5.
Quartier Generale dei Castigatori, Brassar, 26 Luglio 1602 NL
Me ne stavo in un angolo buio, nella sala degli interrogatori, immobile, mentre Jasper continuava a interrogare quell'uomo. Il sospettato aveva la faccia imbrattata di sangue, lacrime e sudore. Jasper era passato dalle minacce di dolore fisico ai fatti, sbattendogli la testa sul tavolo o assestandogli qualche pugno in faccia. Dilettante.
Esco da quella stanza, la mia presenza è irrilevante.
Mentre allungo il passo per i corridoi, sento la porta aprirsi di nuovo e la voce di Jasper che riecheggia alle mie spalle, dapprima lontano, poi, man mano che le sue noiose lamentele aumentavano, sempre più dannatamente vicino.
"Che fai Durbant? Non abbiamo ancora finito"
Alzo le spalle. Non ho voglia di sostenere questa conversazione.
"Quell'uomo è innocente, Jasper, io ho finito"
"Ah, andiamo. Piantala con quell'aria da eroe. Ci sono le prove, le abbiamo raccolte insieme, anche il Castigatore ha confermato che ha usato la magia"
"Ma non è stato lui, Jasper" alla fine lo affronto. Perché deve sempre mettermi i bastoni tra le ruote? Mi guarda come se volesse usarmi la stessa cura con cui ha interrogato il sospettato finora.
"Perché devi sempre fare così?"chiede lui, indispettito, impettito. Squallido arrivista.
"Ti ricordi di Philippe Lamar? Il bastardo che aveva trucidato il piccolo Vince? Quando ho portato quel figlio di puttana al patibolo sono rimasto solo con lui. Aveva confessato spontaneamente, le prove erano schiaccianti, ma sai come ho capito davvero che era stato lui?" Jasper era ammutolito, sorpreso da quello che gli stavo dicendo, colpito, probabilmente, dal ricordo del caso più duro che avessero dovuto affrontare.
"Sorrideva, Jasper. Quell'ammasso di merda sorrideva. Nei suoi occhi c'era... una luce. Era felice di quello che aveva fatto e ne stava traendo una sorta di perversa soddisfazione. Quell'uomo lì dentro è disperato, a malapena sa dov'era la settimana scorsa, è un barbone che vive per strada. La sua unica colpa è di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato"
Ci fu un lungo momento di sospensione, in cui Jasper tentava di trovare le parole per farmi cambiare idea.
"Ma è comunque un sospettato, dobbiamo essere sicuri al cento per cento che sia innocente prima di poterlo rilasciare"
Patetico.
Quando cercava di fare l'Agente integerrimo, quando cercava di sembrare un Agente migliore di me, risultava solo quello, patetico. C'era chi faceva questo mestiere per la paga, chi per l'onore. Jasper lo faceva per le donne, perché quella divisa le scaldava per bene.
"Il maniaco che stiamo cercando è ancora la fuori Jasper. Quando te ne sarai reso conto fatti sentire" dissi, lasciandolo lì, al centro del corridoio, mentre me ne andavo per la mia strada e mi accendevo una sigaretta.
"Per quanto continuerai a fare lo stronzo, Durbant?"
Lo ignoro.
"Se n'è andata Dominique, prima o poi dovrai rendertene conto e affrontare la cosa"
Stringo i denti, do un'altra boccata.
Continuo a camminare.
-
Villaggio di Ferth, Pr. Di Ottone, 2 Aprile 1609 NL
Dom fece qualche passo all'interno della chiesa, rimanendo nel cono di luce dell'entrata, mentre Helen e un'altra tunica rossa si prodigavano per togliere l'incantesimo che aveva preservato la scena del crimine intatta per tutto quel tempo. Mentre la luce naturale tornava a illuminare la pietra scura dalle vetrate sui lati, Dominique potè vedere con più chiarezza l'orrore che aveva di fronte.
Decine di parti umane erano sparse sul pavimento e tra i banchi di legno, alcuni dei quali erano stati rovesciati in avanti chissà da cosa. Avanzando lentamente, tentando di evitare le pozze di sangue rappreso e i pezzi di carne sparsi in giro, giunse fino a metà del corridoio centrale tra le due fila di banchi. C'erano cadaveri anche lì, tra un banco e l'altro, appoggiati alle pareti laterali, stesi in posizioni innaturali sulla pietra fino all'altare. Ora capiva cosa aveva voluto dire Helen quando gli aveva riferito che non avevano idea di quante vittime ci fossero. Era una massacro, una carneficina come non ne aveva mai viste ne sentite se non nei campi di battaglia.
Da un approssimativo calcolo delle vittime, doveva esserci l'intera comunità che viveva in quel villaggio.
"Quali prove avete raccolto finora?"
Helen aveva fatto qualche passo all'interno della chiesa, col suo solito sguardo imperturbabile e l'aria assorta. Assieme a lei aveva fatto il suo ingresso, dopo essersi assicurato che il sigillo magico fosse stato rimosso, un uomo sulla quarantina, fisico asciutto e sguardo attento, capelli corti, brizzolati, e un paio di occhiali quadrati e dalla montatura nera e spessa.
"Non molte. I Ricercatori hanno stimato che dovrebbe essere successo un paio di settimane fa, di Domenica mattina, le vittime sono state sorprese nel momento della preghiera e non hanno avuto scampo. Abbiamo rilevato una traccia magica molto potente. Qualsiasi cosa sia successa, è stata fatta tramite la magia, questo è certo" Dom assottigliò lo sguardo e si guardò attorno.
I corpi, o i vari pezzi, giacevano qua e là senza un apparente schema. Non sembrava una maledizione ne un rituale di qualche tipo, erano semplicemente stati fatti e pezzi, apparentemente senza ragione.
"Avete già qualche sospetto?" Helen scosse la testa.
"E' un villaggio di contadini e allevatori, nessun apparente contatto con criminali conosciuti, nessun precedente di utilizzo della magia. Niente. Fino a qualche settimana fa era solo un punto nella cartina"
Dom osservava la scena attorno a se, piegato sulle ginocchia, come suo solito, intento a cercare qualche particolare che potesse suggerirgli chi aveva potuto fare una cosa del genere. Guardava la disposizione dei corpi, il tipo di ferite, cercava una connessione con quanto ne sapeva di sette e cultisti vari. La conclusione, dopo pochi minuti, era tuttavia evidente. Non sembrava esserci nessun indizio che potesse spiegare quella strage. Si alzò in piedi e raggiunse l'altare.
Salendo i gradini, girandoci attorno, la sua mente investigativa cominciò a suggerirgli qualcosa, un dubbio. Scese i tre gradini e tentò di osservare la scena nel suo insieme, scrutando meglio i cadaveri più vicini e quelli più nascosti. Il suo istinto gli suggeriva che mancava qualcosa. Infine, voltandosi di nuovo verso l'entrata, si rivolse all'uomo che era entrato con Helen.
"Avete rilevato le prove sia all'interno che all'esterno?" Helen sorrise alla domanda. Dom aveva quello sguardo, quello di chi aveva trovato il cerino per fare luce.
"Si – rispose il Ricercatore della Magia Nuova con aria un po' seccata – Abbiamo fatto le rilevazione nella chiesa e nel piazzale esterno, poi abbiamo fatto sigillare tutto dai Castigatori"
Dom osservò ancora la scena, come se si fosse accorto solo in quel momento del macabro quadro in cui era immerso. A quel punto, non rimaneva che mettere assieme le poche prove che avevano. Il Ricercatore della Magia Nuova fu molto chiaro. Tutte le vittime erano state fatte a pezzi da una lama, nessuno di loro era morto per colpi di arma da fuoco, e non sembrava esserci nessun effetto conosciuto dell'uso di incantesimi offensivi. La lunghezza delle lame utilizzate era paragonabile a quella di una spada corta.
"Quindi – concluse Dom per riassumere, guardandosi attorno per cercare conferme di quanto detto – Stando a queste prove, una squadra di persone armate di spade è entrata durante la funzione domenicale e ha ammazzato tutti, senza una motivazione e senza lasciare tracce" Helen diede un'alzata di spalle. Spiegazione banale e abbastanza ovvia.
"Tuttavia, fuori dalla Chiesa non c'era nessun segno di cavalcature o carri che possano giustificare la presenza di un gruppo armato" gli fece notare il Ricercatore. Helen aggrottò le sopracciglia senza capire. Era quello il motivo per cui il Culto dei Tre affiancava un ex soldato del Grande Muro Azzurro addestrato alla strategia, come Dom, con un Castigatore che non capiva nulla di tattiche e soldati ma era il solo a padroneggiare l'arte proibita della Magia Antica.
"In quel centinaio di persone – spiegò Dominique – c'era un discreto numero di nerboruti minatori e boscaioli. Per quanto pericolosi potessero essere gli assalitori, il loro numero doveva essere sufficientemente alto per essere certi del risultato" Il Ricercatore, tuttavia, allargò le braccia.
"E' vero, ma non significa molto purtroppo. Siamo arrivati diversi giorni dopo il fatto e il clima potrebbe aver cancellato le tracce, gli assalitori potrebbero aver portato via i corpi dei loro compagni. I corpi potrebbero addirittura essere stati divorati da animali selvatici. Impossibile essere sicuri di cosa sia realmente successo" eppure, c'era altro. Helen glielo leggeva in faccia, in quello sguardo duro e concentrato.
"A cosa stai pensando?" gli chiese, quasi affascinata dal suo modo di immergersi nei casi.
Dom non rispose, rimase concentrato, appoggiato allo stipite della porta d'ingresso, con lo sguardo perso nelle volute di nebbia della brughiera attorno al paese.
Il Ricercatore, un Nativo sulla quarantina, diede un'alzata di spalle e si congedò, annunciando che avrebbe finito di catalogare le prove e redatto i verbali del caso per poi tornare a Brassar con la sua squadra. Rimasti soli, Helen si mise comoda, appoggiandosi allo stipite opposto e incrociando le braccia. Ora, erano rimasti soli.
La Castigatrice, inizialmente, rimase in attesa. Conosceva quello sguardo, conosceva le sue movenze e, soprattutto, era ben consapevole di quanto valesse come Agente. La sua lunga pausa riflessiva, tuttavia, durava più del solito.
"Dimmi a cosa pensi" lo incoraggiò nuovamente la donna. Dom lasciò ciondolare la testa per qualche secondo.
"Lo sai che il gruppo di assalitori non è l'unica possibilità, vero? E nemmeno la più credibile..." Helen si mosse a disagio. Si, anche lei e Jasper avevano valutato l'altra possibilità, valutavano sempre quella possibilità, e non avevano dubbi in merito.
"Non sono stati i Mostri, Dom. I Mostri sono fuori dal Muro, nel Mondo Esterno, da cui ci proteggono i Mori, fine della discussione" Dom scosse la testa.
"Avanti Helen. E' più credibile che un gruppo di spostati abbia fatto un macello e poi siano spariti come il vento o che siano stati i Mostri? Per quanto tempo il Culto e la Corona faranno finta che il problema non esista" Helen cominciava ad innervosirsi, Dominique lo capiva sempre, per quella sua irresistibile voglia di rimettere in ordine i capelli che le prendeva ogni volta che perdeva la pazienza. Fu in quel momento, con quel gesto, che Dominique capì.
"Ah, maledizione Helen..." sospirò Dom scuotendo la testa amareggiato. La donna abbassò lo sguardo, a disagio.
"... mi hai incastrato per bene"
"Tirami fuori da questa situazione, Dom. Non posso andare da Mallister e dirgli che sono stati i Mostri. Succederebbe un casino, mi destituirebbero dal Corpo e col mio passato troverei lavoro solo come cameriera in qualche bettola ad Ironhide, se non peggio" Ma Dom non l'ascoltava, ancora impegnato com'era a sopportare quella mancanza di rispetto.
"Perchè non hai scaricato questo caso a Jasper? Sono sicuro che quel paraculo avrebbe fatto di tutto per levarvi questa rogna dai piedi, o è diventato un parassita tale da non voler nemmeno rischiare di indispettire Mallister?" chiese Dom voltandosi verso di lei e incrociando le braccia. Helen lo fissò, con uno di quegli sguardi che le aveva visto fare solo pochissime volte nella vita. L'aveva colta impreparata, su un argomento spinoso su cui la donna aveva volutamente taciuto. Dominique, però, era un Agente, uno di migliori, ed era arrivato alla verità in tempi sorprendentemente brevi.
"Per l'amore dei Tre. Andate a letto assieme, è così?"
"Dom..."
"Puoi sacrificare me ma non lui, giusto?" c'era delusione nel suo tono, amarezza. Si odiava per non aver saputo resistere alla sua voce, ai suoi capelli, al suo corpo, per essere caduto ai suoi piedi e nel suo tranello. Nonostante le proteste della donna, Dom si avviò per raggiungere il quartier generale, con l'intento di salire sulla prima carrozza e tornare a Oldwood.
Appena raggiunse la base della scalinata, tuttavia, fu bloccato da una manciata di Guardie di Oricalco in divisa e dalla figura imponente e agghindata in abiti ufficiali verdi e bianchi dell'Alto Inquisitore, ser Derban Mallister.
"Per l'amor dei Tre, Durbant. Cosa ci fai qui? Ricordo di aver gettato nel fuoco la tua richiesta di dimissioni, con la promessa che se ti avessi rivisto ti avrei fatto fucilare" Dominique rimase in silenzio. Jasper se ne stava alle spalle dell'Alto Inquisitore, con il suo solito sorriso canzonatore.
"A dire il vero, me ne stavo andando, Signore" Mallister si pulì il sudore dalla fronte col suo solito fazzoletto di stoffa. Era ingrassato dall'ultima volta che lo aveva visto, e i suoi tondeggianti occhi verde spento spuntavano ancora di più dalla faccia tozza. Mallister gli puntò l'indice tozzo sul petto.
"Torna dentro Durbant, non fare il pagliaccio – lo apostrofò Mallister guadagnando l'ingresso della chiesa – Questo incidente è una disgrazia. Sto facendo il giro dei villaggi della zona per tranquillizzare questi bifolchi e assicurare loro che nessuno li ucciderà nel sonno o mentre pregano o mentre cagano" si fermò a qualche passo dall'entrata, col fiato corto per la stazza e lo sguardo piantato su quella scena, la quale, tuttavia, non sembrava destargli emozioni di disgusto.
Era visibilmente incazzato.
"Allora? – continuò allargando le braccia – Ditemi che abbiamo una pista, che mi toglierete questa grana dalle palle e che non ho nulla di importante da riferire al Re" Helen e Jasper si guardarono, in silenzio.
"Helen, porca puttana, sei una delle migliori Castigatrici che ho, avete avuto due settimane e non siete arrivati a nulla?"
"Abbiamo chiesto l'aiuto di un consulente esterno. Dominique è uno dei migliori Agenti del Culto, ma ha appena visionato le prove e ..."
"...E' altamente probabile che siano stati i Mostri, Signore"
L'intervento di Dominique fece calare il silenzio. Helen e Jasper avevano incrociato le braccia e abbassato lo sguardo, mentre Mallister, voltatosi verso l'ex Agente, gli scoccò un'occhiata infuocata. L'Alto Inquisitore si fece più vicino, perché vedesse il suo sguardo e non avesse dubbi sulle sue intenzioni. Dom intuì al volo che con quell'uscita aveva varcato una linea pericolosa. Ricordava bene con quale zelo sia il Culto che la Corona, in quella collaborazione cominciata secoli fa e che aveva come scusa ufficiale la sicurezza dei cittadini di Nuova Luce, tenevano al sicuro i loro segreti.
"Agente Jasper – cominciò Mallister continuando a fissare Dominique – Quali prove abbiamo a supporto della teoria del qui presente ex Agente Dominique Durbant per cui gli autori di questo massacro siano i Mostri?"
"Nessuna, Signore"
"Nessuna" ripetè Mallister, sottolineando la cosa con un tono deciso. L'Alto Inquisitore lo squadrò da testa a piedi. Poi si rivolse a tutti e tre.
"Determinate la causa, cercate i colpevoli e trovateli. Ci saranno delle esecuzioni nelle piazze, verrà fatta giustizia. Dopo il casino successo alla Festa dei Fiori il Re non vuole un'altra falla nella sicurezza o qualsiasi stronzata che incrini la fiducia del popolo verso la Corona. Mi sono spiegato?" Helen trattenne le obiezioni e annuì, aggiustandosi la ciocca di capelli che era finita di fronte agli occhi.
"Forse non vi è chiara la situazione. Non sono ammessi errori, se non produciamo risultati il Re vorrà la mia testa da dare in pasto al Grande Maestro e alla Lady di Ghiaccio. Sapete benissimo come funzionano le cose, non serve che ve le spieghi io. Datemi qualcosa o se no trascinerò nel fango tutti voi – disse con tono velenoso, finendo, infine, per rivolgersi a Dominique – e ci verrai anche tu. Perciò di pure al tuo amico Jakuus che la fattoria dei Gert non vedrà il tuo bel faccino per un po'" concluse uscendo dalla chiesa a grandi passi.
"Mettetevi al lavoro" urlò infine senza voltarsi.
-
Dominique, alla flebile luce della lanterna, sedeva accanto alla finestra, sfogliando le relazioni dei Ricercatori, cercando un nesso tra una prova e l'altra, senza successo.
"Toc toc" si annunciò Helen socchiudendo la porta e sfilando all'interno. Dominique fece finta di nulla. Dopo la lavata di capo di Mallister non si erano più parlati. Dominique tentava di fare pace con se stesso e l'insana decisione di ricadere nelle vecchie abitudini. Odiava dover ammettere che quella vita gli faceva scorrere il sangue nelle vene, lo faceva sentire vivo, anche se era proprio quella vita ad avergli rovinato l'esistenza. Era come quei tossici che si facevano di ESSEDRINA e abitavano nelle fogne di Ironhide.
"Hai scoperto qualcosa?"
Dom scosse la testa, allontanando gli incartamenti, con lo sguardo perso nel buio delle praterie del Principato.
"Non capisco. Un massacro attuato in pieno giorno, senza nessun motivo. Non è possibile. Manca qualcosa"
"Quindi, non sei più convinto che siano stati i Mostri?"
Si passò la mano tra i capelli, chiuse gli occhi per qualche secondo, per recuperare la lucidità e lasciar scemare la rabbia. Invano.
"Da quanto, Helen?" la donna incrociò le braccia, abbassò la testa. Dom era l'unico per cui aveva mai abbassato la testa.
"Ha importanza?"
"Ne ha per me"
"Andiamo a letto assieme, e questo e quanto. Non cambia nulla rispetto a tutto il resto, a noi"
Cosa gli dava più fastidio? Che andasse a letto assieme a quell'ipocrita, che le avesse mentito? Oppure era la consapevolezza che, alla fine, era lui l'ipocrita. Scosse la testa, frustrato, ancora indeciso se provasse quelle sensazioni per colpa sua o di Helen.
"Ti sei stranamente dimenticata di questo particolare quando sei venuta da me a Oldwood, e poi sulla carrozza che ci ha portato qui" Helen rialzò la testa, infuriata.
"Non sono io quella che è scappata da Brassar. Cosa avrei dovuto fare? Seguirti in quel porcile dove vivi adesso, a fare la coppietta di gioviali contadini? Abbiamo visto troppe cose per poter ricominciare da zero, e lo sai anche tu"
"Non mettermi in bocca parole che non ho detto, non ti ho mai chiesto niente del genere"
"No, infatti, non lo hai fatto"
Ora si trovavano faccia a faccia. Non glielo aveva chiesto, non le aveva dato la possibilità di scegliere, e non si era mai posto il problema. Ora era di fronte a lei, bellissima e infuriata, e, con tutta probabilità, era troppo tardi.
"Chiuderò questa indagine e tornerò nel mio porcile. Hai ragione, la tua vita personale non mi riguarda, non ne faccio più parte. Ci vediamo domattina, Helen" concluse tornando a sedersi alla scrivania.
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Nella foresta buia, in piena notte, nemmeno la luce delle due lune, gli occhi degli Dei Gemelli Luthanan e Luthanye, riuscivano a sbirciare nel sottobosco. Un lupo solitario, in agguato, tra gli arbusti, si muoveva furtivo, gli occhi puntati sulla preda. Spostando il peso si mosse agilmente sulla destra, rimanendo sottovento. Aveva fiutato il suo odore da distante, e sembrava che, qualsiasi cosa fosse, non lo aveva sentito ne fiutato.
Mosse gli ultimi felpati passi, arrivando a pochi metri dal suo obiettivo, quando, con sua sorpresa, una folata di vento portò l'odore di marcio al suo corpo.
Odore di morte.
La fame del lupo solitario lo costrinse ad avvicinarsi ancora di più, con prudenza, occhi e orecchie puntati su ogni movimento sospetto. Infine, il naso umido si poggiò sulla tunica nera e sul bavero. Pelle cinerea e piaghe sulla faccia e sulle mani. L'essere umano, poggiato su un tronco caduto, era morto da giorni, probabilmente di malattia visto l'odore pungente che emanava la carne. Il lupo, sconsolato, si allontanò per cercare un'altra preda.
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