Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

8. Acqua, non affogarmi.

Sapevo che se non avessi aperto gli occhi in quel momento sarei rimasta addormentata per sempre. Ora o mai più. Di mala voglia decisi che quella era la mia unica opportunità di non beccarmi un ceffone da parte di una delle due squinternate che stavano probabilmente complottando senza dirmi niente. La luce del mattino si intravedeva anche da sotto le palpebre chiuse, ma fioca e delicata. All'improvviso mi ricordai degli avvenimenti del giorno precedente, e mai come in quel momento desiderai di sprofondare. Peccato che delle sabbie mobili non ce n'era nemmeno l'ombra. Anzi, non mi ero nemmeno accorta che, prima di addormentarmi, mi ero seduta a terra appoggiando la schiena contro un sasso particolarmente comodo (aveva uno spuntone che mi si era conficcato proprio in mezzo alla schiena). 

Mentre la mia fervida saltellava da un'immagine ad un'altra cercando di ricostruire in modo decente la mia avventura dentro il mio libro, sentii 1)un prurito sul naso e 2)una cosa che mi camminava sul naso.  Spalancai gli occhi trovandomi un insetto che riuscivo a vedere a mala pena, dato che era sul mio setto nasale. Aveva le ali di una farfalla, anche se trasparenti, ed il corpo da mosca. Strillai, anche se restia a manifestare la mia paura degli insetti, ma quella cosa (non altrimenti definibile) continuava a zampettarmi fastidiosamente in faccia; allora cercai di scacciarla con una mano ma, dopo aver girato intorno alla mia testa si posò nuovamente sul mio naso. Grandioso. Ripetei l'operazione almeno tre volte prima di realizzare che la farfalla-mosca non se ne sarebbe andata. Come diceva un mio compagno di classe: a mali estremi estremi rimedi. Afferrai l'insetto con il pollice e l'indice e lo scaraventai di lato. Sollevai la schiena dal sasso e mi misi dritta a sedere. Lo schiacciai a terra con un dito e lo osservai. Si contorceva spasmodicamente, agitando le zampette. Riuscivo quasi a sentirne le urla... Avrei potuto distogliere o sguardo, ma volevo vedere come sarebbe andata a finire, non che ci volesse molto a capirlo. Le alucce trasparenti della cosa si muovevano selvaggiamente, mentre il corpo si torceva e rigirava.Strizzai gli occhi e schifandomi di me stessa schiacciai definitivamente quella specie di insettino decisa a mettere fine alle sue sofferenze una volta per tutte. Alla fine si immobilizzò, fermo mezzo piegato con le ali stropicciate.

Mi resi conto di ciò che avevo fatto solo quando fu troppo tardi. Balzai in piedi come una molla e mi allontanai dal piccolo cadavere. Avevo torturato un insetto! Più o meno.

- Complimenti, stai facendo progressi. - disse una voce alle mie spalle. Era Regina.

- Stai scherzando-

- No, anzi. Sono fiera di te. Primo passo verso il sadismo. Benvenuta nel club -

-Si salvi chi può... in questo caso io non sono un'opzione- borbottai

- Tu hai il marchio sul petto, sei destinata a compiere questa missione, che tu lo voglia o no-

- Certo, e Jack Frost è esistito veramente. - dissi mettendo nella voce tutto il sarcasmo possibile.

- Chi? - fece lei

- Lascia perdere -

- Consci Jack Frost? -

- Tutti i bambini conoscono Jack Frost. -

- Di persona? -

- Ma che domande mi fai!? E' il personaggio di un film, certo che non lo conoscono di persona! -

- Ah, bé, ti toccherà salvare quel ghiacciolo insieme a tutti gli altri. -

-Primo passo verso il suicidio-

-Su, non essere pessimista. Te lo sei già dimenticata? Sei immortale. Malefica ti renderà le idee più chiare a tempo debito- fece finta di farmi l'occhiolino.

- Se lo dici tu. - mi resi conto in quel momento del discorso che stavamo facendo... "Sono pazza", pensai.

- Ora muoviamoci, abbiamo tanta strada da fare!- mi incitò l'altra, sbucando all'improvviso e facendomi prendere un colpo.

-Sperando di non sbagliare strada- disse Regina

-Abbiamo la mappa!- le fece notare Malefica.

-Può sbagliare- si difese lei.

-Non sbaglieremo strada. Capito?- chiese, probabilmente rivolta a me... così interpretai i loro sguardi insistenti incollati addosso a me.

- Ok, capito... - Non era vero. Non avevo capito un accidente dell'intera faccenda, né tanto meno cosa centrasse Jack Frost.

- Perfetto, perché succede raramente. -

Avrei voluto bombardarla di insulti a mo' di mitra, ma sicuramente non volevo finire appesa per i piedi da qualche parte. Perciò mi trattenni. 

Dopo che Malefica ebbe controllato la mappa sul dorso della sua mano la strada da prendere, iniziammo l'ennesima camminata, io infondo alla fila.
Non avendo un tubo a cui pensare, (a parte come rovinarmi la gioventù facendo arrabbiare due streghe mentalmente incomprensibili) decisi di fissare il cielo, sperando di non inciampare su qualche sasso. A macchiare la volta azzurra sopra di noi vi erano soltanto delle nuvole bianche sparpagliate qua e là, come una spruzzata di zucchero su una tovaglia bianca. Intanto, mentre ero concentrata a fissare il cielo, una miriade di pensieri ed emozioni mi frullavano nella testa: paura, eccitazione, speranza... non avrei saputo districare il groviglio che, come al solito, si era formato nella mia testolina.

Presto l'erba si fece più alta e umida, popolata da moscerini che continuavano a ricordarmi la tortura della mosca-farfalla. La terra, poi, iniziò a trasformarsi in palude, i nostri piedi producevano suoni scialacquanti, immersi in quell'acqua melmosa e marrone. La puzza di marcio invadeva l'aria, facendomi rimpiangere il solo fatto di aver ascoltato quelle due. Arrancammo per un po' in quel pantano, all'apparenza senza una meta ma, chi lo poteva sapere, magari le mie compagne di missione-suicida sapevano esattamente dove stavamo andando. Anche se persino un bambino avrebbe notato il modo in cui entrambe si guardavano intorno, disorientate. 

-Abbiamo sbagliato strada- disse di colpo Malefica, fermandosi bruscamente e facendomi sbattere contro la sua schiena. Regina si girò di scatto, l'aria metà arrabbiata e metà basita.

-No, sul serio?- e -L'AVEVO DETTO IO- dicemmo in coro io e lei. 

-Sì...- mormorò l'altra, con una decisamente poco credibile espressione da cane bastonato. Se avessi trovato un bastone glielo avrei tirato in testa abbastanza volentieri.

-Oddio- 

-Già...- fece Regina.

-Potrei morire...- feci io

-Già...- fece ancora lei.

-La smetti di dire "già"?-

-Già- 

-Oh mamma, aiuto- 

***

Da scura l'acqua diventò sempre più chiara, fino ad essere limpida, ma pur sempre con un fondo melmoso. Ormai ero immersa fino al ginocchio ed annaspavo cercando di non cadere in acqua di faccia. Man mano che andavamo avanti saliva sempre di livello, ed io ero bella che inzuppata; evidentemente le due streghe non avevano il mio stesso problema, dato che trotterellavano tranquillamente una dietro l'acqua e NON AVESSIMO SBAGLIATO STRADA e non fossimo a mollo. Tutto andò più o meno bene finché l'acqua non mi raggiunse il petto. Iniziai a sentire freddo, a causa dell'acqua ghiacciata, la quale sembrava riuscisse a penetrarmi nella carne, fino a raggiungere le ossa. 

Dopo mezz'ora iniziammo a nuotare. Ipotizzai che quella fosse acqua dolce e la mia "teoria" fu confermata quando, aprendo la bocca per riprendere fiato, un bel po' di acqua mi finì in gola strozzandomi e costringendo a sputacchiare. Ecco spiegato il motivo per cui mi sembrava sempre di affondare. Avevo i capelli completamente bagnati, e temevo che se avessi rallentato il ritmo, qualcosa o qualcuno avrebbe potuto tirarmi sotto. Condizionata da quel pensiero, iniziai subito a scalciare per rimanere a galla, ma come unico risultato ottenni un dolore ai polpacci. Rischiando di affogare, mi asciugai la faccia per poter vederci bene. Mi accorsi di quanto quella "conca" fosse profonda e sconfinata. Si estendeva all'orizzonte fino a perdita d'occhio, non si riusciva più a scorgere neanche la riva da cui eravamo partire. 

Un rumore, però, attirò la mia attenzione: c'era qualcuno dietro di noi. E nuotava molto velocemente. Ne ebbi la conferma voltandomi. Delle altre cose simili a cozze con le braccia ci stavano raggiungendo. Sembravano molluschi giganti alla Davy Jones. Grandi cozze violacee, munite di tentacoli, che aprendosi mostravano un viso umano completamente deforme ed emaciato.
Poi vidi la nostra salvezza a pochi metri a noi. Uno scoglio, abbastanza grande, si stagliava sull'acqua appena increspata, riflettendo la propria immagine sulla superficie del liquido trasparente in cui nuotavamo. Mi venne voglia di gridare qualcosa, ma sperando che le mie compagne avessero avuto la mia stessa idea, decisi di conservare le ultime forze per raggiungere lo scoglio.

Tra un gemito di fatica e l'altro, raggiungemmo la roccia grigiastra e ricoperta di alghe umidicce. Misi una mano in una fessura e con un piedi mi tirai su. Non molto lontano riuscii ad intravedere quella che sembrava una linea di terra. Non ebbi nemmeno il temo di guardare il mio scoglio-salvatore, che un tentacolo di uno di quei molluschi giganti mi colpì alla schiena facendomi cadere in acqua. Vidi il cielo azzurro sopra di me e avvertii il dolore dell'impatto del mio corpo sull'acqua. Poi svenni.

***

Sentii il rumore dell'acqua che si infrangeva sugli scogli proprio dentro alle orecchie. Aprii gli occhi lentamente, con una mini cascatella trasparente che mi arrivava proprio in faccia. Ruotai gli occhi ma vidi solo scoglio, acqua, alghe, acqua e altre alghe. Sollevai lentamente la testa, mettendomi seduta su uno scoglio. Ero sola, non c'era nessuno. Avevo freddo, paura, freddo... Sì, bene o male il concetto era quello. Mi trovavo su un piccolo scoglio, ma non avendo avuto il tempo di guardarmi benne intorno prima di "quasi-annegare", non avrei saputo dire se era lo stesso su cui eravamo approdate prima.

Girando gli occhi, notai che avevo la testa e il busto appoggiati su un piano roccioso ricoperto appena dall'acqua, mentre le ginocchia mi penzolavano nel liquido trasparente-azzurro. E mi faceva male la testa. Tanto male. E la schiena era a pezzi. Decisamente a pezzi. Un grosso livido violaceo mi faceva il giro del busto, dove mi aveva colpito il tentacolo della cozza. Puntai le mani sullo scoglio scivoloso e mi ritrovai in piedi, per poi cascare in acqua dopo un giramento di testa. Aprii gli occhi. Ero ancora sott'acqua. Emersi e tentai di mettermi dritta reggendomi ad uno scoglio abbastanza alto, proprio affianco a me. L'acqua mi arrivava a malapena al bacino. Era fresca ma piacevole e un venticello leggero mi soffiò in faccia. I miei capelli mi si erano appiccicati in faccia e sulle spalle, tentai di scollarmeli dagli occhi. Mi voltai, ormai in grado di rimanere in piedi senza cadere. Guardai confusa lo scoglio davanti a me ed iniziai ad indietreggiare, per avere una visuale più ampia. Poi caddi. Lo scoglio era finito e mi ritrovai nuovamente sott'acqua. Un paio di colpi con i piedi e riemersi. Mi trascinai fin sullo scoglio e mi sedetti per riprendere fiato e lucidità. Infine, quando ebbi "sistemato" i pensieri nella mia testa, mi rialzai barcollando un po'. 

Improvvisamente una mano comparve sotto il mio naso, facendomi strillare per lo spavento. Fu un miracolo se non caddi in acqua per la terza volta.

Era un ragazzo, alto e snello, con dei capelli scuri, quasi neri e gli occhi marrone chiaro, il viso ovale. Indossava dei pantaloni ed una maglietta bagnati e appiccicati al corpo. Dimostrava appena quindici o sedici anni. Mi guardava impalato, fermo in piedi sullo scoglio davanti a me, la mano ancora tesa. Spostai la mano e lo guardai piegando la testa da un lato. Mi sorrise. Credo fosse un sorriso, quella sua buffa piega delle labbra appena comparsa sul suo volto. Io però non avevo un'espressione amichevole, decisamente no. Era uno sconosciuto, misterioso anche se carino, che non aveva ancora aperto bocca. Decisi di fare io la prima mossa.

- Chi sei e cosa vuoi- non suonò tanto come una domanda, ma almeno che non parlasse ostrogoto avrebbe dovuto capirne il senso.

- Hem, io ti avrei appena salvata dall'annegamento in seguito alla tua fuga da delle cozze giganti. Prego, allora. Comunque io sono Dylan. -

Sbarrai gli occhi. Dylan O'Brien? Era lui. Identico. Stesso viso, stesso nome.

- Cosa vuoi da me? - chiesi più gentilmente, lasciando però nella mia voce una nota fredda e distaccata.

- Oh, niente. Ti ho solo salvato la vita! Un grazie sarebbe gradito. -

- Grazie. Dove siamo? - domandai facendo saettare lo sguardo da un punto all'altro.

- Secondo te? Su uno scoglio in mezzo al nulla. -

- Molto rassicurante. Come trovo le mie compagne? -

- Cos'è? Un interrogatorio? -

- Più o meno... Ora rispondi. -

- Tre altre domande a disposizione. - "Vuoi la guerra? E guerra sia!", pensai.

- Ok. Come trovo le-

- Dimmelo tu, sei tu la strega. -

- Come... cosa... aspetta che? -

- Ti si vede dalla faccia che sai usare la magia -

- Come vuoi tu. -

- Ti restano due domande.-

- Bene... Tu sei Dylan O'Brien? -

- E chi è? Mi chiamo solo Dylan. -

- Va bene solo Dylan - Dissi abbozzando un mezzo sorriso. Lui ricambiò. Non era Dylan O'Brien.

- Ultima domanda? -

- Non saprei. Ci penso un'attimo. Chiedimi tu qualcosa. - mi sembrava di stare giocando.

- Chi sei tu -

- Mi chiamo Elena ed ho quattordici anni. Sono stata risucchiata in un libro. -

Si grattò il mento prima di sbarrare gli occhi e guardarmi come se mi fossero spuntati per la seconda volta dei serpenti al posto dei capelli. 

- Questo posto l'ho inventato io e per uscirne mi tocca fare la parte della protagonista. Chiaro? -

- Sì... no. Più o meno. -

- Ok, spreco l'ultima domanda. Hai un'idea su come possa andarmene di qui? -

- Non saprei. Prova a pensare a dove vorresti andare... Magari funziona. -

- Grazie... per non avermi lasciata affogare- anche se non ero molto convinta che sarei morta- e per il... hem?, consiglio- dissi. Non ero certa di stare arrossendo, ma probabilmente era così, dato il sorriso luminoso spuntato sul volto del ragazzo. -Allora ciao, solo Dylan!- dissi rivolgendogli un sorriso a trentadue denti.

- Ciao, Elena di quattordici anni! - scoppiammo a ridere, senza motivo. Mi sentii terribilmente idiota. E, nel profondo, sperai di incontrare di nuovo quel ragazzo.

Mi concentrai sul posto in cui volevo andare: ovunque fossero Regina e Malefica. C'erano almeno mille pensieri nella mia testa, era difficile focalizzare un'immagine sola, ma sapevo che sarebbe bastato un attimo per poter avviare l'incantesimo. Pensai ad un momento della giornata: guardavo Malefica e Regina che camminavano davanti a me. Catturai quel ricordo e lo tenni stretto il più allungo possibile. Riaprii gli occhi, Dylan mi guardava incuriosito. Rivolsi un ultimo sorrisetto al ragazzo, pronta per sparire nel nulla per mezzo di una qualche magia nascosta. Ma prima ancora di riuscire a pensare "voglio andare da Regina e Malefica", mi sentii risucchiata via. La luce invase lo spazio intorno a me e mi sentii sparire, come quando nei film i personaggi fanno puff. E, checché ne dica Dylan, quella non era opera mia. No, no.

Quando la luce accecante che mi si era praticamente incollata alla pelle decise di diradarsi, riuscii a capire di trovarmi in una piccola radura tra gli alberi, Regina e Malefica erano sedute a terra. Mi fissavano, sì, ma non come se i serpenti mi stessero ancora spuntando dalla testa. Sembravano quasi... felici di vedermi. Ero completamente zuppa, i capelli appiccicati lungo la schiena. Le salutai con un cenno della testa poi mi sedetti sul posto. 

-Non era mio, quell'incantesimo. Vero???- 

-Vero. Ti abbiamo teletrasportata noi via dallo scoglio. Per fortuna sei salva-

-Ah- riuscii a dire io. Non chiesi perché non ci fossimo teletrasportate direttamente nella Terra della Morte perché sapevo che la risposta sarebbe stata "c'è troppa distanza". Mi limitai a riprendere fiato e scrollare la testa. 

*Angolo Scrittrice*

Hi guys, Gervaso mi ha rubato il naso, non fateci caso.

AHAHAHA! Ma da dove mi è uscita questa! XD

Anyway, come è stato l'incontro con Dylan? Io mi sono proprio superata!

Ora vi saluto che devo cenare, Baci.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro