situazione.
«Dovevo chiederlo. Come devo chiederti se hai passato del tempo con la vittima quella sera ... »
Skylar chiuse gli occhi e si morse un labbro dalla rabbia scuotendo la testa.
«Sì, è non sono stata l'unica!» rispose piccata.
Balver fece una pausa e incrociò le braccia al petto.
«Ho bisogno che tu ti calmi. Non ti stiamo accusando di nulla, sai bene come funziona questo procedimento, ci siamo già passati una volta» sentenziò con tono sereno l'uomo di legge.
«Non posso credere che sia stato di nuovo uno di noi, capisce che per me è ...» la ragazza non riuscì a continuare perché le venne da piangere e si lasciò andare mettendosi le mani sul viso.
Lo sceriffo osservò il vetro da dove Kowaski stava osservando la scena e scosse la testa.
Balver attese ancora qualche minuto e poi si apprestò a fare la sua ultima domanda alla ragazza.
«Uno di voi? Cosa intendi?»
Skylar ci mise un pochino a riprendersi e a riuscire nuovamente a parlare.
«Uno di noi quattro...»
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