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7. Problema Bivio

Malefica e Regina mi osservarono attentamente, come se fossi una cavia da laboratorio o che so io. Inspirando l'aria secca del deserto mi misi in piedi, con un lieve capogiro. sembrava che le due streghe stessero per dirmi che mi avevano comprato un gatto ma quando Regina aprì bocca sentii il mio umore sgonfiarsi come un palloncino bucato.

- Sei immortale - disse Regina

- Eh?- feci io

- Avevi un ramo nel petto e te lo sei tolto lasciando la pelle intatta. Non un rivolo di sangue o pelle lacera. -

- Ma non siete capaci di curarvi anche voi? -

- Eh no, tesoro. Non si scampa alla morte. -

- E allor-

- Tranne in un caso. -

- Quindi!? -

- Tu sei immortale. -

Malefica intervenne - E' una cosa molto complicata da capire e potremo spiegartela meglio solo quando avrai scoperto il tuo potere e avrai imparato a controllarlo.- 

-Ah. Ma questo come può aiutarmi a tornare a casa? A parte il fatto di non venire uccisa durante il viaggio.-

- Se siamo veramente dentro il tuo libro, ad avventura conclusa tornerai a casa. - disse Regina con l'aria di chi sta spiegando ad un bambino di tre anni che due più due fa quattro. -L'immortalità serve essenzialmente a quello che hai detto tu- aggiunse, vedendo la mia espressione insoddisfatta-

- Ecco, fantastico. Non posso neanche morire!? -

- Ora però andiamocene prima che arrivino altri tornado di fuoco.-

- Da quando siete mie amiche!? -

- Da quando hai poteri magici nascosti e sei indispensabile per la missione. -

- Sì, ma perché tutta questa fretta? - protestai dato che se ne stavano andando. E poi non sono mica un cane al guinzaglio!-

- Non fraintenderci. Non ti avevamo ancora inquadrata. Ora che sappiamo che sei come noi potremmo anche andare d'accordo. -

- Io non sono come voi. - detto ciò mi incamminai verso quella che pareva la fine del deserto. Il caldo (o freddo) se n'era andato completamente. Sulla mia pelle percepivo solo l'aria, pesante come una trasparente coltre di neve.

Un passo davanti all'altro, sempre nella stessa direzione, senza mai guardarmi indietro. Presto riuscii ad intravedere una striscia verde, all'orizzonte. Ormai il cielo si era colorato di un arancione caldo e delicato, sfumato di rosa, con qualche sprazzo del blu notturno. Avevo perso i sensi per parecchio tempo se era di nuovo notte.  Anche la stanchezza, però, si fece sentire. Era come se le braccia e le gambe fossero diventate di piombo, le palpebre che iniziavano a socchiudersi e per tenere gli occhi aperti dovevo fare uno sforzo immane. Mi strascinavo verso quella che doveva essere una campagna, aggrappata al solo pensiero di allontanarmi il più possibile da quelle due. Speranza inutile, dato che non molto tempo dopo erano di fianco a me che camminavano come se stessero facendo una passeggiata in un giardino fiorito.

Poco dopo avvertii le prime ombre della sera. Un freddo manto blu che ricopriva il mondo. Come una coperta rassicurante che mi accoglieva nella morbidezza del sonno... Era quasi piacevole essere lì, sotto le stelle in un luogo sperduto e senza rumori. Sapevo che la luna vegliava su di me, l'unico volto amichevole in quel posto. Lei mi osservava, grande e argentata, risplendeva come di luce propria... Ma il buio non arrivò mai. Anzi, la luna perse luminosità, le stelle scomparvero. Era strano, talmente strano che stentai a credere che fosse vero. Detto a modo mio: un buio colorato di bianco si posò su di noi tingendo il mondo di un'oscurità chiarissima che però non permetteva di vedere a meno di un metro dal naso. Una nebbiolina leggera ma allo stesso tempo fitta si aggiunse allo strano fenomeno. Provai una strana sensazione quando... Non sapevo neanche cosa avessi fatto di preciso. Si poteva vedere una linea netta tra la terra sabbiosa e l'erba verde. Una scossa, come di elettricità, mi percorse tutta la schiena, proseguendo nelle braccia e diramandosi in tutto il corpo. Quando raggiunse la testa crollai a terra. Come se non mi fossi neanche spostata di un centimetro mi rimisi in piedi,lo sguardo fisso in avanti.

Mi sentivo leggera ma avevo anche un presentimento... Come di un vuoto accanto a me. Vedendo, con la coda dell'occhio, gli sguardi preoccupati di Malefica e Regina mi costrinsi a guardare di fianco a me. Capogiro numero due: un vuoto... è strano dirlo ma era proprio un vuoto vuoto. La strada era tagliata lateralmente, dove procedeva in un abisso senza fondo. Era di un bianco quasi inquietante, accecante... Era meno di un metro di terra a separare il vuoto di destra e quello di sinistra. Sembrava che dovessi perdere l'equilibrio da un momento all'altro e precipitare. L'erba, dopo poco tempo di cammino, non era neanche più verde. Era di un argenteo colore abbagliante. I fili sottili luccicavano come illuminati da una stella proprio sopra di noi, delicati e resistenti allo stesso tempo. Reprimetti l'istinto di staccarne uno e rigirarmelo tra le dita, osservarlo e magari spezzarlo, per vedere com'era dentro, se quel colorito argentato era solo una patina innaturale o se l'erba era veramente fatta con quel materiale luccicante. Camminammo per circa due ore, senza che l'oscurità, quella vera, giungesse mai per davvero. Sempre quella nebbia che aleggiava bassa sull'erba, quasi dotata di vita propria, strisciava silenziosa a pochi millimetri dall'erba. I nostri passi non si udivano neanche e il prato biancastro si piegava sotto i nostri piedi, scomparendo dissolto nell'aria in una miriade di puntini simili a piccoli soffioni.

Un respiro affannoso dopo l'altro ci fermammo. Piegate in due dallo sforzo della lunga camminata osservammo in silenzio lo spettacolo davanti a noi. La strada si divideva in due a meno di trenta metri da noi. Non si riusciva a scorgere la fine di entrambe le vie a causa del fatto che tutte e due curvavano all'esterno e la nebbia era ormai più densa e bianca. Quel piccolo pezzetto di terra dritto davanti a noi era ricoperto da un macabro prato nero, sormontato da un albero folto, del medesimo colore dell'erba, tronco, rami e foglie tutti scuri. Al centro, davanti all'albero, spiccava un cartello di un bianco accecante che sembrava più che altro un riflesso, dato che riuscii a scorgere uno sfondo nero.

-Perché tutte queste cose strane?- 

-E' così che è fatto il regno- mi rispose Malefica facendo spallucce.

- La prima vera prova... - mormorò Regina, come se noi due non avessimo parlato.

- Ehh? - dissi io, in preda alla paura, mista all'eccitazione.

- Il Campo minato era solo un... Non era niente in confronto a questo. La Prova del Bivio-

- Il nome è un tantino ovvio, non ti pare? -

- Sì, hem, la fantasia scarseggia negli ultimi tempi... -

- Quanto potrà essere pericoloso...? -

- Una strada, quella sbagliata, crollerà non appena l'avremo presa. -

-Credo che la strada sbagliata sia un'illusione ottica- convenni.

- Quello che vuoi -

- Avete idea di che strada prendere? -

- Sta qui la difficoltà... Se prendi la strada sbagliata, ti crolla sotto i piedi e tanti saluti mondo dei Vivi - ridacchiò l'altra. Non vedevo come si potesse scherzare stando in quella situazione.

- Altrimenti sarebbe stroppo facile. - puntualizzò Regina.

- Mmm, già. Allora... che strada prendiamo? - chiesi per l'ennesima volta. Come se le strade mi avessero sentita mutarono il loro aspetto. Una, quella di destra, da asfaltata e coperta dalla nebbia, divenne di colpo luminosa e apparentemente sicura. L'altra, di sinistra, si tramutò in una via buia e ombrosa, coperta da alberi spuntati da chissà dove. Pareva piena di pericoli... Bloccai i miei pensieri non appena vidi Malefica e Regina incamminarsi verso la prima strada.

- Ehi! Che state facendo!?-

- Scegliamo la nostra strada - disse Malefica

- La strada più semplice non è mai quella giusta - dissi quasi con orgoglio.

- Inizia a pensare come una di noi, bellezza. - disse Regina

- Cosa intendi? -

- Noi siamo cattive, e i cattivi non hanno di certo voglia di superare gli ostacoli rispettando tutte le regole da "eroi". Questa è la strada più semplice e questa è quella che scegliamo. - quelle parole suonavano incredibilmente ridicole. Ed era partito tutto dal mio cervello. Iniziavo a considerarmi quasi... infantile.

Borbottai qualcosa di incomprensibile anche per me e afferrai da terra un ciottolo (anche se avrei giurato che prima non c'era) e lo lanciai contro la strada buia. Niente. Non crollò a pezzi o scomparve.

- Visto? - Dissi con aria di sfida. Però Regina, tornando in dietro, afferrò un altro sasso (non c'era neanche quello, pochi attimi prima) e lo lanciò sullo sterrato della via che stavano prendendo. Anche questa volta non accadde niente.

-Se lanci un sasso non succede niente. La magia non è stupida. E' come un'entità viva che decide per sé, ma soprattutto: ci vede- Non avevo parole. Forse dovevo davvero iniziare a ragionare come loro... C'erano un sacco di pensieri diversi nella mia testa. Ma ne afferrai uno. Che se ne andò ancora prima che potessi solo pensare di scoprire quali idee contenesse. Continuai a camminare, lentamente, verso la strada apparentemente sicura. Ciò che mi convinceva a mettere un piede davanti all'altro senza tornare indietro era il fatto che di sicuro non sarei morta. Poi il mio piede sorpassò il confine. Mi ritrovai sotto il sole, pallido ma caldo. All'altra strada non successe niente. Però, dopo che anche Malefica e Regina mi ebbero raggiunta, vidi cosa ci sarebbe successo se non avessi fatto questa scelta. Pian piano, un pezzetto alla volta, l'altra strada iniziò a sgretolarsi cadendo nel vuoto circostante. Troppe cose strane in una volta sola. La strada, quella integra, non era più bacia dal sole... Era buia, illuminata solo da due torce all'inizio di un viale circondato da alberi neri e scheletriti. Staccai una torcia da terra, la fiamma tremolò per una attimo prima di riposizionarsi.

Nello stesso modo in cui eravamo giunte là, iniziammo l'ennesimo viaggio in una zona spettrale. I rami degli alberi sembravano protendersi verso di me come braccia pronte ad afferrami. Li sentivo bisbigliare, gli alberi. E qualcosa mi diceva che udivo i loro lamenti perché erano morti. Potevo parlare con i morti? Rabbrividii. Sia per la paura che per il freddo. La torcia illuminava a malapena la strada davanti a noi. Una pallida lucina tonda e rossiccia in un mare di tenebre. Sembrava doversi spegnere da un momento all'altro, pronta per lasciarci al buio. L'aria, da fredda divenne umida, pesante e difficile da respirare. I passi rimbombavano tra le pareti legnose formate dai rami degli alberi, intrecciati tra loro come le maglie di un telo. Passi pesanti e che costavano ogni briciolo della poca forza rimastaci in corpo. Sapevo che per le mie compagne di viaggio era lo stesso, glielo si vedeva in faccia.

Mi mancavano i miei genitori. Solo loro e miei libri. Non avevo nessun'altro che mi mancasse. Ma sarei tornata a casa. Sicuro. Me lo promisi, mi stampai la promessa nella mente.

- Ti mancano i tuoi eh? - Disse Malefica, che fino a quel momento si era dimostrata quella leggermente meno scontrosa con me.

- Ma che è? Ce l'ho mica scritto in fronte? - probabilmente la risposta era sì.

- No, è che so come ci si sente... ad essere strappati alla propria famiglia - Avrei voluto approfondire la questione, sapere di più sul passato di entrambe, ma Malefica sembrava non volerne parlare, così mi concentrai sulla luce che si vedeva davanti a noi. Un bagliore soffuso, appena un puntino luminoso infondo ad una via buia. Accelerammo il passo. Ma più avanzavamo più la luce sembrava allontanarsi. Non l'avrei mai detto ma non ero mai stata così speranzosa di non vedere mai più la luce. Infatti quest'ultima "venne" verso di noi ad una velocità scioccante e ci investì, lasciandoci per alcuni istanti mezze accecate. E poi fu il buio. O meglio la notte. Quel piacevole blu scuro cosparso di puntini luccicanti mi accolse come se fossi una vecchia amica. Mi feci pervadere dal sonno, lasciandomi alle spalle le preoccupazioni assieme alla foresta morta. E sprofondai nel sonno tanto atteso. Anche se si trattava di dormire in piedi o cascare a terra.

*Angolo Scrittrice*

Zao a tutti muchacos!

Sinceramente mi sono davvero emozionata durante la stesura di questo capitolo! Era proprio carina quella parte del prato argentato!

Spero che vorrete accompagnarmi e incoraggiarmi anche nella stesura del secondo e del terzo libro, non pensate che abbia smesso si torturarvi(?) Muahahahaha (perché!?)

Cmq... Ora vi saluto! a presto muchacos!

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